di Lorenzo Mortara
Nell’ultimo numero di N+1 (Aprile 2011), la rivista di una delle migliori frazioni della sinistra bordighista, sono trascritte alcune relazioni inedite esposte da Amadeo Bordiga, il nostro grande padre fondatore, a una delle riunioni del Partito Comunista Internazionale del 15-16 Luglio 1961.
In una di queste, Bordiga ripassa la lezione marxiana sui grandi uomini della Storia, ricordando che lui è solo un «buon manovale del muscolo cervello». A differenza di Gramsci che credeva che la forza di un solo grande compagno potesse moltiplicarsi per un milione con l’abnegazione e la dedizione assoluta alla causa rivoluzionaria, Bordiga riteneva che uno come lui non potesse andare più in là del lavoro di tre uomini. Ma anche così, uno e trino, Bordiga restava sempre insignificante per i destini della Storia, e come lui tutti noi. Forzando la lezione marxista, anche per Bordiga gli uomini fanno la Storia tutti insieme, ma dalle azioni e reazioni di milioni di loro che si annullano a vicenda, scaturisce una Storia che non è voluta praticamente da nessuno. Fedele al nichilismo settario, Bordiga pensava che gli uomini non contassero nulla, sovrastati com’erano e come sono dagli eventi che li determinano in tutto e per tutto. Il marxismo, ovviamente, non è proprio così. È un po’ meno estremista, ma non per questo meno a sinistra. Se il bordighismo appare più a sinistra, è soltanto perché il marxismo è tanto centrato a sinistra quanto il bordighismo è solo un marxismo scentrato a sinistra che non va mai a bersaglio.
Bordiga accusava di idealismo l’equazione gramsciana di uno uguale a un milione. Per il suo materialismo, un uomo poteva fare al massimo per tre. Grande scienziato del marxismo, da un punto di vista strettamente scientifico, aveva ragione. Ma in Gramsci non c’era solo lo studioso e il rivoluzionario come in Bordiga, c’era anche il poeta visionario del marxismo. Bordiga giudicava troppo severamente le metafore di Gramsci. Un cervello muscoloso come il suo, non poteva capire fino in fondo che un rivoluzionario come Gramsci, non scriveva solo col cervello, ma anche e soprattutto col cuore. Entrambi portentosi e rivoluzionari, i muscolosi cervelli di Gramsci e Bordiga, differivano nel battito del muscolo cardiaco che li irrorava: più caldo e sanguigno quello del primo, più freddo e distaccato quello del secondo.
Se trascuriamo gli effetti eccezionali di grandi sconvolgimenti, come la grande glaciazione, gli effetti degli animali, delle piante e di tutti gli altri accidenti più o meno insignificanti, possiamo dire che, ai tempi del capitalismo, per il marxismo ogni uomo incide sulla Storia in base al rapporto 1 fratto N numero degli uomini che gli fanno da contemporanei. Probabilmente in altre epoche non era così. Quando, nel comunismo primitivo, gli uomini vivevano ancora in piccole tribù isolate le une dalle altre, le potenzialità individuali erano maggiori, anche se probabilmente il concetto di un qualunque tipo di individualismo non c’era nemmeno. È man mano che l’economia degli uomini si intreccia che le potenzialità individuali diminuiscono. Più aumentano le relazioni sociali, più si annacqua la possibilità che un singolo uomo decida qualcosa. L’incidenza individuale, sotto il capitalismo, è qualcosa di così infinitesimale da essere quasi trascurabile. Col socialismo tornerà a pesare e peserà sempre di più. Per intanto, che sotto il capitalismo si sia in genere impotenti, è un qualcosa che il borghese non può accettare perché anche quando non vi veda la negazione del libero arbitrio, bollerà lo stesso noi di determinismo meccanicistico. Un marxista, invece, in tutto questo non vede ragione alcuna per scoraggiarsi, al contrario ci trova maggior consapevolezza per far anzitutto al meglio la propria parte. Di conseguenza, invece di star lì a crogiolarsi in stupide obiezioni da cacadubbi, agisce e basta, felice come una pasqua di aver trovato la libertà, non nel libero arbitrio, ma nell’essersi liberato dai pregiudizi borghesi di stampo medievale, religioso e superstizioso sul libero arbitrio.
Il rapporto 1 fratto N, d’altra parte, è una regola generale che non tiene conto dei tempi e dell’accelerazione della Storia. Nei momenti di calma piatta, la volontà degli uomini è una semplice sommatoria aritmetica delle loro azioni e reazioni. La modificazione che ogni uomo può apportare agli eventi è solo quantitativa, per di più sommersa e cancellata dalle modificazioni quantitative degli altri. In quei momenti, tre Bordiga per un milione di Gramsci sparsi per il mondo, possono anche contare per nessuno. Ma solo per l’intelligenza scolastica degli storici libri dei bidelli della Storia. Per noi invece, che negli angoli dimenticati del presente intravediamo il retaggio del miglior passato ancora gravido di futuro, tre Bordiga per un milione di Gramsci contano sempre per tutti. Quando infatti la Storia si rimette prepotentemente in marcia, quando le azioni degli uomini si riallineano dietro un’azione comune, quando il mondo è pronto per un salto di qualità, basta che un Gramsci o un Bordiga si trovi alla testa delle masse in ascesa, per fare di un muscoloso cervello che vale per tre, l’organo centrale che muove milioni di gambe e braccia che rispondono ai suoi comandi.
Sommando Bordiga a Gramsci non vengono sempre fuori sei manovali del cervello, a volte viene fuori l’intera gigantesca industria della rivoluzione socialista. L’impresa, però, non riesce se gli apprendisti di tutti i grandi manovali del pensiero rivoluzionario, non comprendono come i due calcoli non siano due conti diversi, ma le due operazioni, altrettanto necessarie in tempi diversi, che portano ad un solo, identico risultato.
Bordiga, coi suoi tre cervelli ultra deterministi, finiva con l’allontanare il loro ricongiungimento coi milioni di gambe e braccia che gli avrebbero dato la forza di far fare il salto di qualità alla Storia; Gramsci, invece, come tutti i visionari dell’utopia, avvicinava un po’ troppo quel momento nei suoi articoli più ispirati. Ma anche Marx ed Engels s’erano sbagliati, prevedendo con troppo anticipo il rivolgimento proletario. S’erano sbagliati, non per errori di metodo, ma per il troppo amore, per la virulenza della loro passione. La Storia ha dimostrato, però, che tra tutti i tipi rivoluzionari, solo questi riescono a farla. Solo ai poeti delle rivoluzioni, e nemmeno a tutti, si presenta davanti la più grande ispiratrice della Storia. Solo chi l’anticipa spesso nei suoi sogni, è in grado di non presentarsi in ritardo quando la rivoluzione arriva davvero. Agli altri, manovali del cervello, grandi scienziati della nostra dottrina muscolosa, tocca un ruolo minore ma nient’affatto secondario: quello di preparare il sognatore più accecato dall’utopia che la farà diventare realtà.
Stazione dei Celti
Domenica 24 Luglio 2011
Lorenzo Mortara
Delegato Fiom
2 commenti:
tutto molto bello
Dall'articolo non ho capito le differenze tra Gramsci e Bordiga. Nel 1930 Amedeo è stato espulso dal PCd'I. Perché?
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