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lunedì 6 luglio 2015

PAPA FRANCESCO E LA DITTATURA DEL PENSIERO UNICO LIBERISTA di Maurizio Zaffarano





PAPA FRANCESCO E LA DITTATURA DEL PENSIERO UNICO LIBERISTA
di Maurizio Zaffarano



L'accusa al capitalismo e al libero mercato - “l'economia che uccide” - di essere alle origine delle inaccettibili disuguaglianze e povertà diffuse nel mondo e della distruzione dell'ambiente naturale, il riconoscimento della Palestina come Stato, la definizione dell'ergastolo quale pena di morte mascherata, l'elogio ricevuto da Raoul Castro per il decisivo intervento volto alla rimozione delle sanzioni economiche da parte degli Stati Uniti nei confronti di Cuba, l'incontro con i movimenti e i centri sociali per riaffermare che terra, casa e lavoro sono diritti inalienabili degli esseri umani, l'invito a Naomi Klein a partecipare ad una conferenza in Vaticano sul riscaldamento globale..

Chiunque auspica la trasformazione del mondo (e dell'Italia) nel senso dell'uguaglianza e della liberazione dal bisogno non può ignorare il contributo che la “svolta” di Papa Francesco sta dando al dibattito politico.
E di questa svolta infatti si trova ampia eco nella Sinistra: con commenti positivi o addirittura entusiastici soprattutto nell'Area Benecomunista e Decrescista ma non solo (Guido Viale e Gianfranco Amendola, Megachip e Comune-Info, Paolo Ciofi e Pierluigi Fagan solo per citare alcuni esempi) accompagnati da dure prese di distanza e denunce dell'ipocrisia papista, in particolare nel mondo dell'ortodossia marxista e di coloro che non vogliono rinnegare il dogma della “religione oppio dei popoli”. Sta di fatto che Papa Francesco riesce ad essere citato sia dal “riformista” Landini che dall'antagonista Cremaschi.

E' stato detto che la predicazione di Papa Francesco è in sostanziale continuità con la tradizionale dottrina sociale della Chiesa Cattolica. Non sono in grado di dire la mia al riguardo e francamente non mi interessa: la novità rilevante a mio avviso sta nel fatto che mentre nei decenni scorsi i temi sociali restavano sullo sfondo e subalterni rispetto ai “valori non negoziabili” (morale sessuale, aborto, divorzio, eutanasia, famiglia “tradizionale”, educazione scolastica cattolica, ecc.) a fronte dei quali la Chiesa cattolica sceglieva i propri referenti politici (in Italia Berlusconi e CL) oggi si realizza un ribaltamento delle priorità. Sono i cosiddetti “valori non negoziabili” (peraltro certamente non rinnegati) a passare in secondo piano e la centralità viene assunta dal tema della giustizia sociale. Al punto che di fronte alla marginalità delle forze progressiste italiane in molti arrivano ad affermare che bisogna ascoltare il Papa per sentire finalmente nel nostro Paese qualcosa di Sinistra.

Premesso che sarebbe sbagliato interpretare l'azione di Papa Francesco unicamente dentro le logiche politiche italiane (quasi che stesse provando a colmare il vuoto determinato dall'annientamente della Sinistra) non riconoscendo che i suoi interlocutori sono fondamentalmente quelle masse di diseredati dei Paesi in via di sviluppo ed in particolare dell'America Latina che il percorso di rivoluzione sociale e di liberazione hanno intrapreso da tempo, provo a spiegare perché secondo me le forze dell'Alternativa non dovrebbero sminuire o ignorare l'importanza di quanto sta accadendo.

Non si tratta evidentemente di attribuire un ruolo politico attivo di cambiamento al Papa e alla Chiesa cattolica, non si tratta di lasciare la politica ai preti come dice qualche vecchio socialista, non si tratta di dimenticare la funzione di sostegno al potere storicamente svolto dalle gerarchie ecclesiastiche ed in generale dalle religioni (trasformando il “bisogno” spirituale della maggioranza degli individui in strumento di controllo sociale), non si tratta di disconoscere che Papa Francesco fa parte di una strategia bimillenaria di autoperpetuazione dell'Istituzione Chiesa cattolica che dopo gli scandali pedofilia e finanziari aveva necessità di ricostituirsi un'immagine pulita e credibile, non si tratta di ignorare i crimini storici della Chiesa cattolica né le sue stridenti contraddizioni passate e presenti.
Il punto è che qui c'è una voce, ascoltata da centinaia di milioni di persone nel mondo e che non può essere silenziata dai media, che infrange la dittatura del pensiero unico liberista. Quel pensiero per cui i diritti delle persone devono essere subordinate alle esigenze del mercato e del profitto, per cui l'unica ragione di vita è il consumo, che opera il sistematico lavaggio del cervello dei cittadini raccontandoci di un mondo che funziona solo con la competizione, il merito, la ricerca del successo, la crescita del PIL, gli indici di borsa, lo spread, le start up (o sei un genio fortunato che riesce a far nascere un'attività imprenditoriale di successo oppure rassegnati alla disoccupazione e al precariato)..

Mi sembra cosa non di poco conto se assumiamo che la sconfitta della Sinistra, in Europa e in Italia, è anzitutto una sconfitta culturale. L'incapacità cioè di far comprendere alle masse popolari che la soddisfazione dei propri bisogni passa dalla radicale trasformazione del sistema economico e del modello sociale, nel passaggio dal capitalismo al socialismo.
Tanto più in un Paese come l'Italia dove il senso comune attribuisce la colpa della crisi di volta in volta alla “casta” politica o a migranti e diversi e dove si scende in piazza spontaneamente quasi solo per il tifo sportivo o per affermare non i propri diritti ma per negare che altre persone possano veder riconosciuti i propri. Dove la colpa della crisi – in Italia come in Grecia – sta nel fatto che abbiamo vissuto al di sopra delle nostre possibilità (pensioni, sanità, assistenza sociale) e che dunque ora dobbiamo ferocemente stringere la cinghia per ripagare l'enorme debito pubblico accumulato. Ne è ulteriore dimostrazione la composizione sociale del voto in cui la rabbia dei ceti bassi e medio-bassi non riesce che a produrre consenso verso Lega e Forza Italia.
Nell'enciclica Laudato Si' si indicano, con parole semplici e comprensibili a tutti, i valori e gli obiettivi umani che vanno perseguiti: il rifiuto delle disuguaglianze e dello sfruttamento, l'equa distribuzione delle ricchezze tra tutti i popoli della Terra, il lavoro come indispensabile fattore di dignità degli esseri umani e non come merce, la tutela dell'ambiente naturale. A tutti coloro che ne pretenderanno l'applicazione sul piano politico non potranno dare risposte convincenti Renzi o Salvini o Berlusconi e nemmeno Grillo: sta qui un'opportunità che si offre per la Sinistra..

Piaccia o no Papa Francesco rappresenta oggi l'apertura di una breccia nel muro del pensiero unico liberista (e contemporaneamente bisognerebbe riconoscere l'incidenza che ha sull'evoluzione del pensiero collettivo il carisma di alcune persone): sta poi a tutti coloro che vogliono costruire nel Paese un'Alternativa popolare e di massa per il socialismo cogliere anche questo elemento per dare corpo e concretezza alla propria azione politica.


Così scriveva Stefano Zecchinelli sul sito Aurora a proposito di Marxismo, Fedi e Impegno politico.


Marx appoggiò due lotte fortemente influenzate dal clero cattolico: quella irlandese e quella polacca. Il problema non era la religione - a dispetto della celebre frase mutuata dall’illuminista settecentesco d’Holbach sull’oppio dei popoli - ma il contenuto sociale di tali lotte. Marx, come molti dirigenti comunisti, era ebreo e festeggiava in famiglia le più importanti feste religiose, non a caso suo nonno era il rabbino di Treviri Mordechai Halevi ben Schmuel Postelberg. Nel Capitale, prima di citare l’infausta frase del d’Holbach, Marx sottolinea che “la religione è il sospiro della creatura oppressa”.

I marxisti non a caso sanno che la società è divisa in classi e non in credenti ed atei. Anzi i sinceri credenti che contrastano la degenerazione capitalistico -consumista della società occidentale, quale che sia la fede che li anima, ebraica, islamica, cristiana, sono persone consapevoli dello scontro, prima ancora culturale che politico, con l’ideologia dominante. Lenin nel Congresso dell’Internazionale Comunista di Baku del 1920, tenuto a in Azerbaijan proprio per avvicinarsi alle masse islamiche delle costituende Repubbliche Sovietiche centro - asiatiche, chiamò i popoli islamici a sollevarsi nella jihad contro il dominio colonialista e spinse i comunisti indonesiani a lavorare dentro il movimento islamico. Appelli analoghi furono lanciati da Radek e Zinovev. In America Latina la Teologia della Liberazione fu determinante: Camilo Torres negli anni ’60 influenzò i movimenti cristiano-socialisti, con la sua opera ed il suo pensiero, in Colombia, Brasile ed Argentina, tanto da aderire lui stesso alla lotta rivoluzionaria nella sua Colombia nelle file del’ELN, Esercito di Liberazione Colombiano.

In Argentina i Montoneros, peronisti di sinistra, furono fortemente caratterizzati da questa corrente culturale ed è bene dire che costituirono la spina dorsale della Resistenza armata contro la dittatura militare. Nasrallah, leader degli Hezbollah, viene dalla gioventù comunista libanese. La Rivoluzione Islamica Iraniana rappresenta a tutti gli effetti l’irruzione dello spirituale nel politico, come diceva Michel Foucault, e l’esempio di un impegno sociale sui temi classici dei diritti a casa, scuola, lavoro, salute, tutela degli anziani, in cui sebbene il richiamo sia fortemente fondato sul Corano e non sul socialismo, la sostanza è quella di un costante impegno sociale per i propri cittadini e di un coerente antimperialismo a livello internazionale. Il socialismo bolivariano, dichiaratamente fondato sui diritti sociali e antimperialista, con i presidenti Hugo Chavez, Nicolas Maduro, Evo Morales e Rafael Correa si richiama stabilmente a una visione cristiana e socialista dell’uomo e del suo progresso. Proprio  l’incontro tra antimperialismo e religione segna figure come Deniz Gesmiz, Mohamed Deif o Musa Al Sadr. Ben Bella, stesso, negli ultimi anni valorizzò la sua fede islamica. Come ha scritto Davide Rossi nell’articolo “Il tramonto del dio dell’Occidente” (n. 165 - settembre 2014) non le fedi posso essere il discrimine, ma la visione sociale, di classe. Lottare contro la diseguaglianza e l’imperialismo per un mondo di pace, uguaglianza e solidale, non è un problema religioso, ma politico.




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