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i Quaderni di Bandiera Rossa "La Storia è finita" di Norberto Fragiacomo
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lunedì 10 febbraio 2014

IL PROGRAMMA di Sara PALMIERI





IL PROGRAMMA*
di Sara PALMIERI



L’ha persa tre anni fa la voglia di vivere. Quando è morta Teresa, la moglie. Già facevano progetti per la vecchiaia. Come i giovani per il futuro.
Con i risparmi e due buone pensioni avrebbero viaggiato, rinnovato il mobilio di casa, scelto nuove letture. A Teresa piacevano i gialli, Eugenio preferiva l’avventura. Si erano ripromessi di rileggere i classici: Tolstoj, Gogol, Proust, l’Odissea.
Ora Eugenio non ha più voglia di leggere, né di viaggiare o di rinnovare il mobilio, si aggrappa al vecchio che ha condiviso con Teresa.
Solo a volte parlavano della morte, era un evento che non li riguardava.
Invece la morte è arrivata, di mattina, una fredda mattina d’inverno, senza annunciarsi, senza essere attesa. Un incidente di macchina, come altri, per il ghiaccio sulla strada.
Eugenio è rimasto incredulo, per giorni. Ha pensato che non fosse vero e che lei sarebbe ricomparsa, a dirgli che era una burla, la burla del Carnevale che impazzava fuori.
Amici e parenti a consolarlo, il nipotino che vuole giocare.
Frasi di circostanza e psicologia spicciola: “Rielaborare un lutto, come per un trasloco o un divorzio, richiede due anni, poi il dolore si attenua e ricominci a vivere”.
Così non è stato ed Eugenio odia la morte. Non è un sentimento originale. Tutti odiano la morte, ma non quanto lui. Lui ha deciso di prevenirla, guardandola in faccia.
Il giardino dove è sepolta Teresa è nel paese d’origine, così diverso dalla città dove hanno abitato. E’ su una collina di terra rossa, su cui si distendono alberi di ulivo. All’orizzonte occhieggia il mare.
Eugenio le ha piantato intorno i fiori che più amava, narcisi e giunchiglie.
A fianco del sepolcro bianco, ce n’è un altro, ancora vuoto, che lo accoglierà quando avrà attuato il programma.
Il programma gli è nato dentro una notte ed è stato come una folgorazione, una luce che squarcia l’angoscia.
In questo Paese ipocrita, lo Stato pretende di decidere il tuo destino.
Non puoi scegliere di morire, neanche quando sei un malato terminale o un centenario afflitto dalle piaghe. Figurarsi se può farlo Eugenio, che è in salute e non ha ancora 60 anni. Non importa allo Stato dell’inaridimento che lo prostra dentro e gli fa sembrare tutto inutile, faticoso.
Eugenio ha un amico a Lugano, medico in una clinica che consente la morte a chi la desidera.
Una morte pulita, in un letto candido, tra pareti asettiche. In Svizzera puoi decidere la tua morte e programmarla come una festa di compleanno o di matrimonio.
Ha contattato l’impresa funebre del paese, ha scelto il giaciglio, un vestito colorato, gli oggetti che vuole con sè (una foto di Teresa sulla spiaggia di Maratea, il primo ciuccio di Federico, la pipa di radica rossa), ha avvisato gli amici, il figlio.
Non erano d’accordo, ma è la sua vita, anzi, la sua morte. Gli ha chiesto di essere felici e di brindare all’unica scelta che gli è rimasta. Non sa scegliere altro. Tutto lo annoia e gli è indifferente. Al suo amico Enrico, che gli parla di Dio ha risposto: “Sta certo che nessun dio mi disturberà e finalmente sarò quieto, accanto a Teresa”.
La sera prima di partire ha guardato le foto di famiglia. Il cerchio si è chiuso. Arriva il momento in cui è giusto andarsene. Quando non hai più niente da dire o da dare.
Alla luce della lampada, ha sfogliato La Nausea di Sartre.
Ha preso il treno: pendolari come automi, manager rampanti, studenti vocianti. “Non mi perdo nulla”. Passa un mendicante, gli allunga cento euro. Quello lo guarda stranito. Lascia un Paese decadente ed egoista, governato da idioti.
Il treno varca la frontiera. Ora dal finestrino si alternano ville e giardini fioriti.
Finalmente un viaggio senza bagagli, come ha sempre sognato.
Scendendo inciampa sul predellino e si ferma l’ attimo prima di battere la testa su un palo di ghisa. Sorride al pensiero della beffa di una morte gratuita mentre ne sta comprando una.
La clinica è una villa antica immersa nel verde, il taxi si ferma alla fine del vialetto. Il suo amico gli va incontro, sa che non vuole perdere tempo, che detesta i cambi di programma.
Si spoglia, infila un camice verde. La camera è come la immaginava, non sembra una stanza d’ospedale o l’anticamera del buio. Si sdraia e attende. Arriva l’amico. Con lui c’è un’infermiera giovane, che trascina un carrello di aghi e di flebo. Ne prende una, gliela infila nel braccio che nel frattempo Eugenio ha diligentemente scoperto. Sta guardando in faccia la morte, ma non è un teschio coperto di nero con una roncola in mano. Ha la faccia pulita di una sconosciuta, il volto disteso dell’ amico. Vorrebbe dire una frase adatta all’occasione: si tratta pur sempre di un congedo dal mondo!
Non gli viene in mente nulla. Prima di chiudere gli occhi, guarda Maurizio: “Grazie di tutto”.
E’ l’unica cosa che sa dire.

                                                                                                         



* Il racconto è stato ispirato dalla volontaria scomparsa di Lucio Magri, mito della mia gioventù, anche se i contenuti sono del tutto fantasiosi. 


domenica 9 febbraio 2014

PORRE L'UNITÀ COME VALORE CENTRALE di Giandiego Marigo



PORRE L'UNITÀ COME VALORE CENTRALE
di Giandiego Marigo




Non solo questo, è ovvio, per la nascita di una reale AreA di Progresso e Civiltà, ma sicuramente la strada per farlo passa da questa decisione. 
Oggi con Tsipras diventa di “moda” persino per quegli stessi che ci hanno consegnato...a noi ed alla storia, una sinistra italiana frantumata e divisa o peggio asservita al peggior partito neo-democristiano d'Europa. 
Ci piace Alexis Tsipras e lo appoggeremo con convinzione, ma non ne faremo, per il rispetto che abbiamo di lui, una sacra icona, cosa che gli intellettuali del nulla che confondono il marketing con la politica stanno già tentando di fare. 
Tsipras è un'occasione, non vi è alcun dubbio su questo, piuttosto importante, ma è anche una brava persona … degna del massimo rispetto, non un ninnolo da esibire quasi fosse un successo personale di un gruppo di intellettuali avvezzo a cavalcare ogni stagione. 
Tsipras è soprattutto “lavoro politico quotidiano” una paziente tessitura che ha prodotto Syriza e la sua proposta. 
Noi crediamo che sia “la strada” la cosa più importante, noi crediamo che al di là dell'uomo sia la sua esperienza quella che dovremo e vorremo conservare. 
Percorrere la via maestra dell'unità, farne teoria e non solamente pretesto o strumento accattivante per l'elettorato. 
Saremo  vigili su questa frontiera...perchè vi conosciamo, sinceramente, sin troppo bene e sappiamo che foste voi coni vostri protagonismi, con le vostre stagionali teorie, i vostri personalissimi orticelli a portarci sin qui … non lo dimentichiamo, anche se a voi converrebbe, per potervi travestire per una nuova interpretazione. 
QUESTA NON SARÀ LA VOSTRA STAGIONE … lo ribadiamo! 
Il nostro impegno è perchè questo sia un inizio...un passo, al quale ne seguiranno altri che passeranno attraverso di voi sulle vostre ammuffite segreterie, sui vostri gruppetti, sulle vostre piccole lobbies creatrici di opinione, sui vostri giornali ed i vostri articoletti di fondo , che vi nutrono con tanta dovizia, sulle vostre rendite di posizione, sui vostri dictat da protagonisti assoluti. 
Pensateci, mentre esibite Tsipras come fosse un trofeo... questo è davvero l'inizio di una nuova stagione … che parlerà , certamente, anche di voi, ma forse non proprio come desidereste.


sabato 8 febbraio 2014

SUPPLY SIDE ECONOMICS di Fausto Rinaldi





SUPPLY SIDE ECONOMICS
di Fausto Rinaldi


Commissione Europea e istituzioni finanziarie europee, in ottemperanza ad uno dei dogmi più rispettati della “ratio” neoliberista, quello della “Supply Side Economics” -  cioè di iniziative governative intese unicamente a determinare uno  stimolo dell'economia dal lato dell’offerta - , stanno promuovendo unicamente iniziative che spingano ad un abbassamento dei fattori di costo della produzione.

Questa impostazione – tra l’altro, coerente con i principi del pareggio di bilancio – prevede che lo Stato intervenga agendo sui fattori che influenzano la competitività dell’offerta (ricerca e sviluppo, infrastrutture strategiche, istruzione e formazione, reti Ict ed energetico/ambientali) e relativi effetti sulla produttività,  
nell ipotesi che vi soggiace e, cioè, che lo shock di produttività comporti effetti di sostituzione (aumento delle quantità acquistate a seguito della diminuzione del prezzo del bene) e di reddito (i prodotti costano meno e, pertanto, aumenta il reddito relativo) capace di far crescere l’economia e, quindi, domanda e occupazione.
Il supporto scientifico all’approccio neoliberista dell’economia europea viene dato dai moderni schemi della teoria neoclassica,  forniti da Lucas e Sargent nella Nuova Macroeconomia Classica (una scuola macroeconomica, sorta negli anni ’70 del secolo scorso, che costruisce la propria analisi unicamente sulla base di modelli neoclassici, in opposizione alla teoria keynesiana), e perfettamente coerenti con le teorie del “Real Business Cycle” – emerse negli anni ’80 come applicazioni della NMC e della cosiddetta “critica di Lucas ai modelli macroeconomici utilizzati dalla programmazione economica keynesiana”. Questi modelli, oltre ad aver dato origine a una classe di metodi statistici di previsione (anche legati alla matematizzazione della disciplina economica), intendono affermare che le fluttuazioni del ciclo dipendono da shock esogeni, cioè, da perturbazioni esterne al ciclo economico (in base alle loro teorizzazioni, tendente all’equilibrio naturale), relative al lato dell’ offerta e che comportano, quindi, una risposta efficiente da parte di agenti considerati razionali e dotati di tutte le informazioni necessarie; quindi, sono attese decisioni produttive, di consumo, di investimento o di risparmio in grado di generare una fluttuazione del ciclo economico.

In sostanza, la fase recessiva attuale rappresenterebbe una risposta efficiente ad uno shock esterno al ciclo e che influenza negativamente la competitività
Ecco svelato il modello al quale Merkel, Barroso, Monti e accoliti (istituzioni economiche europee, FMI, mainstream mediatico) fanno riferimento: la recessione è un meccanismo di aggiustamento – una sorta di risposta immunitaria -  che il sistema economico mette in atto per rispondere a una perturbazione proveniente dall’ esterno. Questa perturbazione esogena è stata lo scoppio della bolla immobiliare e finanziaria statunitense legata ai mutui “sub-prime”, e ha generato ripercussioni sul credito e sulla struttura dei tassi di interesse. Questo ha prodotto, inteso come risposta razionale da parte degli agenti economici, una contrazione degli investimenti, che ha generato una riduzione dell’ attività produttiva, con effetti negativi sull’ occupazione e sulla domanda. Quindi, le teorie del “Real Business Cycle” non escludono interventi da parte dello Stato; la discriminante è che queste non intervengano a favorire la “domanda”, bensì, si dispieghino a migliorare le condizioni di effettivo esercizio della libera concorrenza, intervenendo su quei fattori che permettano di assorbire gli effetti negativi indotti dallo shock esogeno.
Una delle condizioni ritenute preliminari per riassorbire lo shock esogeno (e sul cui perseguimento paiono essere particolarmente agguerriti i vertici UE), è quella relativa al miglioramento del rapporto tra efficienza produttiva e costo del lavoro. Questo obiettivo richiede tutto quell’insieme di iniziative che hanno caratterizzato le manovre economiche dei Paesi del sud economico europeo: smantellamento dei diritti acquisiti dai lavoratori, precarizzazione dei posti di lavoro, predazione degli accantonamenti pensionistici, distruzione dei sistemi di "welfare", etc.. Sono evidenti i caratteri profondamente “classisti” di queste operazioni che, richieste sulla base del rientro dal debito onde far tornare appetibili i titoli di Stato da parte della speculazione internazionale, fondano le loro ragioni su menzogne tanto grandi quanto spregevoli. Queste logiche producono inenarrabili sofferenze al corpo sociale delle nazioni cui sono applicate.
Abbattimento del costo del lavoro e della sua capacità rivendicativa, aumento della ricattabilità dei lavoratori e della precarizzazione degli impieghi da un lato e, dall’altro, la volontà di riassorbire gli effetti dello shock sul sistema creditizio, sono le istanze fondamentali sulle quali verte l'architettura della pianificazione economica dell’ Unione Europea.
Le autorità economiche europee hanno, in più occasioni e con manovre inequivocabili, manifestato la volontà di procedere a un risanamento degli effetti della crisi per mezzo di interventi statali volti a sanare gli effetti dell’ esplosione della bolla dei “subprime”. Questa strategia ha permesso di assolvere ad una doppia funzione: da un lato, mettendo in atto una serie di garanzie e tutele nei confronti degli istituti di credito carichi di crediti inesigibili (“titoli spazzatura”), quali l’apertura di fondi di garanzia sui depositi, l’acquisto dei titoli tossici, la temporanea nazionalizzazione, a prezzi "politici", degli istituti falliti, etc., mentre, dall’altro, produrre un incremento grave dell’ entità dei debiti pubblici, elemento sul quale, in base ai trattati costitutivi della UE, far vertere la necessità di un risanamento che obbligasse i governi locali a mettere in atto le terapie neoliberiste suggerite dalla “troika” e pericolosamente simili ai famigerati piani di Aggiustamento Strutturale, strumento con il quale il Primo mondo si è incaricato di dare corpo, nel Dopoguerra, ad una sorta di ricolonizzazione a sfondo economico dei Paesi del sud del mondo. Con grande gioia delle élites finanziarie, adesso anche l’ Europa ha un proprio sud economico: è costituito da un insieme di Paesi (i PIIGS) che si candida a diventare una periferia manifatturiera, ma con caratteristiche particolarmente appetibili: una professionalità alta, capace di produrre merci ad alti livelli qualitativi; inoltre, una dislocazione geografica vicina alle necessità di un nuovo Primo mondo consumatore. Quindi non siamo lontani dalle logiche di competizione-predazione che gli Stati capitalisti, da sempre, improntano con base dei rapporti internazionali.
Le autorità economiche europee, come detto, preoccupate per la stabilità del sistema creditizio hanno varato manovre di “quantitative easing” (creazione di denaro “fiat” da immettere nel circuito bancario a tassi di favore), come quella del 2011 da parte della BCE, che non hanno prodotto effetti anticiclici nell’ economia reale (e così come non produrrà effetti l’ attuale, limitato acquisto di titoli a breve termine e sul mercato secondario da parte della BCE) perché le banche hanno preferito utilizzare questi capitali per lanciarsi in attività speculative nei confronti dei debiti sovrani di quelle nazioni, entrate nel collimatore degli strali neoliberisti della UE, il cui “spread” era salito a livelli siderali.
Queste manovre, prodotte a favore degli istituti di credito da autorità politiche per la grande maggioranza popolate da metaboliti di quello stesso mondo bancario (in una apoteosi conclamatoria della “teoria delle porte girevoli”), non hanno altra funzione se non quella di tenere in piedi un sistema creditizio, il cui equilibrio è stato gravemente compromesso da comportamenti assai colpevoli da parte delle istituzioni finanziarie. 
Come si diceva,  questi tentativi sono esclusivamente legati alla volontà di rianimare il sistema bancario e non di rilanciare la crescita: infatti, i mercati europei si ritrovano in una condizione simile alla “trappola della liquidità” (un insieme di sfiducia e aspettative negative che, nonostante denaro a buon mercato, conduce a meccaniche recessive), cioè, le iniezioni di liquidità nel sistema bancario non producono modificazioni nei comportamenti di concessione del credito da parte delle banche, troppo preoccupate per i propri assetti finanziari e patrimoniali e con l’ inestinguibile tendenza a utilizzare i capitali entranti per risollevare sorti e destini di AD e C.d.A.. Inoltre, lo stato di depressione economica prodotto dalle iniziative di austerità non induce le imprese a contrarre prestiti (comunque, gravati da uno “spread” “ad usum sistema bancario” che finisce per strangolare l’ economia nel suo insieme).
Si noti, in subordine, come ogni iniziativa economica passi attraverso il circuito privato delle banche, e accordata in relazione alle congiunture legate allo stato patrimoniale di queste entità private: questa è un’ altra conseguenza dell’ esautorazione degli Stati dalla determinazione delle politiche economiche nazionali.
Come visto, i modelli del “Real Business Cycle” proibiscono tassativamente il ricorso a metodi di incentivazione della “domanda”, cioè, ad incentivare i consumi: questo perché il riaggiustamento del ciclo dopo lo shock esogeno dipende dai meccanismi di prezzo e di salario sui quali una politica di sostegno ai redditi e ai consumi provocherebbe effetti perturbativi sulle aspettative degli operatori.
Stante che l’ attuale crisi del capitalismo planetario sia  una crisi “sovrapproduttiva” (indipendentemente dal fatto che questa origini dai primi anni ’70 oppure come conseguenza della grande bolla dei “sub-prime”) e che si vogliano riconoscere come validi e attendibili i meccanismi propri del capitalismo occidentale, una possibile soluzione potrebbe essere quella di far rientrare all’ interno del  ciclo della domanda aggregata – e quindi del consumo – tutta quella parte di popolazione che ne è stata espulsa nel corso degli ultimi anni; quindi, una risoluzione “keynesiana” ottenuta attraverso l’ incremento delle capacità di spesa della popolazione (e con le relative conseguenze sull’inflazione, il cui automatico aumento, secondo molti economisti, non sarebbe un male per l’economia).
Inutile dire che questa strada non verrà mai intrapresa da una Unione Europea guidata da nazioni come Germania, Francia e Paesi del Nord sempre più motivati a sfruttare convenientemente il loro ruolo egemonico intraeuropeo. La resa che le classi politiche europee hanno opposto ai modelli liberisti è stata pressoché totale; per cui, ci si deve aspettare che le politiche intraprese ( e rese estreme, a seguito dell’ approvazione del “Fiscal Compact”) verranno perseguite anche negli anni a venire, producendo una fatale “terzomondizzazione” delle economie deboli del sud europeo.
In ultimo, per quanto bisognerà attendere che gli equilibri e le ragioni proprie del sistema di accumulazione capitalistico siano superati da una concezione dell' economia non "produttivistica" (basata, cioè, sui "valori 
d'uso"); intelligentemente pianificata, allo scopo di ridurre gli esiziali danni ambientali prodotti dalla dannata "mano invisibile"; orientata al soddisfacimento di necessità reali, e non inoculate da pervasive campagne pubblicitarie e culturali?
A quando l' approdo ad una concezione dell' economia come di una scienza votata al raggiungimento di un benessere distribuito, e non come  gendarme al soldo di oligarchie planetarie?
Nel panorama attuale, stante l' incontrastato dominio dei dogmi neoliberisti, non si vede come si possa giungere ad invertire questa tendenza.
A queste derive le sinistre europee hanno risposto allineandosi alle interpretazioni consegnate alle moltitudini dalle élites economiche globali: un arretramento grave delle classi popolari, alle quali non resta che l’estrema risorsa della sollevazione per non vedere il proprio destino, e quello delle generazioni future, consumato ed estinto dalle volontà di potere assoluto manifestato dalle classi dominanti.


venerdì 7 febbraio 2014

NELLE ELEZIONI EUROPEE PER UNA LISTA DI SINISTRA ALTERNATIVA PER UNA CAMPAGNA DI MASSA CONTRO LE POLITICHE DELL’AUSTERITÀ







NELLE ELEZIONI EUROPEE PER UNA LISTA DI SINISTRA ALTERNATIVA PER UNA CAMPAGNA DI MASSA CONTRO LE POLITICHE DELL’AUSTERITÀ


ESECUTIVO NAZIONALE - SINISTRA ANTICAPITALISTA

La scadenza delle elezioni europee costituisce una verifica cruciale di quanto sta avvenendo nel continente europeo dopo anni di crisi e di violente politiche austerità, degli effetti politici prodotti dalla crisi sociale e delle sue ripercussioni sui livelli di coscienza sulle classi lavoratrici e popolari.
Sarebbe negativo che in questo appuntamento elettorale si confrontassero solo, da una parte, le opzioni delle classi dominanti che vogliono consolidare i contenuti economici e politici neoliberisti e antipopolari espressi nei trattati europei e che hanno il sostegno della forze della “sinistra moderata” che si limitano a modeste richieste sociali da inserire in questo quadro capitalistico dato, e dall’altra le posizioni che, in diverse forme, ripropongono un ripiegamento sul vecchio modello nazionale, del tutto coerente con l’ispirazione reazionaria di alcune delle forze che sostengono questa opzione e su cui puntano a costruire la loro egemonia le organizzazioni fasciste e di estrema destra.
Esistono anche correnti di sinistra che propongono erroneamente una soluzione nel ripiegamento nazionale; si illudono sulla possibilità di riproporre politiche espansive e neokeynesiane in un quadro più ristretto e sulla possibilità di accordo con settori della borghesia “nazionale” per riconquistare le posizioni perdute. Questa opzione punta alla impossibile salvezza del proprio proletariato “nazionale” e impedisce obiettivamente ogni azione di unità e di convergenza tra le classi lavoratrici dei vari paesi del continente.

giovedì 6 febbraio 2014

INTERVISTA A MICAELA QUINTAVALLE di Cambia-menti M410 (ATAC ROMA)





INTERVISTA A MICAELA QUINTAVALLE 
di Cambia-menti M410 
(ATAC ROMA)

a cura di Maurizio Zaffarano




Buongiorno Micaela
Anzitutto grazie per la disponibilità e l’attenzione.

(M.Z.) Una premessa. Da persona che vive a Roma e da utente dei mezzi pubblici della Capitale ho avuto modo di conoscere ed apprezzare il tuo impegno per l'ATAC. Da comune cittadino che osserva e cerca di comprendere i fenomeni politici e sociali non si può non restare colpiti dalla tua immagine pubblica: una studentessa-lavoratrice un po' particolare che mette insieme il corso di laurea in medicina con un mestiere non esattamente rilassante come la guida degli autobus, il tuo essere e sentirti parte del popolo nel senso migliore del termine, il rifiuto di partecipare al Grande Fratello e della promozione e del cambio di mansione offerti dall'azienda per restare fedele all’impegno che hai preso nei confronti dei tuoi colleghi, il tuo modo 'femminile' di interpretare l'attività sindacale che non è imitazione e adeguamento alle abitudini maschili ma il saper unire leggerezza e tenacia, razionalità e sensibilità.

Insieme ai tuoi colleghi tranvieri romani hai fondato un’associazione sindacale (Cambia-Menti M410) non sentendovi più rappresentati dai sindacati nazionali CGIL-CISL-UIL-UGL. Cosa chiedete? Quanti consensi avete raccolto tra i lavoratori dell'ATAC? Che importanza ha nel vostro sindacato la componente del supporto e della tutela legale ad opera di uno specifico staff di esperti?

(Micaela Quintavalle) 

Si, il 3 gennaio 2014 è ufficialmente nata Cambia-menti M410 associazione sindacale che si propone di permettere nuovamente al lavoratore di poter realizzare i propri bisogni, le proprie esigenze e soprattutto di poter ritrovare la propria dignità calpestata sia dall'azienda che dai sindacati che con i loro accordi e silenzi / assensi hanno ridotto l'autoferrotranviere ad una condizione mai conosciuta prima. Non abbiamo la più pallida idea di quanti siano i consensi, abbiamo appena cominciato con le adesioni. Di sicuro molti sono i simpatizzanti, mentre alcuni si sono allontanati quando per volontà della maggioranza abbiamo virato verso la direzione del sindacato e non dell'associazione. Io personalmente votai no al sindacato. Ma i lavoratori e i delegati delle altre città d'Italia durante l'assemblea del 16 dicembre mi fecero notare che il nostro movimento sarebbe stato inutile se avessimo lasciato la rappresentanza alle sigle. I nostri avvocati rivestono una importanza fondamentale nel nostro sindacato. In questa azienda vige l'illegalità (congedi e ferie non concessi, mobbing se ti rifiuti di non rispettare il codice della strada, permessi per studenti lavoratori... ecc.ecc.) quindi i legali avranno il difficilissimo compito di far rispettare all'azienda le leggi e le norme del codice civile, del codice penale e del codice della strada nella tutela assoluta dei lavoratori.

BREVIARIO CAPITALISTICO di Fausto Rinaldi




BREVIARIO CAPITALISTICO 
di Fausto Rinaldi


Nella definizione di Werner Sombart, il capitalismo è "un'organizzazione economica di scambio, in cui collaborano, uniti dal mercato, due gruppi diversi della popolazione, i proprietari dei mezzi di produzione (...) ed i lavoratori nullatenenti, e che è dominata dal principio del profitto e del razionalismo economico".
Secondo Max Weber "il capitalismo si identifica con l’aspirazione al guadagno nell’impresa capitalistica razionale e continuativa, e ad un guadagno sempre rinnovato, ossia alla redditività.
Il capitalismo è un sistema economico in cui la produzione di beni e servizi viene prevalentemente svolta da imprese private, le quali scambiano questi beni e servizi sulla base di un sistema di prezzi che si forma (almeno in base alla teoria) liberamente sul mercato, in ragione del rapporto esistente tra domanda e offerta. Nel modo di produzione capitalistico, il mercato è al centro degli equilibri di sistema (pur non rappresentandone la condizione ultima: quindi, necessaria ma non sufficiente); gli scambi sono regolati dalla legge della domanda e dell’offerta; i fattori di produzione (compresa la forza lavoro) sono pagati in moneta, la quale diventa un elemento fondamentale per il funzionamento dell’economia capitalistica e per il relativo calcolo razionale di costi e ricavi (la ratio contabile).

mercoledì 5 febbraio 2014

ALMENO DOPO NON CHIEDETEVI PERCHÈ di Marigo Giandiego




ALMENO DOPO NON CHIEDETEVI PERCHÈ
di Marigo Giandiego

Cari politici,
di questa Repubblica fondata sull'istigazione al suicidio.

Voi indifferenti, voi che 5000 euro-mese di pensione dorata non vi bastano, voi che osteggiate, addirittura con considerazioni morali il reddito di cittadinanza o meglio la garanzia d'un lavoro, voi che nemmeno considererete questa mia.
Non voglio pietire, vi racconto questa storia con l'unico intento di testimoniare, una sorta di filo rosso con due post che ho fatto qualche anno fa, sempre partendo dalla mia situazione. Spedendo addirittura una lettera al Presidente (sempre Napolitano da decisamente troppo tempo)
Certo, qualche anno fa faceva notizia ed ebbi un minimo di attenzione, almeno da quelli che mi stavano intorno, oggi forse verrò liquidato con l'indifferenza per una storia di tutti i giorni, persino un po' banale.

La crisi morde … la crisi uccide!
Ho molto tentennato prima di scrivere questo post, resto convinto che esso rischi di finire nel calderone dei drammi quotidiani. Per apparire unicamente un'opera , forse benfatta, di vittimismo.
Oggi mi è stato bloccato da Equitalia il libretto di risparmio, quello su cui ricevo l'unico sosterntamento della mia famiglia, 270 euro mensili (invalidità all'80%, solo assegno, niente pensione per non avere negli anni precedenti all'invalidità 56 settimane come dipendente, lavoravo, disperatamente, dopo la chiusura forzata, con debiti, della mia piccola azienda artigiana, in una cooperativa logistica...che beffa, marcata CISL e Compagnia delle Opere). Essi non hanno bloccato l'assegno, impignorabile, ma il libretto che lo conteneva, impedendomi di ritirare la mia misera mensilità. Vi sono, spero, dei rimedi per le prossime emissioni del suddetto assegno, ma questo mese è perduto.
Questo mese si vive d'aria e di pietà altrui.
Sono disoccupato da 10 anni, ovviamente anche con le strutture di supporto e di aiuto non si riesce a ricavare, grazie ad una legge sulla collocazione degli invalidi sempre più elastica ed ipotetica, alcuna occupazione per me 59enne, invalido. In una società che scaccia i suoi giovani costringendoli all'emigrazione, che condanna all'isolamento ed alla povertà i suoi 45-50enni, validi, espulsi a vario tritolo dal mondo del lavoro, che rinvia la possibilità di pensionarsi trattando l'argomento come fosse una piaga ed una presa in giro costante, un miraggio morganatico che s'allontana con l'aumentare dell'età. Una classe politica vergognosa che salva se stessa in ogni frangente, che ha riguardo solo per i propri privilegi, ma è disposta a recedere da qualsiasi “diritto” non la riguardi direttamente.
Un popolo senza difensori … senza rappresentanza, senza voce e senza ascolto.
Anche chi sostiene di rappresentarlo, a volte persino in modo decisamente eccessivo e chiassoso, poi si perde nella propria auto-ammirazione vanesia e narcisistica … che non conclude nulla, ma rimira se stessa autocompiacendosi.
Non chiedetevi quindi perché la gente si uccide, perché la disperazione , a volte, vinca anche sulle buone ragioni. Non usate questa stessa disperazione a vostro consumo... a vostra utilità. Voi ne parlate ma non potete capire cosa voglia, veramente, dire vedere chiudersi davanti agli occhi ogni speranza ed essere consapevoli che ogni solidarietà di circostanza passerà... che le parole di saggezza scorreranno mentre la disperazione resterà lì, immutabile … corrodendovi la vita e l'anima. chi si uccide ha paura di questo, ma cosa potete saperne voi di questa paura? Nemmeno vi interessa
Non chiedetevi perché … siete voi, con la vostra indifferenza, con la vostra legge diseguale, con il vostro “Mondo Perfetto” a crearne le condizioni.
Non chiedetevi perché … è il vostro modello, è il perbenismo della pietà indifferente è il vostro mondo questo? Oppure no?
Un mondo in cui tutto e permesso, a patto d'essere nati dalla parte giusta, d'aver frequentato le giuste scuole e le giuste compagnie.
Un mondo che giudica la povertà come malattia che, in realtà, la teme e la allontana … quasi fosse una contagiosissima scabbia.
È il vostro mondo questo, non è mai stato il mio … nemmeno nei giorni in cui sono riuscito a sopravviverci dentro … persino con qualche successo.
Ed è la stanchezza, l'amica di questi anni ed è mia moglie l'unica vera compagna di questa vita.

Questo mese io ce la farò, spero, nonostante tutto, ma il mio ribrezzo nei confronti di questo mondo perbenista e bacchettone non potrà che aumentare. Non chiedevi perché … abbiate il pudore di non rilasciare dichiarazioni, di non partecipare ai funerali … dimenticateci, esattamente come avete fatto sin qui! Questo è quello che voi volete in realtà … perdere gli ultimi … diminuire, sfoltendolo, il fronte dei bisognosi.
Si chiama depopolazione ed è la vostra idea di sostenibilità.



martedì 4 febbraio 2014

SQUADRISTI, FURBERIE E (LE SOLITE) MELINE POLITICHE di Norberto Fragiacomo



Avvertenza per i militanti severi di gucciniana memoria: quello che state per leggere è un pezzo “di colore”, incentrato su fatti e sceneggiate che attengono alla sovrastruttura, e nello specifico a quell’enclave un po’ avulsa dalla realtà (e con limitata influenza su quest’ultima) che convenzionalmente viene definita “politica italiana”. Solita commedia dell’arte, insomma, malgrado le pose tragiche esibite, per qualche giorno, dalle maschere più in vista (il Sovrano ammonitore, la Presidentessa vilipesa, il decisionista fiorentino, i fanti-cantori piddini).

Mercoledì sera arriva trafelato alla Camera, a passo di corsa, il c.d. decreto IMU. Si tratta di scongiurare il pagamento della seconda rata dell’imposta sulla prima casa per il 2013, ma non solo: viene rivalutato (e non di un’inezia: da 156 mila a 7,5 miliardi di euro!) il capitale di Bankitalia che, com’è noto, è di proprietà degli istituti bancari nazionali. Un regalo alle banche? Indirettamente sì, e – visto l’importo – più un dono di nozze che un presente. Per impedire l’ostruzionismo del M5Stelle contro il cadeau (sulla soppressione della rata i “grillini” sono invece d’accordo), che rischia di far decadere il decreto, la presidente Boldrini attua un colpo di mano, anzi di ghigliottina: dibattito ucciso in fasce, conversione in legge d’imperio dell’intero provvedimento. I pentastellati non ci stanno e, in segno di protesta, occupano pacificamente i banchi del governo e della presidenza. Violenza? Sì, ai loro danni: un questore alto e massiccio percuote sul volto una deputata grillina bassa la metà di lui.

lunedì 3 febbraio 2014

SAN GIORGIO E IL DRAGO di Fausto Rinaldi




SAN GIORGIO E IL DRAGO 
di Fausto Rinaldi


Attualmente, quella a cui stiamo assistendo è una profonda trasmutazione degli equilibri tra la dimensione politico-sociale dello Stato – ancora rigidamente vincolata a caratteri territoriali, normativi e culturali tipici di una nazione -  e quella economico-finanziaria dei capitali liberati grazie ai precetti neoliberisti – non legati a vincoli di alcun genere e liberi di raggiungere le aree di maggiore redditività.
L’abbandono del controllo dei movimenti di capitale è la chiave per interpretare l’ attuale situazione di subordinazione della politica degli Stati rispetto agli interessi economici di lobbies finanziarie sovranazionali.
L’unico problema affrontato a livello politico è come fare accettare alla collettività questo processo di spoliazione democratica, presentandolo sotto prospettive che possano far sorbire l’ amaro calice delle politiche di "austerity", giustificando queste pratiche in ragione della loro indiscutibile necessità e della loro indifferibilità.

sabato 1 febbraio 2014

UN GROTTESCO MINUETTO di Giandiego Marigo




UN GROTTESCO MINUETTO
di Giandiego Marigo



Si fa sempre più forte in me la sensazione d'un grottesco minuetto, dì un balletto in cui il popolo è l'oggetto del contendere, la vittima di una orrenda manipolazione.
Da una parte un potere elitario e crudele che ha “corrotto e comperato” la classe politica europea e nazionale, per ovvia conseguenza, sino ai risvolti più vergognosi, senza alcun riguardo per le bandiere ed i colori delle divise.
Dall'altra il blaterio e l'urlo di una opposizione pochissimo chiara, composita, indeterminata, interclassista, confusa e torbida, che fa dell'urlo e dell'insulto il suo linguaggio, che privilegia l'apparenza alla sostanza.
Entrambe le fazioni non sono composte da ignoranti schiavi delle proprie pulsioni, entrambe anzi affidate ad esperti della comunicazione, della manipolazione mediatica … entrambe ampiamente “organizzate” in senso comunicativo...ed allora ci si chiede perché la ricorrenza di “equivoci, fraintendimenti, di un uso strumentale e finalizzato”.
Un Balletto, persino un poco macabro, che si muove, però, solo sulla superficie, che distrae parlando anche con toni ieratici e vagamente profetici solo della buccia di ogni questione in gioco, sino a ridurre ogni cosa ad sterile inutile scontro, ottimo per l'apparenza ma inutile per il cambiamento, ben farcito di insulti e di “dichiarazioni di principio”.
Da una parte e dall'altra però la finalità mi appare la medesima … distrarre, sviare, procrastinare la ribellione possibile, ipnotizzare.

martedì 28 gennaio 2014

E. LOUKAS (DIMAR): NON SI PUO’ GOVERNARE UN PAESE IN CRISI SENZA UNA GRANDE ALLEANZA POLITICA E SOCIALE (intervista di Norberto Fragiacomo)




E. LOUKAS (DIMAR): NON SI PUO’ GOVERNARE UN PAESE IN CRISI SENZA UNA GRANDE ALLEANZA POLITICA E SOCIALE
Il membro greco-triestino del Comitato centrale di Sinistra Democratica auspica, per la Grecia, un governo di cambiamento con SYRIZA, che dovrà però abbandonare le proprie “posizioni populiste”
di
Norberto Fragiacomo


Incontro l’ingegner Efstathios “Stathis” Loukas al Caffè S. Marco, storico luogo di ritrovo di artisti e letterati triestini (Claudio Magris ha combattuto un’appassionata battaglia per scongiurarne la chiusura). Tutto, in questo locale, richiama la Trieste cosmopolita di cent’anni fa: le decorazioni art noveau, la compostezza degli avventori, la presenza, tra loro, di un rabbino e di un regista greco che, accompagnato dallo sceneggiatore, illustra la sua ultima opera, presentata proprio in questi giorni al Trieste Film Festival. Qui dentro, insomma, si respira un’aria vivace, multiculturale; fuori la strada intona la monotona canzone d’un presente gramo. E proprio di attualità – e più precisamente di quanto sta avvenendo in Grecia – parliamo Stathis ed io, davanti ad un caffè nero e ad un tè.
Gli chiedo di presentarsi ai lettori, ma lui mi precede, consegnandomi un foglio word che contiene, oltre ai dati fondamentali, una sua analisi della situazione politica ellenica: vengo così a sapere che dal ’72 al ’74 è stato segretario della Federazione italiana del Partito Comunista Greco dell’interno (nato da una scissione del KKE e molto vicino al PCI italiano); nel frattempo dirigeva la rivista “Quaderni della Resistenza Greca”. Di particolare rilievo è il conferimento della medaglia al valor civile per la Resistenza contro la dittatura dei colonnelli. Di altri fatti ero già al corrente: dopo la laurea all’Università di Bologna, Loukas, già sposato con un’italiana, si è stabilito a Trieste; dal 2011 fa parte del Comitato centrale di DIMAR/Sinistra Democratica, una formazione politica che, dopo aver contribuito a dar vita al gabinetto Samaras (2012), ne è uscita la scorsa estate per incomponibili divergenze (sabotaggio della Nuova Legge Antirazzista da parte di Samaras e suo colpo di mano con la chiusura della RadioTV). Precisa, a voce, che “un compromesso non può reggersi con radici unidirezionali”, ed aggiunge di essere “esponente di una corrente di pensiero che all’ultimo congresso del partito, a metà dicembre, ha ottenuto il 25% dei voti in seno al Comitato centrale – 26 su 111 – per uno spostamento più a sinistra, nella prospettiva di un’alleanza con SYRIZA per un governo di cambiamento.”

lunedì 27 gennaio 2014

Convegno di Chianciano: seconda parte dell'intervento di Norberto Fragiacomo

27 Gennaio . Giornata della Memoria !

UNA QUESTIONE DI "SOSTANZA" di Giandiego Marigo



UNA QUESTIONE DI "SOSTANZA"
di  Giandiego Marigo




C'è una questione di sostanza di cui, sembra, nessuno voglia parlare. 
Al di là ed al di sopra delle valutazioni e dei punti di vista, squisitamente elettoralistici e strumentali. Ed è lo stato, reale, di questo paese e del mondo. Il suo asservimento culturale al modello imposto dal sistema ... dal mercato, a condizioni, che vengono, secondo me a torto, definite “oggettive”.
Faccio un esempio di quanto e di come  ci siamo persi.

La montatura mediatica nei confronti di un'area del paese è oggettiva, innegabile è come per le scie chimiche in cielo una cosa che basterebbe “guardare” e salterebbe immediatamente agli occhi.
Però come per il fenomeno citato essa viene negata, distorcendo persino l'evidenza, con una certa qual violenza e decisione, addirittura da chi ha fatto, a parole, dell'oggettività e dell'indipendenza il proprio cavallo di battaglia. Il che, per rimanere in tema equino lo trasforma in un bellissimo e efficiente Cavallo di Troia...in una trappola.
Sempre di più la tattica del “consenso estorto” dell'inganno da marketing, della pubblicità che non racconta esattamente la verità, ma nemmeno è del tutto una menzogna, viene adottato nella “normale comunicazione” distorcendola in modo pericolosamente ipnotico e persuasivo.
La comunicazione diviene manipolazione senza che chi la fa e chi la subisce, faccia nemmeno finta di di essersene accorto, ma se il secondo subisce , appunto, il primo per contro “pensa, progetta, pianifica” un intervento che è basato sulla distorsione sistematica, finalizzata e strumentale di ogni possibile informazione a fini persuasivi...e questo è terribile. Per chi riesca ancora a pensarlo.

domenica 26 gennaio 2014

LA SITUAZIONE E LA SOLUZIONE di Giandiego Marigo




LA SITUAZIONE E LA SOLUZIONE 
di Giandiego Marigo


 Per come sta evolvendo la situazione in questo paese ed in quell'AreA che un tempo definimmo “Sinistra Radicale” potremmo, tranquillamente ma tragicamente, arrivare all'assurdo di avere più di una lista in appoggio a Tsipras. Vi sono numerose iniziative in campo a questo proposito, ma ancora non si vede un tessuto che le interconnetta ed ancor meno ci appare evidente una volontà reale a farlo. Oggi anche SeL nel suo congresso prende questa strada … ne siamo felici è un'ottima cosa, ma esiste ancora, intatto, un rischio oggettivo, che deriva da una sorta di “incomunicabilità piena di livori e vecchi conti da sistemare” eredità indesiderata ed ingombrante dalle troppo numerose ed inutili divisioni di questi anni (Se lo lascino dire leader più o meno carismatici, segretari più o meno di maggioranza, intellettuali più o meno conseguenti e ben remunerati).
Questa incapacità di essere “sinistra” è il male che Tsipras e L'idea di Syriza, potrebbero curare, questa è la ragione principale per cui “SINISTRA UNITA – AreA di Progresso e Civiltà” esiste. Questo non deve avvenire, l'unificazione momentanea delle componenti dell'arcipelago deve, innanzi tutto, confluire in una sola lista e successivamente diventare un percorso di vera unità, una relazione stabile, un cammino condiviso verso un'Area di Progresso e Civiltà, che sappia parlare del “cambiamento" ad un mondo e ad un paese, in particolare, che ne ha tremendamente bisogno. Gli unici che possono riuscire a fare questo sono gli abitanti di questo arcipelago e la volontà che essi possono esprimere. Una Volontà che ponga la necessità/valore dell'unità al primo posto, che trovi le condizioni che la favoriscono, che sappia anteporre quel che ci accomuna quel che ci divide. E diciamolo! Tutti, noi, tutti voi siamo/siete portatori sani di questa volontà … esprimiamola, in ogni istanza, in ogni occasione, in ogni luogo …

UNA SOLA LISTA DELLA SINISTRA Unita PER TSIPRAS PRESIDENTE.

È solo un piccolo passo, un primissimo piccolo passo, ma ogni cammino inizia così e siamo tutti noi a poterlo fare iniziare.

È tanto difficile?




Intervento di Norberto Fragiacomo, Bandiera Rossa, al Convegno di Chianciano !

sabato 25 gennaio 2014

L'ALTRA LIBIA: QUELLO CHE I MEDIA NON HANNO MAI DETTO di Olga Tamburini.




L'ALTRA LIBIA: QUELLO CHE I MEDIA NON HANNO MAI DETTO

di Olga Tamburini.



La Banca centrale della Libia apparteneva alla Libia, a differenza della maggior parte di quelle del mondo occidentale. Era posseduta al 100% dallo Stato, senza la presenza di quote detenute da banche speculative o da azionisti privati. La Libia, esattamente come Iraq, Siria, Libano, Libia, Somalia, Sudan e Iran, non era membro della Banca dei Regolamenti Internazionali con sede in Svizzera, la banca centrale di tutte le banche centrali che aveva raccolto l’adesione di 56 Paesi. 

Negli ultimi anni prima della destituzione, Muammar Muhammad al-Gaddafi aveva minacciato l’espulsione delle compagnie petrolifere occidentali per favorire la totale nazionalizzazione del settore. Nella Libia del sanguinario dittatore ed oppressore delle masse, la casa era considerata un diritto umano imprescindibile e le giovani coppie venivano sovvenzionate con 60.000 dinari (pari a 50.000 dollari statunitensi) per l’acquisto del primo immobile. 

Secondo dati riportati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, tutt’altro che vicina a infatuazioni gheddafiane, l’apporto calorico procapite giornaliero era pari a 3144 chilocalorie e i tassi di mortalità infantile erano calati da 70 a 19 nascite su 100.000 nel 2009, mentre l’aspettativa di vita era passata da 61 a 74 anni nello stesso periodo. 

IL FALLIMENTO SOCIALE DEL CAPITALISMO di Fausto Rinaldi



IL FALLIMENTO SOCIALE DEL CAPITALISMO 
di Fausto Rinaldi




La crisi del 2007 ha sancito – anche per i più disattenti -  un clamoroso fallimento del mercato; meno evidente, ma ugualmente bruciante (almeno per la pletora di economisti neoliberisti “organici”, corifei del consolidato ordine borghese), quello della proprietà e produzione privata. 

Come ampiamente dimostrato in occasione di passate crisi sistemiche, il capitale, fiero osteggiatore dell’ intervento statale a tutela delle fasce più deboli della popolazione, torna a concepire un intervento dello Stato per soccorrere il sistema creditizio e industriale attraverso forme di finanziamento che possano “aggiustare” i danni prodotti dagli eccessi degli “spiriti animali” incarnati dagli imprenditori rampanti e, nel caso in questione, finiti con le chiappe a bagno. Quindi, ecco che si invocano interventi per ripianare i buchi di bilancio dell’ allegro sistema bancario, lanciatosi a capofitto nel vortice della finanza strutturata e riempitosi di titoli del tutto inesigibili; oppure, richiedere provvedimenti legislativi a sostegno della produzione, incentivi, sgravi, etc..: il più classico degli esempi di privatizzazione dei profitti e socializzazione delle perdite.

mercoledì 22 gennaio 2014

RISCHI IMMEDIATI E RISCHI PIU' LONTANI DI UNA CRISI IRRISOLTA di Riccardo Achilli


RISCHI IMMEDIATI E RISCHI PIU' LONTANI DI UNA CRISI IRRISOLTA 

di Riccardo Achilli


Più volte è stato evocato il rischio dell'esplosione di una nuova bolla finanziaria sui mercati, nel prossimo futuro di questa infinita crisi. E' del tutto evidente che le politiche economiche e monetarie messe in atto in questi anni sono state tutte quante mirate a ripristinare il captialismo finanziarizzato che ci ha messi nei guai. Di fatto, l'intero corpo delle politiche monetarie e sul mercato creditizio è stato mirato a ripulire i portafogli bancari dagli asset più tossici, a restituire liquidità che stava drammaticamente venendo meno (la massa di M3 nell'area-euro cresce del 3,9% fra 2011 e terzo trimestre 2013, M2, nel mercato monetario statunitense, cresce addirittura del 13,7% fra gennaio 2012 e dicembre 2013, grazie alle misure di espansione moentaria messe in piedi dalla Fed), a ripristinare credibilità delle banche sui mercati, anche tramite regolamenti molto più prudenziali del passato (Basilea 3) e nell'insieme a coprire il sistema bancario da un tracollo sistemico, anche tollerando una stretta creditizia senza precedenti (basti pensare che, nell'area-euro, il totale del credito è sceso del 2% fra 2009 e terzo trimestre del 2013).
Le stesse politiche di austerity dei bilanci pubblici nazionali e le famigerate "riforme strutturali" dei mercati nazionali del lavoro, dei sistemi formativi, del livello di intervento pubblico in economia, servono, da un lato, a ripristinare il valore delle quotazioni dei titoli del debito pubblico in pancia alle banche, riducendo il rollover risk e dolorose svalutazioni patrimoniali, e dall'altro, a ripristinare condizioni di ripresa, sia pur momentanea, del tasso di profitto generale, al fine di far ripartire la domanda di investimenti e di credito, oggi ancora languente, evitando che il valore azionario e finanziario superi di troppi multipli il valore reale sottostante di imprese e produzioni, facendo quindi ripartire la grande giostra dell'investimento finanziario. 

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