UNA BREVE NOTA SU KRONŠTADT
di Stefano Santarelli
Il dibattito che in questi giorni si è innescato nel gruppo aperto su Facebook di “Bentornata Bandiera Rossa!” e con ben altra levatura nello stesso Comitato di Redazione del nostro sito era in fondo prevedibile.
La storica divisione tra l’anarchismo ed il comunismo è ancora oggi attuale.
E’ la divisione tra chi prospetta una visione libertaria del socialismo con chi invece né ha una visione autoritaria. Una divisione iniziata con lo scioglimento della Associazione internazionale dei lavoratori nel 1876 e proseguita in tutto il novecento con pagine tragiche durante la Rivoluzione russa e con quella spagnola.
Tra sei anni si celebrerà l’anniversario della Rivoluzione del 1917 e sarà quindi un’occasione per tracciare un bilancio il più possibile imparziale dopo un secolo da questi avvenimenti.
Il secolo che ci siamo lasciati dietro le nostre spalle è stato indiscutibilmente il secolo delle grandi catastrofi umane: dai genocidi iniziati con quello armeno del 1914 vero prototipo dei genocidi del XX secolo fino ai recenti genocidi nell’ ex Jugoslavia e in Africa (Ruanda-Burundi, Uganda) e da due guerre mondiali il cui livello di distruzione non ha avuto precedenti nella storia dell’umanità.
E’ stato il secolo della barbarie dei campi di concentramento nazisti e stalinisti.
Nella Rivoluzione russa che ha scatenato grandi speranze ed illusioni tutti questi elementi sono purtroppo presenti.
Il partito bolscevico che aveva preso il potere nel nome della classe operaia scatena contro questa classe e le altre forze politiche che la rappresentavano una sanguinosa repressione che influirà in senso negativo sullo futuro della stessa Rivoluzione russa.
Una repressione iniziata nel 1919 con l’assalto delle officine Putilov di Pietrogrado dove 200 operai vennero trucidati senza processo.
Nel marzo di quello stesso anno ad Astrakan di fronte allo sciopero degli operai e al rifiuto del 45° reggimento di fanteria di aprire il fuoco sugli scioperanti che sfilavano nel centro cittadino e aderendo anche loro a questa manifestazione la repressione guidata da Kirov fu particolarmente atroce. Nel giro di una settimana furono giustiziate od annegate con una pietra al collo da 3000 a 5000 persone. La strage di Astrakan è il più grande massacro di operai compiuto dal potere bolscevico prima dell’ eccidio di Kronštadt.
Il 21 gennaio un decreto governativo impone la riduzione di una terzo delle razioni di pane a Mosca, Pietrogrado e Kronštadt. Questo provvedimento non più giustificato dal pericolo controrivoluzionario visto che le ultime armate bianche erano state annientate è il casus belli che provoca la rivolta di Kronštadt. Si verifica l’ammutinamento dei marinai di due corrazzate (la Sevastopol e la Petropavlovsk) che si trovavano in questa base navale. Gli avvenimenti precipitano.
Il 1 marzo si tiene un comizio con oltre 15.000 persone che caccia il presidente bolscevico del Comitato esecutivo centrale dei soviet. Il giorno dopo agli insorti si aggregano più della metà dei 2000 bolscevichi di Kronštadt. Si forma un Comitato rivoluzionario provvisorio che tenta di mettersi in contatto con i scioperanti e i soldati di Pietrogrado. E come si può facilmente intuire questi fatti preoccupano il partito bolscevico che fa arrestare oltre 2000 operai di orientamento socialista (menscevico e socialista rivoluzionario) od anarchico.
Questi operai ovviamente non sono armati come i marinai di Kronštadt e dopo questa dura repressione a Pietrogrado viene preparata la repressione. E colpita da un durissimo assedio, dieci giorni dopo Kronštadt cade. Da entrambe le parti si contano migliaia di morti. Centinaia di insorti vengono immediatamente passati per le armi, più di 2000 ne vengono condannati a morte in un secondo momento mentre più di 6500 vengono condannati ai lavori forzati
Dopo aver soffocato la rivolta di Kronštadt la Čeka diretta da Dzeržinskij inizia una dura repressione contro i militanti menscevichi, socialisti rivoluzionari ed anarchici.
Tutti i membri del Comitato centrale menscevico vengono arrestati e già nel luglio del 1921 la Čeka crea 7 campi di concentramento dove vengono rinchiuse circa 50.000 persone in maggioranza donne, vecchi e bambini familiari e quindi ostaggi dei contadini-disertori.
Queste date sono importanti perché Lenin è saldamente al potere e la stalinizzazione del partito bolscevico è ancora lontana da venire.
Il ruolo di Trotsky
In tutta questa vicenda il ruolo di Trotsky non è secondario oltre ad essere in quel momento il fondatore e dirigente dell’Armata rossa nel giugno del 1920 scrive “Terrorismo e comunismo” in assoluto il peggiore testo del futuro fondatore della Quarta internazionale.
Lo stesso Trotsky ha sempre scritto con imbarazzo su questo episodio infatti ancora nel 1938 afferma:
“Non ho mai toccato questa questione e non perché abbia qualche cosa da nascondere ma, al contrario, proprio perché non avevo nulla da dire. La verità è che io personalmente non ho partecipato minimamente alla soppressione della ribellione di Kronštadt, e neanche alla repressione che ha seguito questa soppressione. Ai miei occhi questo fatto non ha nessun significato politico. Facevo parte del governo, e consideravo la soppressione della ribellione come necessaria e quindi ne porto la responsabilità.”
Ora dire che Kronštadt non abbia “nessun significato politico” è una tesi veramente risibile.
Come certamente è preoccupante la sua fiducia in Dzeržinskij il primo iniziatore della caccia ai trotskisti:
“Che ci siano o non ci siano state vittime innocenti, questo non lo so. A tale proposito mi fido di Dzeržinskij più di quanto possa fidarmi dei suoi critici tardivi. Per mancanza di dati non posso ora decidere, a posteriori, chi avrebbe dovuto essere punito e come. Le conclusioni di Victor Serge a tale proposito - conclusioni di terza mano - non hanno alcun valore per me. Sono però pronto a riconoscere che la guerra civile non è una scuola di umanesimo. Gli idealisti e i pacifisti hanno sempre accusato di «eccessi», ma il punto principale è che gli «eccessi» scaturiscono dalla natura stessa della rivoluzione, che in sé non è altro che un «eccesso» della storia. Chi vuole può su questa base rifiutare (scrivendo qualche articolo) la rivoluzione in generale. Io non lo faccio. In questo senso mi assumo piena e completa responsabilità per la soppressione della ribellione di Kronštadt.”
Ora in questo testo scritto a Coyoacan il 6 luglio 1938 quindi due anni prima del suo assassinio Trotsky si assume la “piena e completa responsabilità” per il massacro di Kronštadt.
E di questo credo che la storia lo debba condannare.
Voglio concludere con questa riflessione di Victor Serge, il quale –contrariamente a quanto afferma Trotsky- non aveva informazioni di terza mano su Kronštadt:
“E’ inesatto che i marinai di Kronštadt abbiano avanzato dei privilegi… In seguito quando si sono visti impegnati in una battaglia mortale hanno formulato una rivendicazione politica estremamente pericolosa per quel momento, ma generale, sinceramente rivoluzionaria e quindi disinteressata: “dei soviet eletti liberamente”.
Sarebbe stato facile evitare la rivolta, dando ascolto alle proteste di Kronštadt discutendole,
appagando le richieste dei marinai… Sarebbe stato più facile, più umano, più politico, più socialista, dopo la vittoria militare riportata su Kronštadt da Voroshilov, Dybenko, Tuchacevskij di non ricorrere al massacro…
Il massacro che ne seguì fu abominevole.
Le rivendicazioni economiche di Kronštadt erano talmente legittime, così poco controrivoluzionarie nella realtà, così facili da assecondare che nelle stesse ore in cui venivano fucilati gli ultimi marinai, Lenin accoglieva quelle rivendicazioni” facendo adottare la “nuova politica economica”… La Nep gli fu imposta dalle rivolte di Kronštadt, di Tambov e di altri luoghi.”
17 aprile 2011
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