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lunedì 19 maggio 2014

CASA: UN DIRITTO A RISCHIO di Stefano Macera







CASA: UN DIRITTO A RISCHIO
di Stefano Macera 




Il diritto di avere un luogo dove abitare, ormai aleatorio in molte città italiane; è a Roma è da tempo particolarmente acuto e diverse sono le modalità con cui, dal basso, si cerca di farvi fronte. La più nota è l’occupazione di stabili abbandonati, per lo più pubblici: una pratica, questa, condannata con asprezza dai più diffusi quotidiani della capitale (Messaggero e Tempo), che si atteggiano a difensori della legalità, ma in realtà sostengono gli interessi dei palazzinari (che sono i loro proprietari). 
 Ci sono però anche esperienze ben consolidate, come l’Unione Inquilini, che organizzano fasce di popolazione le quali, nonostante si vedano negato un diritto basilare, come quello ad una abitazione, sono difficilmente coinvolgibili nelle occupazioni di immobili in disuso. Pensiamo in particolare agli anziani poveri, spesso vittime di sfratto per morosità: Essi, ovviamente, non possono condurre avanti una forma di lotta che comporta seri oneri e gravi rischi, poichè le autorità pubbliche in genere reagiscono con metodi repressivi. 
 Per fortuna, non mancano occasioni di confronto. Si pensi all’iniziativa svoltasi il 27 aprile in quel Teatro Valle Occupato, da tempo diventato nella capitale il principale centro dei dibattiti politici e culturali alternativi al pensiero unico dominante. L’incontro è iniziato con la proiezione del documentario Casa Nostra, realizzato da Lucilla Castellano e Lucia Parisi. In questo mediometraggio si racconta la storia un’occupazione, quella della scuola “Hertz” in via Tuscolana, e dell’impegno profuso per ricavarvi 20 appartamenti, fino alle drammatiche vicende degli ultimi mesi. Il 19 marzo, infatti, l’immobile è stato sequestrato, analogamente ad un altro occupato in via delle Acacie e allo spazio socio-culturale “Angelo Mai Altrove” in via delle Terme di Caracalla. Dissequestrato giorni dopo per dare al Comune il tempo di individuare una soluzione abitativa diversa l’edificio è stato definitivamente sgomberato il 23 aprile e gli occupanti sono stati sparpagliati in diversi residence: una scelta, questa, criticata nel corso dell’assemblea. Massimo Pasquini, dell’Unione Inquilini, ha sottolineato che l’Amministrazione comunale guidata dal sindaco Marino non ha ancora fatto nulla per affrontare in modo adeguato, con una chiara e ben articolata strategìa, una questione sociale di straordinaria gravità. Addirittura, di recente il Comune ha assegnato gratuitamente al Ministero dell’Interno 10 immobili, alcuni dei quali si prevedeva dovessero toccare alle attività di autorecupero. (1) 

Ogni anno, a Roma è come se una cittadina delle dimensioni di Monterotondo venisse sfrattata. In questa situazione, è ‘strano’ che l’ATER (Azienda Territoriale per l’Edilizia Residenziale) abbia promosso qualche settimana fa una Conferenza ‘megagalattica’ per annunciare che, nei prossimi 4 anni, assegnerà 1000 appartamenti (ovvero appena 250 all’anno): la pubblica Amministrazione, dunque, intende procedere ancora con la ‘logica del giorno per giorno’. La tendenza del Comune a non dotarsi di un disegno strategico complessivo conferma la sua subalterneità al ‘partito del mattone’ che spadroneggia a Roma e ancora non si sente appagato dal Piano Regolatore di Veltroni, grazie al quale ha potuto edificare in larghe aree già adibite a campagna, né dall’acquiescenza della giunta Alemanno. 

 Come se non bastasse, la Procura della Repubblica di Roma sta conducendo una vera e propria guerra contro le occupazioni. A farne le spese è stato soprattutto il Comitato Popolare di Lotta per la Casa, promotore delle occupazioni cui prima si è accennato, e sottoposto ad un procedimento giudiziario. Di fatto, questa importante realtà conflittuale della capitale è considerata come un’associazione a delinquere, dedita alla gestione di un vero e proprio racket. Le quote mensili richieste agli occupanti per le spese comuni sono considerate estorsioni e si parla di sfruttamento di manodopera immigrata per l’organizzazione degli eventi culturali all’ ‘Angelo Mai’. L’accusa più sorprendente riguarda il rapporto di esponenti del Comitato con alcuni politici locali: conversazioni telefoniche volte a trovare soluzioni dopo gli sgomberi, sono considerate manipolazione di assessori e consiglieri. L’avvocato Arturo Salerni, dell’Associazione Progetto Diritti, ritiene che contestazioni così pesanti siano portate avanti perché i magistrati nella capacità di organizzarsi per perseguire il diritto all’abitare vedono già un crimine, cioè la violazione dell’articolo 633 del Codice Penale (relativo all’invasione di terreni o edifici), che assume un valore assoluto, e il rapporto con le istituzioni è addirittura interpretato come prova della ‘capacità pervasiva’ del Comitato. Insomma, avere messo gli amministratori della città a confronto con un bisogno insopprimibile che riguarda diverse migliaia di persone, per la Procura costituisce un’aggravante: in pratica, il rapporto con le istituzioni sarebbe analogo a quello che intercorre tra le grandi realtà della criminalità organizzata e gli Enti locali soprattutto nelle regioni del Meridione. E così, in sostanza, la legalità si identifica con il Codice Penale, ma non con le indicazioni della nostra Costituzione (che all’articolo 2 riconosce il diritto di tutti ad avere un tetto sulla testa) e della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani (articolo 25). Peraltro, le accuse formulate sulla base di tali opinabili assunti non sono inedite: in parte coincidono con quelle che hanno coinvolto, anni fa, i l’occupazione della scuola “Otto Marzo” alla Magliana; in verità , il processo ha infine scagionate gli imputati da reati come l’estorsione o l’associazione a delinquere. Ma, naturalmente, i giornali, che avevano dato ampio risalto alla notizia degli arresti effettuati il 14 settembre 2009, non hanno certo manifestato altrettanto interesse per gli esiti finali della vicenda. 


(1) Per autorecupero si intende l’individuazione, da parte del Comune, di immobili fatiscenti, i cui interni vengono suddivisi per abitazioni e ristrutturati a carico di cooperative di cittadini. I finanziamenti sono erogati dal Ministero delle Infrastrutture, dal Comune e dalla Regione Lazio. Con un bando si affida alle cooperative la realizzazione degli alloggi, sotto la supervisione dell’Amministrazione.




dal sito Cassandra



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