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i Quaderni di Bandiera Rossa "La Storia è finita" di Norberto Fragiacomo
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venerdì 7 novembre 2014

IL PROCESSO A FRANCO TURIGLIATTO AGGIORNATO A MARZO



IL PROCESSO A FRANCO TURIGLIATTO AGGIORNATO A MARZO



«Un militante politico italiano ha avuto il coraggio e l’onestà intellettuale di definire un gatto come gatto. Si tratta di Franco Turigliatto, dirigente di Sinistra Anticapitalista, piccolo partito della sinistra italiana, che nel 2008 ha rifiutato di partecipare a un dibattito televisivo con il dirigente di Forza Nuova, Roberto Fiore, qualificandolo come fascista». Jean-Luc Mélenchon e il suo Parti de Gauche solidarizzano con l’esponente di Sinistra anticapitalista e aderiscono all’appello di solidarietà antifascista lanciato a ridosso della prima udienza del processo per una presunta diffamazione del noto gruppo di estrema destra.
L’udienza s’è svolta il 4 novembre a Roma e, dopo la presentazione di un corposo dossier da parte di ambo le parti in causa le prime schermaglie procedurali, la giudice ha rinviato tutto al 24 marzo quando verranno sentiti Roberto Fiore, leader della formazione che, secondo una sentenza della Cassazione, non è diffamatorio definire fascista, e Bruno Vespa perché, sei anni fa, il 12 marzo del 2008 Turigliatto, senatore uscente, lasciò gli studi di Porta a Porta sdegnato per l’arrivo di Fiore, fondatore e leader di Forza nuova.
Turigliatto, senza nemmeno sapere di essere denunciato, ha ricevuto alcuni mesi fa un decreto penale che lo condannava a una pena pecuniaria. Una condanna inaccettabile soprattutto dal punto di vista politico e contro la quale, oltre all’impugnazione, Sinistra anticapitalista ha promosso un appello di solidarietà antifascista che ha raccolto centinaia e centinaia di firme da quelle di Ken Loach e Noam Chomsky, a quelle di Erri De Luca e dell’eurodeputata Eleonora Forenza della lista Tsipras, di Nicoletta Dosio (No Tav) e di Sergio Bellavita (Opposizione Cgil, Il sindacato è un’altra cosa), per arrivare al noto gruppo musicale di sinistra Banda Bassotti. Altre firme sono arrivate anche dall’estero: docenti, attivisti e parlamentari di Syriza e di Podemos e, ancora dall’Italia, Marco Revelli, Paolo Ferrero, Haidi Giuliani, mamma di Carlo, Stefania Zuccari, mamma di Renato Biagetti, ucciso dai fascisti nel 2006, Daniele e Maria Varalli, fratello e madre di Claudio, ucciso dai fascisti a Milano.
La campagna continuerà con iniziative in varie città anche per raccogliere fondi per le spese processuali (per aderire iostoconfranco@gmail.com).
Anche Mélenchon è stato denunciato, proprio per aver utilizzato il termine “fascista”, da Marine Le Pen, leader del Front national francese, formazione a cui si ispira la stessa strategia di FN in Italia. «La giustizia – scrive il Parti de Gauche nel suo messaggio pervenuto assieme ad altri importanti comunicati di solidarietà – non può rischiare di dare fiato alle forze fasciste, tanto meno nel contesto italiano, di fronte agli eredi degli anni bui del secolo scorso. Un gatto deve essere definito gatto, un fascista fascista, un qualificativo politico per denominare i gruppi di estrema destra, come l’esito del processo intentato da Marine Le Pen ha d’altra parte confermato».

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