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martedì 10 giugno 2014

UNA ANALISI UN PO' PIU' STRUTTURATA DEL VOTO A LIVORNO di Riccardo Achilli







UNA ANALISI UN PO' PIU' STRUTTURATA DEL VOTO A LIVORNO
di Riccardo Achilli


E' cambiato in profondità un blocco sociale che aveva garantito decenni di governo, sotto i colpi della crisi, della disillusione, di oggettivi dati di malgoverno, soprattutto della Giunta Cosimi. Ruggeri prende circa 2.500 voti in meno rispetto al primo turno. L'astensionismo fra primo e secondo turno ha quindi colpito essenzialmente lui. C'è stato evidentemente un distacco di elettorato fra primo e secondo turno, forse favorito dall'idea che Ruggeri avrebbe vinto comunque, però certo anche non fidelizzato sufficientemente dalle proposte dell'ultima tornata di campagna elettorale. Nogarin prende, invece, 19.000 voti in più rispetto al primo turno: sono affluiti in una buona proporzione i voti dell'estrema sinistra di Raspanti, schieratosi con Nogarin dopo il primo turno (14.000 voti), il che significa che gli appelli a non seguire l'indicazione di voto di Raspanti, provenienti dal centrosinistra, in larga misura non sono stati ascoltati. Sono affluiti anche molti voti della destra sociale lepenista della Amadio (4.000 voti), anch'essa schierata con Nogarin dopo il primo turno, e probabilmente diversi voti, non ancora quantificabili, in uscita dal PD.

Il blocco sociale di riferimento che da sempre garantiva stabilità di governo alla città si è spezzato, e non è una rottura recuperabile a breve; anzi, probabilmente è semplicemente irrecuperabile. L’analisi sociale del voto non è semplicissima: i dati ufficiali per sezione del Comune ci dicono che Ruggeri ha vinto, sia pur di misura, in quartieri operai come Sorgenti, La Rosa, Coteto/Salviano, l’area fra il Picchianti e la Provinciale Pisana, e vince anche nelle sezioni di via Zola, cioè nel quartiere Garibaldi-San Marco-Pontino, che certo non è un quartiere borghese (lo posso dire io che ci abito). E Nogarin vince in altri quartieri operai come Corea o Shangai, ma fa l’en plein in zone piccolo-borghesi come Ardenza o Antignano, e nei quartieri “ricchi” e borghesi del lungomare e dell’area fra piazza Roma, via Marradi e viale Petrarca. O ancora nelle zone più borghesi del centro.

Sicuramente un dato di partecipazione al voto di poco superiore al 50% ci dice che voti operai, di disoccupati, di precari, di giovani, sono rifluiti nell'astensionismo, un astensionismo di disperazione, potenzialmente pericoloso, perché dietro la disperazione ci sono i rizzabischeri autoritari. Però dire che Ruggeri ed il centrosinistra hanno perso, in assoluto, il voto “popolare” , o che il PD rappresenti solo i benestanti, contro i "popolani" del M5S, è, dati alla mano, affermare stupidaggini. I dati ci dicono che molti, anche se non tutti, quartieri popolari di operai e pensionati a medio/basso reddito, quartieri del disagio sociale, hanno votato ancora per il PD. Mentre Nogarin ha preso un consenso trasversale, un patchwork interclassista di voti: in parte, certo, disoccupati, precari ed operai, ma anche molti impiegati, e tantissimi voti della piccola e media borghesia, e degli strati superiori della società. Un patchwork fatto di una domanda sociale molto diversificata, si tiene insieme solo per un profondo, rabbioso, livido risentimento per il sistema di potere, ereditato dal PD tramite il vecchio PCI, che da sempre è al governo.

Un blocco, quello aggregato attorno a Nogarin, che esprime un voto “contro”, che quindi non ha slancio né proposta, che non può mettere insieme interessi così diversi come quelli del professionista radicalchic e quelli del disoccupato, del giovane precario, del piccolo borghese impoverito dalla crisi ed incarognito contro il sistema pubblico visto come avversario. Come dialogheranno gli elettori della destra lepenista e securitaria che hanno votato Nogarin con i movimenti per la casa, che chiedono le occupazioni, ad esempio? Non potendo, quindi, fare sintesi, e non avendo niente da proporre programmaticamente, questo nuovo blocco di governo vivrà di rancore e desiderio di distruzione, per pura vendetta rispetto alla mala gestione del Comune di questi ultimi anni. Una forma di "cupio dissolvi", cui il sistema socio-economico, ancora occupato dal PD nei suoi gangli vitali, non potrà che rispondere chiudendosi a riccio e facendo ostruzionismo.

Evidentemente ci sono chiare responsabilità: la Giunta Cosimi ha cementificato il cementificabile, ed ha legato la città a progetti di sviluppo crocieristico e commerciale, come il Water Front, che , al di là degli intenti progettuali iniziali condivisibili, ancora oggi non decolla (e peraltro occorrerebbe una vera Stazione marittima per i passeggeri, fra l’altro),  mentre rischia di diventare un mero progetto immobiliare e commerciale (con l'ennesima Coop rossa che ci vuole realizzare un supermercato, senza spiegare che c'azzecca un supermercato dentro un'area che dovrebbe attrarre crocieristi). Mentre non è riuscito ad impedire il semi-esaurimento di gloriose storie industriali, come quella del Cantiere Orlando. Ha gestito il rapporto con le cooperative commerciali ed edilizie rosse, ma ha fatto troppo poco per dare lavoro a chi era esterno a quel circuito, mentre decine di piccoli esercizi commerciali ed artigianali chiudevano i battenti, anche a fronte di tariffe per i servizi comunali piuttosto alte. Parlava di nuovo centro direzionale/commerciale, suscitando timori di devitalizzazione del centro storico. Ha perso voti con il progetto di realizzazione di un nuovo Ospedale cittadino a Montenero, tecnicamente problematico, mal gestito, privo di una strategia complessiva di riorganizzazione dei servizi sul territorio, e di fatto mai digerito dalla popolazione. Il progetto di riqualificazione urbana dell’area nord (Fiorentina-Garibaldi) andava in una direzione condivisibile, era un progetto ritenuto di eccellenza dal Ministero delle Infrastrutture, poteva generare effetti di sviluppo del centro storico anche importanti (si pensi, oltre ai nuovi alloggi popolari, anche ai “negozi di quartiere”, esperimento che riprende l’idea dei “centri commerciali naturali”), ma è stato comunicato male, difeso peggio, ed ha alimentato solo polemiche, non sempre ben informate (c’era chi imputava a tale piano il fatto di non creare nuovi alloggi, e ciò non era esatto), ha generato il terrore di perdere la casa agli assegnatari di case popolari fatiscenti, da demolire e ricostruire. Le laceranti diatribe interne al PD hanno contribuito, per finire, ad aggravare la situazione.

Ruggeri ha cercato di dare un segnale di rottura. Si è speso molto, quando altri hanno rifiutato la candidatura, fiutando la sconfitta possibile. Forse ha esagerato a parlare di progetti di decoro urbano quando la città era affamata di lavoro, con un tasso di disoccupazione "reale" che, considerando anche gli inattivi in età da lavoro, supera il 14% nel 2011. Sicuramente la nomina di Assessori, presi dalla società civile, non ha avuto l’effetto comunicativo sperato. Persino gli appelli alla ragionevolezza nei confronti dell’emergenza abitativa, per i quali si prospettavano soluzioni abitative garantite dal piano-casa di Renzi, chiedendo di evitare l'illegalità delle occupazioni abusive, si sono scontrati in un muro di rabbia ed incomprensione.

Sta di fatto che il blocco grillino, con la partecipazione dell'estrema sinistra, spruzzato dalla destra lepenista della Amadio, ha vinto. Impossibilità di fare la sintesi di una composizione sociale del suo voto così variegata, assenza di competenze e di idee (sostituite da stratagemmi demagogici disastrosi, come quello di scegliere gli Assessori con bando pubblico) e ostracismo del sistema di potere precedente, avranno il risultato di paralizzare qualsiasi progetto di sviluppo della città, e buttare via cinque anni preziosi di futuro, aggravando ed approfondendo il declino di Livorno.

Questo è ciò che abbiamo di fronte. La sinistra di governo, ad iniziare da SEL, rifletta profondamente, sul piano strutturale dei rapporti sociali mutati che questo voto riflette. Ed abbandoni definitivamente ogni legame con una sinistra radicale dannosa, che ha consentito a Nogarin di vincere, e che, con soli due seggi consiliari contro i venti dei grillini, è infatti già fuori dai giochi. Intervistato immediatamente dopo la vittoria riguardo al rapporto con Buongiorno Livorno e Raspanti, il neo sindaco ha infatti affermato testualmente: "Noi non abbiamo alcun tipo di rapporto con loro e non cerchiamo un dialogo: non abbiamo necessità di trovare alcun tipo di accordi. Noi procediamo sulla base di un nostro preciso programma politico". I rifondaroli si sono scavati l'ennesima fossa politica. Il guaio è che hanno consegnato una città che ha fame di sviluppo ad un blocco sociale con una domanda troppo eterogenea per poter essere governata a un gruppo politico incompetente.

Ed il PD locale virerà ancor più velocemente sul renzismo, perché l'analisi, superficiale e strumentale, che stanno facendo i  suoi dirigenti, è che non si sarebbe capito il desiderio della città di "cambiare verso", e che occorrerebbe importare il "modello Renzi", mentre lo stesso Renzi gongola, accusando la Federazione livornese del PD di conservatorismo di sinistra (benché numerosi renziani, dalla Boschi a Lotti, abbiano fatto campagna elettorale per Ruggeri). E' una fesseria, ma la consegna dell'ultimo lembo di sinistra PD a Renzi è il risultato politico ottenuto da chi ha fatto vincere Nogarin. Questo e niente altro.

Come ho detto prima, ci sono ancora segmenti di voto popolare dentro il risultato, seppur perdente, di Ruggeri. Tralasciando tentazioni renziane prive di senso, è quindi da lì che bisogna ripartire, cioè da politiche che guardino al lavoro, alla solidarietà, al diritto alla casa, ai servizi sociali, sanitari e di integrazione sociale. Non occorre fare niente di straordinario: solo tornare a quella Livorno della solidarietà che ho ancora nei miei ricordi di bimbo e di ragazzo.




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