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i Quaderni di Bandiera Rossa "La Storia è finita" di Norberto Fragiacomo
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venerdì 3 luglio 2015

DICIAMO NO ALLA UE DEI BECCHINI di Norberto Fragiacomo




DICIAMO NO ALLA UE DEI BECCHINI
di
Norberto Fragiacomo


Ettore Livini, inviato di Repubblica in una Grecia mai come oggi ansiosa e smarrita, ci regala un pezzo che vorrebbe essere “di colore” (nero): il Comune di Atene avrebbe deciso di “congelare” in questi giorni caldissimi le spese per i funerali, offrendo ai cittadini la chance di morire gratis (http://www.repubblica.it/esteri/2015/07/02/news/grecia_funerali_gratis_per_combattere_la_crisi-118118190/?ref=HRER3-1).

Lo spunto è interessante, anche perché consente di spendere qualche parola sull’Unione europea e le sue strategie/fissazioni, che si riverberano persino su un settore oggetto di scarsa attenzione qual è quello dei servizi (pubblici) cimiteriali. Premetto di non essere un cultore della materia, di per sé indigesta: mi è toccato approfondirla per motivi di lavoro, e mi sono imbattuto in particolari che stanno a mezza via tra il raccapricciante e il farsesco.

Argomenti di studio: trasporto funebre, servizi cimiteriali propriamente detti ed onoranze funebri.

Fino al 2001, ci è stato diligentemente spiegato, il servizio di trasporto era in linea di massima gratuito per gli… utenti, sia che venisse gestito direttamente dal Comune sia che fosse appaltato a soggetti esterni. Su input comunitario, la legge 26 cambia le cose: anche l’ultimo viaggio diventa a pagamento. Come mai? Perché per la UE e per il legislatore nazionale suo succube il trasporto funebre è un servizio di interesse economico generale (SIEG), e conseguentemente va lasciato ai privati in regime di libera concorrenza! Il Consiglio di Stato reputa imprescindibile la gara pubblica, altri giudici capiscono meglio l’antifona: liberalizzazione totale, onde evitare distorsioni del divin mercato. E il Comune? Può competere con i soggetti privati, ma in nessun caso adottare tariffe di favore: gli affari sono affari!

E se il povero de cuius ha optato, quand’era in vita, per la cremazione? Quale che sia stata la scelta, paghi: glielo chiede l’Europa! Un tempo i servizi cimiteriali (cremazione, tumulazione e inumazione) erano prestati gratuitamente, oggidì sono tutti onerosi: il crematorio comunale va gestito secondo le modalità prescritte dall’Unione europea, che sono gara pubblica, partenariato pubblico-privato istituzionale (società mista) ed in house providing (società o azienda pubblica). Ringraziamo il referendum del 2011, che ci ha fatto il favore di riesumare il terzo modello gestionale, ma teniamo ben presente che anche i servizi cimiteriali sono SIEG (a domanda individuale, presumibilmente non postuma), cioè business.

Dei cimiteriali fa parte pure l’illuminazione votiva (le lampadine accanto alle lapidi, per intenderci), che ha suscitato – non scherzo – un vivace dibattito giurisprudenziale. Si tratta di appalto pubblico o di concessione di servizi? I giudici hanno chiarito che si tratta di concessione (vale a dire di servizio pubblico), ed un collegio più “illuminato” di altri – o meno avulso dalla realtà – ha aggiunto che è semplicemente “inverosimile” che una simile attività, di limitatissimo valore economico, non possa essere prestata dall’ente locale senza ricorrere a imprese più o meno ingorde. Buon senso, certo, ma scommetto che qualcuno avrà gridato, allora, alla distorsione dei meccanismi concorrenziali!

E’ però con le onoranze o pompe funebri che si raggiunge l’acme del grottesco (e del tragico). Sta bene, non sono un servizio pubblico ma una prestazione erogata da un privato (le agenzie le troviamo un po’ ovunque: purtroppo non siamo immortali); colpisce però che qualche austero magistrato abbia trovato il coraggio di scrivere, in una sentenza, che vi è “incompatibilità tra il servizio di onoranza funebre e la gestione di altri servizi mortuari, in particolare della camera ardente, perché la presenza di una ditta presso la camera mortuaria favorisce la stessa nel contiguo mercato delle onoranze, in quanto i parenti del defunto, data la particolare situazione emotiva, sono inclini ad affidare l’intera gestione delle esequie all’operatore con il quale per primo sono venuti in contatto (…) Quello dei servizi funebri è un mercato imperfetto, connotato da una scarsa sensibilità al fattore prezzo e da una maggiore rispondenza ad altri elementi”.

“Mercato delle onoranze”, “scarsa sensibilità al fattore prezzo”… Quando lessi queste righe mi posi istintivamente la domanda se, in sede di redazione, a prevalere fosse stato il cinismo o la demenza – subito mi risposi che queste due frasi compendiano al meglio lo spirito “economicista” della nostra epoca, e suonano come un epitaffio per una civiltà che, ormai prostrata dinanzi al vitello d’oro (virtuale, perché il denaro è diventato un bip), ha smarrito ogni forma di pietas.

Il Capitalismo è ormai un bruto forsennato e bulimico – che però colonizza le menti e, in Europa, indossa la maschera tragica della UE, quell’accolta di piccoli Eichmann che, onde favorire i rispettivi padroni, non si vergognano di sanzionare un Paese perché fa i formaggi col latte appena munto, e s’industriano di perseguitarci (letteralmente) dalla culla alla tomba.

Vivere, lavorare, crepare, ma sempre pagare: ecco il destino scritto per noi da UE, FMI e BCE.

Non so come andrà il referendum di domenica: la fabbrica della paura è in piena attività da quel dì, sforna minacce e menzogne a ciclo continuo.

Posso solamente augurarmi che, votando un secco NO, i greci del 2015 si dimostrino più saggi degli ateniesi dopo le Arginuse. In quella tempestosa assemblea, che palesò al mondo i limiti della democrazia, si erse impavida e generosa la figura di Socrate; quasi 2500 anni dopo a meritare elogi – comunque vadano le cose – sono Tsipras e il suo governo, che han dimostrato fegato, abilità e lungimiranza.

La UE non è una “casa comune”, bensì un carcere fatiscente controllato da secondini sadici e amorali. Urge evadere al più presto, per edificare un mondo capace di garantire a tutti dignità, rispetto e diritti, “adesso e nell’ora della nostra morte”.


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