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sabato 11 luglio 2015

LA LEZIONE DELLA GRECIA di Maurizio Zaffarano





LA LEZIONE DELLA GRECIA
di Maurizio Zaffarano


Provo a guardare allo straordinariamente positivo esito del referendum di domenica 5 luglio in Grecia non dal punto di vista della questione austerità/euro ma rispetto alla prospettiva della rinascita di un'Alternativa di Sinistra in Italia.
Ciò che ci insegna la Grecia di Syriza ma anche la Spagna di Podemos, due Paesi cioè molto spesso accomunati all'Italia in termini di cultura e "indole" sociale nonché di (in)efficienza delle strutture amministrative pubbliche, è che la condizione indispensabile (anche se non sufficiente) per dare una dimensione maggioritaria e di massa ad una proposta politica di Sinistra è la coerenza e la credibilità di chi la porta avanti.
E' attraverso la propria credibilità e coerenza, rendendo manifesta e innegabile la propria diversità nei confronti dei partiti che si sono alternati al governo della Grecia negli ultimi decenni, che Syriza ha potuto prima vincere le elezioni e poi ricevere un esplicito mandato popolare a trattare con la Troika, sulla base di una linea di fermezza e dignità nazionale, sulla questione del debito (gli esiti e i risultati di questa trattativa.esulano evidentemente da questa riflessione).

Il pensiero dunque non può non andare al progetto di ricostituzione di un partito di Sinistra annunciato da alcuni fuoriusciti dal PD (Fassina, Cofferati, Civati) e da SEL di Vendola e a cui chiedono di partecipare anche Rifondazione Comunista e, se ho ben compreso, l'Altra Europa con Tsipras (ormai andatasi configurando anch'essa come ennesimo partitino della Sinistra).
Ebbene se si esamina il passato anche recente dei promotori dell'ennesimo progetto per far nascere il nuovo soggetto politico della Sinistra c'è tutto meno che credibilità e coerenza e comunque le qualità per farne un partito popolare di massa.

Intendiamoci, presi uno per uno, alcuni dei personaggi in questione risultano anche umanamente apprezzabili (da questo punto di vista l'autocritica di Fassina è quasi commovente).

Guardiamo però alle scelte politiche effettuate negli ultimi anni dai nuovi costituenti della Sinistra.

Lasciamo da parte il povero Paolo Ferrero. Le sue dichiarazioni sono sempre ragionevoli e condivisibili ma sotto la sua direzione Rifondazione Comunista è praticamente scomparsa dalla scena politica nazionale.

Lasciamo da parte l'Altra Europa con Tsipras il cui massimo risultato è stato quello di portare, con i voti della Sinistra, due editorialisti di Repubblica - la Spinelli e Maltese - al Parlamento Europeo.

E prendiamo in esame gli altri. Pur tra dissociazioni, critiche e distinguo Fassina era il responsabile economico del Partito (il PD) che sosteneva la macelleria sociale di Monti, che votava la legge Fornero, il fiscal compact, il pareggio di bilancio in Costituzione per passare successivamente a fare il vice-ministro con Letta. Per quanto riguarda Pippo Civati, il "sor Tentenna", in base a quali meriti possa essere identificato come potenziale leader di una nuova Sinistra francamente mi è ignoto. Ciò che si ricorda di Cofferati politico, dopo il vigliacco rifiuto di provare a prendere la guida degli allora DS, è anzitutto l'esperienza di sindaco-sceriffo di Bologna tutto preso dall'impegno a contrastare centri sociali, lavavetri e ambulanti.

Vogliamo mettere a confronto Tsipras e Varoufakis con Vendola? Con i leader di Syriza considerati a ragione dei nemici da parte dell'establishment politico e finanziario europeo ed il fondatore di SEL che parlava amabilmente al telefono con gli inquinatori dell'Ilva, che ancora alle ultime elezioni europee si prefiggeva di fare da ponte tra le posizioni di Tsipras e quelle di Schulz, che candidava alla Presidenza della Repubblica Romano Prodi - cioè uno dei massimi responsabili dell'involuzione liberista italiana - non solo come scelta tattica volta a mettere in difficoltà il PD ma proprio nella convinzione di avere a che fare con uno statista che ha perseguito il bene dell'Italia. Vogliamo parlare della presenza di SEL, alleato al PD, nelle giunte regionali e comunali in tutta Italia che eseguono - senza opporre alcuna resistenza - le politiche di austerità, di privatizzazioni, di svendita dei beni comuni, di smantellamento del welfare, di compensazioni urbanistiche? Vogliamo parlare di Pisapia che inaugura l'Expo e organizza i volontari per ripulire i muri "imbrattati" dai no-expo? E vogliamo parlare del sostegno di SEL, alle ultime regionali, alla candidatura della velina renziana Moretti in Veneto?
Pensiamo che così, con questi personaggi e con queste posizioni politiche si possa invertire la fuga del popolo progressista e comunque dei ceti popolari verso l'astensione, Grillo e la Lega?

E' vero siamo tutti o quasi ex di qualcosa, tutti possiamo rimproverarci le scelte del passato: da elettori e militanti o, per chi ha svolto tale ruolo, da dirigenti.

Ma qual è il quadro di riferimento in cui si muovono ex piddini e sellini? E' quello della nostalgia dell'Ulivo e di considerare il PD un'occasione mancata nella quale sono state tradite le premesse iniziali. Nel proporsi come "Sinistra di Governo", un mantra ripetuto quasi ossessivamente, cosa c'è altro se non l'ambizione di ricostituire la "gamba" progressista di un nuovo centrosinistra? Non avevano tutti costoro - Fassina, Cofferati, Civati, Vendola (e a dire il vero anche alcuni dei promotori originari dell'Altra Europa) - sottoscritto il programma di Italia Bene Comune cioè la perpetuazione dell'austerità montiana richiesta dall'Europa mettendoci dentro soltanto, per dirla alla Bersani, un po' di equità?

Non è così? I nostri hanno capito che il PD (con Renzi o Bersani a mio avviso non cambia così tanto) è il principale nemico? Sono consapevoli che la Sinistra è morta con l'Ulivo, con l'idea che Prodi fosse il massimo che potessimo ottenere? Riescono a comprendere che una forte opposizione di massa può ottenere maggiori risultati per i ceti popolari che non qualche poltrona di sottogoverno? Ebbene ce ne diano la dimostrazione. Escano subito da tutte le giunte in cui governano insieme al PD, ci diano la prova che vogliono costruire una vera Alternativa e non sono semplicemente alla ricerca di poltrone.

Se questo non succederà, e non succederà, Ferrero eviti di trascinare Rifondazione Comunista in un'altra iniziativa fallimentare. Prenda finalmente il coraggio di rendere il proprio partito il protagonista e il promotore di un'Alternativa progressista radicale - mettendo a frutto il patrimonio di militanza che ancora contraddistingue Rifondazione Comunista - anziché ridurlo per l'ennesima volta ad inutile gregario di ambigui progetti che hanno solo l'obiettivo di far guadagnare una poltrona a qualche vecchio e fallito dirigente di partito.


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