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i Quaderni di Bandiera Rossa "La Storia è finita" di Norberto Fragiacomo
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mercoledì 19 novembre 2014

TAV … COSTI IMPAZZITI PER UN ABUSO DI POTERE di Giandiego Marigo


TAV … COSTI IMPAZZITI PER UN ABUSO DI POTERE

di Giandiego Marigo



Una scelta sciagurata, che ha dilaniato una regione ed infettato tutta una nazione con le sue storie d’abuso, di prevaricazione di violenza gratuita.
Esponendo all’occhio di tutti la differenza fra gli alternativi veri ed i riformisti del collaborazionismo Euroelitario
Un assaggio degli interessi colossali in gioco con l’Unione dell’Europa Finanziaria (l’unica in gioco ad essersi realizzata .. allo stato) uno scherzo crudele ed omicida della globalizzazione, che ha ferito e che sta distruggendo una comunità.
Tutto questo e molto altro è la vicenda del TAV in Val Susa, storia di militarizzazione, di abusi, di prove generali di controllo di polizia, storia di menzogne, d’invenzione mediatica di nemici, di criminalizzazione d’un dissenso in sé pacifico e nel suo pieno diritto d’espressione.
Storia di affossamento e derisione del concetto di partecipazione democratica e di controllo dal basso. Di prevaricazione e d’abuso di potere. Di centralizzazione di controllo, prove generali d’EuroGendFor.
Una storia di occupazione militare in piena regola , una storia di polizia.
Ed anche e per fortuna, culla di meravigliose e poetiche storie d’uomini veri ed inutili eroismi, d’intellettuali vicini al popolo e che si fanno popolo, storie d’esperimenti veri d’alternativa e di partecipazione democratica, di vita corrente e del fluire del cambiamento. Storia di lacrime e terra profanata.
Ed ora la beffa … e si sapeva che ad aver a che fare con i ladri ed i malfattori e briganti, questi prima o dopo fanno quello che sono capaci di fare meglio, storia di grandi truffe, di prezzi gonfiati, di appropriazioni indebite e di amicizie ministeriali, d’appalti guidati e torbidi, d’informazioni false e di fatture inventate, storia di costi lievitati e di miliardi che scompaiono … storie di normalità italiota e di grandi lavori … scusa da sempre per gonfiare a dismisura i soliti portafogli ben posizionati.
Un patetico Principe Rottamatore che continua a dichiarare di fare e che nulla … proprio nulla combina.
Oggi ci garantisce che tornato dal G20 australiano ci penserà lui al TAV ed alle alluvioni … che lui sa come si fa … e meno male ci stavamo preoccupando.

dal sito Cornice Rossa

La vignetta è del Maestro Mauro Biani




lunedì 17 novembre 2014

L'ITALIA DEI CHIAGNI E FOTTI di Carlo Felici







L'ITALIA DEI CHIAGNI E FOTTI
di Carlo Felici





In questo scorcio di autunno, il freddo pungente ancora non arriva, il retaggio è quello di una stagione umida che già dall'estate non ci ha abbandonato mai, causando disastri come la mosca che aggredisce le olive e da cui pare non abbiamo ancora imparato a difenderci adeguatamente, tanto che ha già massacrato circa un terzo della nostra produzione. Quando impareremo che questione ecologica e questione sociale sono oggi indissolubili?
Purtroppo con ricorrenza ciclica anche gli alluvioni continuano ad imperversare, specialmente nell'alto Tirreno, la zona in cui si scontrano più facilmente e repentinamente le correnti di aria calda africana con quelle di aria fredda del nord d'Europa dissestando senza pietà un territorio già devastato da decenni di incuria e condoni
Ma il clima meteorologico forse qui da noi riflette sempre di più anche quello umano, che si sta surriscaldando in maniera esponenziale, tanto che c'è da augurarsi che non arrivi anche il peggio con i suoi morti.
Operai in sciopero da mesi presi a manganellate, piazze in cui la rabbia cresce incontrollata, un sindacato che va allo sciopero generale finalmente conscio fino in fondo che non ci sono “governi amici” e altri che ingialliscono miseramente inseguendo litanie di strategie alternative all'unico elemento di vera protesta che si ha nei paesi democratici: l'astensione dal lavoro.

L'ANALFABETISMO IN ITALIA E IL VOLONTARIATO CATTOLICO di Marco Zanier




L'ANALFABETISMO IN ITALIA E IL VOLONTARIATO CATTOLICO
di Marco Zanier


Quando si parla di crisi dell’istruzione pubblica in Italia spesso non si tiene presente la gravità e della complessità del fenomeno.
La crisi dell’istruzione pubblica
“In Italia ci sono 57.514 scuole (scuole dell’infanzia, primarie, secondarie di primo e secondo grado) in cui studiano quasi 9 milioni di alunni e lavorano circa 950 mila insegnanti. L’università ha poco più di 1 milione 800 mila iscritti, il 56,4% femmine e il 38,5% fuori corso. I professori ordinari e associati sono 38 mila (1 ogni 48 studenti), i ricercatori circa 23 mila. Nei tre anni successivi al conseguimento del titolo, il 62% dei diplomati si iscrive a un corso universitario e il 56% dei laureati trova un lavoro continuativo” (fonte ISTAT).
Se non è più possibile istituire una correlazione diretta tra il conseguimento di un titolo di studio e l’inserimento nel mondo del lavoro (e questo purtroppo da diversi anni), sempre più spesso registriamo un aumento del tasso di abbandono scolastico che si lega strettamente alla piaga della disoccupazione giovanile. Solo per il 2009 il tasso di disoccupazione dei giovani tra 15 e 24 anni è stato superiore al 30% in sei Regioni: in Sardegna (al 44,7%), in Sicilia (38,5%), in Basilicata (38,3%), in Campania (38,1%), in Puglia (32,6%), in Calabria 31,8% e nel Lazio al 30,6%. Cifre preoccupanti che si legano strettamente al tasso di abbandono scolastico che riguarda anche i Nord: il valore più elevato infatti si riscontra a Bolzano con 17,4%, seguito dalla Sicilia con il 15,7%, dalla Sardegna con il 15,2% dalla Campania con il 13,9% e dalla Liguria con il 12,3%.
Il ragionamento sulla difficoltà di realizzare una scolarizzazione di massa degli italiani va fatto ed è anche urgente, ma deve partire necessariamente da lontano, se consideriamo che già al tempo dell’Unità d’Italia, nel 1861, il 78% di essi erano analfabeti con punte massime del 91% in Sardegna e del 90 % in Calabria e Sicilia. La storia di questo Paese è fatta sicuramente di una forte spinta alla modernizzazione economica e produttiva che ha cambiato profondamente la sua fisionomia e il suo ruolo nel mondo, ma è fatta anche di industrializzazione diseguale nel Nord e nel Sud, della trasformazione di alcune are cittadine in centri di produzione e di quello svuotamento delle campagne che va sotto il nome di urbanizzazione, di politiche di scolarizzazione di massa programmate e di crisi dell’istruzione pubblica, del persistere dei fenomeni dell’ abbandono scolastico, della difficoltà dei giovani di inserirsi nel mondo del lavoro e delle sacche di disoccupazione e analfabetismo.
Certo è che se a crisi dell’istruzione pubblica affonda le sue radici in un passato lontano e se non è possibile circoscriverla alle scelte di questo o di quel Governo, senza dubbio i frequenti tagli ai docenti, al personale amministrativo, alla ricerca e ai costi di mantenimento delle strutture scolastiche contenuti nell’ultima finanziaria, invece di risolvere il problema, lo approfondiscono.

sabato 15 novembre 2014

TENIAMOCI STRETTA L’EUROPA di Renato Costanzo Gatti





TENIAMOCI STRETTA L’EUROPA
di Renato Costanzo Gatti


Iersera, nell’ebdomadario incontro alla Lega dei socialisti di Ostia Antica, ho fatto un intervento che mi ripromettevo di tradurre in un pezzo scritto il sabato mattina, tradizionale spazio per dedicarmi alla scrittura.
Ma stamattina, quasi telepaticamente trovo due pezzi di Riccardo Achilli che rendono ancor più animato il mio pensiero ed attuale la mia risposta. Evidentemente le cose maturano nello spirito dei tempi, o meglio nei cervelli degli esseri pensanti, quasi in contemporanea come una reazione chimica all’ambiente esistente ed ai fatti che si rincorrono. La cosa poi assume note di netta demarcazione perché se da un lato Achilli fa ammenda per aver appoggiato l’euro (o il progetto europeo, questo non si capisce bene) io, al contrario concludo con il titolo di questo pezzo “Teniamoci stretta l’Europa".

Ma andiamo per punti:

TOR SAPIENZA E' L'INTERA ITALIA di Riccardo Achilli






TOR SAPIENZA E' L'INTERA ITALIA
di Riccardo Achilli




Da sempre sostengo che i quartieri popolari della cintura periferica di Roma sono una fotografia emblematica, che racchiude tutte le sconfitte e le truffe che il popolo italiano ha subito nella sua storia. Tor Sapienza è un quartiere periferico della zona est di Roma, fra la Collatina e la Prenestina. Il primo insediamento risale agli anni Venti, quando un ferroviere antifascista creò una cooperativa edilizia per ospitare degli indesiderabili che, come usava in quegli anni, il regime confinava in borgate sostanzialmente rurali, lontanissime del nucleo urbano della Capitale, tagliati fuori fisicamente dalla città, anche per assenza di collegamenti trasportistici.

Nel dopoguerra, il sacco edilizio della città, favorito da consociativismi fra politica e business, i cui protagonisti sono Giunte comunali democristiane e costruttori venuti su dal nulla, rampanti e spregiudicati, stravolge completamente l'assetto pre-bellico del quartiere. Le villette ad uno o due piani, circondate da giardinetti, lasciano il posto ad un incubo di cemento armato, proiettato verso il cielo verticalmente, alveari deprimenti dove centinaia di famiglie vivono appiccicate l'una all'altra, separate da ambienti di scarsa qualità edilizia, con impianti idraulici e sanitari non di rado insalubri. Niente verde urbano, niente servizi, niente spazi di socializzazione, niente aree di parcheggio, la motorizzazione di massa del boom economico produce un groviglio di automobili parcheggiate ovunque, anche sopra i marciapiedi. 
L'assenza di qualsiasi razionalità urbanistica provoca una gravitazione di enormi fasce di popolazione su strade di collegamento troppo anguste, generando un traffico infernale per almeno 10-11 ore al giorno, e livelli di inquinamento da smog ed acustico da terzo mondo.

venerdì 14 novembre 2014

UN “ISMO” SENZA GLORIA: IL SOLIPSISMO… di Norberto Fragiacomo





UN “ISMO” SENZA GLORIA: 
IL SOLIPSISMO
che può tuttavia rimare anche lui con Socialismo!
di
Norberto Fragiacomo




Oggi non scriverò di attualità, ma – a essere schietto – di un “tarlo” personale: l’estemporanea riflessione che segue è stata, infatti, occasionata dalla lettura de Il futuro è nostro, un saggio di Diego Fusaro che ha notevolissimi pregi e qualche pecca (in primis la prolissità, in secondo luogo l’utilizzo, da parte dell’autore, di un linguaggio fin troppo tecnico, da “iniziati” alla filosofia). Dico occasionata perché l’opera ha risvegliato in me un antico interesse per la filosofia, spingendomi alla ricerca di alcune fonti e a riconsiderare tematiche che, nella suadente primavera della vita, apparivano – e forse erano, forse sono – di capitale importanza.

Trattando dell’Idealismo e della carica rivoluzionaria in esso latente, il giovane filosofo torinese nota (a pag. 294) che “Dissonante rispetto alle logiche del monoteismo idolatrico del mercato, la ragione dialettica dell’idealismo deve continuamente (…) essere presentata in forme che possono con diritto essere definite come manicomiali. (…) La storiografia pigra tende irresistibilmente a mistificare il codice idealistico, presentandolo manicomialmente come soggettivismo solipsistico, come affermazione dell’inesistenza del mondo (…)”. Come viene meglio precisato in un altro passo del libro, l’accusa di solipsismo è rivolta specialmente a Fichte, che difatti Bertrand Russell, nella sua ponderosa Storia della filosofia occidentale, liquida in due righe, dipingendolo come una sorta di forsennato. Secondo quest’interpretazione mistificante, il pensatore tedesco incentrerebbe la sua speculazione su di un Io assoluto ma individuale (un Io-J.G. Fichte, per intenderci), che creerebbe la realtà a suo capriccio. Si tratterebbe di una variante dotta del delirante “Io sono Dio!” pronunciato da certi ubriaconi dopo una notte di baldoria.

giovedì 13 novembre 2014

A SINISTRA DEL PD: CON TUTTE LE CAUTELE DEL CASO OCCUPIAMOCI DI SONDAGGI di Franco Astengo






A SINISTRA DEL PD: 
CON TUTTE LE CAUTELE DEL CASO OCCUPIAMOCI DI SONDAGGI
di Franco Astengo




Lo scontro interno al PD ha riacceso, del tutto impropriamente, il discorso riguardante cosa potrebbe esserci (e non tanto cosa c’è) a “Sinistra del PD” fino al punto di far commissionare al “Corriere della Sera” un sondaggio al proposito.
Naturalmente tutto questo discorso va preso con le molle (e a debita distanza) da parte di chi intende promuovere una soggettività politica d’opposizione e d’alternativa come stiamo cercando di fare da parecchio tempo anche attraverso il lavoro del blog “Perché la Sinistra”.
La cautela è d’obbligo per due precisi motivi: prima di tutto perché il sondaggio del “Corriere della Sera” si è occupato di una sinistra ancora legata, in sostanza, all’idea del centro-sinistra e non dell’alternativa; in secondo luogo per la “fragilità” insita nel meccanismo dei sondaggi.
Una “fragilità” che rende molto più incerto che non nel passato la capacità di rivelare davvero un equilibrio possibile negli orientamenti generali della pubblica opinione: fragilità ancor di più accentuata in questa fase di vera e propria confusione.

Emergono però dai dati forniti alcuni elementi di un certo interesse:

1) Il primo dei quali riguarda la percentuale di coloro che guardano con una qualche simpatia a un soggetto genericamente inteso “a sinistra del PD” : circa il 25% degli interpellati, fra i quali il 10% con molta simpatia:

2) L’altro elemento è relativo all’indicazione del leader (domanda d’obbligo di questi tempi per i sondaggisti, tutti protesi verso un’ulteriore accelerazione e semplificazione del meccanismo di personalizzazione della politica). Naturalmente i leader indicati sono quelli corrispondenti alla pubblicità mediatica corrente e all’idea di un soggetto di sinistra “moderata” composto da tutto meno che da elementi di anticapitalismo o – addirittura- comunisti. Ebbene tra Civati, Landini, Vendola non si supera il 30% dei consensi fra coloro che indicano con simpatia la prospettiva di costituzione di un soggetto “ a sinistra del PD”. Il 70% tra questi non indica nessuno, ed è questo un altro segnale da considerare con attenzione.

Da rimarcare, ancora, che viene completamente ignorata l’esistenza di alcuni soggetti che pure sono presenti in quest’area: da Rifondazione Comunista all’eventuale proiezione politica della Lista Tsipras. Soggetti evidentemente considerati non all’altezza di rappresentare un punto di riferimento al riguardo di questo progetto.

Un altro punto di chiarimento deve riguardare il fatto che, in questo caso, ci si misura con un’idea di “spazio elettorale” e non di “spazio politico” come invece dovrebbe essere nel caso di costruzione di una nuova soggettività.
A questi dati, comunque, ne vanno collegati altri sempre provenienti da rilevazioni derivanti da sondaggi d’opinione.

Le dichiarazioni di astensione o di incertezza rispetto al voto raggiungono ormai quasi il 60% dell’elettorato (la 7 forniva il dato del 40% di astensione e del 18% di incerti): appare evidente che il tentativo di vero e proprio “inasprimento decisionista” nel rapporto tra una politica intesa soltanto come comando autoritario e la società (oltre ai termini concreti della situazione economico – sociale e relativo smarrimento di ruolo dei corpi intermedi e, in particolare, del sindacato confederale) stia provocando un ulteriore fenomeno di riflusso e di allontanamento dall’impegno e dalla partecipazione politica.

Esposto tutto ciò cosa s’intende, in sostanza sostenere?

Prima di tutto tra chi guarda con molta simpatia a un soggetto politico “ a sinistra del PD” risulta sicuramente compresa una quota di disponibilità perché si presenti nell’arena dello scontro politico una soggettività autonoma, d’opposizione e d’alternativa: la misura di questo dato non è in questo momento accertabile ma l’esistenza di questo spazio politico non può essere negato. E si tratta, nella situazione data, di uno spazio politico non collegabile a quello residuale dei reduci delle sconfitte di questi ultimi anni, emergendo da risposte che – appunto – non riguardano l’esistenza dei soggetti già in campo e presenti nelle varie combinazioni dall’Arcobaleno alla Lista Ingroia a quella Tsipras.
Inoltre è facilmente arguibile che all’interno della vastissima area dell’astensione e dell’incertezza (all’interno della quale la componente giovanile appare molto forte) esistono disponibilità verso una soggettività politica di sinistra che si presenti in modo molto netto e definito, con parole d’ordine anche semplici ma precise: quella dell’opposizione al regime, un’opposizione di sinistra anticapitalista, egualitaria, di difesa dell’ambiente dalla rapina consumistica, di lotta alla disoccupazione e alla precarietà, di mobilitazione sociale senza la concessione di sconti politicisti verso chiunque.
Appare altresì evidente che in questa crescita dell’astensione è coinvolta anche una parte di quei settori sociali che avevano pensato di dar voce alla protesta attraverso il M5S che, in questa situazione, potrebbe anche conservare, sul piano nazionale, una ragguardevole percentuale pur diminuendo fortemente la massa di voti raccolti alle elezioni politiche del 2013.

In una fase di scontro così aspro è evidente che la chiarezza nei contenuti e l’autonomia nella proposta di alternativa sistemica possono trovare un non secondario ambito di spazio politico che dovrebbe toccare a tutti noi profondere in un adeguato spazio organizzativo ponendo al centro il tema di una nuova solidarietà politica, posta al di fuori da contrapposizioni di tipo neo-corporativo o, ancor peggio, generazionali.
Il fatto è che, esponendo le cose con grande chiarezza, che ci troviamo frenati dalla presenza di piccole correnti di conservazione delle proprie isole di illusoria rappresentanza, tutte limitate dal portarsi appresso ancora la “sindrome della sconfitta” e tutte accomunate da un’ingiustificata “paura della politica”.


12 novembre 2014






La Vignetta è del Maestro Mauro Biani





sabato 8 novembre 2014

Marco Revelli e la Sinistra che “s'attacca ar fumo de la pippa”



Marco Revelli è uno dei punti di riferimento intellettuali della Sinistra e, per quanto si possa capire dai suoi scritti e dai suoi interventi in video, una bellissima persona, retta e di specchiata moralità politica.
Ma l'analisi intellettuale è una cosa ed il cimentarsi nella costruzione concreta di un soggetto politico è un'altra. E forse non è un caso che i protagonisti della vita politica italiana dell'ultimo ventennio – da Berlusconi a Renzi passando per Grillo, Bossi e Di Pietro – non sono esattamente dei fini intellettuali cultori delle letture classiche.
Nel documento scritto da Revelli e che di seguito riporto integralmente, ammirevole per quanto riguarda l'analisi della situazione italiana e del renzismo, mi pare, ahimè, ancora una volta di ravvedere, laddove si passa alle proposte operative, molta fumosità e soprattutto la funesta pretesa da parte dei promotori della Lista Tsipras (gli "intellettuali") di mantenere la direzione del processo di costruzione del Soggetto Politico dell'Alternativa.
E' evidente quanto scrive Revelli che rendere maggioritaria nel Paese l'idea che sia necessaria una trasformazione radicale della società e del sistema economico in cui viviamo richiede un lungo percorso – una traversata nel deserto come direbbe l'amico Giandiego Marigo – e l'individuazione di nuove forme di organizzazione, di comunicazione e di partecipazione politica.
Ma rispetto all'oggi, al dovere di resistere al Renzusconi e alla rottamazione della democrazia, alle elezioni forse dietro l'angolo si impone di operare con i mezzi che si conoscono (e i sei mesi fatti trascorrere dal giorno delle elezioni europee, da parte della lista Tsipras, nel silenzio e nella passività rappresentano una colpa imperdonabile).

venerdì 7 novembre 2014

IL PROCESSO A FRANCO TURIGLIATTO AGGIORNATO A MARZO



IL PROCESSO A FRANCO TURIGLIATTO AGGIORNATO A MARZO



«Un militante politico italiano ha avuto il coraggio e l’onestà intellettuale di definire un gatto come gatto. Si tratta di Franco Turigliatto, dirigente di Sinistra Anticapitalista, piccolo partito della sinistra italiana, che nel 2008 ha rifiutato di partecipare a un dibattito televisivo con il dirigente di Forza Nuova, Roberto Fiore, qualificandolo come fascista». Jean-Luc Mélenchon e il suo Parti de Gauche solidarizzano con l’esponente di Sinistra anticapitalista e aderiscono all’appello di solidarietà antifascista lanciato a ridosso della prima udienza del processo per una presunta diffamazione del noto gruppo di estrema destra.
L’udienza s’è svolta il 4 novembre a Roma e, dopo la presentazione di un corposo dossier da parte di ambo le parti in causa le prime schermaglie procedurali, la giudice ha rinviato tutto al 24 marzo quando verranno sentiti Roberto Fiore, leader della formazione che, secondo una sentenza della Cassazione, non è diffamatorio definire fascista, e Bruno Vespa perché, sei anni fa, il 12 marzo del 2008 Turigliatto, senatore uscente, lasciò gli studi di Porta a Porta sdegnato per l’arrivo di Fiore, fondatore e leader di Forza nuova.
Turigliatto, senza nemmeno sapere di essere denunciato, ha ricevuto alcuni mesi fa un decreto penale che lo condannava a una pena pecuniaria. Una condanna inaccettabile soprattutto dal punto di vista politico e contro la quale, oltre all’impugnazione, Sinistra anticapitalista ha promosso un appello di solidarietà antifascista che ha raccolto centinaia e centinaia di firme da quelle di Ken Loach e Noam Chomsky, a quelle di Erri De Luca e dell’eurodeputata Eleonora Forenza della lista Tsipras, di Nicoletta Dosio (No Tav) e di Sergio Bellavita (Opposizione Cgil, Il sindacato è un’altra cosa), per arrivare al noto gruppo musicale di sinistra Banda Bassotti. Altre firme sono arrivate anche dall’estero: docenti, attivisti e parlamentari di Syriza e di Podemos e, ancora dall’Italia, Marco Revelli, Paolo Ferrero, Haidi Giuliani, mamma di Carlo, Stefania Zuccari, mamma di Renato Biagetti, ucciso dai fascisti nel 2006, Daniele e Maria Varalli, fratello e madre di Claudio, ucciso dai fascisti a Milano.
La campagna continuerà con iniziative in varie città anche per raccogliere fondi per le spese processuali (per aderire iostoconfranco@gmail.com).
Anche Mélenchon è stato denunciato, proprio per aver utilizzato il termine “fascista”, da Marine Le Pen, leader del Front national francese, formazione a cui si ispira la stessa strategia di FN in Italia. «La giustizia – scrive il Parti de Gauche nel suo messaggio pervenuto assieme ad altri importanti comunicati di solidarietà – non può rischiare di dare fiato alle forze fasciste, tanto meno nel contesto italiano, di fronte agli eredi degli anni bui del secolo scorso. Un gatto deve essere definito gatto, un fascista fascista, un qualificativo politico per denominare i gruppi di estrema destra, come l’esito del processo intentato da Marine Le Pen ha d’altra parte confermato».

martedì 4 novembre 2014

SENTENZA CUCCHI: LIBERI DI UCCIDERE, LIBERI DI SFRUTTARE di Andrea Davolo e Roberto Sarti




SENTENZA CUCCHI: 
LIBERI DI UCCIDERE, LIBERI DI SFRUTTARE
di Andrea Davolo e Roberto Sarti

La sentenza di assoluzione di tutti gli imputati per la morte di Stefano Cucchi grida vendetta al cielo. La reazione di sdegno della famiglia e di tutti i sinceri democratici è sacrosanto, e la condividiamo pienamente.
La decisione dell Corte d'Appello tuttavia squarcia il velo dell'ipocrisia sul ruolo della giustizia e delle forze dell'ordine nel sistema capitalista.
Il caso Cucchi, come quello Aldrovandi (dove i poliziotti colpevoli sono già tornati in servizio!), per non parlare di Genova 2001, svela come le “forze dell'ordine” possono picchiare, torturare e ammazzare nella sostanziale impunità da parte del resto delle istituzioni, in primis del sistema giudiziario.
È sicuramente necessario rivendicare l'introduzione del reato di tortura che sarebbe sicuramente una palese misura di civiltà e di umanità che solo in Italia, unico paese europeo, non esiste. Sarebbe un grande passo in avanti se i numeri identificativi sui caschi e sulle divise di polizia e carabinieri fossero obbligatori. Ma il problema non è limitato ad alcune mele marce.
Non ne possiamo più di sopportare i piagnistei ipocriti del Fatto Quotidiano o dei parlamentari del Movimento Cinque Stelle che senza capire nulla della natura dello Stato gridano al pugno di ferro giustizialista contro i micro-delinquenti e i clandestini e il giorno dopo si disperano per la sentenza Cucchi. Le leggi, in un sistema diviso in classi e dove una minoranza della popolazione spadroneggia sulla maggioranza, non sono mai neutrali. Se si invoca più giustizialismo, manette facili e più leggi repressive, a pagarne le peggiori conseguenze saranno gli oppressi. Lo spiegava già Solone, ai tempi dell'antica Grecia, “La legge è una tela di ragno: trattiene gli insetti più esili e leggeri, si lascia sfondare dalle prede grosse, alle quali oppone solo una timida resistenza”.
Dopo oltre due millenni la situazione non è cambiata di molto. Alla fine del 2013 coloro che scontavano nelle carceri italiane una condanna per reati economici e fiscali, (tipo il classico reato dei ricchi, il falso in bilancio) erano solo...156!
Giustizialisti di destra e “sinistra” hanno criticato la bocciatura della legge Fini-Giovanardi, avvenuta lo scorso febbraio. Ci ricordiamo una prima pagina del Fatto quotidiano, intitolata “Spacciatori in libertà”. Se ai tempi dell'arresto di Cucchi fosse stato già in vigore la depenalizzazione della Fini-Giovanardi, oggi Stefano Cucchi sarebbe ancora vivo.
Cosa dice quel testo? Semplice. Dice che per i piccoli spacciatori non è obbligatoria la custodia cautelare, mentre a causa degli effetti perversi della legge Fini-Giovanardi, potevi essere spacciatore anche con un paio di canne in tasca. In questo “reato” era incappato Stefano Cucchi.
Lo Stato non potrà mai essere neutrale. É un apparato di uomini armati a difesa della proprietà privata. Osservando le recenti cariche della polizia ai lavoratori delle Acciaierie di Terni, questo concetto diventa sicuramente più chiaro. Le leggi a favore del padronato, come il Jobs act, sono scritte e difese con la punta dei manganelli. Liberi di sfruttare e liberi di uccidere.
Tutta la rabbia e l'indignazione per la sentenza della corte di appello su Stefano devono essere indirizzate dunque verso una critica complessiva al sistema capitalista e alle sue istituzioni.

La ripresa del conflitto a cui assistiamo in questi giorni, con due schieramenti ai lati opposti del campo, ci aiuterà a fare chiarezza su alcuni concetti, come onestà e legalità che parevano essere valori assoluti. Alle domande, “onestà per che cosa, legalità per chi?”, la lotta di classe è l'unica che può dare una risposta. Solo attraverso il rovesciamento del capitalismo e lo sradicamento delle diseguaglianze, potremmo farla finita con i soprusi e i crimini dell'autorità costituita.

3 Novembre 2014

dal sito FalceMartello


La vignetta è del Maestro Enzo Apicella




sabato 1 novembre 2014

LA SINISTRA E LA TRAPPOLA DELL’EURO : a il Roma 22 novembre..




La moneta unica, concepita come strumento per superare gli squilibri tra i paesi europei e consentire all’Unione di tener testa alla sfida della globalizzazione, ha fallito su entrambi i fronti. 

Mentre le discrepanze tra paesi forti e deboli e le diseguaglianze sociali all’interno dei singoli paesi si sono accentuate, l’Europa è addirittura diventata l’epicentro della crisi economica globale. 

Hanno fatto fiasco le dottrine monetariste ed i trattati neoliberisti posti a fondamento dell’Unione e della moneta unica. Malgrado ciò tecnocrati e oligarchie europee si arroccano a difesa di impossibili vincoli di bilancio e di politiche austeritarie che aggravano recessione, deflazione, disoccupazione di massa, miseria e degrado sociale.


Il governo Renzi, a dispetto dei suoi annunci mirabolanti e per quanto pasticciata sia la sua Legge di stabilità, ha scelto di obbedire ai diktat di Bruxelles, Francoforte e Berlino. Continuando a colpire il popolo lavoratore e premiando solo il grande il capitalismo finanziario e industriale, l’Italia va dritta verso l’abisso.

Esistono le condizioni ed i tempi per riformare l’Unione monetaria? Oppure la sua dissoluzione è nell’ordine delle cose? E se è così, come evitare che la riconquista da parte degli Stati delle loro sovranità sia pilotata da forze reazionarie e scioviniste?


Un’uscita da sinistra dalla trappola dell’euro non è solo necessaria, è possibile.

Ne parliamo con:


   Emiliano Brancaccio, Stefano Fassina,
 Paolo Ferrero, Vladimiro Giacché, 
Enrico Grazzini, Leonardo Mazzei.


presiede: Giancarlo D'Andrea 




Roma

Sabato 22 novembre, Ore 15:00

Presso: Hotel Universo
Via Principe Amedeo 5/b
( Stazione Termini )


Promuove




Tweet e manganello: le politiche del governo Renzi e l'abisso morale dei poliziotti

Alfano in tenuta antisommossa by Luca Peruzzi

Diciamo anzitutto una cosa: quando le forze dell'ordine vogliono gestire (cioè hanno l'ordine di gestire) una manifestazione pubblica prevenendo e minimizzando scontri e incidenti riescono a farlo. Ci riescono nelle situazioni più a rischio e tanto più quando hanno di fronte una forza tranquilla quale quella di un sindacato organizzato come la Fiom.
Se i poliziotti decidono di manganellare ferocemente e senza pietà dirigenti sindacali e lavoratori che protestano, come successo a Roma con gli operai dell'AST, significa che hanno avuto disposizioni in tal senso oppure non hanno avuto l'ordine di astenersi dal creare problemi (il che significa in pratica la stessa cosa).
In una situazione di contrasto politico tra il governo Renzi e la CGIL e dentro il Partito Democratico tra la maggioranza liberista e la vecchia guardia 'concertativa' non si può non dare un significato politico alle manganellate dei poliziotti.

Ora il governo cambi marcia e lotti contro il razzismo verso il sud del governo Renzi.








C O M U N I C A T O   S T A M P A

Ora il governo cambi marcia e lotti contro il razzismo verso il sud del governo Renzi.




La nuova giunta è nata, speriamo che  Crocetta e la sua maggioranza (PD,DRS, ART. 4, UDC) siano consapevoli che non basta cambiare le persone in Sicilia, serve cambiare politica  a scriverlo Luca Lecardane coordinatore regionale dell'associazione Net Left. 

Un piano rifiuti regionale; investimenti nelle energie alternative specie sul solare; un piano di marketing territoriale per pubblicizzare e far conoscere la Sicilia in Italia e nel mondo; un piano di opere pubbliche che abbia l’obiettivo di mettere la Sicilia al centro del mediterraneo per quanto riguarda il trasporto merci, migliorando i porti, le ferrovie e le strade siciliane, creando le autostrade del mare; rimpinguare i fondi da dare ai comuni per le politiche sociali, in particolare per garantire l'assistenza igienico sanitaria e il trasporto dei disabili nelle scuole di ogni ordine e grado; migliorare l’ufficio per  i bandi europei che avrà il delicato compito di implementare la raccolta attraverso la presentazione di progetti, ma riteniamo che debba avere il compito di interfacciarsi con i comuni per verificare la spesa dei fondi; evitare che le attrazioni culturali, come il parco archeologico di Selinunte, chiudano nei giorni festivi sono solo alcune delle proposte che Net Left fa. 
Inoltre Crocetta fermi il razzismo del governo Renzi nei confronti del sud e della Sicilia: negli ultimi due anni alla Sicilia sono stati tagliati 2 miliardi di euro indebitamente; secondo il Mattino di Napoli il governo Renzi dedica 4 miliardi e settecento milioni al centro nord ed appena 60 milioni di euro al sud per le opere ferroviarie di cui invece il sud avrebbe più bisogno; adotta il principio della spesa storica  per lo stanziamento dei fondi per le scuole primarie e il sud viene penalizzato con tagli da 700 milioni di euro (meno male che c’è un nuovo sottosegretario siciliano alla scuola Davide Faraone sperando che faccia cambiare idea al governo); ed infine taglia del 50% il cofinanziamento ai fondi strutturali provenienti da Bruxelles.  

Insomma serve un cambio di rotta totale, – continua Lecardane - invece di fare denunce generiche, ci auguriamo che il Presidente Crocetta inizi per davvero a governare la Sicilia. Certo l’esito della mozione di sfiducia alla quale ben nove deputati non hanno partecipato (di cui fra uno e  tre giustificati) non lascia presagire nulla di buono, anzi, conoscendo le abitudini degli anni passati, faranno pesare il loro non voto, mercanteggiandolo per ottenere favori per i loro territori.



Lì 01/11/2014

L’ufficio stampa




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