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i Quaderni di Bandiera Rossa "La Storia è finita" di Norberto Fragiacomo
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giovedì 30 aprile 2015

PRIMO MAGGIO: INTERNAZIONALISTA E ANTICAPITALISTA





PRIMO MAGGIO: 
INTERNAZIONALISTA E ANTICAPITALISTA

Nella confusione generale delle coscienze politiche forse è il caso di ricordare che il primo maggio è la giornata in­ternazionale di lotta delle lavoratrici e dei lavoratori, sim­bolo ed espressione della battaglia delle classi lavoratrici contro un sistema economico e sociale di oppressione, ingiustizia, violenza e guerra: il capitalismo.
Forse è il caso di ricordare che il primo maggio è l’unità dei lavoratori contro le divisioni che il sistema costruisce per impedire le loro lotte e che l’internazionalismo vuole porre fine ad ogni sorta di frontiere per costruire la soli­darietà e la fratellanza dei popoli.
Solidarietà e sostegno si devono esprimere oggi in particolare al popolo greco, sottoposto al durissimo attacco dei governanti europei che vogliono soffocare sul nascere l’esperienza del governo di sinistra
Questo primo maggio in Italia avviene, come in tanti altri luoghi del mondo, sotto il segno delle politiche di austerità, repressive, razziste e delle operazioni speculative e finanziarie dei potenti, di cui l’Expo in­sieme al Tav e alle grandi opere è l’espressione.

Avviene mentre il Mar Mediterraneo, da sempre luogo di incontro dei popoli, è diventato il cimitero della strage ininterrotta dei migranti, donne, uomini, bambini che fug­gono la guerra, la fame, la repressione, le catastrofi cli­matiche e che la Fortezza Europa ricaccia indietro con ogni mezzo.
Forse è il caso di ricordare che dietro ogni volto africano o magrebino dei barconi ci sono il volto, le paure e le speranze dei nostri bisnonni sulle navi che cercavano ri­fugio in America o di coloro che sui treni nel secondo do­poguerra ricercavano un futuro in Belgio, in Germania o nel Nord dell’Italia.
L’Europa ha le risorse e le ricchezze per aprire le sue frontiere e garantire l’accoglienza e il diritto di asilo a tutti quelli che ne hanno bisogno.
I lavoratori devono più che mai diffidare e combattere le organizzazioni che, come la Lega di Salvini e le forze dell’estrema destra, ieri come oggi, incitano all’odio con­tro coloro che sono ancora più poveri, disgraziati e diver­si, indicati come i responsabili delle difficoltà proprio per nascondere i veri responsabili della crisi sociale del pae­se: i padroni, i capitalisti e i governi che ne gestiscono gli affari.
Salvini e i suoi accoliti sono al servizio dei padroni, come lo erano i fascisti negli anni venti, per costruire la divisio­ne delle lavoratrici e dei lavoratori, per impedire l’unità degli oppressi e la costruzione di un fronte di solidarietà delle classi lavoratrici che garantisca una vita degna per tutti.
Il governo Renzi è il governo delle bugie e dell’auste­rità e sta portando a termine lo sporco lavoro comin­ciato da quelli precedenti (Berlusconi, Monti, Letta): distruggere le conquiste sociali ed economiche del mondo del lavoro e la stessa Costituzione democrati­ca del 1948 frutto della lotta di Liberazione dal fasci­smo e dal nazismo.
Il Jobs Act ha cancellato lo Statuto dei lavoratori, i diritti e le tutele del lavoro, dando ai padroni piena libertà di li­cenziamento e sfruttamento dei lavoratori.
Le controriforme delle pensioni hanno colpito a morte la previdenza pubblica e il diritto di ciascuno, dopo una vita di lavoro, di avere una pensione degna che gli permetta di vivere.
I tagli alla spesa sociale stanno distruggendo la sanità pubblica e l’intero sistema del Welfare che garantiva la solidarietà e il sostegno a tutte le cittadine e i cittadini.
Ed oggi Renzi, dopo che la scuola pubblica ha già subito tagli consistenti, vuole darle il colpo di grazia per render­la finalmente funzionale agli interessi della Confindustria sia puntando, con la creazione dei presidi manager, alla sua aziendalizzazione che finanziando ancor più le scuo­le private.
Il governo Renzi, con le sue scelte autoritarie sta facen­do saltare lo stesso assetto democratico della Costituzio­ne e impone una legge elettorale antidemocratica, che nega una vera rappresentanza popolare garantendo il monopolio del potere a ristrette oligarchie politiche.
Nello stesso tempo, proprio in questi giorni in cui ricorre il centenario della partecipazione italiana all’immane trage­dia della prima guerra mondiale, il governo prospetta nuovi sconsiderati interventi militari dall’altra parte del Mediterraneo.
Tutto questo è la realtà del capitalismo; le politiche libe­riste portate avanti dall’Unione Europea e dai suoi governi sono una idrovora che succhia risorse dai salari, dalle pensioni, dallo stato sociale per trasferir­le ai profitti e alle rendite.
Contro queste politiche, contro il capitalismo e i suoi go­verni, per cacciare Renzi e le sue falsità, i lavoratori de­vono ritrovare la strada della mobilitazione, debbono co­struire l’unità e la lotta comune di tutti i settori sociali col­piti dalla crisi, devono combattere la divisione al loro in­terno, devono unirsi tra occupati, disoccupati e precari, tra lavoratori italiani e migranti.
Questo percorso di lotta era cominciato in autunno con­tro il Jobs Act, ma le direzioni sindacali hanno scelto di interrompere la mobilitazione e lasciare mano libera al governo. Una scelta gravissima che conferma le loro gra­vi responsabilità in tutti questi anni di subordinazione ed accettazione delle politiche padronali.
Le lavoratrici e i lavoratori hanno più che mai la necessi­tà di organizzarsi nei sindacati, ma serve un sindacato di classe e democratico, un sindacato che si faccia carico fino in fondo dei bisogni e delle esigenze di tutte le lavo­ratrici e lavoratori, di tutti gli sfruttati.
Le parole d’ordine su cui costruire la lotta devono essere quelle che da sempre segnano la mobilitazione della classe operaia contro i capitalisti: diritti per tutti, italiani e migranti, un salario adeguato, la riduzione dell’ora­rio di lavoro e dei ritmi, lavoro e reddito per tutti, il diritto alla pensione, sanità e scuola pubblica di qua­lità per tutti, assistenza sociale e solidarietà per tutti quelli che ne hanno bisogno mentre sul piano politi­co la bat­taglia deve essere più che mai per la giusti­zia sociale, la parte­cipazione e la democra­zia e per un progetto alternativo di socie­tà che ponga fine al ca­pitalismo e alle sue ingiustizie.


La vignetta è del Maestro Enzo Apicella



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