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martedì 25 novembre 2014

RISPONDENDO A RICCARDO ACHILLI di Stefano Santarelli





RISPONDENDO A RICCARDO ACHILLI
di Stefano Santarelli




Euro o non Euro? E' questo il dilemma shakespeariano come viene definito dall'enigmatico Olmo Dalcò che sta dilaniando la sinistra del nostro paese. E fatalmente tale dilemma non poteva non coinvolgere la nostra Redazione.
Tale dibattito è stato ed è molto duro all'interno di Bandiera Rossa in Movimento e sicuramente ancora non si è sviluppato fino in fondo.
Il mio articolo sul Convegno della Sinistra contro l'Euro che si è tenuto a Roma il 22 novembre è stato criticato dalla colonna della nostra Redazione, Riccardo Achilli, il quale è rimasto colpito negativamente dal finale del mio scritto dove contestavo un suo articolo sugli effetti che una eventuale uscita dall'Euro provocherebbe nei ceti più deboli della società.
Ora in verità lo stesso Giancarlo D'Andrea, che ha presieduto questa conferenza, membro anch'esso della nostra Redazione, ha ritenuto il mio articolo obiettivo. Certamente le mie valutazioni politiche sono ovviamente opinabili, ma ciò fa parte della libertà di pensiero.

Allora veniamo ai punti in questione che hanno colpito negativamente Achilli e che riporto qui di nuovo integralmente:

colgo l'occasione per contestare l'opinione del mio compagno ed amico Riccardo Achilli il quale nel suo ultimo articolo che pur riconoscendo:

che un’uscita dall’euro avrebbe effetti negativi sulla dinamica dei salari reali e sulla quota dei salari rispetto al PIL, quantificabili, per un Paese come l’Italia, in 4 punti di caduta del salario medio nell’anno della fuoriuscita (però in cinque anni il salario recupera e cresce di 1,7 punti) e in una riduzione di 5 punti della quota salari/reddito nazionale in 5 anni” e che si possono immaginare anche i doverosi paracadute, utili a far passare la nottata nella fase di shock da fuoriuscita: sistemi di indicizzazione dei salari, meccanismi di reddito minimo garantito, programmi di edilizia popolare e di lavori di pubblica utilità, interventi di calmieramento dell’aumento del prezzo delle materie prime energetiche importante, panieri alimentari sovvenzionati, ecc. Tutti interventi mirati a sostenere i salari ed il tenore di vita nella fase di fuoriuscita, e quindi a ridurre gli effetti negativi di cui sopra.”

Ora questi “paracaduti”, questi “meccanismi di reddito garantito” o “l'indicizzazione dei salari”dubito molto (per usare un eufemismo) che possono essere fatti dall'attuale Governo Renzi, alla mia età non si crede più alle favole.”

Cosa vi era di scandaloso in questa mia affermazione da suscitare l'ira di Achilli?

Crede veramente il buon Riccardo che il Governo Renzi, alla pari dei governi che l'hanno preceduto (Berlusconi, Monti e Letta), difenda gli interessi dei lavoratori?
Ci siamo forse scordati che una delle prime decisioni di Renzi ha riguardato l'abrogazione dell'Art. 18 negando tra l'altro qualsiasi ruolo concertativo alla burocrazia sindacale?
E questo governo dovrebbe in caso di uscita dall'euro difendere i diritti dei lavoratori con sistemi di indicizzazione dei salari, meccanismi di reddito minimo garantito, programmi di edilizia popolare e di lavori di pubblica utilità”?
Suvvia non è possibile fare sfoggio di tanta ingenuità, e d'altronde lo stesso Achilli è costretto a riconoscere nello scritto con cui mi critica che “i paracadute in caso di uscita dall'euro che prevedo nell'articolo sono, nello scenario attuale, improponibili politicamente” .

E allora di cosa stiamo discutendo?

Riccardo Achilli chiede inoltre:

vorrei capire da Stefano Santarelli quale sia l'alternativa, se secondo lui vi è una alternativa più "politicamente praticabile" della mia. L'idea di Ferrero del ripudio dei Trattati restando dentro l'euro non mi sembra percorribile.

Forse per Achilli invece è più percorribile e più facile uscire dall'Euro (non si comprende se in modo più o meno pilotato) piuttosto che minacciare di rigettare i trattati europei.
Ora una minaccia da parte del nostro paese di non rispettare i vincoli di bilancio non può essere assolutamente sottovalutata da parte dell'oligarchia europea. L'Italia, non è la Grecia con tutto il rispetto per questo paese, rimane in fondo ancora oggi uno dei paesi più industrializzati del mondo ed una sua eventuale uscita dall'euro zona avrebbe fatalmente ripercussioni anche in paesi ricchi come la Germania mettendo in discussione l'esistenza stessa della moneta unica e dell'Unione Europea.
Si tratta quindi di allungare unilateralmente il piano del rientro del deficit con l'obiettivo di costruire posti di lavoro per un milione di persone in brevissimo tempo ed è proprio di lavori socialmente utili che il nostro paese ha bisogno: dal rifacimento idro-geologico alla costruzione di asili-nido, dalla difesa del nostro patrimonio storico-archeologico ad una rete di trasporti nazionali e locali degni di questo nome. E questa lista della spesa potrebbe continuare vista l'incuria ed i disastri fatti dalla classe politica italiana in questi ultimi trent'anni.
E queste misure urgenti e necessarie per la società italiana oggi non possono essere attuate nel quadro degli attuali trattati ed è quindi assolutamente indispensabile modificare l'indirizzo economico dell'Unione europea. Continuare con le politiche di austerità infatti porterà inevitabilmente la zona euro ad un disastro epocale per cui è categoricamente necessario rompere definitivamente con le politiche neoliberiste.
A mio avviso non è sufficiente battersi contro la forma Euro come vogliono fare i sovranisti e gli altri loro compagni di strada, il nostro vero nemico è l'Unione europea costruita a Maastricht e la nostra lotta deve offrire una prospettiva socialista per la costruzione di una nuova Europa.
A mio avviso perciò l'ipotesi ventilata da Paolo Ferrero, segretario di Rifondazione comunista, è una strada più percorribile dell'uscita dall'euro, una uscita che non risolverebbe di una virgola i problemi politici e sociali dell'Europa e del nostro paese ma che anzi li aggraverebbe ulteriormente.

Termino questo mio breve intervento per polemizzare di nuovo con Riccardo Achilli e me ne perdoni il diretto interessato: io non ritengo che “mescolarsi” con la destra sia un falso problema”. Intanto stiamo parlando di forze come la Lega e Casa Pound tanto per intenderci, vale a dire del razzismo e del fascismo della più bella acqua.
Beh insomma ... vorrei avere altri compagni di viaggio se mi si permette.
Certo il ventennio mussoliniano ha fatto anche cose importanti come ricorda Achilli: dalla bonifica dell'agro-pontino fino alla Befana fascista, ma in cambio ha regalato al nostro paese una delle peggiori dittature che il mondo ricordi e una guerra che ha avuto conseguenze tragiche e nefaste per la popolazione italiana.
E la sinistra non può rincorrere la destra fascista e xenofoba su questi temi, la battaglia socialista è anche una battaglia controcorrente.
E' più facile, per esempio, prendere degli applausi agitando la paura dell'immigrazione: sono tutti mussulmani, ci rubano il lavoro, sono delinquenti, ecc. 
Ma come documenta un articolo pubblicato sul “Marxismo libertario” oltre che essere questo completamente falso non può essere assolutamente accettato da chi si batte per il socialismo.




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