di Lorenzo Mortara
Massì
un consiglio posso darlo.
Ragazzi
è ora di leggere Karl Marx.
Non
è mai stato tanto attuale.
Aldo
Busi (1995), qui
Il
mio ultimo scritto, Commentando
il Monti nazionale e l’Aldo Subi internazionale,
ha avuto addirittura risposta da Aldo Busi stesso. Per noi quattro
gatti spelacchiati della “redazione”, è indubbiamente un evento,
e per il piccolo gruppo che rappresentiamo siamo molto onorati
d’essere stati degnati dalla sua penna. Perciò ci sembra giusto
mettere in risalto la sua risposta, alla quale aggiungiamo le mie
ulteriori riflessioni.
Secondo
lo schema classico del dibattito, non supereremo botta, risposta,
replica e controreplica. Per cui, un’eventuale ulteriore risposta
dello Scrittore, sarà messa in vetrina ma commentata a parte, per
non trasformare il blog in un disco rotto che suona sempre la stessa
canzone.
La
risposta di Busi è breve e a mio giudizio molto affettuosa, come del
resto pieno d’amore era il mio scritto, ma come tutti i grandi
scrittori, anche in poche righe, Busi ha il dono di essere
stimolante, per cui un ulteriore commento si rende necessario.
Ecco
qua, per cominciare, la sua risposta, segnalata
per altro nel sito busiano:
Mortara! Ho molto
apprezzato per il divertimento procuratomi il Suo commento pieno di
storia patria e di distinguo che, a differenza dello stato del Paese,
se la prendono un gran comoda: se Lei pensa che ci sarà mai il tempo
e la maturazione civile e politica perché alla guida del Governo si
chiami Aldo Busi e non un qualsiasi Monti, cominci subito a darsi da
fare Lei, che non è un rincitrullito privo di risorse e di ingegno
come me, non c’è un attimo da perdere. Ma, a meno che Lei non
pensi fideisticamente di stare sulla Luna, dubito che lo farà in
tempi umani: con i Suoi proclami di rivoluzione senza fare i conti
della serva reazionaria che da sempre finanzia i comunisti italiani
di potere, mi ricorda troppo l’occulto berlusconino clericale duro
e puro alla Bertinotti. Lei ha gli ideali che si merita, io quelli
che mi sono guadagnato senza chiedere mai niente e, anzi, respingendo
i favori che mi si voleva forzare ad accettare. Sventolare
oggi una bandiera rossa è demagogico quanto esporre la Sacra
Sindone. Cordialità, Aldo Busi Ps grato se vorrà omettere la mia
e-mail
Ed
ecco qui sotto le mie riflessioni.
Non
so se la maturazione civile e politica del Paese farà in tempo ad
avere Busi al Governo, ma se lo Scrittore insiste
nell’interclassismo, io da buon mulo marxista, resto più cocciuto
di Lui nel mio classismo. In questo Paese, per fortuna, qualcuno non
potrà mai essere maturo per Busi, perché irrimediabilmente marcio
anche per un Pinco Pallino qualunque. Questo qualcuno è la
classe borghese, tanto più viva, presente e parassitaria, quanto più
si relega da sola, nel passato, la lotta di classe. La classe
operaia, invece, non deve maturare per Busi, perché non è affatto
acerba, ma perfettamente matura. Infatti, la domanda va girata: Busi
è sicuro d’essere pronto per la classe operaia? Perché noi
operai siamo prontissimi per Busi, ma non vogliamo mica che vada al
Governo come un eletto bischero qualunque, vogliamo che l’abbatta
il Governo. Busi, così classico e greco come ogni persona nata in
provincia d’Atene o giù di lì, non vorrà mica farci credere
anche Lui alla favola della democrazia parlamentare come sola forma
possibile, metafisica e antistorica, di democrazia?
Non
c’è operaio che alla mattina, in fabbrica, alla macchinetta del
caffè, non mi spieghi, in parole popolari, la concezione marxiana e
classista dello Stato. Nessuno più degli operai conosce Stato e
rivoluzione di Lenin, perché nessuno più di loro quel libro ce
l’ha dentro. Se però Busi vuol governare il Parlamento borghese
anziché la Comune Italia, a noi va bene lo stesso. Anche in
quel caso, infatti, saremo sicuri di avere almeno un rivoluzionario
tra un migliaio di culi bianchi e
lo voteremo con gioia. Ma solo se accetterà la sfida di
essere uno contro tutti come al Costanzo Show, e non
uno con tutti, come ha dimostrato nell’abbraccio al Monti, e
quindi al Parlamento intero che gli ha dato la sua stessa fiducia.
Crede, forse, Busi che ci sia così tanta differenza tra il quoziente
intellettuale medio del telespettatore del Costanzo Show e i
telecomandati del Capitale in Parlamento? Sono solo due merci, per
giunta avariate, della stessa catena di supermercati.
Busi
dia l’addio al Monti, non il benvenuto. Non si preoccupi
troppo dei tempi che corrono, andranno molto più lenti e potranno
persino aspettarlo quando non li accelererà più spingendo avanti i
tecnici, improvvisati politici, che vogliono aggiustare l’Italia
più o meno come i politici, improvvisati tecnici, che li hanno
preceduti.
Fino
a che i Busi s’appoggeranno ai Monti, ci precluderanno in eterno il
giorno glorioso e spettacolare di vederli traforati da parte a parte
dai Busi. In quel caso però, noi operai non avremo colpa. Noi più
che dargli la carica non possiamo, ma se lui spreca l’occasione per
farci insieme i fuochi d’artificio, la colpa sarà sua.
In
effetti Busi pone problemi di tempo che io non mi sono mai posto. E
non perché sia fuori dal tempo, ma perché conosco i tempi della
rivoluzione. E la rivoluzione arriva a o ritarda in base a quanto
tempo si perde dietro a questo o quel rappresentante borghese. Il mio
banalissimo lavoro di operaio e di marxista militante, consiste
appunto nel fare semplicemente la mia parte per avvicinarla anche
solo di un secondo. Tutto qua. Forse che Marx ed Engels erano dei
marziani quando proclamavano il Manifesto della rivoluzione
nel mondo contadino del 1848? No, erano gli esseri più realisti in
circolazione. Ed è così anche oggi, perché a un uomo come Busi non
dovrebbe sfuggire che dal 2008, la Terra, la Luna e tutto l’universo
umano genere sono tornati a ruotare, ancora più stretti di prima,
attorno all’orbita di quei due.
A
Busi io ricordo «troppo
l’occulto berlusconino clericale duro e puro alla Bertinotti»
perché lancio proclami rivoluzionari «senza fare i conti della
serva reazionaria che da sempre finanzia i comunisti italiani di
potere». Non fosse stato Busi, ma il solito superficialotto da
centro sociale, sarei rimasto profondamente indignato e offeso per
una simile accusa. Non credo però Busi appartenga a quella razza, è
troppo divertente e simpatico per assomigliargli. È però ben strano
che Busi mi affianchi a Bertinotti, senza ricordarsi che in questo
momento è Lui che si è affiancato ai duri e puri alla Vendola,
delfini di Bertinotti. E Bertinotti, come ricorda lo Scrittore, fu
duro e puro, clericale e berlusconiano, padronale e New-Co:
Nuovo Compagno
ergonomicamente prono a Marchionne (Busi ricorderà
sicuramente gli elogi sperticati dell’ex Presidente della loro
Camera al “borghese buono” amministratore delegato Fiat).
Il marxismo invece
non è né duro né puro, anzi può tranquillamente scendere a
compromessi. Ma il marxismo è un metodo, e anche per il compromesso
c’è una sua metodologia marxista. Metodologia che non è un dogma,
ma un libro dell’esperienza continuamente perfezionato e
aggiornato. E questo libro esclude nella maniera più categorica che
per accelerare i tempi, della rivoluzione come dei Busi, che sono in
sostanza la stessa cosa, si debba appoggiare i governi tecnici dei
borghesi. Perché? Potrei consigliare il libro a Busi, ma mi pare fin
eccessivo, perciò dirò molto più semplicemente perché la
rivoluzione non può appoggiare la controrivoluzione. Non mi pare
tanto difficile da comprendere. Solo così si possono fare i conti
con la serva rossa. Altrimenti resteranno sempre aperti. Per fortuna
non solo mia ma di tutti, però, i conti lasciati aperti da Busi, li
sta chiudendo la Storia. Lo stalinismo, affondato 20 anni fa, ha
lasciato andare alla deriva la sua carcassa fino ad oggi. Ora è
stato spiaggiato, credo, definitivamente, nonostante sia ancora
possibile qualche inconsistente colpo di coda. E in tutto questo
affondare, lo zampino dei marxisti c’è. Aspettiamo la zampata
decisiva dei Busi. Noi siamo ancora troppo indietro per farlo. Ma lui
che è così bene in vista, così in condizione di fare cento volte
più male di noi, lo faccia senza timore. La Storia non aspetta
altro. Coraggio! Il tempo di fare i conti col passato sta per
scadere, è già quasi una battaglia di retroguardia, è con il
futuro che si devono aprire. Busi che è così avanti, in tutti i
sensi, tiri la cordata, non si metta al collo dei Monti per
impiccarci tutti.
Il nostro Scrittore,
mi invita a cominciare a darmi da fare per togliere tutte le gramigne
che ostruiscono la strada al potere, agli unici in fondo meritevoli
di poterlo prendere. Ma la verità è che io ho cominciato già da un
pezzo. In ritardo, è vero, sui 25 anni suonati, perché in fondo
sono e resto un ritardato, ma da allora non ho mai smesso. Ricordo
ancora il primo volantino che distribuii in fabbrica (la difficoltà
di un volantino, consiste nel dover stringare in due righe elementi
discorsivi ed elementi critici), con un riferimento al capitolo
busiano dedicato alle “Indebite parentele”. Come volantino non fu
granché, l’equilibrio appena accennato non mi riuscì, epperò era
già pieno di ottima volontà. Da allora faccio la mia parte, in Fiom
come dovunque vada. E nella mia presunzione, pari se non superiore a
quella dello Scrittore, sono convinto che il mio marxismo abbia
qualche elemento di aggiornamento della lezione busiana. Insomma
proprio stupido non sono, qualcosa devo pur aver appreso dalla sua
letteratura.
È vero, forse
qualche attimo lo perdo ancora, per la semplice ragione che non
riesco ancora a legarmi alla sedia come Vittorio Alfieri, come mi
riprometto sempre e come dovrebbe fare ogni militante. Purtroppo ogni
tanto mi perdo ancora a fare il cretinetti, ma l’impegno
profuso è enorme. Di più non saprei cosa fare. Oltre a portare Busi
in Fiom, nelle lotte e nella letteratura militante che produco,
davvero non credo resti molto altro da fare, oltre ad accettare il
fatto che io sono solo uno, non sono Mandrake.
Non so se ho gli
ideali che mi merito, mi auguro solo che Busi non sia guadagnato per
sempre al liberalismo, sarebbe tutta accumulazione sprecata, per
quanto autonoma. Da buon operaio, oltre a sudarmi la giornata, non
posso far altro che sudarmi il mio marxismo quotidiano. Capisco che
forse un genio come Busi possa ambire a qualcosa di più, a una
maggior indipendenza di pensiero. Lui indubbiamente può, io no, pena
non pensar più niente. È giusto così, perché forse nella mia
critica ho scordato una cosa importantissima che nella mia semplicità
posso aver sottovalutato: forse Busi appoggia Monti, sicuro che il
suo peso finirà per schiacciarlo. Se è così, anche con Monti, noi
si appoggerà senz’altro Busi.
Quanto alla
demagogica Sacra Sindrome da Bandiera Rossa, Busi ha
ragione, ma si tratta solo di intenderci. Sventolare la bandiera
rossa è demagogico quanto esporre la Sacra Sindone o parlare del
bene del Paese, come fanno
gli industriali. Che Busi possa essere in buona fede e gli
industriali no, cambia poco, quando nei fatti, appoggiando Monti,
buona e cattiva fede coincidono. In tutta questa demagogia, c’è
però una differenza importante. Se si sventola la bandiera rossa
dopo aver letto e compulsato – sono
parole di Busi stesso, riportate a memoria da non so dove –
i sacri testi, quelli di Busi
soprattutto compresi, allora quella bandiera resta solo il minimo
segno di riconoscimento di chi non ha bisogno di trovarne un altro
per il gusto, chic e volgare, di voler essere a tutti i costi diverso
dagli altri e unico dove non serve. Se poi il giorno che tutti avremo le letture a posto, vorremo sventolare in piazza una copia del
Casanova di se stessi,
ci riconosceremo tranquillamente in quel romanzo come nella nostra
bandiera rossa. Non farà alcuna differenza. Mentre è chiaro che
senza la lettura di quei testi, è indubbiamente pura demagogia
sventolare qualsiasi cosa.
Noi di Bentornata
Bandiera Rossa, le letture le abbiamo fatte e continueremo a
farle, e se avremo così tanta fortuna da poter passare al cartaceo,
Busi stia pure tranquillo, non ci troverà mai allegato a puntate la
Sacra Bibbia o il Vangelo secondo Veltroni come la sua
Unità ai tempi del primo Prodi; ci troverà il Capitale
come deve essere, e a seguire la sua opera omnia. Busi insomma potrà
sempre essere soddisfatto di noi, non avrà molto da lamentarsi. Non
si può pretendere che tutti siano Busi, di Busi ce n’è uno solo, ma di
ottimi compagni ce ne possono essere parecchi.
Lorenzo Mortara
Delegato Fiom-Cgil
Stazione Dei Celti
Mercoledì 16
Novembre 2011
P.S. – La e-mail
dello scrittore è al sicuro come tutte quelle che non ci arrivano!
Se invece lo Scrittore arrivasse un giorno nella stagnante Stazione
dei Celti, a trovare qualche moscerino, non si impantani subito
tra la nebbia delle risaie e venga a trovarmi, in fin dei conti resta
pur sempre uno dei pochi che ha il dono di mettermi istantaneamente
di buon umore. Con affetto. Un abbraccio.
5 commenti:
Sig. Mortara,
stavolta scrivo sul suo blog soltanto, ché tanto altriabusi.it i miei commenti ancora non li pubblica e, credo, non li pubblicherá mai piú.
Ho gradito moltissimo le sue specificazioni e le sue contro-risposte a Busi e al sig. Coda. Le sue idee sono coerenti e affatto ingenue - ma (mi permetta) lo sono ancora di piú quando non vengono esposte seguendo la "logica del volantino propagandistico" - e senza dubbio meritano ulteriori sviluppi.
Da certe premesse lei trae le (quasi) naturali conseguenze. Il problema, se problema é, é che non tutti accettano quelle premesse. Seguo i suoi ragionamenti, questo sí, ma proprio non riesco a condividerne in toto i punti di partenza. Mancanza di fiducia? Non voglio scivolare nella retorica, ma probabilmente é cosí.
(Ho anche letto la sua recensione ai Viceré di De Roberto - scritta davvero bene, ma almeno lí la morale Marxista avrebbe potuto un pochina stemperarla, no?)
Tante buone cose,
Vincenzo
Sono un po' spiazzato perché, pur avendo delle ragioni da opporre o presentare a Mortara, non conoscendo Marx se non piuttosto in sintesi e wikipedianamente, prima di farlo dovrò quantomeno ferrarmi un poco più sul tema. Fermo restando che in linea di massima le mie simpatie vanno verso il concetto di lotta di classe e contro il Capitalismo.
Sempre telegraficamente, e scusandomi col blog per l'andare fuori tema col sovrapprezzo di parlare delle vicende di altri siti, tutta la mia comprensione a Vincenzo riguardo la non pubblicazione delle sue lettere sul sito Altriabusi (succede da sempre anche a me), ma...il sito è sempre stato molto chiaro, ovvero non accetta mi pare interventi di più di 40 righe, e che vadano fuori il loro tema principale, ovvero l'opera di Aldo Busi. Poi, naturalmente, non posso sapere cosa Lei ha scritto e come questo è stato interpretato da quel sito.
Caro Vincenzo,
ora proverò a rispondere anche a te, ma hai messo molto carne al fuoco, devi pazientare un pochino.
P.S. - Consiglio spassionato per chi commenta: non usate l'anonimato, è sempre meglio farsi carico a viso aperto delle proprie opinioni
Scusa Vincenzo ma dove hai letto la mia recensione ai Viceré? Quel testo ha una storia un po' particolare e sarei curioso di sapere dove l'hai letto
Buongiorno a tutti!
Molto telegraficamente:
a) é vero che uso la modalitá "anonimo" quando lascio commenti - fondamentalmente perché mi spazientisco a loggarmi o sono distratto o poco ne capisco di queste cose - peró mi firmo sempre;
b) all'anonimo di sopra: oramai non mi pubblicano piú nemmeno i commenti di 4 righe mentre poi ne leggo molti altri con hanno poca o nulla attinenza coll'Opera Busiana o anche col tema di questo o quel particolare post. Una volta avevo pure scritto quelli della redazione per chiedere carinamente il perché e loro non mi hanno mai risposto, i cafoni.
c) a Lorenzo Mortara: devo aver trovato il link a un tuo vecchio blog per caso. Davvero, una casualitá! Non ricordo nemmeno come sia successo, devo aver cliccato il link al tuo nome su questo sito, il che mi ha poi condotto verso altri link, chissá. Ribadisco che é una bella recensione, sebbene quel "comizio" finale mi é sembrato piú che evitabile. Per caritá, ognuno difende le proprie idee e i propri ideali; rimango tuttavia dell'opinione che certe cose si spiegano con piú efficacia quando invece di "dirle" a tutti i costi le si "mostrano" soltanto.
Di nuovo, una buona giornata!
Vincenzo.
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