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i Quaderni di Bandiera Rossa "La Storia è finita" di Norberto Fragiacomo
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lunedì 21 novembre 2011

COSE STRANE IN USB



di Patrizia Cammarata







Le ultime dichiarazioni dei vertici di Usb, pubblicate sul sito di quel sindacato, sono a nostro avviso profondamente sbagliate e riflettono una deriva del gruppo dirigente impegnato essenzialmente nella ricerca di uno spazio di sopravvivenza per il proprio piccolo apparato dirigente (eterodiretto dal gruppo neo-stalinista denominato Rete dei Comunisti). Ciò è grave perché Usb, per quanto piccolo e con scarso radicamento, è comunque uno dei principali soggetti sindacali esterni al sindacalismo di marca esplicitamente concertativa. E' un sindacato la cui nascita aveva suscitato diverse aspettative: purtroppo deluse, come abbiamo documentato in altri articoli sul nostro sito (si veda ad esempio il soffocamento del dibattito interno al sindacato, condotto con ogni mezzo, fino all'espulsione di Fabiana Stefanoni, portavoce di Unire le lotte, unica minoranza interna a Usb).
Come se non bastasse, nelle ultime settimane l'Esecutivo Usb sta mischiando proclami apparentemente radicali con sortite ben più moderate. Si veda, da ultimo, l'auspicio di improbabili referendum sul debito e le richieste di incontri (è la novità di queste ore) a Mario Monti, augurandosi una qualche "novità" da quello che, con tutta evidenza, è il rappresentante per eccellenza della grande borghesia italiana, presidente di un neo-costituito governo di banchieri e industriali che, dopo aver ricevuto la benedizione dei vescovi e dei mercati, è pronto a scatenare un attacco durissimo contro i lavoratori e i giovani.


Referendum o lotta di piazza?
Gli ineffabili dirigenti Usb hanno lanciato un appello al referendum sul debito con il comunicato del 4/11/2011 dove è contenuto questo passaggio:
Noi crediamo invece che in Italia si debba e si possa effettuare un referendum per decidere se il debito contratto per poter salvare banche e profitti di finanzieri e speculatori ed i cui interessi sono da decenni finanziati con i sacrifici dei cittadini, debba essere pagato da chi lo ha sempre fatto, spremendo ancor di più il lavoro, o se invece si debba rifiutare tale ricatto….Un referendum che è assolutamente indispensabile anche per costringere tutte le forze politiche, di centro-destra e di centro-sinistra, ad esprimersi chiaramente e pubblicamente su quale progetto/programma intendono portare avanti sin dalle prossime elezioni: se seguiranno tutti la linea della lettera di Draghi e Trichet, per intenderci, o se invece si vogliono cambiare radicalmente questo paese e le linee guida politiche, sociali ed economiche che lo hanno portato al disastro attuale”. Nel comunicato in questione i dirigenti Usb si spingono a prefigurare “un possibile referendum autogestito il cui lancio è stato annunciato dalle forze politiche e sociali riunite nel Coordinamento 1° Ottobre”. Il coordinamento a cui si fa riferimento è quello raccolto attorno a Cremaschi della Fiom e appunto a Usb, con il contorno di varie sigle, da Sinistra Critica a settori di Rifondazione, dal gruppo di Ferrando alla Rete dei Comunisti: lo stesso coordinamento che approntò poche settimane fa quella piattaforma in cinque punti di cui abbiamo già avuto modo di parlare sul nostro sito, criticandone oltre che le posizioni arretrate (del tutto interne al sistema capitalistico) anche la sostanziale inutilità ai fini di creare mobilitazione.
Veramente incredibile che, anziché soffiare sul fuoco delle mobilitazioni che si stanno risvegliando nel Paese a fronte del devastante attacco nei confronti dei lavoratori e delle masse popolari, si faccia appello ad un referendum nel quale, se mai fosse attuato, voterebbero alla pari padroni e lavoratori, massacrati e massacratori.
La proposta referendaria, oltre ad essere poco credibile in sé, ha inoltre il grosso rischio di traghettare la lotta per il "non pagamento del debito" (la cui parola d’ordine ha visto nelle recenti mobilitazioni un consenso sempre più ampio) dal piano dello scontro di classe a quello della paziente attesa di un referendum. Referendum che, nelle intenzioni dei promotori, dovrebbe inoltre avere lo scopo di chiarire i programmi delle forze di centrodestra e di centro-sinistra: come se tale programmi non fossero già stato tristemente chiariti sulla pelle dei lavoratori in questi anni. Lo stesso via libera di tutte le forze politiche a Mario Monti e al suo governo anti-operaio sono la riprova di quale è il reale programma, comune nei suoi assi centrali, dei due schieramenti dell'alternanza. E' per questo che il governo Monti nasce non solo col sostegno di tutti (o quasi) i partiti della borghesia ma anche privo di opposizione da parte di quella sinistra governista che aspetta in anticamera di poter rientrare nel prossimo governo di centrosinistra. Infatti, se Vendola annuncia che "vigilerà" sul governo; se il sindaco di Milano Pisapia (eletto col sostegno di tutta la sinistra, inclusa quella "estrema", con l'eccezione del Pdac) saluta nel nuovo governo nazionale qualcosa di molto simile alla sua giunta milanese (anch'essa diretta da banchieri e industriali); Rifondazione, peraltro già distrutta da due esperienze di collaborazione di governo con i banchieri, pur dichiarandosi contro Monti, è interessata solo a non rovinarsi i rapporti col Pd per il prossimo giro di governo.  
Di fronte a questo quadro politico, mentre sul terreno sindacale la Camusso apre all'interlocuzione con Monti, Usb che fa?
I dirigenti di Usb, pur di ritagliarsi uno spazio di visibilità mediatica, arriverebbero a sostenere un referendum autogestito sul debito. Posizioni che ricordano, a chi scrive queste righe, la triste vicenda del movimento vicentino No Dal Molin, quando i dirigenti “disobbedienti” del Presidio, in accordo con il sindaco del Pd, smobilitarono la lotta con la promessa di un referendum che, non essendo stato concesso dal governo, si trasformò appunto in un referendum “autogestito”. Una farsa il cui unico risultato è stato la costruzione della nuova base militare in un clima di smobilitazione, con il movimento indebolito e disperso dopo aver sprecato energie ed illusioni per un inutile referendum, surrogato della lotta.


Lo sciopero annullato... in attesa di capire
Mentre le burocrazie di Cgil, Cisl e Uil collaborano con Confindustria, il sindacalismo di base si rivela incapace di rappresentare una valida alternativa: il settarismo dei gruppi dirigenti ha fino ad oggi impedito di colmare il vuoto sindacale a sinistra della Cgil. Lo sciopero generale del sindacalismo di base del 17 novembre, indetto da Cub, Cobas e Comitato Immigrati in Italia, sarebbe potuto diventare l’occasione per indire un nuovo grande sciopero unitario del sindacalismo conflittuale: invece, l’Esecutivo di Usb  (con Slai Cobas, Cib-Unicobas e Snater) ha deciso di non aderire e di convocare un altro “sciopero generale”, più tardi, il 2 dicembre.  Lo sciopero è stato proclamato “contro le manovre del governo e le politiche dell’Unione Europea che vogliono tutelare le banche e la finanza e far pagare la crisi ai lavoratori e alle fasce di popolazione più disagiate”. Ma con la conclusione del governo Berlusconi, il Coordinamento nazionale Usb ha approvato un nuovo ordine del giorno (12/11/2011) dove si legge che il Coordinamento stesso “nell’incertezza della definizione del Governo e dei primi provvedimenti che questo attuerà, decide, in merito allo svolgimento dello sciopero generale già proclamato per il 2 dicembre con lo SLAI Cobas, l’USI, l’Unicobas, lo Snater, di affidare all’esecutivo nazionale USB la valutazione in ordine al mantenimento o al differimento a data successiva dello sciopero in oggetto”.
Evidentemente i dirigenti di Usb pensano che non sia ancora certo che il nuovo governo farà “pagare la crisi ai lavoratori e alle fasce di popolazione più disagiate”. Aspettano di capire meglio le intenzioni di Monti...


Incontro con Monti o scontro di classe?
Il coronamento di questo periodo di grandi scelte tattiche (referendum sul debito, indizione di sciopero separato, sospensione dello sciopero stesso) è stata la richiesta di incontrare Mario Monti “auspicando che il nuovo governo ripristini relazioni quantomeno normali con le parti sociali” e per “interrompere l’apartheid sindacale messo in atto da Sacconi”.
No, cari Leonardi e Betti, cari dirigenti di Usb: il  vero apartheid sindacale non lo ha creato Sacconi. E' quello che voi avete costruito attorno a Usb. Non è un apartheid nei confronti di Monti e delle classi dominanti (qui sì che servirebbe) ma nei confronti degli stessi iscritti di Usb, lavoratori che, vivendo sulla propria pelle il dramma della crisi, hanno la necessità di un sindacato che sappia affrontare il feroce scontro di classe in atto unendo la classe attorno a un programma di lotta.  Noi lavoratori, per cominciare a difenderci e a contrattaccare, abbiamo bisogno di un’organizzazione sindacale che non spenda le proprie energie (tra un'espulsione e l'altra della minoranza interna) fantasticando su referendum o su incontri con i rappresentanti dei banchieri. Quello di cui abbiamo bisogno, urgentemente, è un sindacato combattivo che difenda gli interessi uniti della nostra classe così come Monti difende gli interessi uniti della borghesia.

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