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mercoledì 21 maggio 2014

IL RISULTATO DI ATENE E LA CONGIURA DEL SILENZIO SULLA LISTA TSIPRAS di Antonio Moscato




IL RISULTATO DI ATENE E LA CONGIURA DEL SILENZIO SULLA LISTA TSIPRAS

di Antonio Moscato

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Finora c’era stato uno sforzo straordinario per nascondere l’esistenza della Lista Tsipras: perfino Crozza aveva fatto lo spiritoso chiedendo poche sere fa “Ma non è un dentifricio?”; peggio ancora c’era stato uno sforzo per alterarne deliberatamente l’identità, affidandone la rappresentanza in TV a un Vendola che, abbastanza logicamente, questa lista non l’aveva voluta e che non era per questo in grado di presentarne correttamente la logica.
Se non ce la farà a raggiungere il 4% la lista dovrà ringraziare i molti moderati presenti al suo interno, che l’hanno presentata in TV o nelle iniziative elettorali minimizzandone o distorcendone il progetto originario, riducendola a una specie di coalizione di brave persone, una specie di SEL. Non doveva e non poteva essere una Syriza italiana, e questo era comprensibile, ma era impressionante che nell’intervista a Barbara Spinelli sul “manifesto” del 16 maggio si desse per scontato che “ nessuno vuole più avere a che fare con le sinistre radicali” e che il “potenziale elettorato” della lista “porta via voti al Pd”. Una lettera al “manifesto” denunciava una impostazione analoga anche in Moni Ovadi; io stesso in alcune assemblee nelle Marche ho sentito vari candidati esporre le loro idee con tali argomenti da spingermi a dare il voto solo alla lista, per la sua portata oggettiva, senza preferenze, per non dovermi sforzare a cercare “il meno peggio” in liste farcite di esponenti moderatamente “progressisti” pescati nella cosiddetta “società civile”.
Adesso, forse, il risultato delle elezioni greche, con Syriza che si è consolidata come primo partito ad Atene e nell’Attica, potrà consentire di spiegare meglio cos’è, e perché è stato giusto contrassegnare questa lista con un riferimento alla Grecia e alla sua ammirevole forza di sinistra controcorrente.

Naturalmente “il manifesto” aveva contribuito finora alla disinformazione sulla lista, sia con i silenzi e l’attenzione prevalente al teatrino della politica, sia con un’informazione sulla Grecia carente e tendenziosa. Anche oggi il suo storico corrispondente Pavlos Nerantzis, non esita a dire che “il partito di Tsipras avrebbe forse ottenuto di più se, in alcuni casi, avesse preferito candidati più unitari (o riconoscibili nella società), e non per forza iscritti al movimento”. Cioè esattamente il contrario di quello che la sinistra interna a Syriza, che rappresenta un buon 30% degli iscritti, rimprovera alla maggioranza, che ha creduto di guadagnare puntando in diversi casi su candidati indipendenti, staccatisi di recente dal Pasok, l’equivalente greco del PD. Nerantzis vive in Italia da quarant’anni, ed è così assimilato alla sinistra italiana, che rimprovera alla sinistra del suo paese di essere “troppo radicale”, senza accorgersi che la crescita di Syriza è stata possibile finora esattamente perché questa organizzazione è ben diversa dalla sinistra italiana del “manifesto” o di Sel, e ha sempre rifiutato le lusinghe del Pasok, contrapponendo al centro sinistra (e a maggior ragione alle “larghe intese” benedette dalla Trojka) l’unità delle sinistre, proponendo un fronte unico anche ai settari del KKE. Sul dibattito in Syriza si veda comunque http://anticapitalista.org/2013/07/20/la-svolta-moderata-di-syriza/  e anche Syriza verso le elezioni .
Lo scopo di questa noterella non è comunque quello di informare sul risultato elettorale complessivo nel primo turno (su cui torneremo senz’altro appena saranno disponibili dati ufficiali dettagliati e soprattutto i commenti dei compagni greci), ma si propone di contrastare la congiura del silenzio e lo stravolgimento del programma della lista Tsipras.
Una parte della sinistra che potrebbe (e a volte vorrebbe) votare questa lista, infatti, è da molti anni sensibile alle campagne per il cosiddetto “voto utile”; per questo, oltre a nascondere il più possibile l’esistenza della lista, e a identificarla con un Vendola che dietro il linguaggio aulico nasconde il suo poco gratificante ruolo di “ruota di scorta” del PD, sono stati sparati a raffica sondaggi che la collocavano sempre al di sotto del 4%. A parte i più che legittimi dubbi sulla correttezza e validità dei sondaggi in generale (basta pensare a come veniva sottovalutato il M5S fino alla vigilia delle ultime elezioni politiche), va denunciato il martellamento (ripreso da tutti i giornali ma anche, ed è scandaloso, dal manifesto) sulla “sicura esclusione” della lista Tsipras.
Secondo Roberto Weber, già presidente della SWG, e ora dell’Istituto di sondaggi Ixè, “a rischiare di essere penalizzata dall’astensionismo è proprio la lista Tsipras”. Che egli menta sapendo di mentire lo si deduce dalla sua affermazione che la lista “era partita assai bene nei suoi sondaggi (ma in generale in tutti i sondaggi), per poi flettere verso il basso”.  Non è vero, all’inizio era del tutto sconosciuta, e i sondaggi venivano in diversi casi basati direttamente su Vendola, ma la”spiegazione” di Weber conferma la funzione di questo “sondaggio” interessato: dimostrare che sarebbe un voto sprecato, perché “decidere di votare la lista per l’altra Europa non è intesa come una scelta di rottura, per quello c’è Grillo”. Non c’è niente da fare, aggiunge lapidario, perché “non abbiamo intercettato la presenza di un elettorato consolidato a sinistra del PD”… Consolidato no, ma dove sono finiti i milioni di persone che negli ultimo dieci anni non hanno più votato per la sinistra moderata e “radicale”?
Anche un altro sondaggista di area PD come Ilvo Diamanti garantisce che la previsione di Weber è fondata, perché “il voto per la lista Tsipras è un voto molto politico” ed “esprime molta più appartenenza che protesta”. Il peggio, come spesso accade, è nel commento finale del giornalista del manifesto Andrea Fabozzi :“Ed è qui [cioè sulla lista Tsipras] che l’astensionismo può colpire duro”.
Queste “profezie” puntano a creare le condizioni perché si avverino… E la ragione è chiara. Anche se in questo momento la preoccupazione principale di Renzi e Berlusconi è Grillo, con tutti i suoi limiti, a partire dalla sua passione per battute inopportune che alimentano per settimane o mesi le polemiche faziose dei suoi avversari, il ritorno sulla scena di una sinistra anche modesta ma caratterizzata dall’internazionalismo (che manca a tutti e tre i principali protagonisti dello scontro elettorale), cambierebbe molte carte in tavola, e impedirebbe i giochetti infantili di Renzi su chi è il nuovo Hitler o Stalin. E anche la tematica del debito da rifiutare, entrerebbe di forza nel Parlamento europeo, insieme all’idea di fondo che contro le storture e i crimini dell’Europa delle banche è impossibile combattere in un paese solo, ma è necessaria e possibile una battaglia comune che coinvolga da subito molti paesi.
Per questo credo che anche chi ha seguito da lontano la incerta campagna della lista Tsipras, magari restandone al margine perché per le apparizioni in pubblico e sui media risultava affidata ai più moderati o a chi era incapace a volte perfino di spiegare com’era nato il progetto, sia arrivato il momento di impegnarsi in questi ultimi giorni per spiegare ai compagni delusi dalle ultime penose prove della ex sinistra sedicente “radicale” che è stato giusto costruire una lista intorno a una candidatura come quella di Tsipras, importante anche simbolicamente, perché la Grecia era stata scelta dalla Trojka per “dare l’esempio” agli altri paesi dell’Europa in crisi, ma soprattutto perché Alexis rappresenta un partito di sinistra che è stato capace di crescere evitando (almeno finora) alleanze ambigue con la ex sinistra neoliberista.
Tsipras nei suoi comizi in Italia e nei rarissimi interventi televisivi (magari relegati su canali poco seguiti e in orari impossibili), ha riequilibrato verso sinistra l’immagine della lista, che era stata una conseguenza quasi inevitabile della fretta con cui era stata costruita e delle caratteristiche “intellettuali” di molti dei promotori. Una scelta quasi obbligata per evitare una ripetizione dello sconcio pastrocchio tra i ceti politici dei partiti che aveva caratterizzato l’esperienza di “Rivoluzione civile” del candido Ingroia. Ora il successo di Syriza ad Atene dimostra che c’è spazio per forze anticapitalistiche coerenti, e che bisogna proseguire su questa strada. Molto probabilmente il fatidico 4% verrà superato, ma anche se se non fosse raggiunto per qualche frazione di punto, non c’è da disperarsi. Anche perché lo stesso Alexis Tsipras ha detto francamente che non ha illusioni su una possibile utilizzazione positiva di uno strumento come il Parlamento europeo: l’importante è partire da questa campagna e dalla presenza a Bruxelles di alcune pattuglie di sinistra per ricostruire un collegamento internazionale permanente tra le forze che si battono contro la Trojka e l’imperialismo europeo. L’esperienza avviata deve essere proseguita, anche imponendo un dibattito pubblico che finora è stato largamente insufficiente.


20 maggio 2014 


La vignetta è del maestro Enzo Apicella



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