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i Quaderni di Bandiera Rossa "La Storia è finita" di Norberto Fragiacomo
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venerdì 30 giugno 2017

NON FERMERETE NULLA di Giandiego Marigo


 



NON FERMERETE NULLA

di Giandiego Marigo



Non fermerete il bisogno
Non fermerete paura e guerra
Non fermerete voi disperazione
Piuttosto le nutrirete con il vostro odio
Esse s’ingrassano anzi dell’egoismo
e di competizione.
Fermate pure le navi
ed essi verranno giù dalle montagne
Voi non potrete mai fermare questo mondo
Voi non devierete il cammino della storia …
e del destino
Questo mondo s’è fatto di migranze
Sempre e da sempre è nomade nel sangue
Anche se vostra stupidità lo nega.
Voi nutriste follia, voi fomentaste guerre
per il potere, per il denaro
oppure solamente per diletto
per la deformazione stolta e malata
di quel che definite vostro intelletto
Sentendovi in questo superiori …
e bianchi
 e supponendo d’essere quel qualche cosa in più
vedendovi vestiti da padroni
ma il vostro DNA vi fece schiavi
né più né meno, esattamente uguali.
Non fermerete nulla neanche coi vostri muri
potrete se vorrete, sterminare, ma pagherete il conto
Perchè ci sono cose che non si fermeranno mai
Spaventatevi voi per l’uomo nero
ma è vostra golosità che lo costrinse
Vostro il concetto per cui … v’appartenesse il mondo
e casa loro … e le foreste, l’oro
con i diamanti e il coltan
e poi lo Stagno, con il petrolio e il gas
tutto quel che rubaste … ora ritorna indietro
vestito da mendicante e disperato



29 Giugno 2017




 

lunedì 26 giugno 2017

PATRIA, SOVRANITA', COSTITUZIONE di Carlo Felici






Possiamo coniugare in maniera trinitaria il concetto secondo il quale Dio e Popolo, come modalità costitutive di un credo laico nella migliore espressione della democrazia, si attuano e si estrinsecano nel divenire civile, sociale e politico?
Sicuramente sì se agganciamo, in maniera indissolubile i tre parametri della Sovranità, della Costituzione e della Patria.
Per capire come e perché, bisogna, però, analizzarli uno per uno.
La Patria cosa è ce lo dice molto bene Mazzini e dal comprenderne bene il suo autentico significato, vedremo anche come e perché gli altri due si legano indissolubilmente ad essa.
La Patria non è un territorio; il territorio non ne è che la base. La Patria è l'idea che sorge su quello; è il pensiero d'amore, il senso di comunione che stringe in uno tutti i figli di quel territorio.
Finché un solo tra i vostri fratelli non è rappresentato dal voto nello sviluppo della vita nazionale, finché uno solo vegeta ineducato tra gli ineducati, finché uno solo, capace e voglioso di lavoro, langue nella miseria, per mancanza di lavoro, voi non avrete Patria come dovreste averla, la Patria di tutti, la Patria per tutti.
Il voto, l'educazione, il lavoro sono le tre colonne fondamentali della nazione; non abbiate posa finché non siano per opera vostra solidamente innalzate”
Ecco, innanzitutto, il concetto di Patria non è un concetto territoriale che si può contrarre o espandere o definire in base a etnie, religioni, costumi di vario genere, ma è un concetto di civiltà.
Esso deriva da una idea condivisa, da un “senso di comunione” che affratella tutti i figli di quel territorio, non dunque i figli dei nati in quel territorio, ma i figli stessi di quel territorio che condividono una sorte comune, nulla quindi di etnico o di nazionalista.
Ma in quel territorio, grazie a questo “pensiero d'amore”, la civiltà si estrinseca grazie al voto che deve rappresentare tutti e che, come vedremo, è la base stessa della sovranità; il voto, però, in quanto espressione di una libera volontà, deve anche essere frutto di una educazione alla libertà e ai valori, deve essere conseguenza del binomio inscindibile: libertà-responsabilità, diritto-dovere. E un diritto-dovere non può che fondarsi, a sua volta, sull'emancipazione dalla povertà e dalla miseria, grazie al lavoro, perché è il lavoro che fonda e determina la stessa libertà e responsabilità civile, politica e sociale dell'essere umano, in quanto “essere vivente relazionato”, come sottolinea nella sua famosa definizione lo stesso Aristotele: ζῷον πολιτικόν .

sabato 17 giugno 2017

LA LISTA DI PROSCRIZIONE DELL'OSSERVATORIO SULL'ANTISEMITISMO di Fabrizio Marchi






LA LISTA DI PROSCRIZIONE DELL'OSSERVATORIO SULL'ANTISEMITISMO
di Fabrizio Marchi


 L’Osservatorio sull’ antisemitismo del CDEC (Centro di documentazione Ebraica Contemporanea), di fatto un organismo sionista anche se non ufficialmente dichiarato, ha presentato e pubblicato un “Report sull’antisemitismo in Italia nel 2016” che contiene un lunghissimo elenco di siti, giornali, associazioni, movimenti e singole personalità (vengono addirittura inseriti personaggi del mondo del cinema e della musica del calibro di Ken Loach e Roger Waters), individuati dai promotori di tale iniziativa come “antisemiti”.

 http://osservatorioantisemi-c02.kxcdn.com/…/Rapporto_antise…


In questo elenco vengono vergognosamente accomunati siti e organizzazioni dichiaratamente neonaziste e neofasciste con tutte quelle associazioni, movimenti e giornali, fra cui anche L’Interferenza, che sostengono la legittima causa del popolo palestinese che da decenni sta lottando per la propria libertà e indipendenza e per liberarsi dall’occupazione neocolonialista israeliana. Si tratta, di fatto, di una sorta di lista di proscrizione, di elenco dei “cattivi” che vengono in questo modo segnalati a chi di dovere, alle autorità italiane ma anche e soprattutto al governo israeliano e ai suoi “servizi di sicurezza”. Siamo di fronte ad un atto di “pubblica delazione”, se non una vera e propria inquietante minaccia nei confronti di chi osa anche solo criticare le politiche dello stato israeliano. Chiunque si batte attivamente in sostegno dei diritti del popolo palestinese e promuove campagne e iniziative concrete contro l’occupazione dei territori palestinesi e di boicottaggio dello stato di Israele – come ad esempio il BDS (Boicottaggio Disinvestimento Sanzioni) – viene tacciato di razzismo, antisemitismo e negazionismo. Accuse infamanti, naturalmente prive di ogni fondamento, finalizzate a criminalizzare tutti coloro che lottano contro ogni forma di imperialismo e colonialismo.
Il messaggio in codice, come si suol dire, è molto chiaro: “Pensateci due volte prima di criticare Israele e il sionismo perché siete stati individuati, sappiamo chi siete e vi teniamo sotto controllo. Per quanto ci riguarda non ci facciamo certo intimidire. Siamo un giornale dichiaratamente antifascista, antirazzista e antimperialista e di conseguenza non possiamo che combattere il sionismo che è una forma di nazionalismo sciovinista, imperialista e razzista di cui sta facendo le spese il popolo palestinese.

L’operazione portata avanti dall’Osservatorio sull’antisemitismo è gravissima e a nostro avviso anche anticostituzionale. Invitiamo tutti i democratici a vigilare contro questi gravissimi atti di
intimidazione.


dal sito L'Interferenza


venerdì 16 giugno 2017

L'eticidio del turbocalitapismo come prostituzione di massa di Carlo Felici






Nell'era del turbocapitalismo globale (intendendo con ciò un capitalismo che non sopporta limiti né regole e che anzi si fa esso stesso misura di tutte le cose) l'etica tramonta inevitabilmente, se per etica intendiamo la sua accezione originaria di ethos umano, così come Eraclito mette bene in evidenza in un suo famoso frammento: Ethos anthropoi daimon, il carattere dell'uomo determina il suo destino, ciò che fu, a guardar bene, l'antenato del latino faber est suae quisque fortunae, e cioè ciascuno è artefice della sua sorte; nell'accezione greca vi è ancora un qualcosa di misterioso e divino che, in quella latina, mutatis mutandis, resta confinato prevalentemente nella natura umana.

Il capitalismo e la sua versione attuale e globale, fanno piazza pulita di quest'etica, così come di ogni morale che ne derivi, riducendo tutto a ricerca del profitto. L'essere umano e la natura sono così valutati e resi “utili” solo se “servono” a tale scopo, cioè all'accumulazione di capitale.

Tutto passa in secondo ordine, dignità umana, libertà, lavoro, famiglia, casa, pensioni, servizi sociali, insomma tutto ciò che “umanamente” possa valere di per sé, secondo il detto greco e secondo quello latino.

L'uomo non è più artefice della sua sorte ma, piuttosto, è una merce per la sorte del capitale, tanto che gli stessi politici parlano spregiudicatamente di “capitale umano” e di necessità di “investire” su se stessi, dato che, evidentemente, la riduzione a merce non può che partire dal presupposto che essa stessa sia isolata dal suo contesto e valga di per sé in quanto “spendibile” o “investibile” Ne consegue che la negazione dell'etica, in ambito turbocapitalista, equivale all'atomizzazione dell'individuo, al suo isolamento, affinché sia meglio sfruttabile.

domenica 11 giugno 2017

Cineforum e Formazione di Lucio Garofalo





Il 6 e 7 giugno, nell'Auditorium di Torella dei Lombardi si è svolta la prima parte di un modulo formativo riservato ai docenti dell'Istituto Comprensivo "V. Criscuoli" di Sant'Angelo dei Lombardi. Già il titolo del corso, "Cineforum e Formazione", è molto eloquente: è un percorso di auto-formazione articolato in quattro sedute pomeridiane di tre ore ciascuna. L'idea di fondo si è incentrata sulla formula del cineforum ed è scaturita dall'esigenza di strutturare le esperienze di formazione secondo modalità piacevoli, coinvolgenti ed alternative. Durante i primi 2 incontri sono state proiettate le quattro puntate dello sceneggiato "Diario di un maestro", prodotto e trasmesso dalla Rai nel 1973, regia di Vittorio De Seta, interpretato dal compianto Bruno Cirino, un validissimo attore napoletano proveniente dal teatro di Eduardo De Filippo, prematuramente scomparso a causa di un incidente automobilistico. Per inciso, era il fratello maggiore di Paolo Cirino Pomicino, il noto esponente della corrente politica democristiana che faceva capo a Giulio Andreotti. Lo sceneggiato è liberamente ispirato ad un bel reportage narrativo: "Un anno a Pietralata", scritto da Albino Bernardini.

giovedì 8 giugno 2017

Ottanta anni dopo: i fratelli Rosselli di Carlo Felici




Parlare oggi, a ottanta anni dalla loro morte, dei fratelli Rosselli significa tornare a nutrirsi della sorgente stessa del Socialismo moderno, liberale, democratico e federalista. E’ importante ricordarli, non solo per motivi storici e filosofici, ma soprattutto perché sul loro pensiero può fondarsi quel ‘socialismo dei cittadini’ di cui oggi si parla come necessità impellente, non solo per ritrovare un partito che sia degno di chiamarsi socialista, ma anche per ricreare il senso stesso di una politica autenticamente alternativa ed innovativa.
Ne tratteremo dunque sia con la prospettiva di attualizzare il loro pensiero, sia con l’intento di comprenderlo meglio nei suoi tratti essenziali, augurandoci inoltre che, ogni tanto, fare un excursus sui padri fondatori di una filosofia e di una cultura che sono tutt’altro che da consegnare ai secoli scorsi, come certi esponenti di partiti, frutto di impropri accorpamenti politici, vorrebbero far credere, sia importante per la stessa identità del cittadino del XXI secolo. Per riconsegnargli le chiavi di lettura del suo stesso presente, liberandolo dalla schiavitù di una contingenza senza frutti né radici, sterile per sua stessa costituzione.

Su questo omicidio non poche ancora oggi sono le polemiche, dato che alcuni vorrebbero attribuirlo esclusivamente ai servizi segreti fascisti, su mandato di Mussolini, come rilevò per primo Salvemini nella sua famosa introduzione a “Oggi in Spagna domani in Italia”, mentre altri vorrebbero assolvere l'operato di Ciano e dei suoi fedelissimi funzionari, vedendo nel movente dell'attentato la mano dei servizi segreti stalinisti, con la complicità di Togliatti e dei comunisti italiani. Anche di recente queste tesi contrapposte sono state oggetto di due interessanti libri: la seconda ripresa soprattutto da Bandini nel volume: “Il cono d'Ombra”, citato anche più volte da Pillitteri nel suo: “Il conformista indifferente e il delitto Rosselli”, e invece la tesi salveminiana è stata accolta in pieno da Franzinelli nel suo libro: Il delitto Rosselli, uscito di recente.
A noi pare che la verità, come spesso accade, stia nel mezzo e che a contribuire alla morte di due dei più grandi protagonisti dell'antifascismo italiano ed internazionale, negli anni 30, abbiano contribuito più fattori concomitanti e convergenti. E questo perché i Rosselli erano scomodi sia per il regime che avevano contribuito validamente a sbugiardare, pubblicando le foto dei soldati fascisti fatti prigionieri dalle Brigate Internazionali in cui militavano i combattenti italiani in Spagna, sia per Stalin, dato che Carlo Rosselli cercava di costruire un vasto fronte antifascista che includesse anche quei comunisti trozkisti che proprio il dittatore sovietico stava cercando spietatamente di eliminare, uno per uno. Sulla tesi salveminiana abbiamo un numero di prove notevoli e, sebbene Bandini cerchi di contestarle mettendo in dubbio l'attendibilità dei documenti pubblicati nel libro rarissimo: “Servizio Segreto” di Clara Conti, le possiamo tuttavia ritenere attendibili, e leggendo proprio tale preziosa fonte, possiamo confermare che le motivazioni che portarono alla pubblicazione di questi documenti, contenute nella prefazione del libro, sono una ulteriore conferma della loro fondatezza.
Sulla tesi di Bandini, non abbiamo invece la cosiddetta “pistola fumante”, un documento ufficiale cioè che avvalori la tesi della collaborazione segreta dell'OVRA e dei servizi segreti stalinisti per uccidere i Rosselli, ma numerose prove indiziarie, e anche qualcosa di più: il fatto, ad esempio, che la lettera con cui Trozskij rispondeva positivamente all'invito a raggiungere i suoi numerosi sostenitori in Spagna, e che non giunse mai a destinazione, fu ritrovata negli archivi dell'OVRA, il servizio segreto fascista, naturalmente a liberazione avvenuta.
Potremmo dunque ipotizzare che proprio degli interessi convergenti, anche se di opposta origine, portarono con molta probabilità i servizi segreti fascisti e quelli sovietici a cercare e trovare in loro un obiettivo prioritario comune da eliminare.
Ricordiamo infine che l'appello di Togliatti ai fratelli in camicia nera è di poco meno di un anno prima della morte dei Rosselli (agosto 1936). E il patto Molotov-Ribbentropp avvenne non molto tempo dopo.

Il più noto dei fratelli Rosselli, morti per mano dei sicari cagoulards, al soldo dei servizi segreti del regime fascista, il 9 giugno del 1937, fu Carlo ma sarebbe un grave torto dissociarlo dalla memoria del fratello Sabatino, meglio noto come Nello, non solo perché egli contribuì validamente alla stesura del libro edito a firma di Carlo, quel Socialismo liberale che è un vero e proprio testo di filosofia che andrebbe studiato nelle scuole anziché ricercato in librerie antiquarie, ma anche perché gli fu sempre accanto. E pagò anche con un’accusa ed una ingiusta cattura la fuga del fratello dall’esilio, sebbene essa fosse stata in gran parte organizzata dalla di lui moglie: Marion. Di queste due figure cruciali, nella storia del Socialismo italiano, si è ricordato soprattutto Bobbio, che curò la sua pregevole introduzione all’edizione di Socialismo Liberale uscita per Einaudi, svariati anni fa. Lo stesso Bobbio nota opportunamente che i Rosselli non debbono essere inquadrati nella lotta che allora si fece implacabile tra fascismo e comunismo, e che talora riappare tra i rottami non riciclabili del passato che ancora vanno alla deriva nel corso della nostra contingenza storica, ma sono altresì protagonisti di un’opposizione non meno dura ad una forma di capitalismo disumano, sprezzante di ogni regola e di ogni controllo, e soprattutto per questo restano stremamente attuali. La loro ricerca di una terza via non era dunque per loro la risultante di un’ opposizione al fascismo e al comunismo, ma ben di più al collettivismo e al capitalismo, in nome di un’economia partecipativa e federativa, basata sulla gestione diretta e responsabile delle risorse del territorio, e questo è forse ancora oggi l’aspetto meno studiato e apprezzato del loro pensiero,sebbene possa essere tuttora, nell’Italia odierna, uno dei più interessanti.

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