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i Quaderni di Bandiera Rossa "La Storia è finita" di Norberto Fragiacomo
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martedì 11 febbraio 2014

PETER BEHRENS (PRC TRIESTE): IL FUTURO PUÒ ESSERE DIVERSO, BASTA CHE LE PERSONE LO DESIDERINO




PETER BEHRENS (PRC TRIESTE): IL FUTURO PUÒ ESSERE DIVERSO, BASTA CHE LE PERSONE LO DESIDERINO


Il nuovo segretario provinciale di Rifondazione si racconta, indica gli obiettivi (tra i quali una maggior collaborazione a sinistra), critica Serracchiani per la vicenda Electrolux e lancia la sfida al montante fascismo sociale: “saremo tanto più efficaci quanto più saremo informati


Intervista di Norberto Fragiacomo



Peter Behrens – triestino, classe 1951 - è da pochi giorni il nuovo segretario provinciale di Rifondazione Comunista.
Due mesi ci sono voluti per eleggerlo (il congresso si è tenuto a fine novembre), ma la scelta, apprezzata dai militanti, è all’insegna di un’operosa continuità: Behrens faceva parte del “comitato di saggi” che ha guidato il partito dopo le dimissioni, a primavera, di Toni Saulle, ed ha ricoperto, in tempi recenti, la carica di responsabile organizzativo.
L’uomo è schivo, arguto e coscienzioso: chi scrive ha avuto l’occasione di conoscerlo alle riunioni del Comitato No Debito, dopo averne sperimentato, da collega, quelle doti di disponibilità e competenza che fanno di Behrens – non è esagerazione – un punto di riferimento per qualsiasi dipendente regionale abbia un quesito da porre in materia di contrattazione collettiva e gestione del personale.
Sapendolo indaffarato (la segreteria del PRC è l’esatto opposto di una sinecura, di questi tempi!), rinunciamo alla chiacchierata a quattr’occhi e ci affidiamo, per l’intervista, al misterioso apparecchio chiamato smartphone, delizia dei bimbi e croce di noi adulti preistorici.
La prima cosa che chiedo al neosegretario è di presentarsi ai lettori: chi è Peter Behrens? Quali le radici del suo costante – e coerente -  impegno politico?

PB: senza voler apparire “reduce”, mi occupo di politica dal mitico ’68, con le prime occupazioni per le assemblee studentesche, le lotte per i diritti sul lavoro, lo spirito di una visione nuova del mondo, la contestazione in musica e nelle piazze. All’epoca le mie frequentazioni sono state nei gruppi anarchici, una “scuola” di vita che ritengo ancora fondamentale, che mi ha permesso di conoscere militanti, idee e modi di pensare diversi dal solito. Devo senza dubbio molto sul piano umano a queste mie prime esperienze politiche ed ai compagni che ho conosciuto in quel periodo. Poi, dopo fasi alterne, mi sono iscritto al partito sin dal ’91, anno della sua fondazione, in quanto ritenevo necessario creare una diga contro il montante fascismo sociale. Penso che quella sia ancora oggi e sempre di più una valida motivazione per rinnovare tessera ed impegno.


D: inutile negare il fatto che Rifondazione Comunista sta vivendo un momento drammatico: Paolo Ferrero è stato rieletto alla segreteria nazionale dopo lunghe peripezie, i sondaggi – comunque facilmente manipolabili – danno il partito sotto l’1%. Come si è giunti a questa situazione, e soprattutto com’è possibile che, caso unico nell’Europa mediterranea, la Sinistra italiana non solo non cresca nelle intenzioni di voto, per effetto della crisi, ma rischi addirittura l’irrilevanza, l’estinzione?

PB: i motivi sono molti. Ci sono state scelte che il senno di poi dice sbagliate, difficoltà interne ed esterne. Certo quando il pensiero diffuso e accolto dalle persone è “privato è bello” e “liberismo assoluto” è difficile per chi, come i comunisti, dice che invece del profitto si deve pensare alle necessità della società, trovare consensi. Ma la situazione di crisi di oggi, che i comunisti hanno previsto con anni di anticipo, dovrebbe far aprire gli occhi. Ma si sa, Cassandra aveva ragione, però non era amata dal suo popolo. Lei non poteva mutare il destino, invece oggi ci sarebbe la possibilità di cambiare le cose, il futuro può essere diverso, basta che le persone lo desiderino. Per questo ritengo che un impegno per far capire che non è vero che il profitto sia una cosa positiva è necessario. In fin dei conti dire a uno che è un profittatore, non è forse offensivo?


D: molto prima che altri soggetti – politici e non – si svegliassero con clamore (mediatico), il PRC ha manifestato il suo lungimirante appoggio alla bella candidatura di Alexis Tsipras a Presidente della Commissione Europea. Può rappresentare questa scelta, secondo te, un’occasione di rilancio, oltre che un primo passo verso un’Europa solidale dei lavoratori da contrapporre, come modello, sia alla tecnocrazia dell’austerità che al gretto rinchiudersi nel cortile dello Stato nazionale?

PB: senza alcun dubbio sì, se però saprà essere un’apertura vera, non un modo per far tacere e scomparire la presenza dei comunisti nella coalizione. Ci sono stati e ci sono ancora personaggi che intendono dettare regole per escludere chi ha svolto ruoli politici (elettorali o di partito) negli ultimi 10 anni. È, a mio modo di vedere, una maniera per delegittimare solo i comunisti (sia del PRC che del PdCI) ma anche un modo per eliminare compagni e persone con esperienza. Il risultato rischia di essere quello di liste senza spessore politico, ma soprattutto, in caso di risultato positivo, quello di mandare al parlamento europeo persone che devono appena cominciare a “trovarsi” (come è successo ai 5Stelle) e quindi incapaci di azione. È vero, ci sono stati errori, di linea, di valutazione e sconfitte nel nostro passato, ma l’impegno è sempre stato dato col cuore e la volontà. Del resto quelli che si pongono come censori non sembrano aver mai “vinto” o scelto le linee giuste neppure loro. Infatti la società è ingiusta, come la vediamo oggi…


D: il sostegno a Tsipras, leader della greca Syriza, è anche una bocciatura senza appello della politica dei Socialisti Europei, corresponsabili della macelleria sociale degli anni recenti. Schultz, in fondo, è il candidato della Merkel. Come si conciliano, tuttavia, una scelta di campo così chiara, a livello europeo, e l’efficace denuncia della subalternità del PD agli interessi ed all’ideologia dei mercati con il patto stretto tra PRC e Centrosinistra in Sardegna? Opzioni tanto diverse – e, a parer mio, fra loro incompatibili – non nocciono alla credibilità del partito?

PB: Personalmente non mi esprimo sulla Sardegna, è un tema che conosco poco. Posso dire che sui problemi degli organi legislativi (stato e regioni) è sempre più difficile trovare punti di contatto con chi giura sul liberismo assoluto, salvo poi fiondarsi a dare finanziamenti ed agevolazioni alle aziende che vorrebbero delocalizzare. L’esempio dell’impegno di Serracchiani per Electrolux e Ferriera sono qui a dimostrarlo. Altro è invece sull’amministrazione di comuni e provincie (fino a che esistono). Qui si tratta di garantire al meglio servizi e strutture fondamentali ai cittadini, manutenzione della strade, scuole, asili, servizi sociali ecc. Esserci e contribuire è fondamentale e a volte fa la differenza. A dimostrazione che siamo essenziali quando si tratta di scegliere indirizzi a favore dei cittadini.


D: veniamo allora alla realtà triestina, che ci interessa più da vicino. Anche qui il PRC fa parte di una coalizione di Centrosinistra, formatasi però in tempi “meno sospetti”. Come sono i rapporti con gli altri partner di maggioranza? Risulta che sui c.d. monomarca il PRC abbia votato contro la Giunta, dobbiamo attenderci conseguenze o è normale dialettica democratica?

PB: con i candidati delle realtà provinciale e comunale di Trieste si sono stretti degli accordi, i programmi sono stati in parte concordati e quindi hanno tenuto conto anche delle indicazioni della Federazione della Sinistra, quella bella realtà qui a Trieste che permette ai comunisti di collaborare attivamente e lavorare costruttivamente assieme. Non possiamo certo dire che sia solo merito nostro, ma alcune delle positive note del nuovo piano regolatore erano richieste nostre. Sui centri monomarca, delibera nata sotto Di Piazza, votata da parte dei consiglieri della destra, c’è stato un confronto dialettico che ci ha portato a valutare, sul piano occupazionale, i danni maggiori ai benefici, quindi il nostro voto contrario. Del resto c’era un grande centro in costruzione, alla Maddalena, ma sembra sia fermo senza speranza di rapida ripresa dei lavori, i centri commerciali esistenti languono…


D: da parecchio si parla di una possibile unità della Sinistra giuliana, era anche nato un coordinamento tra IdV, PdCI, PRC, PSI e SEL. Ci sono stati sviluppi, il segretario di Rifondazione guarda con interesse ad una prospettiva di integrazione od ulteriore collaborazione? In caso affermativo, quali sono i temi che si potrebbe/dovrebbe affrontare insieme?

PB: io vedo con favore tutto ciò che può portare ad una maggior collaborazione a sinistra. Sono, infatti, uno strenuo fautore della Federazione della Sinistra. Certo risulta a volte problematico collaborare con chi si dichiara fautore del liberismo o, almeno, a questo non avversario. Comunque se ci sono volontà di fare assieme dei pezzi di strada, affrontare approfondimenti su fatti, richieste alle istituzioni ecc. ben vengano. È nel confronto e nella collaborazione che si affinano le idee, le proposte e le prospettive. Ma non ci si chieda di abiurare alle nostre idee, di dichiararci diversi da quelli che siamo, orgogliosamente e consapevolmente comunisti.


D: un’ultima domanda, tra il politico e il personale: con quale spirito il vecchio militante Behrens affronta la sfida non facile della segreteria? Quali sono gli obiettivi che si prefigge, le sue convinzioni, le sue speranze?

PB: potrei risponderti: portare il partito al 51% dei consensi, ovviamente. Ma penso che purtroppo non sia all’ordine del giorno.
Se riuscissi a fare in modo che il partito inizi a crescere, a far capire alle persone, ai lavoratori soprattutto, che sono i padroni, i capitalisti, che rubano loro il lavoro, la casa, lo stipendio, i diritti, mentre i comunisti sono quelli che, magari a volte sbagliando, magari in modo incasinato, si battono per salvaguardare e migliorare questi diritti, sarebbe già un ottimo risultato. Spero comunque che tutti tengano conto del fatto che il mio è un impegno assolutamente volontario, che ha bisogno di aiuto e sostegno, prima di tutto dai compagni iscritti, ma poi anche da altri soggetti che si possono avvicinare, ma soprattutto dei consigli e delle idee di ognuno. Saremo tanto più efficaci quanto più saremo informati.

Grazie per le tue risposte esaurienti, segretario, e buon lavoro!




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