SEPULVEDA E L’IDEA DI FELICITA’
SOCIALE
di
Sara Palmieri
Parte alla grande la prima
edizione di Scrittura Festival, evento organizzato dall’Associazione Culturale
Onnivoro, che porterà a Ravenna dal 20 al 25 maggio scrittori e intellettuali
di spessore, oltre alla possibilità di seguire corsi di scrittura tenuti da
Eraldo Baldini, Cristiano Cavina e Gianluca Morozzi.
L’anteprima ha registrato l’intervento
di Luis Sepulveda, cileno, uno dei più grandi scrittori viventi, intervistato,
con la sapienza dell’amico, da un altro importante narratore, Pino Cacucci, nel
Palazzo Congressi di Largo Firenze, davanti ad una platea ultra-affollata e
coinvolta.
Tema dell’intervista l’ultimo
libro di Luis Sepulveda, “Un’idea di felicità”, scritto insieme a Carlo
Petrini, fondatore e presidente di Slow Food ed edito da Guanda e Slow Food
Editore.
Ma cos’è la felicità? Stato
d’animo e condizione difficile da definire, da conquistare e trattenere. E’ più
facile per l’uomo, quando è fortunato, provare contentezza, soddisfazione o
serenità, ma felicità…
Pino Cacucci va al suo valore
politico e al primo che l’ha inserita tra i diritti dell’uomo, il napoletano
Gaetano Filangieri, che ne trattò nel suo Scienza della Legislazione.
Quest’opera fu il modello
ispiratore di Beniamino Franklin ed il diritto alla felicità fu perciò
introdotto nella Dichiarazione d’Indipendenza e nella Costituzione
americana.
L’idea di felicità dello
scrittore cileno con un passato avventuroso, segnato dalla lotta contro
l’avvento e la feroce dittatura di Pinochet con il conseguente esilio in molti
Paesi del mondo, è stata però subito chiara.
Sollecitato da Cacucci,
Sepulveda, Lucio per gli amici e i compagni, ha descritto attraverso esempi ed
esperienze personali, il suo concetto di felicità, che passa attraverso le
piccole cose, i piccoli piaceri della quotidianità per giungere ai grandi
valori della vita.
Gli amici, gli affetti, la
convivialità che si crea intorno ad un “asado”, la nostra grigliata di
carne, accompagnato da buon vino, può dare luogo, ad esempio, a conversazioni
che fanno emergere affinità e creano complicità e che, nel caso di Sepulveda e
Petrini, sono all’origine del libro che è stato presentato.
Così come le piccole/grandi
azioni di uomini in grado di innescare il cambiamento in una società dai ritmi
innaturali, spesso cupa e frettolosa, che insegue il denaro e il successo, che
ha perso di vista valori essenziali, superati e travolti da programmi politici
dettati dagli imperativi del mercato, delle multinazionali, delle banche.
E allora ecco che Sepulveda cita
Lucas Chiappe, un argentino che da solo ha cercato di rimediare a una politica
sbagliata di protezione ambientale della Patagonia da parte dei governi cileno
e argentino, attuata cacciando dalla foresta l’unico popolo in grado di custodirla
e valorizzarla, quello mapuche.
Chiappe ha cominciato a
coinvolgere i mapuche nel rimboschimento di una zona desertificata ai
margini della foresta, chiedendo loro consigli sui semi autoctoni e sulle
modalità di semina, insieme ai bambini delle scuole, riuscendo a piantare, in
dieci anni, più di sedici milioni di alberi, realizzando una linea verde che
oggi collega i parchi nazionali.
La linea verde creata da Chiappe
e dai mapuche è oggi visibile con Google Earth cercando la parte della
cordigliera delle Ande a sud del 42° parallelo.
Un uomo solo è riuscito dunque a
recuperare la capacità economica e il sapere culturale di un popolo,
strettamente collegati alla foresta e alla sua sopravvivenza.
Sepulveda ha quindi messo in
risalto la straordinarietà di un uomo semplice come Pepe Mujica, presidente
dell’Uruguay dal 2009.
Mujica, con un passato da
guerrigliero nel movimento dei Tupamaros, imprigionato dalla dittatura per 14
anni, due dei quali trascorsi in isolamento in un pozzo, è il presidente che
sta cercando di costruire il Paese più giusto dell’America latina.
A capo di una nazione piccola,
circa 3 milioni e mezzo di abitanti, è realista e sa che sarà difficile per il
suo popolo raggiungere il benessere economico negli anni del suo mandato, ma intanto
comincia a provarci cercando di consentire almeno una povertà dignitosa.
Ha rinunciato al novanta per
cento del suo compenso a favore di organizzazioni non governative e bisognosi e
continua a mantenere il consueto stile di vita.
Non vive nel palazzo
presidenziale, ma nella sua vecchia fattoria e ogni mattina si reca a lavoro
con un maggiolino degli anni Settanta e il suo cane a tre zampe.
E’ il simbolo di come sia
possibile in politica praticare la virtù della decenza.
Uomini semplici ma eccezionali
perché mossi da sensibilità, rispetto e solidarietà verso gli altri, che si
impegnano e lottano per rendere migliore il presente e il futuro dei più
deboli, dei dimenticati.
La felicità passa dunque
attraverso questa lotta e questo impegno perché la grande idea di felicità –
sostiene Sepulveda - è strettamente collegata alla giustizia sociale.
Così come è legata ad un altro
importante sentimento, quello dell’amicizia, che porta il grande scrittore
cileno a ricordare il poeta romagnolo Tonino Guerra, suo amico e maestro.
Infine è una semplice conseguenza
considerare che senza poeti e senza ribelli la vita sarebbe senz’altro più dura
e infelice e la Romagna è terra sia degli uni che degli altri, come ha
sottolineato Cacucci, formulando gli auguri a Ravenna, città candidata a
capitale europea per la cultura nel 2019.
L’intervistatore Cacucci e
l’intervistato Sepulveda hanno pienamente soddisfatto le aspettative del
pubblico, concedendosi con generosità intellettuale e senso dell’ironia e
consentendo di trascorrere qualche ora di felicità.
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