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i Quaderni di Bandiera Rossa "La Storia è finita" di Norberto Fragiacomo
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lunedì 22 agosto 2011

BREVE TEORIA DELLA CRISI ATTUALE di H. Ticktin


di Hillel TICKTIN

Traduzione di Luigi Marini

dal sito Movimento Operaio


Sommario

- Premessa: il punto di svolta

- L'analisi

- Le cause della crisi

- La situazione oggi

- Il concetto di 'capitalismo finanziario'



Questo articolo riassume e sviluppa argomenti già trattati in articoli scritti per la rivista "Critique" e per "Critique Notes". Ho omesso due questioni già discusse in quella sede; le argomentazioni contro la teoria della caduta del saggio di profitto [NdT_1] come causa unica o principale della crisi e la questione sul perché la classe dirigente abbia optato per le politiche di austerità. [NdA_1]

La teoria marxista della crisi ha languito dalla seconda guerra mondiale ad oggi, in gran parte perché non c'è mai stata una vera e propria crisi fino ad ora. Come noto, Marx scrisse: "La crisi del commercio mondiale deve essere considerata come il punto di congiunzione e di aggiustamento forzato di tutte le contraddizioni dell'economia borghese." [NdA_2]

Oggi invece siamo in presenza, non di una crisi ciclica di flessione-ripresa, bensì di una crisi reale e strutturale del sistema stesso. Le prime infatti si sono verificate spesso dal secondo dopoguerra ad oggi; le più recenti negli anni 1981-85 e 1989-93 seguite dal crollo delle cosiddette dot.com nel marzo 2000.

L'ultima di queste crisi, però, è stata diversa perché la ripresa successiva è stata molto limitata, e fortemente influenzata dagli attentati dell'11 Settembre e dalle guerre che sono seguite. La crisi del 2007 è di fatto la sua continuazione. Ma la differenza tra le crisi precedenti e quella del periodo 2000/2007 non è solo nella durata, nella profondità o nella sua portata globale.

La differenza fondamentale sta nel cambiamento a lungo termine dei rapporti di forza tra le classi sociali, con livelli molto alti di disoccupazione di lunga durata, attacchi diretti al tenore di vita della classe lavoratrice, attraverso il mercato immobiliare, le tasse, i salari e la riduzione del welfare. In Gran Bretagna l'attacco è stato totale. In Irlanda e Grecia non è solo stato totale, ma continuato.

Stiamo attraversando un periodo in cui le contraddizioni dell'economia capitalista stanno esplodendo, dopo essere state mediate per decenni dalla guerra fredda e più recentemente dal capitale finanziario.

Storicamente, il capitalismo dalla fine del 19esimo secolo ha utilizzato prima l'imperialismo e il capitale finanziario poi la guerra, la repressione e il fascismo, successivamente lo stalinismo e la Guerra Fredda, assieme al welfare state - e infine, il ritorno al capitale finanziario - come strategie per il contenimento delle forze che aspiravano al superamento del capitalismo come sistema economico.

Credo che queste strategie siano state abbandonate o siano implose, costringendo la borghesia a tornare alle forme classiche del capitalismo.

Premessa: il punto di svolta

Il punto di svolta decisivo è venuto negli anni settanta, quando fu chiaro che lo stato sociale e la piena occupazione stavano rendendo instabile il sistema. I lavoratori con contratti stabili e salari crescenti stavano chiedendo un maggior controllo sul proprio lavoro e sulla società. Dal momento che i lavoratori erano maggioranza nella società, anche la borghesia capì che non potevano essere tenuti nelle misere condizioni previste dai fondamenti del capitalismo. A parte l'uso della forza - che normalmente è rimasto in secondo piano almeno fino a quando il sistema non veniva minacciato direttamente - il capitale, per rafforzarsi, ha usato ideologicamente e praticamente, la forma del feticismo delle merci ("consumismo"), come mezzo di controllo diretto.

Il ruolo crescente nell'organizzazione dell'economia da parte dei governi e delle multinazionali ha sfatato il mito che il mercato non potesse essere sapientemente controllato. Allo stesso tempo, si è visto che il settore pubblico e lo stato sociale non potevano essere organizzati solo sulla base del profitto. Il tentativo di gestire l'istruzione, la sanità, le carceri, con l'obiettivo di fare profitti, non ha funzionato. Questo è rimasto vero nonostante le alternative fossero spesso troppo burocratizzate e mal gestite.

Gli Stati uniti si sono discostati dall'Europa occidentale, nell'avere uno stato sociale più debole e nel minor peso del settore pubblico, ma la differenza è stata solo di grado.

Il ruolo dell'enorme settore militare, che è in sostanza un settore nazionalizzato dell'economia, che esternalizza gran parte della sua produzione, insieme ad un sistema sanitario, controllato dalle compagnie di assicurazione, ha svolto gran parte delle funzioni svolte dai governi nelle economie capitaliste controllate.

Il ruolo della Federal Reserve e del Tesoro è stato fondamentale dall'inizio della crisi. La rabbia mostrata contro queste due istituzioni fa capire come il capitale non può evitare di essere consapevolmente preso di mira oggi.

Non sorprende in questo contesto che la borghesia abbia cercato di riportare indietro l'orologio attraverso l'allargamento dei mercati. Una seconda forma utilizzata per riottenere il controllo dei lavoratori è stata quella del ripristino dell'esercito industriale di riserva, come lo ha chiamato Marx, che non esisteva più dagli anni del dopoguerra almeno nell'Europa occidentale. Il ritorno della disoccupazione di massa è stato un processo difficile, ma essenziale per il ripristino della stabilità del sistema capitalista.

Dagli anni '60 e '70, per tornare al punto iniziale, la classe lavoratrice stava chiedendo concessioni e un maggior controllo sulle aziende e sull'economia. Paese dopo paese ci furono scioperi e manifestazioni che portarono il capitale a rivedere la sua strategia del dopoguerra. Il capitalismo ha adottato una serie di misure, cosidette "neoliberiste", che possono essere meglio comprese se messe in relazione alla svolta verso il capitalismo finanziario.

L'analisi

I riferimenti di Marx alle contraddizioni dell'economia e della società capitalista forniscono un buon punto di partenza per qualsiasi analisi della crisi, ma sono particolarmente rilevanti in questo momento. È stato Trotsky a sostenere che tutti noi viviamo in un periodo di transizione tra il capitalismo e socialismo. Ciò non significa che ci siano sistemi realmente socialisti, ma che i sistemi capitalistici sono sempre in fase di cambiamento rapido e incontrollabile, che il capitale cerca in tutti i modi di mantenere.

In altre parole, la crescita della pianificazione dell'economia e della società da parte dei governi, le grandi corporations, i monopoli, il ruolo crescente delle compagnie di assicurazione e del settore pubblico riflettono la crescente socializzazione della economia e della società, ma in un quadro frammentario del sistema capitalista.

L'effetto è che il dominio del profitto (il "libero mercato" guidato dal profitto) è limitato nel suo raggio di azione e che le decisioni politiche sono spesso più importanti. Il Capitale però ha cercato di far tornare indietro la storia. Si parla all'infinito di piccole e medie imprese (NdT_2) e della cosiddetta classe media. Si cerca di privatizzare tutto il possibile e anche l'impossibile. Ma il problema è che queste misure non hanno l'effetto desiderato: il ceto medio è sempre più spremuto e proletarizzato, le piccole imprese sono controllate dal grande affare, la loro indipendenza è illusoria e la privatizzazione è limitata dalle regole dei governi.

Da questo punto di vista, il passaggio al dominio del capitale finanziario si è manifestata sotto forma di una serie di bolle, seguite da una grande bolla che infine è implosa su se stessa.

La realtà è che quella bolla era solo una tattica per ritardare l'inevitabile crisi. Alan Greenspan non si era sbagliato, aveva capito che aumentare troppo presto i tassi di interesse avrebbe stroncato la ripresa negli anni '90 e dei primi anni del nuovo secolo.

Così i capitali vennero spostati dall'industria alla finanza. Alcuni vennero esportati, generano ad esempio la bolla asiatica del 1997, ma la maggior parte fu utilizzata per le speculazioni.

I Leverage buyouts [NdT_3] trasformati in quote societarie (private equity), mutui rivenduti come obbligazioni (CDO: Collateralized Debt Obligations) o con maggior rischio (CDS: Credit Default Swaps). In pratica, i cosiddetti derivati hanno ridotto il valore dell'industria e dei salari.

Tutte le crisi finiscono con una crisi bancaria, dal momento che il capitalista o il lavoratore indebitato cerca di ottenere prestiti sempre maggiori che alla fine non riesce a pagare. L'aumento dei tassi di interesse, a quel punto, fa scoppiare la bolla.

Le cause della crisi

Alcuni marxisti attribuiscono la crisi ai bassi consumi, altri alla caduta del saggio di profitto, altri ancora agli squilibri di bilancio che riducono gli investimenti produttivi. Un quarto punto di vista pone l'accento in particolare sul fallimento finanziario come causa fondamentale. Altri pensano che siano tutte queste cose messe assieme. A mio avviso, tutte le crisi vengono causate da tutti questi elementi insieme, ma c'è sempre un evento scatenante o una causa principale.

Questo non significa, tuttavia, porre fine alla discussione dal momento che è ovvio che i governi hanno svolto un ruolo centrale nelle recenti crisi. Probabilmente è più corretto dire che le classi dirigenti e i vari governi sono stati al centro della crisi. A questo proposito è chiaro che la classe dominante ha messo in pratica una particolare strategia in questa fase, che ha clamorosamente fallito - quella della finanziarizzazione, che ha coinvolto in particolare le politiche sul lavoro.

Sicuramente c'è stata anche la necessità di risolvere un problema tecnico nell'individuare forme di investimento per risolvere gli squilibri dei bilanci in un periodo in cui la fine della Guerra Fredda aveva reso instabile il sistema. Non possiamo però guardare alle crisi semplicemente in termini di contraddizioni innate del capitalismo. Dobbiamo anche capire la reazione della borghesia e dei governi per comprendere la natura di questa crisi in particolare.

In altre parole, ci sono alcuni elementi della crisi attuale che generano un surplus di prodotto o plusvalore. La forma stessa riflette il declino del capitalismo come sistema. Ci sono due aspetti di questo declino: uno è il sistema finanziario, l'altro è l'intervento diretto della classe dirigente, come classe, attraverso le politiche dei governi e altri mezzi.

Per quanto riguarda il secondo: quando una società si avvicina al suo superamento, gli scenari futuri si manifestano, ma in forme altamente distorte - in questo caso attraverso il controllo cosciente dell'economia capitalista. Il "socialismo invasore", ha osservato Friedrich Engels, è stato attivato a vantaggio del capitale, per quanto possibile. Rudolf Hilferding (il teorico dei primi del ventesimo secolo del Capitalismo finanziario") aveva ragione quando scriveva che il capitale finanziario offre una forma organizzativa alla classe dominante. Non abolisce la concorrenza, ma l'interesse collettivo della classe dominante può esprimersi quando è necessario e soprattutto quando è minacciato.

Durante la guerra fredda, tale espressione si è manifestata attraverso le politiche degli Stati Uniti come potenza imperiale dominante, che di fatto ha coordinato la classe dirigente attraverso una serie di istituzioni. La fine della Guerra Fredda e il declino degli Stati Uniti ha creato problemi alla classe dominante in questo senso.

Per quanto riguarda il primo punto, la finanza è stata effettivamente la strategia adottata a partire dalla fine degli anni settanta.

Il problema, all'inizio della crisi, è stato che la grande crescita del capitale in relazione al lavoro, ma le enormi concentrazioni di capitale accumulate non potevano essere reinvestite, se non come capitale fittizio, sotto forma di vari tipi di prestiti e loro derivati. Il denaro non può produrre più soldi in sé o produrre valore senza l'intervento del lavoro. Il denaro, se non passa attraverso il lavoro, non riesce a chiudere il cerchio e a produrre altro capitale.

Concretamente, la borghesia non ha potuto reinvestire perché non c'erano imprese su cui investire, per cui hanno versato denaro negli investimenti finanziari - derivati, borsa, immobili, immobili commerciali. Un cifra imponente che ha causato l'aumento dell'inflazione.

La spiegazione borghese di questo fenomeno è che i cinesi e gli altri paesi asiatici hanno acquisito un surplus esterno pari al deficit degli Stati Uniti e sadicamente i cinesi si rifiutano di spendere il loro denaro per alzare il livello di vita della propria popolazione. Questo argomento è fragile- o meglio ancora, non ha senso.

C'è stata e c'è ancora un enorme quantità di denaro depositata presso diversi enti finanziari - nel 2007 erano 18 miliardi di dollari, nove volte il giro di affari delle aziende cinesi all'estero. C'era qualcosa come 110.000 miliardi di dollari nelle casse di istituzioni finanziarie come i fondi pensione, compagnie di assicurazione, private equity che dovevano (e devono) essere investite. Il tasso di crescita industriale in Occidente è troppo basso per assorbire questi soldi. Il risultato è stato una serie di bolle - prima la bolla dell'Asia orientale, poi l'implosione del Long Term Capital Management (NdT_4), seguita dallo scoppio della bolla dei dot.com.

Le guerre recenti hanno fornito un sollievo temporaneo per il sistema fino a quando non è crollato. Il denaro è stato spostato nel terzo mondo, in particolare verso la Cina, ma resta al di sotto del suo potenziale. Il capitale non si fida a investire denaro in paesi nei quali ha un controllo limitato. Le nazioni di Asia, Africa e America Latina non sono più colonie, e possono e hanno proprietà nazionalizzate e ad esempio l'Argentina ha rifiutato di pagare i propri debiti.

La situazione oggi

La situazione non è sostanzialmente cambiata. Il flusso di denaro si è spostato verso le cosiddette economie emergenti, dove i tassi di interesse sono più elevati, come nel caso del Sud Africa, dove sono all’8%.

I conti delle aziende, infatti, sono andati particolarmente bene l'anno scorso e grazie alla possibilità di licenziare i lavoratori e di pagare salari più bassi, hanno aumentato la produttività e i profitti.

La recente crescita dell'offerta monetaria negli Stati Uniti - dovuta all'alleggerimento quantitativo [NdT_5] è stata tecnicamente superflua dato che le società avevano già riserve di utili. Il motivo per cui la Federal Reserve ha immesso altro denaro nel sistema è dovuto al fatto che le aziende non stavano investendo. Con l'immissione di moneta si è tentato di far ripartire gli investimenti. Tuttavia, se nessuno investirà o spenderà denaro in modo produttivo, questo intervento non raggiungerà l'obiettivo.

I critici sostengono che l'emissione di denaro aumenterà l'inflazione globale. Alcuni, a sinistra come a destra, concordano. Non esistono basi per questa teoria. Il flusso di denaro verso i paesi in via di sviluppo va in gran parte in investimenti di portafoglio o di titoli di Stato piuttosto che in investimenti diretti. I tassi di interesse sono elevati in quei paesi e possiamo aspettarci che il denaro venga ritirato non appena i tassi di interesse si saranno ridotti. Altri investimenti speculativi vengono fatti sulle materie prime. In effetti, c'è una nuova bolla sulle materie prime e alimentari, che scoppierà di certo a breve.

Ma se c'è un Capitale che non investe, cioè che non fa il Capitale - perché non lo fanno gli stati? Un editoriale del Financial Times scriveva: "Allo stesso tempo, le aziende sono in forma smagliante. Hanno molto denaro contante dopo aver usato la recessione per fare scorta di liquidità a buon mercato e razionalizzare il loro business - licenziando lavoratori e migliorando la loro produttività: quindi sono previsti 18 mesi di crescita e profitti, ma non nuovi posti di lavoro ".

Quindi perché non usano i loro soldi per aumentare il loro capitale? Il FT dice poi: "l'incertezza negli affari si nutre di se stessa: le multinazionali cercano di rinviare il più possibile gli investimenti aspettando la crescita della domanda, ma più aspettano, più a lungo si dovrà attendere che la ripresa inizi a materializzarsi. In economia come altrove, la cosa che fa più paura è la paura stessa. Ci sono ragioni per sperare che le imprese americane torneranno ad essere di nuovo propense al rischio." [3]

Quindi il problema, secondo gli editorialisti del Financial Times, è che gli imprenditori hanno paura di rischiare i loro capitali. L '"incertezza" è troppo grande. Naturalmente l'economia borghese sostiene assurdamente che i profitti sono la ricompensa di rischio. Quindi, la classe capitalista, secondo loro, ha paura di rischiare il suo capitale, anche se questa è la funzione del capitale stesso. In realtà, il capitalismo tende a ridurre il rischio al minimo assoluto, piuttosto che perdere il loro capitale o profitto potenziale. Ma di che cosa hanno paura?

Il Financial Times sembra voler dire che il problema è temporaneo, ma in realtà è proprio questo problema che ha prodotto la crisi. Apparentemente, le banche stavano facendo del loro meglio per prestare soldi a tutti quanti, il che non è solo rischioso, ma anche stupido.

Quindi la versione ufficiale è che le banche sono state avide, non solo avide, ma stupidamente avide. Hanno corso rischi elevati, per guadagni molto grandi.

Anche un bambino di 10 anni può capire che questa è una sciocchezza. Le banche non hanno investito nell'industria, ma in mutui e derivati - o in altre parole in prestiti e prestiti derivati - mentre l'economia aveva pochi investimenti al di fuori della finanza. Una volta tolta la finanza dalle statistiche, il tasso di crescita è molto basso.

Allora perché la classe capitalista in Occidente ha preferito investire in settori improduttivi ed esportare il proprio capitale ad Est? Come accennato in precedenza, i paesi del Terzo Mondo come il Brasile stanno soffrendo per l'eccesso di capitale occidentale investito. Come risultato si stanno prendendo provvedimenti per limitare l'afflusso.

Ci sono due punti da sottolineare. In primo luogo, è chiaro che ci sono ingenti somme di denaro che sono alla ricerca di imprese, in quanto vi erano prima della crisi e in secondo luogo la maggior parte, anche se non tutti, degli investitori non sono disposti a investire il loro denaro in società di produzione reale.

L'enorme quantità di capitale è alla ricerca di profitti a breve termine. Il suo valore è sceso durante la crisi, ma si sta muovendo di nuovo. Ovviamente un modo di spendere soldi è quello di sprecarli, come nella recente costruzione del palazzo più costoso del mondo a Hyde Square 1 a Londra, dove un appartamento costa 200 milioni di dollari, oppure nella costruzione di yacht.

Il concetto di capitalismo finanziario

Quindi, cosa sta succedendo in termini più teorici? Un modo di vedere la cosa è parlare di uno sciopero del capitale, come hanno fatto alcuni gruppi a sinistra, ma questo implica che essa sia un'azione a breve termine, mentre si tratta di una strategia a lungo termine. Il concetto di Capitalismo finanziario è fondamentale. È il capitale astratto, scollegato da qualsiasi impresa produttiva in particolare, che è necessariamente a breve termine, improduttivo e predatorio, [4], ma che è riuscito a spostare i termini della lotta di classe a vantaggio del capitale.

In Europa e negli Stati Uniti, la logica di una soluzione keynesiana o popolare alla crisi porterebbe verso l'espansione monetaria e la crescita delle industrie nazionalizzate. Eppure le imprese private hanno difficoltà a fare investimenti su vasta scala per lunghi periodi di tempo. Ormai regolata dal capitalismo finanziario, ragionano necessariamente a breve termine.

Nessuna legge può cambiare il fatto che i ricchi investitori, che hanno i fondi necessari, vogliono guadagni immediati e sono restii ad assumersi i rischi connessi alla ricerca e sviluppo per lunghi periodi, senza l'appoggio del governo. D'altro canto, una parte considerevole del capitale ha paura di lasciare al governo un ruolo maggiore in economia e di ridare fiato all'economia aumentando il tasso di crescita.

Alcuni esperti sostengono che la crescita e l'innovazione proviene da aziende di piccole e medie dimensioni, che devono essere aiutate da investimenti "pianificati" dallo Stato. L'argomento non ha alcun fondamento, essendo le PMI a se stanti e di poca importanza.

L'industria automobilistica, l'industria aeronautica, l'industria militare, l'industria farmaceutica e chimica sono dominate da grandi aziende come General Motors, Boeing, Pfizer e simili, che hanno in mano gran parte del mercato. Le aziende più piccole sono effettivamente controllate dai loro acquirenti quasi sotto ogni aspetto.

Questa vetrina ha il solo scopo di nascondere le reali intenzioni dietro il programma di austerità permanente. Il significato della crisi è che la strategia del capitale finanziario è ormai implosa e la classe capitalista non ha più una strategia se non quella del ritorno al capitalismo classico, con la disoccupazione di massa e uno stato sociale minimo.

Hillel Ticktin

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Note dell'Autore:

[1] Hillel Ticktin, ”The Crisis and the Capitalist System Today,” Critique 53, 355-371, ripubblicato da Routledge 2011, in Hillel Ticktin (ed) : Marxism and the Global Financial Crisis. Hillel Ticktin, “The Transitional Epoch, Finance Capital and Britain,” Critique 16, 1983, 23-42 & Hillel Ticktin, “Towards a Theory of Finance Capital,” Critique 17, 1-16, 1986. Recentemente discusso in: Hillel Ticktin, “A Marxist Theory of Capitalist Instability and the Current Crisis,” Critique 47, February 2009, 13-30, e su "Critique Notes" negli ultimi 2 anni.

[2] Karl Marx, Theories of Surplus Value, Vol. 2, Lawrence and Wishart, London 1969, Progress Publishers, Moscow 1968, 510.

[3] “Something Stirring in the US Economy.” Financial Times, Saturday 8th January 2011, 10.

[4] For a discussion of Finance Capital see : Hillel Ticktin, “The Transitional Epoch, Finance Capital and Britain,” and “Towards a Theory of Finance Capital,” op. cit.

* From Against the Current, July/August 2011, ATC 153.

Mis en ligne le 8 août 2011

Note del Traduttore:

[1] La caduta tendenziale del saggio di profitto è una formula dell'analisi economica marxiana. Con caduta tendenziale del saggio di profitto Karl Marx ne Il Capitaleidentificò quel fenomeno secondo cui l'aumento progressivo degli investimenti sui macchinari a scapito degli investimenti sui salari avrebbe prodotto come risultato tendenziale del processo produttivo un saggio di profitto sempre minore. Marx giunse a questa conclusione sulla base della teoria del valore: essendo il capitale sotto forma di salari (capitale variabile) ad essere l'unica fonte di plusvalore, l’aumento della composizione organica del capitale riferita agli investimenti sulle macchine e sul continuo aggiornamento tecnologico (capitale costante) avrebbe dato come risultato del processo produttivo dei profitti progressivamente decrescenti in proporzione agli investimenti complessivi.

In particolare il saggio del plusvalore è nella teoria marxiana il rapporto tra plusvalore e capitale variabile, e il saggio di profitto è invece il rapporto tra il plusvalore e l’insieme del capitale investito, ovvero capitale variabile e costante (salari più macchinari,materie prime e ausiliarie). In formule:

Saggio del plusvalore = Plusvalore/Capitale Variabile

Saggio di profitto = Plusvalore/(Capitale Variabile + Capitale costante)

[2] SMEs: small and medium size enterprises

[3] LBO o Leverage buyouts, ovvero le acquisizioni di società attraverso NewCo costituite ad hoc

[4] Il fondo Long Term Capital Management (LTCM) era un fondo speculativo nel cui board figuravano grandi protagonisti del mondo economico.

Fu istituito nel 1994 da Meriwether ed il suo team proveniente dalla Salomon Brothers e si basò sui modelli matematici creati dai premi Nobel Robert C. Merton e Myron Scholes. Compiva, perlopiù, operazioni di arbitraggio economico.

[5] QE2 o "quantitative easing", ovvero la creazione di moneta da parte della banca centrale e la sua iniezione, con operazioni di mercato aperto nel sistema finanziario ed economico

Traduzione e note di Luigi Marini

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