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venerdì 23 maggio 2014

PERCHE' VOTARE PER TSIPRAS di Riccardo Achilli




PERCHE' VOTARE PER TSIPRAS

di Riccardo Achilli

Perché non ci si può astenere. Astenersi, di fronte ad elezioni che decideranno il futuro di tutti noi dei prossimi cinque anni, significa ignorare ciò che non può essere ignorato, ovvero la tragica crisi economica del Paese.

Perché non si può votare per Grillo. Grillo non rappresenta affatto l'alternativa al PD, quanto piuttosto un sorta di consigliere politico, nella misura in cui il PD ha, di fatto, realizzato il programma elettorale di Grillo: ha abolito il finanziamento pubblico ai partiti, ha quasi azzerato quello alla stampa, ha demonizzato i sindacati, dalla Cisl alla Fiom, ha smantellato l'Amministrazione Pubblica (i dipendenti pubblici, che non arrivano spesso a fine mese, sono considerati da Grillo dei "privilegiati"; ricordiamo la sua divisione fra un Paese di serie A ed uno di serie B), ha privatizzato il privatizzabile, e si accinge a lavorare per distruggere anche la RAI, ha ulteriormente precarizzato il mercato del lavoro (in perfetta sintonia con Grillo, che ha elogiato la legge Biagi), ha introdotto le leggi anti-casta come la Severino. Mai nessuna opposizione parlamentare ha ottenuto le concessioni programmatiche ottenute da Grillo, ed è per questo che lui stesso, ripetutamente, chiede ai partiti di sistema, che solo a parole combatte, di ringraziarlo e riconoscergli un ruolo di collaboratore alla tenuta del sistema stesso. Se Grillo andasse al Governo, abbandonerebbe subito i suoi propositi anti-euro e si troverebbe benissimo con i programmi della Merkel: privatizzazioni, precarietà, riduzione delle tasse finanziata con il taglio alla spesa sociale.
Il grillismo rappresenta una degenerazione della politica: esalta forme di leaderismo acritico (perché chi critica viene epurato) e di sostituzione della rappresentanza degli interessi, con una adesione quasi mistica al Leader, considerato alla stregua di un semidio. Io stesso ho ascoltato alcuni dei più intelligenti e colti militanti grillini, gente anche con decenni di esperienza politica alle spalle, paragonare Grillo a Gesù Cristo, o pendere dalle sue labbra senza mai, nemmeno una volta, mettere in dubbio le sue affermazioni. Evidentemente, l'eliminazione delle forme organizzate di rappresentanza degli interessi (le uniche forme con cui gli interessi hanno una minima possibilità di farsi ascoltare) per sostituirla con un leaderismo acritico prefigura una forma di autoritarismo, che purtroppo è contagioso, (vedi Renzi).
Il grillismo, inoltre, educa gli italiani agli aspetti peggiori dei loro istinti, ovvero ad un giustizialismo forcaiolo spesso usato semplicemente per scaricare su un capro espiatorio i peggiori vizi italici: una propensione al mancato rispetto delle regole ed all'individualismo opportunista che pervade l'intera società, fin nei suoi strati più bassi. Una coscienza sporca collettiva, che nelle fasi di crisi viene "ripulita" scaricandola su una classe dirigente che, però, è stata eletta dagli stessi cittadini che la criticano, e fino ad un momento prima riverita, in cerca di favori e regalie. Grillo, oltre che indulgere sul feticcio della Casta, ha trovato anche un altro capro espiatorio: l'euro, come se l'euro fosse l'unica causa dei guai di un Paese che ha accumulato debito pubblico sin dagli anni Ottanta, che non ha più avuto una politica industriale dalla fine degli anni Settanta, che ha gestito l'industria pubblica con i boiardi. Questa cultura dell'irresponsabilità collettiva è la radice stessa della crisi in cui versa il nostro Paese, e solo superandola torneremo a crescere. 

Perché non si può votare per questo PD renzianizzato, nemmeno adducendo, ipocritamente, che il voto  europeo non avrebbe riflessi sulla politica italiana. I riflessi ci sono dal momento in cui:
a) si vota per dei partiti nazionali, che poi entreranno in Europa sotto l'ombrello di una "famiglia politica", non un partito vero e proprio, nel senso che i singoli partiti membri restano gli unici responsabili dell'attuazione, a livello nazionale, delle politiche stabilite in sede europea;
b) nel momento stesso in cui è Renzi in persona, nelle sue comparsate in televisione o ai comizi, a far entrare nella sua campagna elettorale temi politici prettamente nazionali, come la riforma del Senato e della legge elettorale, gli 80 euro, ecc. ecc., è chiaro ed evidente a tutti che il voto avrà effetti anche su base nazionale.

Votare questo PD guidato da Renzi, al netto delle tante e nobili persone che vi aderiscono con reale spirito riformistico ed onestà politica, significa votare per chi propone di aumentare l'evasione fiscale e la corruzione, eliminando strumenti e figure di controllo, come il Registro Imprese ed i segretari comunali, per chi vuole eliminare la concertazione, nella presuntuosa idea di possedere la verità rivelata. Significa votare per chi vuole ridurre la rappresentanza popolare, con una legge elettorale peggiore del Porcellum, con soglie di sbarramento altissime e premi di magigoranza che configurano regalie di poltrone per gente non eletta, e relegando il Senato, costituzionalmente l'organo di rappresentanza delle autonomie locali dentro lo Stato, a una Dieta consultiva priva di poteri. Per chi vuole ridurre e ulteriormente politicizzare l'amministrazione pubblica.
L'elogio continuo che Martin Schulz elargisce personalmente a Renzi, quando potrebbe limitarsi ad elogiare il partito democratico nel suo insieme, quindi anche la sua opposizione interna, dimostra, peraltro, che il Pse non potrà modificare la linea politica neoconservatrice del PD, perché a sua volta troppo influenzato da posizioni blairiane.

L'argomento del "voto utile", secondo il quale votando per Tsipras si indebolisce il Pse, facendo vincere l'esponente di destra Juncker, non è, in ultima analisi, convincente. La composizione della Commissione Europea non rispecchia quella del Parlamento Europeo, perché i suoi membri sono designati, in ultima analisi, dal Consiglio, cioè dai Governi dei Paesi membri. Quindi, poiché in Francia, Olanda, Belgio, ecc., esistono governi socialisti, dentro la Commissione Europea ci saranno anche commissari di provenienza del Pse, anche se il Presidente fosse Juncker. Chiunque conosca la politica europea sa benissimo che i singoli commissari agiscono, nel loro settore, con larghissimo margine di autonomia rispetto al Presidente, al di là dei suoi poteri formali. D'altra parte, il Paese egemone dell'are-euro, quello con più potere di incidenza sulle politiche europee, è la Germania, dove centro destra e socialdemocratici coabitano nello stesso Governo. Quindi, a prescindere da chi sarà il Presidente della Commissione (Juncker o Schulz) Pse e Ppe, entrambi egemonizzati dalla Germania, avranno interesse a collaborare ed a cercare un compromesso.

L'unico voto possibile, dunque, rimane quello per Tsipras. Ma dal giorno dopo, nessuna indulgenza: i partiti che aderiscono a tale lista dovranno dimsotrare di saper avere cultura di governo, di saper dialogare con i socialisti europei, di rifuggere ogni tentazione arcobalenista o radical chic. E' la loro ultima speranza per rimanere in vita.




La vignetta è del Maestro Enzo Apicella






1 commento:

Vecchia talpa ha detto...

Votare Tsipras, quindi, perché il meno peggio? dando cosi legittimità a istituzioni fatiscenti, fetide persino per la piccola e media borghesia proletarizzata dal capitalismo?. No Grazie. Le elezioni nelle istituzioni borghesi sono un palcoscenico per le organizzazioni di classe per pubblicizzare il punto di vista di classe. Quale punto di vista possono portare intellettualoidi da salotto che pensano che il comunismo sia un male? Saltare il turno non è la fine del mondo e mai più in mio nome!

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