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i Quaderni di Bandiera Rossa "La Storia è finita" di Norberto Fragiacomo
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sabato 21 novembre 2015

PARIGI 2015: UN (SECONDO) PECCATO DI OMISSIONE? di Norberto Fragiacomo




PARIGI 2015: 
UN (SECONDO) PECCATO DI OMISSIONE?
di
Norberto Fragiacomo


Sui fatti di Parigi si sono espressi tutti, e hanno scritto davvero di tutto: eviterò pertanto insulsi copia-incolla, limitandomi a qualche personalissima riflessione, che non vanta pretese di originalità.

Su un punto mi dichiaro d’accordo col piagnucoloso mainstream giornalistico: si è trattato di un crimine raccapricciante, che ci lascia sgomenti. Aggiungo: al pari dell’attentato contro i vacanzieri russi, della strage di Beirut, di quelle che - come corollari dell’esportazione della “democrazia” a stelle e strisce - insanguinano con cadenza quasi giornaliera il Vicino Oriente e mezzo mondo. Affermazione tanto ovvia quanto contraddetta dall’esperienza: nessuno ha proposto di cantare l’inno russo (tra l’altro, il più bello del mondo, Internazionale a parte) dopo l’esplosione dell’Airbus, nessun Consiglio regionale, comunale o circoscrizionale ha esposto il vessillo libanese in omaggio a una cinquantina di vittime senza nome. Le coccarde bianche rosse e blu su FB e il bandierone che, scosso da raffiche di bora a 100, immagino agitarsi in piazza Oberdan ci raccontano un’ovvia, indigeribile verità: tutti i morti sono uguali, ma alcuni sono più morti degli altri.


Lo so: Mosca è quasi Asia, Giacarta un puntino sul mappamondo. Parigi, invece, è la città dei lumi, della grande Rivoluzione, degli impressionisti. Vi morì, praticamente di fame, Modigliani, angelo maledetto (oggi i suoi quadri li vendono per 120 milioni: uno sfregio): è istintivo struggersi un po’ di più per le vittime di venerdì scorso, visto anche che fra loro c’è una povera ragazza italiana proiettata in un futuro negato. E’ normale: siamo tutti inconsapevolmente “razzisti”, sentendoci parte di una famiglia, un gruppo, un rione, una città, un popolo, un colore di capelli, un continente dagli incerti confini. Meno normale - e più inquietante - appare il fatto che i professionisti dei media solletichino questo nostro innato sentimento di appartenenza, regalando a Parigi una settimana di prime pagine, relegando tragedie simili (per non più di uno, due giorni) in quelle interne. Reazione emotiva? Può darsi, sono esseri umani… ma sono anche giornalisti, che dovrebbero conoscere le regole del mestiere: scuseremmo un giudice che condanna in base alle simpatie o un chirurgo disposto a operare solo leggiadre ventenni? Udissimo di casi simili ci indigneremmo, a meno che non fossimo noi ragazze avvenenti, simpatiche e malate… e proprio su questa inevitabile immedesimazione gioca, nient’affatto involontariamente, la stampa di regime quando narra i fatti di Parigi. Strizza l’occhio e minaccia, perché la paura è salutare, fa bene. A chi? Ma ai padroni del vapore, è ovvio.

Un po’ più su dei commentatori stanno i politici: assistenti anche loro, che interpretano il medesimo copione. Atterriscono, confortano, blandiscono: Roma e Milano sono a rischio attentati, prevenirli è impossibile o quasi; la giovane Solesin, però, era il nostro domani, bella, meritevole e determinata. Perché non darle una medaglia d’oro al valor civile? Todos caballeros, tutti eroi a prescindere: fosse morta in un incidente d’auto non avremmo mai saputo della sua esistenza, le avessero sparato al Bardo avrebbe ricevuto un trafiletto su Repubblica… ma in circostanze come queste una donna assassinata vale oro, serve da monito, diventa un’improbabile Giovanna d’Arco che, pur se uccisa in una qualunque serata di svago, assurge ad eroina dell’Occidente ferito. Un’eroina passiva: sarebbe stato meno improprio definirla martire, ma oggi l’elite non sente alcun bisogno di Marie Goretti, anche perché le prediche “comuniste” di Francesco danno fastidio. Noi siamo gli agnelli, loro i lupi: bisogna che lo si sappia, che lo si ripeta, che si interiorizzi il semplice concetto. Lupi telecomandati, droni al servizio di qualcuno? Il sospetto sorge irriguardoso, quando sentiamo il premier Valls “suggerire” all’IS l’impiego di armi chimiche, o il Presidente Hollande ricollegare l’azione di Parigi all’intervento militare francese in Mali. Roba vecchia di anni, ma l’indomani un commando fa strage di europei in un albergo di Bamako, che per l’appunto è la capitale del Mali: un puro caso? Probabile, ma è certo che chi regge un Paese (per conto terzi) conosce molte cose che noi non sappiamo, e forse non sapremo mai.

Qualcuno però pensa di sapere, di sapere tutto. Sono quelli cui non servono tre indizi per fare una prova: ne basta uno, basta uno schema. Quelli che scorgono ovunque stragi di Stato – e dileggiano beffardi i “miscredenti” - sono i gemelli siamesi dei giornalisti di regime: per entrambe le categorie il male sta da una sola parte, quella avversa. Per i regolari l’IS è Satana, apparso all’improvviso sulla terra: se ha ricevuto qualche aiuto dall’Occidente, dalle monarchie del Golfo o dalla Turchia la causa è da imputarsi alla dabbenaggine di governanti ingenui, che restano in ogni caso probi democratici votati al bene comune. Per i “disincantati”, invece, il Daesh non esiste neppure, o se esiste è una docile marionetta nelle mani della NATO. La stessa onnipotenza che i primi, in perfetta malafede, attribuiscono a un’organizzazione dotata di kalashnikov e pick-up a km 0 (a proposito della quale Luttwak ha detto: basterebbe una brigata europea per spazzarli via in una settimana!), i secondi l’affibbiano allo Stato, infaticabile organizzatore sul proprio territorio di attentati ai danni della popolazione inerme. 

Intendiamoci: le stragi prefabbricate sono una tragica realtà, e la Storia italiana lo attesta. Anche i servizi segreti occidentali, tuttavia, conoscono il principio di sussidiarietà orizzontale, tanto caro a quel fantoccio della NATO che è l’Unione Europea: perché attivarsi in proprio quando c’è qualcuno disposto a fare il lavoro sporco per i suoi fini? Alcuni sostengono che il colpo di Parigi è stato congegnato troppo bene per essere opera di (questo non lo dicono, ma lo pensano) quattro beduini sfigati. Viene da rispondere loro: ma li avete visti i video propagandistici dell’IS, quasi un remake di quelli dell’esercito americano? Bella forza, ribatteranno ghignanti gli scettici: gli autori sono gli stessi! Possibile… ma è anche vero che gli uomini imparano, ad ogni latitudine, e che in un’epoca di crisi e di torbidi un’ideologia radicalmente antisistema esercita un richiamo irresistibile su uomini che, in circostanze normali, abbraccerebbero un’esistenza tranquilla: si possono attrarre spazzini come professionisti di talento, balordi come rivoluzionari di provincia. Al bando il manicheismo: due mali possono benissimo convivere, e nulla vieta che quello meno diffuso, meno attrezzato si riduca a pedina nelle mani dell’altro, a sua volta occasionalmente squassato da discordie intestine.

Il Capitale, idra dalle cento teste, ha molto da guadagnare dal diffondersi della paura che, da un lato, toglie seguito e appeal alle opposizioni tradizionali, dall’altro giustifica l’adozione “indolore” di misure straordinarie che impattano fortemente sulla libertà dei cittadini (esempi di questi giorni: la precettazione degli insegnanti francesi da parte del ministero e il divieto di svolgimento di una manifestazione studentesca), che resterà menomata anche quando l’allarme sarà momentaneamente cessato. Un’azione diretta, tuttavia, ha numerose controindicazioni: nessun agente è disposto a farsi saltare in aria per compiacere il datore di lavoro, e il rischio di crisi di coscienza (e fughe di notizie) non è meramente teorico. Meglio, molto meglio lasciar fare: l’omissione è un peccato minore, mal che vada a qualche statista toccherà chiedere venia per la negligenza o l’imperizia dell’intelligence. Se un marito vuole liberarsi di una moglie non abbastanza docile (magari perché affezionata ai suoi diritti), ha varie opzioni: può ammazzarla di persona, con la prospettiva di essere condannato; può assoldare un killer che tuttavia, se catturato, è facile che spiattelli tutto. Se però avesse sentore che un poco di buono, respinto a suo tempo dalla donna, ha fatto sapere di volersi vendicare, gli converrebbe banalmente non fare nulla, cioè far finta di non aver sentito e magari adoperarsi perché, del tutto casualmente, la moglie si imbatta nel farabutto in un vicolo buio. Una volta alleggerito del fardello, potrebbe persino atteggiarsi a vittima… e magari, dalla poltrona di un talk show, consigliare alle ragazze, con voce rotta, di starsene a casa la sera. Per il loro bene, naturalmente: come per il nostro bene saranno adottate le norme eccezionali che, simili alle epidemie trecentesche, non si arresteranno dinanzi a nessuna frontiera.

E’ con raffinato sarcasmo che il Potere, dopo aver seppellito la democrazia dov’è nata (in Grecia) si appresta adesso a tumulare la libertà nella Francia bianca rossa e blu.





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