DICIAMO
NO
ALLA UE DEI BECCHINI
di
Norberto
Fragiacomo
Ettore
Livini, inviato di Repubblica in una Grecia mai come oggi ansiosa e
smarrita, ci regala un pezzo che vorrebbe essere “di colore”
(nero): il Comune di Atene avrebbe deciso di “congelare” in
questi giorni caldissimi le spese per i funerali, offrendo ai
cittadini la chance di morire gratis
(http://www.repubblica.it/esteri/2015/07/02/news/grecia_funerali_gratis_per_combattere_la_crisi-118118190/?ref=HRER3-1).
Lo
spunto è interessante, anche perché consente di spendere qualche
parola sull’Unione europea e le sue strategie/fissazioni, che si
riverberano persino su un settore oggetto di scarsa attenzione qual è
quello dei servizi (pubblici) cimiteriali. Premetto di non essere un
cultore della materia, di per sé indigesta: mi è toccato
approfondirla per motivi di lavoro, e mi sono imbattuto in
particolari che stanno a mezza via tra il raccapricciante e il
farsesco.
Argomenti
di studio: trasporto funebre, servizi cimiteriali propriamente detti
ed onoranze funebri.
Fino
al 2001, ci è stato diligentemente spiegato, il servizio di
trasporto era in linea di massima gratuito per gli… utenti, sia che
venisse gestito direttamente dal Comune sia che fosse appaltato a
soggetti esterni. Su input comunitario, la legge 26 cambia le cose:
anche l’ultimo viaggio diventa a pagamento. Come mai? Perché per
la UE e per il legislatore nazionale suo succube il trasporto funebre
è un servizio di interesse economico generale (SIEG), e
conseguentemente va lasciato ai privati in regime di libera
concorrenza! Il Consiglio di Stato reputa imprescindibile la gara
pubblica, altri giudici capiscono meglio l’antifona:
liberalizzazione
totale, onde
evitare distorsioni del divin mercato. E il Comune? Può competere
con i soggetti privati, ma in nessun caso adottare tariffe di favore:
gli affari sono affari!
E
se il povero de
cuius ha optato,
quand’era in vita, per la cremazione? Quale che sia stata la
scelta, paghi: glielo chiede l’Europa! Un tempo i servizi
cimiteriali (cremazione, tumulazione e inumazione) erano prestati
gratuitamente, oggidì sono tutti onerosi: il crematorio comunale va
gestito secondo le modalità prescritte dall’Unione europea, che
sono gara pubblica, partenariato pubblico-privato istituzionale
(società mista) ed in
house providing
(società o azienda pubblica). Ringraziamo il referendum del 2011,
che ci ha fatto il favore di riesumare il terzo modello gestionale,
ma teniamo ben presente che anche i servizi cimiteriali sono SIEG (a
domanda individuale, presumibilmente non postuma), cioè business.
Dei
cimiteriali fa parte pure l’illuminazione votiva (le lampadine
accanto alle lapidi, per intenderci), che ha suscitato – non
scherzo – un vivace dibattito giurisprudenziale. Si tratta di
appalto pubblico o di concessione di servizi? I giudici hanno
chiarito che si tratta di concessione (vale a dire di servizio
pubblico), ed un collegio più “illuminato” di altri – o meno
avulso dalla realtà – ha aggiunto che è semplicemente
“inverosimile” che una simile attività, di limitatissimo valore
economico, non possa essere prestata dall’ente locale senza
ricorrere a imprese più o meno ingorde. Buon senso, certo, ma
scommetto che qualcuno avrà gridato, allora, alla distorsione dei
meccanismi concorrenziali!
E’
però con le onoranze o pompe funebri che si raggiunge l’acme del
grottesco (e del tragico). Sta bene, non sono un servizio pubblico ma
una prestazione erogata da un privato (le agenzie le troviamo un po’
ovunque: purtroppo non siamo immortali); colpisce però che qualche
austero magistrato abbia trovato il coraggio di scrivere, in una
sentenza, che vi è “incompatibilità tra il servizio di onoranza
funebre e la gestione di altri servizi mortuari, in particolare della
camera ardente, perché la presenza di una ditta presso la camera
mortuaria favorisce la stessa nel contiguo mercato
delle onoranze,
in quanto i parenti del defunto, data la particolare situazione
emotiva, sono inclini ad affidare l’intera gestione delle esequie
all’operatore con il quale per primo sono venuti in contatto (…)
Quello dei servizi
funebri è un mercato imperfetto, connotato da una scarsa sensibilità
al fattore prezzo e da una maggiore rispondenza ad altri elementi”.
“Mercato
delle onoranze”, “scarsa sensibilità al fattore prezzo”…
Quando lessi queste righe mi posi istintivamente la domanda se, in
sede di redazione, a prevalere fosse stato il cinismo o la demenza –
subito mi risposi che queste due frasi compendiano al meglio lo
spirito “economicista” della nostra epoca, e suonano come un
epitaffio per una civiltà che, ormai prostrata dinanzi al vitello
d’oro (virtuale, perché il denaro è diventato un bip), ha
smarrito ogni forma di pietas.
Il
Capitalismo è ormai un bruto forsennato e bulimico – che però
colonizza le menti e, in Europa, indossa la maschera tragica della
UE, quell’accolta di piccoli Eichmann che, onde favorire i
rispettivi padroni, non si vergognano di sanzionare un Paese perché
fa i formaggi col latte appena munto, e s’industriano di
perseguitarci (letteralmente) dalla culla alla tomba.
Vivere,
lavorare, crepare, ma sempre pagare:
ecco il destino scritto per noi da UE, FMI e BCE.
Non
so come andrà il referendum di domenica: la fabbrica della paura è
in piena attività da quel dì, sforna minacce e menzogne a ciclo
continuo.
Posso
solamente augurarmi che, votando un secco NO, i greci del 2015 si
dimostrino più saggi degli ateniesi dopo le Arginuse. In quella
tempestosa assemblea, che palesò al mondo i limiti della democrazia,
si erse impavida e generosa la figura di Socrate; quasi 2500 anni
dopo a meritare elogi – comunque vadano le cose – sono Tsipras e
il suo governo, che han dimostrato fegato, abilità e lungimiranza.
La
UE non è una “casa comune”, bensì un carcere fatiscente
controllato da secondini sadici e amorali. Urge evadere al più
presto, per edificare un mondo capace di garantire a tutti dignità,
rispetto e diritti, “adesso e nell’ora della nostra morte”.
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