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i Quaderni di Bandiera Rossa "La Storia è finita" di Norberto Fragiacomo
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martedì 25 luglio 2017

MACROLEON di Carlo Felici

                     




                       
In un precedente intervento avevamo messo in risalto che l'elezione di Macron andava seguita più con attenzione al suo programma che alle eventuali critiche preconcette, ed oggi, che egli è presidente della Repubblica Francese, ne verifichiamo alcune conseguenze concrete.
Quello che appare dall'esordio di questo presidente è soprattutto più che il suo presidenzialismo, il suo presenzialismo, la volontà cioè di apparire sempre e comunque l'immagine di una Francia forte e protesa al suo riscatto, specialmente dopo le conseguenze subite dalla sua immagine in seguito ai recenti attentati.
Probabilmente questa immagine ha bisogno di riscontri esteri per mettere in secondo piano la difficoltà di misurarsi con i problemi sociali ed economici interni.
Ecco dunque che Macron alimenta la grandeur in campo internazionale e non esita a praticare politiche che, in qualsiasi tempo e luogo, non si ha difficoltà ad identificare come neocoloniali, e che sono soprattutto esercitare a scapito dell'anello debole dei Paesi europei nel Mediterraneo, dimostrando così di non avere affatto a cuore l'Unione Europea, ma di volerla piuttosto piegare a politiche revansciste e nazionaliste pro domo sua.
Ricordiamo in breve alcune iniziative a scapito del nostro Paese
A Sharara è stato aperto un pozzo di petrolio gestito dalla Total francese, dalla Repsol spagnola, dalla Omv austriaca e da Stato compagnia norvegese, in diretta concorrenza con la nostra Eni.
Mustafa Sanalla, che dirige la National Oil Company e controlla gran parte della produzione del greggio libico, l'ha incrementata, portandola ad un milione di barili di greggio al giorno. Il livello più alto dal 2013.
Quest'ultimo gode della fiducia della Francia, mentre noi continuiamo a fare affidamento su Serraj, il quale un tempo si alleò con le milizie jihadiste di Bengasi per strappare ad Haftar i terminali di Sidra e Ras Lanuf, ma quest'ultimo, sempre su consiglio della Francia, aveva già concordato con Sannalla e la sua compagnia la suddivisione del ricavato dai sui terminali. E' del tutto evidente così un deciso arretramento delle posizioni italiane in Libia nell'estrazione del greggio.

Tutto questo non può che aggiungersi alla posizione della Francia che ha negato ai migranti la possibilità di sbarcare nei porti francesi e che, pur controllando le rotte di passaggio dei medesimi attraverso il Niger, non fa nulla per arrestarne il flusso, anzi, sotto certi aspetti lo incoraggia.
La Francia che ha aperto il vaso di Pandora libico nel 2001, evidentemente sta dirottando tutte le conseguenze nefaste della dissoluzione di quello stato sull'Italia, sperando così di compensare, con i suoi successi neocoloniali, la crisi economica e sociale che incalza anche nel suo territorio.
Macron sa molto bene di dover affrontare in campo interno problemi enormi, come il codice del lavoro e la moralizzazione della vita pubblica, oltre che il rinforzo della lotta al terrorismo e della sicurezza interna, e sicuramente spera che i suoi successi in campo internazionale possano far digerire ad una opinione pubblica francese che ha sempre amato Napoleone e Luigi XIV più di Danton e Robespierre, alcune pillole amare che dovrà necessariamente trangugiare.
Il quadro che emerge da tutto ciò è desolante rispetto a quello che ci si potrebbe aspettare dalla UE, e rivela piuttosto non solo la sua inconsistenza e debolezza, ma, per l'ennesima volta, una sua insopportabile struttura blindata con cui essa si fa forte con i deboli e debole con i forti.
Per reagire a questa nefasta tendenza, non resta che proseguire il rafforzamento della nostra Sovranità Costituzionale, iniziata con la svolta del 4 dicembre scorso, senza agitare spauracchi, senza atteggiamenti strumentali, ma con l'unico intento di recuperare quella dignità e indipendenza che ha sempre accompagnato le stagioni migliori della nostra storia e che tanto è costata in termini di sangue e sacrifici.
In politica, specialmente internazionale, vale sempre il detto che è cruciale anche in ambito interpersonale: se non ti fai rispettare non vieni rispettato. Per far questo, ricordiamo il sacrificio degli artefici della Repubblica Romana del 1849, traditi da una Repubblica Francese che ritenevano sorella, ricordiamo la loro tenacia, la loro strenua lotta e la testimonianza che ci hanno lasciato, con una Costituzione madre amorevole della nostra.
Perché per farsi rispettare in Europa e dalla Francia, non basta strillare andiamo via dall'euro e dalla UE, bisogna piuttosto dimostrare agli altri europei di essere, pur nelle difficoltà, migliori di loro, creando le condizioni per una sinergia politica che porti a dei risultati di crescita importanti a beneficio di tutto il Paese.
Ci sono dei segnali, riconosciuti anche in ambito internazionale, di ripresa, forse dovuti ad un governo meno dedito al bullismo del precedente e più concentrato su questioni pratiche.
Non crediamo che sia il migliore possibile ma nemmeno il peggiore; se pensiamo davvero alla sovranità, dobbiamo concentrarci in primo luogo su quella politica, da cui derivano necessariamente tutte le altre. E oggi questa, date le sfide a cui siamo sottoposti, non può che essere fondata sulla libertà e sulla giustizia sociale, valori che da sempre appartengono indissolubilmente alla storia e alla tradizione Socialista. Il nostro compito è far sì che un futuro governo possa adottarli pienamente facendone il fulcro del nuovo Risorgimento di un grande ideale e contemporaneamente di un grande Paese.
 
da  http://legaecosocialistaporelsur.blogspot.it/2017/07/napomacron.html

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