RISPONDENDO A RICCARDO
ACHILLI
di Stefano Santarelli
Euro
o non Euro? E' questo il dilemma shakespeariano
come viene definito dall'enigmatico
Olmo Dalcò che sta dilaniando la sinistra del nostro paese. E
fatalmente tale dilemma non poteva non coinvolgere la nostra
Redazione.
Tale
dibattito è stato ed è molto duro all'interno di Bandiera
Rossa in Movimento e
sicuramente ancora non si è sviluppato fino in fondo.
Il mio articolo sul Convegno della Sinistra contro l'Euro che si è
tenuto a Roma il 22 novembre è stato criticato dalla colonna della
nostra Redazione, Riccardo Achilli, il quale è rimasto colpito
negativamente dal finale del mio scritto dove contestavo un suo articolo sugli effetti che una eventuale uscita dall'Euro
provocherebbe nei ceti più deboli della società.
Ora in
verità lo stesso Giancarlo D'Andrea, che ha presieduto questa
conferenza, membro anch'esso della nostra Redazione, ha ritenuto il
mio articolo obiettivo. Certamente le mie valutazioni politiche sono
ovviamente opinabili, ma ciò fa parte della libertà di pensiero.
Allora
veniamo ai punti in questione che hanno colpito negativamente
Achilli e che riporto qui di nuovo integralmente:
“colgo
l'occasione per contestare l'opinione del mio compagno ed amico
Riccardo Achilli il quale nel suo ultimo articolo
che
pur riconoscendo:
“che
un’uscita dall’euro avrebbe effetti negativi sulla dinamica dei
salari reali e sulla quota dei salari rispetto al PIL,
quantificabili, per un Paese come l’Italia, in 4 punti di caduta
del salario medio nell’anno della fuoriuscita (però in cinque anni
il salario recupera e cresce di 1,7 punti) e in una riduzione di 5
punti della quota salari/reddito nazionale in 5 anni” e che
si
“possono
immaginare anche i doverosi paracadute, utili a far passare la
nottata nella fase di shock da fuoriuscita: sistemi di indicizzazione
dei salari, meccanismi di reddito minimo garantito, programmi di
edilizia popolare e di lavori di pubblica utilità, interventi di
calmieramento dell’aumento del prezzo delle materie prime
energetiche importante, panieri alimentari sovvenzionati, ecc. Tutti
interventi mirati a sostenere i salari ed il tenore di vita nella
fase di fuoriuscita, e quindi a ridurre gli effetti negativi di cui
sopra.”
Ora
questi “paracaduti”, questi “meccanismi di reddito garantito”
o “l'indicizzazione dei salari”dubito molto (per usare un
eufemismo) che possono essere fatti dall'attuale Governo Renzi, alla
mia età non si crede più alle favole.”
Cosa
vi era di scandaloso in questa mia affermazione da suscitare l'ira di
Achilli?
Crede
veramente il buon Riccardo che il Governo Renzi, alla pari dei
governi che l'hanno preceduto (Berlusconi, Monti e Letta), difenda
gli interessi dei lavoratori?
Ci
siamo forse scordati che una delle prime decisioni di Renzi ha
riguardato l'abrogazione dell'Art. 18 negando tra l'altro qualsiasi
ruolo concertativo alla burocrazia sindacale?
E
questo governo dovrebbe in caso di uscita dall'euro difendere i
diritti dei lavoratori con “sistemi
di indicizzazione dei salari, meccanismi di reddito minimo garantito,
programmi di edilizia popolare e di lavori di pubblica utilità”?
Suvvia
non è possibile fare sfoggio di tanta ingenuità, e d'altronde lo
stesso Achilli è costretto a riconoscere nello scritto con cui mi
critica che “i
paracadute in caso di uscita dall'euro che prevedo nell'articolo
sono, nello scenario attuale, improponibili politicamente”
.
E allora di cosa stiamo discutendo?
Riccardo Achilli chiede inoltre:
“vorrei
capire da Stefano Santarelli quale sia l'alternativa, se secondo lui
vi è una alternativa più "politicamente praticabile"
della mia. L'idea di Ferrero del ripudio dei Trattati restando dentro
l'euro non mi sembra percorribile.
“
Forse per Achilli invece è più percorribile e
più facile uscire dall'Euro (non si comprende se in modo più o meno
pilotato) piuttosto che minacciare di rigettare i trattati europei.
Ora una minaccia da parte del nostro paese di
non rispettare i vincoli di bilancio non può essere assolutamente
sottovalutata da parte dell'oligarchia europea. L'Italia, non è la
Grecia con tutto il rispetto per questo paese, rimane in fondo ancora
oggi uno dei paesi più industrializzati del mondo ed una sua
eventuale uscita dall'euro zona avrebbe fatalmente ripercussioni
anche in paesi ricchi come la Germania mettendo in discussione
l'esistenza stessa della moneta unica e dell'Unione Europea.
Si
tratta quindi di allungare unilateralmente
il piano del rientro del deficit con l'obiettivo di costruire posti
di lavoro per un milione di persone in brevissimo tempo ed è proprio
di lavori socialmente utili che il nostro paese ha bisogno: dal
rifacimento idro-geologico alla costruzione di asili-nido, dalla
difesa del nostro patrimonio storico-archeologico ad una rete di
trasporti nazionali e locali degni di questo nome. E questa lista
della spesa potrebbe continuare vista l'incuria ed i disastri fatti
dalla classe politica italiana in questi ultimi trent'anni.
E queste misure urgenti e necessarie per la
società italiana oggi non possono essere attuate nel quadro degli
attuali trattati ed è quindi assolutamente indispensabile modificare
l'indirizzo economico dell'Unione europea. Continuare con le
politiche di austerità infatti porterà inevitabilmente la zona euro
ad un disastro epocale per cui è categoricamente necessario rompere
definitivamente con le politiche neoliberiste.
A
mio avviso non è sufficiente battersi contro la forma
Euro come vogliono fare i sovranisti e gli altri loro compagni di
strada, il nostro vero nemico è l'Unione europea costruita a
Maastricht e la nostra lotta deve offrire una prospettiva socialista
per la costruzione di una nuova Europa.
A mio avviso perciò l'ipotesi ventilata da Paolo Ferrero, segretario di Rifondazione comunista, è una strada
più percorribile dell'uscita dall'euro, una uscita che non
risolverebbe di una virgola i problemi politici e sociali dell'Europa
e del nostro paese ma che anzi li aggraverebbe ulteriormente.
Termino
questo mio breve intervento per polemizzare di nuovo con Riccardo
Achilli e me ne perdoni il diretto interessato: io non ritengo che
“mescolarsi” con la destra sia “un falso problema”. Intanto
stiamo parlando di forze come la Lega e Casa Pound tanto per
intenderci, vale a dire del razzismo e del fascismo della più bella
acqua.
Beh
insomma ... vorrei avere altri compagni di viaggio se mi si permette.
Certo
il ventennio mussoliniano ha fatto anche cose importanti come ricorda
Achilli: dalla bonifica dell'agro-pontino fino alla Befana fascista,
ma in cambio ha regalato al nostro paese una delle peggiori dittature
che il mondo ricordi e una guerra che ha avuto conseguenze tragiche e
nefaste per la popolazione italiana.
E
la sinistra non può rincorrere la destra fascista e xenofoba su
questi temi, la battaglia socialista è anche una battaglia
controcorrente.
E'
più facile, per esempio, prendere degli applausi agitando la paura
dell'immigrazione: sono tutti mussulmani, ci rubano il lavoro, sono
delinquenti, ecc.
Ma
come documenta un articolo pubblicato sul “Marxismo libertario” oltre che essere questo completamente falso non può
essere assolutamente accettato da chi si batte per il socialismo.
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