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giovedì 7 luglio 2011

RENATO CACCIOPPOLI - LA MATEMATICA E LA VITA di F. Mercurio


di Francesco Mercurio



Quando ho incrociato il materiale storico, biografico e scientifico che riguardava la figura e le opere di un grande matematico italiano, come fu il mio conterraneo Prof. Renato Caccioppoli, ne ho ricavato una sensazione non tanto di tristezza, di compianto, pensando alla tragica fase finale che concluse la vicenda umana di quest'uomo, ma di una straordinaria esperienza di vita, profonda, specchio di una grande parte di un secolo, quello passato, che ha inciso nella memoria e nel destino di molti.
Caccioppoli è, forse, il matematico su cui più si è scritto, o discusso, al di fuori della stretta cerchia di accademici e docenti che lo hanno conosciuto, nel corso della loro carriera professionale, sia da studenti o da colleghi. E 'stato reso familiare come un personaggio ad un vasto pubblico (anche se i suoi temi di ricerca sono stati appena toccati), nel tentativo di realizzare il difficile compito di comunicare quanto sia complesso e affascinante il pensiero matematico.
In più, ci si è accorti che, lungi dalle importanti referenze scientifiche, la sua personalità, il carattere, gli interessi, l'estrosità e la complessità della persona hanno indotto nel pubblico una certa affascinazione che, però, non fa completamente giustizia del personaggio reale.
In questo articolo, faremo solo un accenno alla parte che Egli stesso riteneva fondamentale nel suo impegno di uomo e di intellettuale: cioè i suoi numerosi contributi alla scienza matematica.
Grave scelta, che però può trovarvi comprensivi, tenendo conto del fatto che il blog cui ho inviato l'articolo per l'eventuale accettazione è orientato, non delimitato, a favorire uno scambio di scritti, di pensieri, di idee, di commenti su argomenti di impegno più strettamente politico.
Che cosa c'entra, dunque, in questo contesto un matematico e, soprattutto, un matematico come Caccioppoli ?
Di certo Caccioppoli non ebbe mai a manifestare un impegno totalizzante nell'ambito politico (il che lo si può anche dedurre), Egli non assunse su di se casacche di alcun genere, ma piuttosto ebbe a suo modo il senso della militanza, dell'appartenenza culturale e sociale in decenni della storia d'Italia in cui importanti e tragici avvenimenti trasformarono lo Stato, le istituzioni e la comunità civile della nostra nazione.
La sua attività militante e la partigianeria nel Partito Comunista Italiano, il suo impegno diretto e talvolta spavaldo contro il regime e la cultura fascista e un indomabile sentimento pacifista e anticolonialista lo caratterizzarono difronte agli altri membri della intellighenzia universitaria e accademica che, per quanto diversi per formazione e carattere, per una parte cospicua ammiccavano all'ideologia dominante, nello strenuo tentativo di conservare le posizioni di prestigio o l'insegnamento superiore.
Seppure potremmo pensare che questo capitasse prima e durante la II Guerra Mondiale, anche nel dopoguerra la controversa figura del nostro matematico, che non smise l'azione militante, fu sottoposta a pesanti denigrazioni, ancora più inaccettabili quando provenienti da ambienti accademici e politici.
Un buon numero di seminari e conferenze, organizzate durante gli anni da matematici suoi colleghi, hanno analizzato il rapporto tra il personaggio di Caccioppoli, il suo intenso lavoro professionale, la sua eredità intellettuale, con la sua città natale, Napoli. Mi sembra ovvio, poi, citare le rappresentazioni cinematografiche e teatrali che hanno guardato, sondato, il personaggio del matematico napoletano, tra cui il film del 1992 "Morte di un matematico napoletano", diretto dall'autore e regista Mario Martone, con tutte le discussioni e i dibattiti che ne sono seguiti, programmi televisivi, libri, biografie, commemorazioni, interviste che hanno rievocato di Caccioppoli e Napoli nel 1950. E poi c'era il romanzo “Mistero napoletano” di Ermanno Rea. Oltre ad una infinità di aneddoti, sempre affascinanti, descritti con sincera partecipazione.

BIOGRAFIA

Renato Caccioppoli era nato a Napoli il 20 gennaio 1904 da Giuseppe Caccioppoli e Sofia Bakunin (figlia dell'anarchico russo Mikhail Bakunin); vi è morto, suicida, l'8 maggio 1959.

Si laureò a Napoli nel 1926 e subito dopo divenne assistente di Mauro Picone, di cui fu uno dei primi e più valenti allievi. Libero docente nel '28, nel 1930 divenne, per concorso, professore di Analisi algebrica all'Università di Padova da dove, nel 1934, fu chiamato a Napoli. A Napoli rimase sino alla tragica fine. E' sicuramente uno dei matematici italiani più importanti della prima metà del Novecento e uno dei più rappresentativi di quella generazione formatasi tra le due guerre mondiali.
Profondo, originale, ha lasciato un'ottantina di lavori di grande importanza (anche se talora giudicati poco accurati nei dettagli). La sua produzione scientifica riguarda prevalentemente l'Analisi funzionale (il teorema di punto fisso di Banach-Caccioppoli), la teoria geometrica della misura, la teoria dell'integrazione, le equazioni differenziali e integrali. Aveva una profonda cultura in campo musicale e cinematografico. Era anche schierato politicamente (a sinistra), con una grande dirittura morale nascosta sotto una maschera d'ironia e non chalance. Negli ultimi anni, dispiaceri familiari e i primi segni di decadenza fisica avevano accentuato certi suoi comportamenti, così che la notizia del suicidio non sorprese troppo quelli che lo conoscevano più da vicino. Le sue Opere sono state pubblicate in due volumi, a cura dell'Unione matematica italiana, nel 1963. Fu socio dell'Accademia nazionale dei Lincei e dell'Accademia delle Scienze di Napoli.
Di Renato Caccioppoli riportiamo alcune righe di A. Guerraggio, tratte dal volume “La matematica italiana tra le due guerre mondiali” (ed. Marcos y Marcos, 1998).
“Caccioppoli deve la sua popolarità (che lo accompagnava anche in vita) al personaggio, a quel misto di genio e sregolatezza che ne ha fatto il protagonista di libri, di interviste che rievocano lui e la Napoli a cavallo della guerra, e persino di un bel film di Mario Martone. Così viene tramandata la leggenda del "vestivamo alla Caccioppoli", del logoro trench bianco,sporco, portato in giro per le strade di Napoli con sempre maggior sciatteria, del matematico geniale e insuperabile che si perde nell'alcool, dell'intellettuale colto e raffinato, intransigente e spietato avversario dell'ignoranza e delle banalità, che affida le sue lunghe notti a compagnie non sempre raccomandabili, del borghese illuminato, "comunista" da sempre che si vede abbandonato dalla moglie che gli preferisce l'importante dirigente del partito.”.


CONTRIBUTI ALLA SCIENZA MATEMATICA

Grazie allo studioso di storia della matematica A. Guerraggio, coautore di un volume pubblicato nei tipi della Springer [1], possiamo svolgere una minima ricognizione dei contributi portati da Renato Caccioppoli alla matematica. Nel libro [1], l'autore citato scrive:
“Abbiamo motivo di celebrare la vita di Caccioppoli - più ancora che la sua tragica morte -, essenzialmente perché la vita di un grande matematico si trova soprattutto nella sua ricerca. Cercando di riassumere 30 anni di lavoro in appena un breve spazio porta inevitabilmente ad alcune scelte arbitrarie, ma ci sono alcuni punti che sono sufficientemente "stabili", utili a dare una prima, breve idea dei contributi di Caccioppoli:
I primi saggi, del 1926, su l'estensione della definizione di un Funzionale lineare utilizzando la tecnica di estrapolazione che avrebbe caratterizzato in seguito il merito del suo lavoro, e avrebbe trovato immediata applicazione nella Teoria integrale.
Studi su una Teoria geometrica della misura per una superficie definita in maniera parametrica, che ha preso in considerazione il lavoro del grande Henri Lebesgue (così come quelli che furono i più recenti lavori di quel periodo, dovuti a Banach e Vitali), e che lo ha portato negli anni 1927-1930 a prendere in considerazione le superfici orientate e gli attributi duplici - di estensione e di orientamento - per l'elemento di area; tali studi furono ripresi nel 1952, quando il testimone di questa ricerca viene passato a Ennio De Giorgi.
Gli studi, a partire dal 1930, sulle equazioni differenziali ordinarie (compresa la generalizzazione di un teorema di esistenza di Bernstein riguardanti tra l'altro un problema di limite di una equazione di secondo grado) e le equazioni differenziali alle derivate parziali, in particolare nel caso ellittico: un teorema di esistenza all'interno della classe di funzioni le cui derivate seconde ​​sono di Holder; vari limiti superiori; la prova che le soluzioni di classe C2 delle equazioni ellittiche analitiche sono analitiche, con la prima risposta al cosiddetto diciannovesimo problema posto da David Hilbert al Congresso Internazionale dei Matematici nel 1900 (ecc..).
La sua "scoperta" dell'analisi funzionale e dei teoremi di punto fisso, all'inizio del 1930, di cui la limitata applicabilità dei teoremi concernenti le soluzioni dell'equazione x ¼ S [x] alle equazioni differenziali e integrali, avrebbe poi portato alla formulazione del principio di inversione di corrispondenza funzionale, il risultato di considerare la trasformazione T [x] ¼ x - S [x].
Gli studi sulle funzioni di più di una variabile complessa, e sulle funzioni analitiche e pseudo-analitiche.
Grazie a questi studi e ad altri, a Caccioppoli deve darsi senza dubbio il merito di aver fatto fare una poderosa avanzata all'approccio italiano all'Analisi Funzionale, verso i fronti più avanzati della ricerca. Il matematico Carlo Miranda ha scritto, "è soprattutto grazie ai corsi che lui ha tracciato, che gli analisti italiani sono stati in grado di superare l'isolamento che hanno vissuto durante gli anni della guerra e quelli subito dopo, senza troppo danno..". La “modernità” di Caccioppoli- rispetto a quello che stava succedendo in campo internazionale in quel momento - potrebbe essere valutata anche indirettamente, per mezzo delle dispute e delle controversie sulle priorità poste dai suoi saggi. I nomi di Dubrovskij (per le funzioni con limitata variazione uniforme o uniformemente additive), Rado (per controversie sulla teoria della misura), Stepanoff (per le funzioni asintoticamente differenziabili), Petrovsky, Perron e Weyl (per il lemma sulla armonicità delle funzioni ortogonali a qualsiasi Laplaciano) testimoniano l'attività di Caccioppoli nella ricerca avanzata aggiornata, destinata a lasciare segni profondi sulla storia dell'Analisi nel XX secolo...”.



POLITICA E ATTIVISMO DURANTE IL FASCISMO E NEL DOPOGUERRA

Sempre con il prezioso ausilio del volume in [1], leggiamo:
“Caccioppoli ha sempre vissuto a Napoli, con la sola eccezione del periodo 1931-1934, quando ha insegnato a Padova, sostituendo Giuseppe Vitali, che si era trasferito a Bologna. Nei circoli culturali di Napoli, era conosciuto per la sua passione per la musica e la sua bravura come pianista (e anche come violinista). Inoltre sono stati leggendari il suo amore e la comprensione della letteratura francese contemporanea, con una passione particolare per Rimbaud e Gide. Dopo la guerra, il suo amore per il cinema lo ha portato a organizzare un gruppo chiamato "Circolo del Cinema a Napoli”, e la presentazione delle pellicole che veniva fatta dallo stesso Caccioppoli era un appuntamento permanente per i molti appassionati di cinema che si riunivano in quel contesto.
Ma prima di arrivare agli anni del dopoguerra, dovremmo dare uno sguardo agli anni del fascismo. Caccioppoli fu un fermo oppositore del regime. Il suo dissenso ironico si espresse in vari modi, e come non ricordare l'episodio del "gallo al guinzaglio", che oramai è ben noto.
Ci furono membri del Partito Fascista che consigliarono allo stesso Caccioppoli di non camminare in compagnia dei cani, perché la sua era una abitudine considerata poco maschile.
Caccioppoli, allora, si mise a camminare lungo la Via Caracciolo, che si affaccia sul Golfo di Napoli, con un gallo al guinzaglio. Molto più grave fu l'episodio che coinvolse l'inno francese, la "Marsigliese", che Ermanno Rea ha così ben descritto nel suo libro “Mistero Napoletano”. All'inizio di maggio del 1938, Adolf Hitler stava per arrivare per una visita a Napoli. Caccioppoli e la sua futura moglie, Sara, era andato in una birreria una sera, sul tardi e, infastidito da un gruppo di fascisti che cantavano "Giovinezza", l'inno ufficiale del Partito Nazionale Fascista, si sedette al pianoforte e cantò l'inno nazionale francese, con la massima estensione dei suoi polmoni. Fu immediatamente arrestato. La punizione era davvero grave per scherzi come questo. Per salvarlo dall'essere gettato in prigione, la sua famiglia sostenne a viso aperto che egli era malato di mente, e lui fu ricoverato in un manicomio piuttosto che nel carcere.
Anche se questa è come la storia viene raccontata, le relazioni ufficiali della polizia di fatto dipingono un quadro più preoccupante. Prima di tutto, si registra l'episodio come abbia avuto luogo il 23 ottobre 1938, e la visita di Hitler non poteva entrarci per niente. Quindi, piuttosto che una birreria, dicono che ha avuto luogo in un pub locale "frequentato da persone di estrazione modesta", "una taverna situata a Napoli sulla Riviera di Chiaia", dove un uomo - Renato Caccioppoli - "di decente aspetto "tuttavia è descritto in un altro rapporto come" malvestito "o" mal vestita " insieme ad una donna - elegante, brioso, vivace, che parlava francese al suo compagno (che faceva finta di essere russo)" di carattere semplice e con buone maniere liberali"-" dopo aver bevuto del vino, ha offerto un altro giro ad un gruppo di operai che si trovavano nella taverna. I due individui hanno fraternizzato con gli operai, e poi si sono accompagnati a loro dopo che avevano finito di ballare ". Non vi è alcuna menzione della Marsigliese nel rapporto della polizia. La sostanza, tuttavia, rimane: "il vino offerto in cambio di pizze. . ., Conversazioni politiche con gli operai. . ., Legature di politica italiana (in confronto ai francesi), che ha continuato sulla funicolare che andava al Vomero ". Poi l'arresto, descritto dal segretario federale del Partito Fascista: "in virtù dell'autorità di Pubblica Sicurezza il loro arresto è stata immediatamente effettuato. Caccioppoli, durante l'interrogatorio finale, ha mostrato segni di squilibrio mentale e, quindi, dopo essere stato esaminato da uno psichiatra che ne ha accertato la diagnosi in pazzia, è stato ammesso in un manicomio ". Il rapporto della polizia usa lo stesso tono, dichiarando che la “persona che ha mostrato segni di squilibrio mentale durante il corso di interrogatorio. . . gli è stata diagnosticata la demenza”. Caccioppoli come antifascista era ben noto. In precedenza la polizia a Padova lo aveva messo sotto "idonea osservazione politica", anche se in un documento datato agosto 1933 è stato ammesso che "data la materia che insegna non può certo essere utilizzato per azioni conformi alle sue idee, ma con i suoi amici più stretti si esprime con violenza contro tutto ciò che ha a che fare con il fascismo". A Napoli non vi è dubbio che era conosciuto tra quelli delle forze di polizia: "Caccioppoli, a parte il suo valore inattaccabile come scienziato, a causa del suo uso smodato uso di bevande alcoliche nella sua vita privata, si mostra essere anormale e senza alcun valore sociale". Dopo l'episodio della "Marsigliese" - se effettivamente ci sia mai stato un episodio di tal genere - il giornale degli espatriati italiani a Parigi, “La Voce degli Italiani”, pubblicò un articolo dal titolo "Prof. Caccioppoli arrestato, torturato, è impazzito", in cui fu riferito che il matematico era stato “torturato così gravemente che è attualmente si trova in un ospedale psichiatrico”.
Proprio negli anni '30, il destino volle che Caccioppoli, appunto per la sua forma di militanza politica e per la già orientata storia familiare, incrociasse di certo, per un periodo, la strada con, già per allora, un ben più noto teorico comunista rivoluzionario, Amadeo Bordiga, che aveva una fondamentale e speciale veste di politico appassionato della scienza (che, per quei tempi, era un tratto di distinzione), che possiamo identificare sia con motivi familiari (la figura del padre Oreste, professore di Economia Agraria, e soprattutto quella dello zio paterno, Giovanni Bordiga, professore di Geometria Proiettiva a Padova) e sia nella sua preparazione e formazione universitaria (iscrizione al Politecnico di Napoli, dove si laurea nel novembre del 1912). Egli era appassionato di scienza, in particolare di fisica e matematica, e questo legava con la concezione politica che andava alimentando.
Infatti [2], “Bordiga sottolineava la necessità del superamento di una conoscenza concepita per compartimenti stagni basati sulla grande frattura tra le “due culture”: quella umanistica da una parte e quella scientifica dall'altra. Questa divisione all'interno del sapere viene intesa in quanto frutto della stessa società divisa al suo interno in classi sociali mentre la scienza marxista della società è intesa come tale in quanto si basa su quelle che noi conosciamo come "scienze esatte", o scienze della natura. Se per Galileo la matematica è il linguaggio della natura, per Bordiga essa è il linguaggio della scienza e il marxismo rappresenta la "scienza storica e sociale umana definitiva" [3]. “L’importanza della scienza in generale, e della formalizzazione in particolare, nel pensiero e nell'azione di Bordiga è sicuramente stata influenzata dalla sua formazione del tutto particolare rispetto alla stragrande maggioranza dei politici a lui contemporanei. Nel 1925, quando il partito è ormai in mano alla corrente “centrista” che gli rinfaccia di essere, oltre che un ingegnere, un intellettuale dogmatico lontano dalla classe operaia,
Egli fa notare, in un articolo su L’Unità, che la direzione del partito è costituita da un’assoluta maggioranza di avvocati e nessun operaio [2]”:
“Se si volesse scherzare -Egli aggiunge - basterebbe far presente che in una società non capitalistica sarebbero sempre indispensabili gli ingegneri e assolutamente inutili gli avvocati” [4].
Sempre da [2] “Oltre agli studi universitari avranno grande importanza per lo sviluppo "scientifico" di Bordiga anche l’ambiente familiare e la grande fioritura della scienza e della matematica italiana tra la fine dell’ottocento e l’inizio del novecento.” E' di straordinaria valenza intellettuale il fatto che un uomo come Bordiga abbia percepito in pieno il clima scientifico che subiva tali e profondi mutamenti all'alba del XX secolo. Infatti, proprio in quei primi decenni, la teoria subiva un deciso avanzamento, con lo sviluppo della teoria della relatività di Albert Einstein, da una parte, e della meccanica quantistica dall'altra, con tutto il suo corollario di illustri fisici e matematici che vi hanno contribuito. Fondamentali paradigmi che hanno formato le basi della conoscenza a noi contemporanea del mondo fisico che ci circonda. L'incontro di Bordiga con Caccioppoli, tra gli innumerevoli che lo stesso rivoluzionario ebbe ancora prima negli anni '20, con matematici e fisici di fama mondiale, testimoniano il percorso di due intellettuali che vivevano appieno il loro tempo, senza appiattirsi su astrusità accademiche e stucchevoli posizioni idiosincratiche dell'ambiente politico.
Continuando con il personaggio di Caccioppoli, gli episodi e la messe di sostanziali disavventure con il regime fascista prima dell'avvento del dopoguerra, si sono per certi versi ripetute con altre modalità e sotto altro clima politico, a guerra finita. Da [1] “L'episodio del 1938-1939 non fu l'unica volta che Caccioppoli venne arrestato. Una cosa simile accadde nel 1952, questa volta ad opera della polizia della Repubblica italiana. Caccioppoli sostenne con favore la Repubblica durante il referendum del 1946. Più tardi, formò più strette relazioni con i comunisti a Napoli, che Egli vedeva come l'unica alternativa praticabile per la crudezza e la superficialità dei sostenitori dell'allora candidato del fronte opposto, il populista Achille Lauro. Era un fedele sostenitore del Partito Comunista Internazionalista, anche se non vi aderì ufficialmente. Egli fu coinvolto nelle vicende del gruppo di Gramsci. Si unì ai cosiddetti "partigiani della pace". E' stato fermo avversario, per la sua cultura profondamente pacifista, dell'intervento americano in Corea, e per le sue manifestazioni di dissenso che fu arrestato il 16 giugno 1952. Il rapporto ufficiale questa volta diceva:
“Il 16 giugno 1952, il giorno prima dell'arrivo a Napoli del generale Ridgway, il Prof. Caccioppoli. . . dopo aver raccolto circa 200 studenti provenienti da suo corso, ed altri che vi si unirono, li ha portati al palazzo centrale dell'Università, dove ha pronunciato un discorso che protestava contro la visita del generale di cui sopra in Italia, e in favore della pace. Questo discorso ha dato luogo a una protesta veemente ed ostile, sotto forma di invettive gettate nella direzione di marinai americani che sono stati ricoverati in un albergo di fronte l'università e contro le automobili americane che passavano dinnanzi al corteo.”.
La reazione dell'allora ministro della Pubblica Istruzione, On. Antonio Segni, portò Caccioppoli ad essere severamente rimproverato per aver incitato i disordini che seguirono il suo comizio, e per il comportamento che costituiva un evidente "violazione delle norme disciplinari dell'Università". Tracce dell'orientamento politico e pacifista di Caccioppoli si possono trovare nella sua corrispondenza con il Prof. Mauro Picone, che ha sede nell'archivio dello IAC, dell'Istituto per le Applicazioni del Calcolo fondato da Picone a Roma, e recentemente pubblicato in Pristem / Storia (n. 8 / 9 , 2004).
L'ambiente ostile al matematico partenopeo emerge dall'espressione dei suoi sentimenti negli scritti del tempo, custoditi nell'archivio del matematico Picone, titolare di cattedra, insegnante di Caccioppoli, che ebbe un particolare e controverso rapporto con lo stesso. In una lettera datata 11 agosto 1953, Caccioppoli scrive che “. . . problemi idioti con la polizia mi hanno costretto a rinunciare ad andare a Polonia. Si può credere che dopo settimane di stallo, mi hanno restituito un passaporto che era stata annullato per tutti i paesi (anche in Francia !) ma esteso per la Polonia e i cosiddetti "paesi di transito" (?) fino al 6 settembre, giorno di apertura del congresso. Questo dopo aver trascritto tutte le informazioni dal telegramma di invito. Con questa sorta di "passaporto", sarebbe stato difficile anche andare oltre Tarvisio. Per aggiungere beffa alla beffa, consente "un solo viaggio" !”
In una lettera del 20 agosto 1958 si parla di una manifestazione che ha avuto luogo a Napoli: “In effetti, non ho preso parte alla manifestazione pacifica in Via Roma, che ha provocato la grandine abituale di colpi dalla polizia antisommossa, con manganelli, senza preavviso alcuno ed equamente distribuita tra manifestanti e semplici passanti. Ho seguito il processo, perché mi interessavo di politica e perché tra gli imputati vi erano alcuni dei miei migliori amici.”
La corrispondenza è interessante e va oltre il contenuto delle lettere menzionate, però, essenzialmente a causa del fatto che essa mette in luce le relazioni tra i due matematici. Picone (1885-1977) è noto nella storia della matematica italiana per alcune opere di pregio che hanno a che fare con equazioni differenziali alle derivate parziali, ma soprattutto perché ha fondato una scuola che ha prodotto alcuni dei più grandi analisti italiani della seconda metà del ventesimo secolo. Lo strumento che ha portato alla fondazione di questa scuola è stata l'INAC, Istituto Nazionale per le applicazioni di calcolo, più tardi rinominato semplicemente IAC, o Istituto per le Applicazioni del Calcolo. Fondato a Napoli nel 1927, e poi trasferito a Roma pochi anni dopo, come una parte del Consiglio Nazionale delle Ricerche, lo IAC divenne presto una presenza significativa nel nuovo orizzonte della ricerca matematica. Ha rappresentato una nuova mentalità numerica. Non era più sufficiente a dimostrare un teorema di esistenza, o anche uno solo di unicità, ma era necessario per delineare le modalità di calcolo in modo efficace da ottenere le soluzioni. In altre parole, è necessario che la stessa attenzione e lo stesso rigore da applicare per determinare l'algoritmo numerico, la prova della sua convergenza e il limite superiore dell'errore di approssimazione. L'obiettivo era la sinergia con le applicazioni per le discipline sperimentali, per lo studio dei "loro" problemi matematici, e la determinazione numerica delle soluzioni. Era la prima volta che la ricerca matematica era stata organizzata al di fuori del circuito chiuso accademico. Era la prima volta che i giovani potevano essere avviati su un percorso che ha portato a un numero considerevole di posti di lavoro possibili. Era la prima volta che la matematica è diventata un soggetto e oggetto di consulenza, l'apertura di nuovi rapporti professionali che davano luogo a team di ricerca. E' stato l'inizio di una strada che sarebbe culminata nella conferenza dell'UNESCO a Parigi nel 1951, che ha designato Roma e lo IAC come sede del Centro europeo per il calcolo.
Picone, e questo era noto nei circoli accademici, era un simpatizzante del fascismo, e fu per questo che, con il favore che godeva presso le autorità politiche, riuscì nell'obbiettivo di sostenere e gestire dapprima il progetto dell'INAC. Lui stesso sembra che abbia detto che era stato "una camicia nera fin dall'inizio".
Sebbene, più tardi negli anni, Picone avrebbe negato il suo entusiasmo per i fascisti, non ebbe ad esprimere alcuna autocritica o provare a prendere le distanze dai due decenni di politiche fasciste, con la sola eccezione, quando, anni dopo, commemorando Terracini, parlò del suo "doloroso esilio in Argentina". Data questa situazione, la corrispondenza tra Caccioppoli e Picone è abbastanza sorprendente. Caccioppoli - "comunista" e profondamente impegnato in un sistema democratico - non ha avuto problemi nel continuare a corrispondere con il Picone "fascista", in un periodo post-bellico che in ogni caso è stata caratterizzato da fronti opposti in forte contrasto. Infatti, le sue lettere a Picone sono abbastanza sincere e intrise di un profondo affetto e stima sincera. Lui non fa mai riferimento ai precedenti – ed imbarazzanti - posizioni politiche sostenute dal Picone. Al contrario, in qualche modo vuole contribuire a mettere in una giusta prospettiva gli stessi, riducendoli a un pragmatismo che è inevitabile in un clima, per così dire,"pro-governo": lui stesso ebbe a scrivere "non ci facciamo coinvolgere in politica, lo so, e forse, dedicato come sei solo al tuo lavoro, si può essere disposti a legare l'asino al proprietario che si vuole, ma non io "(lettera del 19 luglio 1954).
Il primo elemento che emerge dalla lettura delle lettere è l'affetto quasi filiale che Caccioppoli dimostra verso Picone, che esprimeva, naturalmente, dato il suo temperamento, senza alcuna mellifluità o atteggiamento servile. E Picone sicuramente ha restituito sia l'affetto che la stima. Egli scrive di "un grande matematico che, solo in Italia, è il padrone, a forza di senso critico e invenzione, dei fondamenti e degli avanzamenti, di tutte e tre le aree di analisi, topologica, reale e complessa, così come delle loro applicazioni e dei problemi concreti ". Egli non esita a dichiarare più di una volta che l'allievo aveva superato il maestro. E le cose andarono nel senso che Picone si impegnò nello sforzo di assicurarsi che i meriti di quello studente potessero essere riconosciuti dalla comunità scientifica ! C'è stato un periodo, nel 1951, dove Picone cercò di garantire che a Caccioppoli venisse assegnato il Feltrinelli International Prize, seguito da un secondo tentativo nel 1956, nonché portare avanti la campagna per averlo eletto membro nazionale della famosa Accademia dei Lincei: scrisse Picone come riflessione "..invece di ricevere gli onori, da tempo (Caccioppoli) è stato costantemente sottoposto ad una campagna di insinuazioni delle più volgari e ingiustificabili da parte di alcuni matematici abbastanza affidabili. Qui l'Accademia dei Lincei ha l'obbligo di intercedere, dal momento che sono soprattutto sostenitori fervidi dei valori della nazione, disconoscendo quei denigratori volgari".
Un altro elemento che spiega perché il rapporto tra Caccioppoli e Picone continuava ininterrottamente e sempre cordiale, malgrado le loro molte differenze, era quello che entrambi appartenevano alla comunità matematica. Forse in questo caso, per questa generazione e per Caccioppoli, in particolare, il termine comunità non era vuoto di significato. Non è retorica, né fare riferimento a un fatto puramente sociologico. Significa una razionalità comune, una sensibilità comune e valori comuni – anche se non condivisi da tutti i matematici. Caccioppoli era piuttosto lontano da un indiscriminato apprezzamento dei suoi colleghi, infatti, questi valori venivano a contare quasi più di quanto contassero per lui le idee politiche (alle quali, comunque, anche Caccioppoli era molto legato). D'altra parte, questa era la posizione che Egli aveva preso durante il tempo dei licenziamenti nelle Università, nelle fasi convulse che seguirono gli eventi del 25 settembre. Le misure adottate dal rettore Adolfo Omodeo, presidente della Commissione per l'epurazione, la Commissione per la Purificazione, colpirono tra l'altro - tra i matematici - solo Giulio Andreoli. La lettera che gli comunicava la sua destituzione, gli venne notificata il 7 ottobre 1943..... I professori vennero poi reintegrati tutti nel 1945.
Ciò che non poteva sopportare Caccioppoli - che si tratti del caso dei sostenitori del fascismo, o il caso dei sostenitori del populista Achille Lauro, anche se più indulgente verso i suoi colleghi matematici - è l'arroganza dell'ignoranza, cioè l'unione delle due. Non credo che si possa parlare di snobismo nel caso di Caccioppoli: Egli era un intellettuale che, attraverso la vicinanza alla società e la sintonia con il Partito Comunista Italiano, si sentiva legato alla classe operaia che - di fatto, durante la guerra – fece di tutto per sostenere in alcuni eventi di lotta, come una volta nel caso di organizzare uno sciopero dei lavoratori dei trasporti. La sua è piuttosto l'avversione decisa di ciò che Gerardo Marotta ha identificato come quegli istinti più aggressivi e volgari della classe medio-bassa, accoppiata alla sua meschinità. Egli semplicemente non poteva convivere con un ambiente così apatico e intellettualmente pigro. Questo è il tema che fornisce la chiave per la sua solitudine. Genio o sregolatezza ? Il matematico pazzo ? Al di là di alcune conseguenze per il suo temperamento e di una tendenza - anche questa, in ogni caso, non del tutto naturale - verso l'isolamento e la solitudine, questi sono gli aspetti che emergono progressivamente nella sua vita. E anche queste spiegare il suo "attaccamento" al Prof. Picone. Pensate solo per un momento l'esito disastroso del suo matrimonio con Sara che, ricordiamo, pur condivise parecchie esperienze con lui.”
Questi sentimenti di solitudine e le sue vicissitudini personali e anche professionali, dovute a quel clima di insana denigrazione che provenivano da ambienti di quella comunità matematica in cui fortemente credeva, sono stati suoi compagni infelici fino al tragico evento dell'8 maggio 1959, in cui pose fine alla sua vita.

FRANCESCO MERCURIO

Referenze.
[1] A. Guerraggio, “Renato Caccioppoli. Naples: Fascism and the Post-War Period” in Mathematical Lives, Protagonists of the Twentieth Century From Hilbert to Wiles, Eds. C. Bertocci et al., Springer (2011);
[2] P. Basso (Relatore) in Cibo per le Macchine, Fame per l'Uomo - La teoria marxista della rendita fondiaria e la crisi ecologico-alimentare, Tesi di Laurea, anno accademico 2009-2010, Università Ca' Foscari di Venezia, Facoltà di Lettere e Filosofia, Corso di Laurea in Filosofia;
[3] A. Bordiga in Dottrina dei modi di produzione;
[4] A. Bordiga in La natura del Partito comunista, in L'Unità, 26 luglio 1925.

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