di Lorenzo Mortara
L’uomo al centro della società. È questa l’idea di Beppe Grillo, espressa nel post Società senza lavoro, con tanto di Quarto Stato di Pellizza da Volpedo a fargli da sfondo.
Scrive Beppe sul suo blog:
La nostra era è senza precedenti proprio per la sovrabbondanza di merci e servizi che abbiamo. Abbiamo una capacità produttiva che è di gran lunga superiore alle nostre necessità…
Scrive Beppe sul suo blog:
La nostra era è senza precedenti proprio per la sovrabbondanza di merci e servizi che abbiamo. Abbiamo una capacità produttiva che è di gran lunga superiore alle nostre necessità…
Siamo davanti ad una nuova era, il lavoro retribuito, e cioè legato alla produzione di qualcosa, non è più necessario una volta che si è raggiunto la capacità produttiva attuale…
Si creano posti di lavoro per dare un reddito a queste persone, che non avranno un posto di lavoro, ma un posto di reddito, perché è il reddito che inserisce un cittadino all’interno della società..
Una società evoluta è quella che permette agli individui di svilupparsi in modo libero, generando al tempo stesso il proprio sviluppo. Per fare ciò si deve garantire a tutti lo stesso livello di partenza: un reddito, per diritto di nascita.
Soltanto così la società metterà al centro l’uomo e non il mercato.
Come non essere d’accordo con queste parole di buon senso? Il reddito per diritto di nascita a cui si riferisce Grillo, è il reddito di cittadinanza. Epperò il reddito di cittadinanza mette al centro l’uomo? O non è la riconferma che al centro della società ci sta sempre e ancora di più il mercato? Se la capacità produttiva è senza precedenti, perché mai il mio reddito minimo di diritto dovrebbe essere di soli 780 euro, cioè di poco più di due briciole di quella immensa produzione? Se la capacità produttiva produce in abbondanza, l’abbondanza dovrebbe essere il livello minimo di partenza, non dovrebbe nemmeno esserci il ricatto di toglierti tale diritto dopo due rifiuti di proposte di lavoro, perché dove non serve più lavorare per produrre abbondanza di merci, non serve nemmeno rifiutarsi di farlo.
Perché allora di fronte a tanta abbondanza produttiva, così tanta penuria di diritto minimo? Perché il reddito di cittadinanza, decentra appunto l’uomo rispetto ai centri produttivi. L’uomo viene tenuto lontano, in disparte, isolato rispetto alle grandi fabbriche automatizzate che restano in mano ai padroni, cioè al mercato. È proprio per questo che deve comunque bussare alla loro porta, senza rifiutare più di due volte l’offerta di lavoro, se non vuol perdere il diritto a un minimo di briciole. Il reddito di cittadinanza si subordina così al mercato. Una società che mette al centro l’uomo, non lascia una capacità produttiva così abbondante al mercato, gliela toglie, espropriandola, dando, al massimo, un reddito di cittadinanza ai padroni, orfani del profitto. Dopo tanto sfarzo, un po’ di miseria, anche se non più necessaria, non potrebbe fargli che del bene
Perché in una società con al centro l’uomo non si producono più merci. Dove si producono merci, infatti, il lavoro non serve a «produrre merci e servizi per soddisfare i bisogni dell’uomo», come scrive Beppe Grillo. È un errore. In una società capitalistica, il lavoro produce merci e servizi per soddisfare il profitto dei padroni. Finché ci sarà quello, l’uomo non avrà mai né reddito né cittadinanza.
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