UN APPELLO CONTRO IL MEMORANDUM E PER IL POPOLO GRECO
di Nando Simeone
L'iniziativa di sostegno ad Unità Popolare anima il dibattito anche nella Sinistra italiana in alternativa alla proposta di Costituente promossa da Vendola. Sel, infatti, punta nelle prossime elezioni amministrative ad alleanze con il PD, mentre il PRC e l’Altra Europa appoggiano ancora Tsipras, dimostrando di non aver fatto una sincera autocritica dell’esperienza di governo nel Prodi bis.
In Europa le classi dominanti, con i loro partiti conservatori e socialdemocratici, non hanno mai accettato la formazione di un governo che aveva come programma la fine delle politiche di austerità e dei memorandum. Syriza rappresentava una chiara alternativa alle politiche condotte dalla Nea Democratia di Samaras, così come dal Pasok. Il suo programma elettorale esprimeva chiaramente la volontà di sfidare i diktat della Troika. Questa esperienza politica ha rappresentato la possibilità agli occhi delle lavoratrici e dei lavoratori, in Grecia come in tutta l’Europa, che un partito fondato su un programma antiausterità possa affermarsi con forza, imporsi alle forze reazionarie e far valere un orientamento di rottura con le esigenze dei capitalisti europei.
La violenza dell’offensiva condotta dai dirigenti dell’Unione Europea è stata all’altezza della posta in gioco: provare, malgrado le scelte democratiche del popolo greco, che in Europa non esiste alcuna alternativa ai piani di austerità fissati dalla Troika.
La capitolazione di Tsipras rappresenta una dura sconfitta del popolo greco, della sinistra greca ed europea, un duro colpo per un movimento operaio europeo già fortemente martoriato dalle politiche liberiste. L’accettazione del terzo memorandum da parte della più forte organizzazione della Sinistra Radicale in Europa costituisce una drammatica sconfitta per tutte le classi lavoratrici nel nostro continente, mentre gli effetti sulle classi popolari greche saranno devastanti.
La resa di Tsipras è la cartina al tornasole di una strategia politica perdente, quella “neo-riformista”. Una certa sinistra, nei passaggi cruciali, quando si trova di fronte a scelte radicali e drastiche non ha la forza e il coraggio di operare le rotture necessarie dell’ordine capitalista. Si tratta di un’impostazione politica strategica, del rimanere dentro schemi moderati che portano ad accettare dei “compromessi” o rese che, se pur giudicati negativi, si considerano inevitabili. Questa impostazione di pensiero si colloca all’interno degli orientamenti di correnti politiche della sinistra e dei loro apparati che hanno una storia politica precisa e consolidate pratiche compromissorie con il capitalismo, l’idea che sia possibile limitare i danni del liberismo e riformare il capitalismo, che sia possibile cioè un compromesso interno alle dinamiche e alle forze capitaliste.
La sinistra italiana in maggioranza si è schierata con Tsipras perché sono le sue impostazioni strategiche che spiegano questo sostegno. Molte vicende degli anni novanta lo ricordano, in particolare la difesa fino all’ultimo dell’esperienza del 2006-2008 con il governo Prodi 2 che ha comportato la dispersione di gran parte delle forze di Rifondazione. La vicenda Greca e la presa di posizione dell’attuale segreteria del PRC (a maggioranza), dimostra anche quanto fossero del tutto superficiali e strumentali le autocritiche formali su quella esperienza.
Nei documenti e nei dibattiti della sinistra, in particolare nel PRC e nell'Altra Europa per Tsipras, la discussione ruota intorno al concetto ben sintezzato in questo passaggio del documento della segreteria del PRC: “pieno sostegno a Syriza e a Tsipras ed auspichiamo che possano vincere le prossime elezioni Greche, dando vita ad una maggioranza parlamentare autosufficiente e quindi ad un governo in grado di contrastare nel concreto i contenuti antisociali presenti nel memorandum”...sic! Sostanzialmente si propone non la lotta contro il memorandum e le sue ricadute antisociali, ma la riduzione del danno, la vecchia ricetta del neoliberismo temperato, sostanzialmente la riproposizione delle politiche dei governi di centrosinistra o, se volete dirla alla Cofferati, la riproposizione politica che incarni la rifondazione di un nuovo Ulivo. Sicuramente non è casuale che molti dei personaggi dell'Altra Europa e del PRC siano stati ministri e sottosegretari dell'ultimo governo Prodi. Nulla è cambiato?
Del resto la proposta della costituente della sinistra si muove dentro “l'ombrello protettivo” del sostegno a Tsipras e non ci sorprende che proprio adesso Vendola avanzi senza grande imbarazzo, ma al contrario con molta determinazione, le alleanze con il PD nelle prossime elezioni amministrative. A Milano, ad esempio, Sel ha già deciso di presentarsi con il PD e non sorprende nessuno che l'Altra Europa di Milano non faccia nessun passo verso la proposta di una lista alternativa.
C'è vita a sinistra, ma questa volta è quella degli Anticapitalisti: infatti, in Italia l'appello contro il terzo memorandum, in sostegno ad Unita Popolare, ha avuto il grande merito di non schiacciare tutta la sinistra italiana sulle posizioni di Tsipras, ma, soprattutto, di tenere aperto uno spazio politico di un'area anticapitalista plurale. Le tante firme di quadri e dirigenti sindacali, esponenti dei movimenti e dirigenti delle diverse organizzazioni della sinistra Anticapitalista, ci danno un chiaro segnale che in Italia esiste ancora, malgrado tutto, uno spazio degli Anticapitalisti e che registra le potenzialità per la costruzione di un soggetto politico non marginale, ma con un'influenza di massa.
Non dobbiamo sprecare l'occasione e dobbiamo provare a fare un'operazione analoga a quella fatta in sostegno ad Unità Popolare, con un percorso che però si misuri con la politca del nostro paese, con quelle che sono le emergenze sociali del momento. Lavoro, disoccupazione, precarietà, privatizzazioni dei beni comuni, istruzione e sanità, immigrazione, solidarietà ed accoglienza, debito ed austerità, sono questi i temi su cui rilanciare una battaglia politica e sociale contro i provvedimenti del governo Renzi.
Dobbiamo capovolgere le pratiche con cui si sta costruendo la costituente della sinistra, al verticismo dobbiamo contrappore un percorso dal basso, all'ansia elettoralista la centralità delle lotte e del conflitto di classe.
Se in autunno riuscissimo a costruire una grande assemblea degli Anticapitalisti e delle Anticapitaliste, immaginando formule organizzative leggere a Rete, con l'intelligenza di coniugare il dibattito e la riflessione strategica con la capacità di progettare e soprattutto praticare il conflitto sociale, le lotte e le vertenze nei posti di lavoro, nei territori, nelle scuole e nelle università... Allora si che c'è vita a sinistra...ma di quella anticapitalista!
11 Settembre 2015
dal sito La città futura
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