I cosiddetti sovranisti
non fanno altro che parlare di uscita dall'euro, ma vi è una
questione ancora più importante per il nostro Paese, parlando di
sovranità concreta ed effettiva.
Un Paese non è mai
sovrano se militarmente dipende da un altro. Sarebbe stata sovrana
Roma se avesse avuto truppe cartaginesi a presidiare il suo
territorio? E Atene, quando mai è stata sovrana con i soldati
spartani a presidiare la sua pòlis?
Noi, dopo più di 70 anni
dalla fine della seconda guerra mondiale, e dopo quasi 30 dalla fine
della guerra fredda, abbiamo visto non diminuire, ma aumentare il
numero di soldati statunitensi in Italia.
Forse perché con il
muro di Berlino è caduto solo un tramezzo condominiale tra est e
ovest? Sicuramente, dato che il muro portante, tra nord e sud, non
solo è ancora in piedi, ma lo si rafforza in continuazione con armi
sempre più potenti e sofisticate, che ovviamente per i flussi
migratori servono a poco.
Così era anche ai tempi
dell'impero romano, quando i confini servivano da filtro, e gli
eserciti furono sempre più dispendiosi, ma alla fine del tutto
inutili a impedire il crollo dei confini stessi.
Oggi i muri servono, come
quello costruito contro i palestinesi, solo per marcare una
differenza, una discriminazione, oppure, come quello tanto
strombazzato da Trump ma che nessuno costruirà, per demagogia, per
imbonire le masse e carpirne il consenso.
Per tenere lontani i
nemici presunti o reali, ci sono le bombe, e in particolare, quelle
atomiche, perché oggi la differenza tra un paese debole militarmente
e uno forte, è proprio la possibilità che esso possa disporre o
meno di armi nucleari.
L'Italia, da questo punto
di vista, è un paradosso vivente, sia perché ha abolito con un
referendum le centrali nucleari, sia perché è una delle maggiori
potenze nucleari europee.
In Italia, infatti, anche
se ciò non viene detto mai ufficialmente, ci sono circa 70 testate
nucleari (ma il numero potrebbe essere una approssimazione per
difetto), su un totale complessivo europeo che si aggira tra le 300 e
le 400 testate nucleari, un potenziale tale, che se esplodesse tutto,
renderebbe il nostro continente un deserto inabitabile, cancellando
millenni di civiltà.
Noi siamo il Paese in cui
in Europa ce ne sono di più e però, e qui viene la questione
cruciale, non solo non abbiamo alcun controllo su di esse, ma ci è
anche impedito, da una recente decisione del Pentagono, anche solo di
sapere cosa accade, in termini, si badi non militari ma di semplice
sicurezza, nelle basi che ospitano bombe nucleari nel nostro
territorio. Detto in poche parole, non potremo più sapere se le
bombe che sono ad Aviano e a Ghedi, per esempio, hanno problemi di
sicurezza, riscontrati, per altro, solo dalle ispezioni del governo
americano.
In pratica, è come se
fossimo seduti su una sedia sopra ad una bomba che può ridurci in
pezzettini minuscoli almeno una decina di volte, e per star
tranquilli dovessimo affidarci in continuazione a chi ne controlla
periodicamente l'efficienza e la sicurezza, ma senza mai azzardarci a
mettere il naso sotto il nostro sedere.
E' del tutto evidente che
in una condizione così, il sedere che abbiamo non è più nostro.
Il nostro Parlamento, che,
tra le tante cose, dovrebbe riappropriarsi anche del suo sedere,
infatti, non ha mai affrontato una questione cruciale, dopo la fine
della guerra fredda: le spese a carico dell'Italia per l'arsenale
nucleare, la sua legittimità in base ai trattati internazionali e i
pericoli per la popolazione.
Questo perché
evidentemente tutto è fuorché il Parlamento di una nazione sovrana,
la quale non può o non vuole affrontare una questione fondamentale:
Italia e Stati Uniti hanno firmato il trattato di non proliferazione
che, tra l'altro, impone di “non ricevere armi nucleari o il
controllo diretto o indiretto di esse da nessuno”, e però,
nonostante molte di quelle armi siano arrivate e rimaste da prima della
firma di tale trattato, oggi lo violano apertamente, pur essendo esso
una pietra miliare degli accordi internazionali odierni.
Inutile ribadire che gran
parte dei costi per il mantenimento di tali arsenali e la loro messa
in sicurezza è a carico del contribuente italiano il quale tuttavia
non ha alcun controllo e oggi non può più nemmeno avere alcuna
informazione su di essi. Considerato ciò, è dunque legittimo
ritenere che essi non servano tanto a difendere il nostro Paese, ma
piuttosto a veicolare una gran quantità di soldi in tasche che non
sono le nostre e nelle quali non metteremo mai non solo nemmeno un
dito, ma neanche un batter d'occhio.
Gli arsenali nucleari oggi
non servono a difendere i vari Paesi tra cui il nostro, ma a tutelare
se stessi e il giro di affari che ruota intorno a loro.
Ecco perché, alla luce di
questi fatti, assume particolare rilevanza ed urgenza la questione
della fine della NATO, una alleanza militare che, negli ultimi tempi
ha brillato non per difendere popoli o democrazia, ma solo per
destabilizzare aree strategiche in Oriente e nel Mediterraneo,
creando caos, guerre e miseria tra le popolazioni locali e
dimostrando di essere un perfetto strumento imperialista agganciato
alle politiche neoliberiste.
Però, consapevoli che una
forza militare deve pur esserci, non siamo tra quelli che reclamano
la fine della NATO al buio senza se e senza ma, la chiediamo,
piuttosto, in nome di una Forza Militare Europea, del tutto autonoma
e sovrana in una Europa Federativa che vada ben oltre la meschina ed
angusta gabbia di questa Europa monetaria. Solo Stati sovrani
riuniti in una Europa sovrana possono avere il controllo non solo dei
loro arsenali, ma anche delle opportune strategie che occorrono per
restituire al Mediterraneo la sua antica vocazione di pace e di via
privilegiata per l'incontro dei popoli e per la loro crescita
culturale, sociale ed economica, sottraendolo a nuove forme di
colonialismo, alle mafie a ai trafficanti di ogni genere, e in
particolare, ad uno status di guerra permanente.
Purtroppo non vediamo
sovranisti protestare contro il mancato controllo da parte
dell'Italia delle basi nucleari nel nostro Paese, non li vediamo
parlarne, mobilitarsi, né organizzarsi politicamente per
contrastare questo fenomeno che sottrae più di altri al nostro
popolo la sua sicurezza e la sua libertà.
Di conseguenza, non
possiamo che ribadire il fatto che, prima di essere sovranisti, è
necessario dimostrare di farsi valere come autentici patrioti, quelli
in grado di creare innanzitutto le condizioni per una vera sovranità
politica da cui discendano poi anche quella monetaria e militare,
perché un solido edificio si costruisce dalle fondamenta e non dal
tetto.
Diceva Rémy de Gourmont:
“I padroni del popolo saranno sempre quelli che potranno
promettergli un paradiso.”
Ebbene noi ora abbiamo dei
padroni che ci fanno vivere in un permanente purgatorio,
continuamente seduti su un potenziale inferno.
Cerchiamo almeno di
promettere a noi stessi e ai nostri figli un destino migliore.
Nessun commento:
Posta un commento