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domenica 28 giugno 2015

DA DOVE RIPARTIRE COME SOCIALISTI di Marco Zanier




DA DOVE RIPARTIRE COME SOCIALISTI
di Marco Zanier

E’ giunto il momento, secondo me, di creare per gradi il processo di aggregazione a sinistra per dare vita ad un soggetto politico nuovo. Credo che per crearne uno che raccolga le storie migliori della sinistra, ci si debba lasciare molto alle spalle ma non penso che questo debbano essere le antiche appartenenze quanto piuttosto le differenze, le incomprensioni, le diffidenze storiche direi, perché la storia bella di socialisti e comunisti credo possa e debba costituire il cemento ideale della nuova formazione politica da costruire insieme. Penso alle tante battaglie importanti condotte dalla stessa parte nel passato, alle capacità organizzative che hanno permesso alla sinistra di riempire le piazze e di sostenere le lotte nelle fabbriche e nei luoghi di lavoro, penso soprattutto ad un’ottica di classe che credo vada mantenuta o, meglio, recuperata: lo stare dalla parte degli sfruttati e in contrapposizione netta a chi sfrutta e divide per suo tornaconto personale o di categoria. Per i socialisti in particolare credo si debba ripartire da una certa sana critica dell’orizzonte socialdemocratico, così come lo criticavano Basso e De Martino, per immaginare una società socialista da realizzare veramente più giusta ed equa per tanti.

Mi vengono in mente due passaggi: da un lato le parole che Lelio Basso pronunciò nel 1962, poco prima cioè di lasciare il partito per dare vita al Psiup (Per una sinistra socialista, Editoriale del numero di marzo 1962 di Problemi del Socialismo): 
“L’alternativa non è tra il riformismo della maggioranza e il rifiuto totale di ogni politica, di ogni obiettivo e di ogni strumento che non sia integralmente socialista, come da molte parti ci sentiamo ripetere (rifiuto della costituzione, del parlamento, della democrazia, ecc.), perché il socialismo si costruisce proprio lottando all’interno degli attuali rapporti sociali, delle attuali strutture e sovrastrutture, lottando sul terreno della realtà di oggi, anche con gli strumenti che essa ci offre, anche con la costituzione, anche con il parlamento, anche con quel tanto di democrazia che oggi possediamo, e che dobbiamo progressivamente allargare perché è vero che la costituzione, il parlamento e la democrazia di oggi non sono per sé soli bastevoli di avvicinarci al socialismo” e l’altro di De Martino, nel suo libro del 1989 “Il pessimismo della storia e l’ottimismo della ragione” (p.22): 
“Il socialismo viene concepito da molti come pienamente compatibile con la sopravvivenza del sistema capitalistico. In tal modo si pensa di acquistare legittimità nella gestione del sistema, ma non si valuta nella sua entità la rinuncia all’autonomia teorica e politica. In tal senso hanno operato correnti maggioritarie della socialdemocrazia europea ed in modo ancor più accentuato il moderno riformismo in Italia, fino a condividere una sorta di esaltazione del ‘privato’ di contro al pubblico. A questo punto cade una effettiva delimitazione tra liberismo e socialismo e si indeboliscono i legami col riformismo originario.”
In questo senso credo che il contributo dei socialisti alla creazione di una nuova forza della sinistra possa essere interessante anche per i compagni che vengono da altre esperienze, senza per questo avere la presunzione di possedere una verità rivelata ma invece con la voglia di aiutare a superare alcuni limiti di tanti altri tentativi di riaggregazione a sinistra. Intendiamoci però, se come socialisti possiamo essere d’aiuto ai compagni comunisti che con mente aperta e spirito critico intendano dare vita insieme ad un nuovo soggetto di sinistra efficace ed utile a tanti, dall’altra parte dobbiamo, secondo me essere aiutati ad uscire dalla nostra autoreferenzialità e dal nostro isolamento, mascherato da autonomismo e vestito troppo spesso di anticomunismo.
Guardare alla realtà, alle trasformazioni della società, alla gravità della trasformazione della legislazione sul lavoro introdotta dal Jobs Act, votata anche dai nostri rappresentati in Parlamento e dalla maggioranza del PD (anche da molti esponenti storici di sinistra) che ha cancellato le conquiste introdotte dallo Statuto dei Lavoratori ed introdotto una precarietà senza fine e senza scampo per i nuovi assunti, aprirsi al confronto con le questioni nuove come la gestione concreta dei flussi migratori in un momento in cui le destre e non solo stanno portando avanti una battaglia senza quartiere ai diritti basilari delle persone, ripartire dai problemi concreti della casa e dell’abitare mentre sono in aumento gli sfratti nelle grandi città e nei piccolo centri e manca da troppo tempo una politica di rilancio dell’edilizia sociale, parlare di diritto al lavoro per I tanti precari della scuola che sono sotto scacco per colpa delle politiche del governo Renzi, affrontare con coraggio il dramma dei tagli alla sanità pubblica che colpiscono i servizi essenziali per i cittadini come i Pronto Soccorso riducendo i servizi e il personale mentre aumentano le sovvenzioni alla sanità private, in barba ai principi contenuti nella nostra Costituzione.
Ripartire da qui adesso, tutti insieme. Questo secondo me deve fare oggi la sinistra che si vuole costruire. Senza chiuderci ognuno nel proprio staccato, senza guardarci gli uni e gli altri con diffidenza, abbattendo i muri che ci dividono per tornare a dire la nostra in questo Paese. Ed aiutare la maggior parte della gente che non ce la fa ad alzare lo sguardo ed avere una prospettiva ideale: costruire insieme una società nuova, migliore e socialista.

27 giugno 2015



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