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giovedì 26 giugno 2014

VIOLENZE SESSUALI IN INDIA: CAPITALISMO E BARBARIE di Emanuele Miraglia



Nell’ultimo periodo è balzato agli onori della cronaca il drammatico problema delle diffuse violenze sessuali in India. Le azioni brutali presentateci sui giornali, con stupri di gruppo e omicidi ai danni di alcune bambine, mostrano solo la punta dell’iceberg di quello che è, invece, un dramma quotidiano, che coinvolge migliaia di donne in uno stato di costante sopraffazione e degrado.
 Il protagonista di questa crescente ondata regressiva non è un paese marginale dello scenario globale: l’India è il secondo stato più popoloso al mondo, posizionato al sesto posto nella classifica della produzione industriale e una delle più grandi potenze capitaliste.
La crescita economica è avvenuta all'insegna della quasi totale liberalizzazione dell'economia e di una vasta campagna di privatizzazioni. Ciò ha portato a un'aumento delle disuguaglianze e gli alti livelli di sfruttamento sono stati il fattore determinante per l’arricchimento della borghesia locale e delle multinazionali che hanno lì dirottato gli investimenti. Una società sempre più diseguale non può che vedere peggiorare sempre più la condizione della donna. Tale situazione è anche il terreno di coltura degli istinti peggiori della società, di cui le violenze sessuali rappresentano l’aspetto più barbarico.
Le aggressioni sessuali vengono utilizzate come una vera e propria arma di dominio dalle classi più ricche verso gli strati inferiori della società. Seppure le caste siano ormai da tempo ufficialmente eliminate continuano a sopravvivere nei rapporti reali. Il 90% delle vittime di stupri appartiene alla casta degli “intoccabili”, considerati dalla borghesia e dalle istituzioni come poco più che animali. La polizia corrotta non agisce quasi mai per scoprire i colpevoli dei reati di stupro, specialmente quando le vittime provengono dai settori più poveri della società.
Capiamo quindi come sopraffazione di genere, sopraffazione castale e crescita delle disuguaglianze siano problematiche strettamente correlate, elementi strutturali di un sistema squilibrato e marcio.
E’ smascherata l’ipocrisia del nuovo governo in carica, che in campagna elettorale annunciava di voler risolvere in maniera decisa questa situazione, così come dimostrano le dichiarazioni di Babulal Gaur, ministro della Casa responsabile per la legge e l’ordine nello stato di Madhya Pradesh. Appartenente al Bharatiya janata party (Partito del popolo indiano), di destra, lo stesso partito del Primo Ministro Narendra Modi, egli afferma che “lo stupro è un crimine sociale che dipende dagli uomini e dalle donne” e ancora che “alcune volte è giusto, altre volte è sbagliato”.
L’immagine che vogliamo offrire è, però, ben distante dalla rappresentazione paternalista offerta dai media borghesi, che ci descrivono un popolo arretrato che ha bisogno di prendere lezioni di democrazia dagli stati occidentali (dove anche non mancano maschilismo e violenza di genere).
La crescita industriale ha rafforzato enormemente la classe operaia che presto si stuferà di subire lo sfruttamento e le ingerenze governative e si organizzerà per conquistarsi un mondo migliore. Già oggi migliaia di donne indiane iniziano ad organizzare gruppi di autodifesa e di rivendicazione politica. Il più grande di questi è la così detta “gang dei sari rosa” che, nata nel 2006, conta oggi oltre 20 000 donne e anche qualche uomo. Armate di bastoni e ben organizzate lottano con determinazione per raggiungere i loro obiettivi: fare pressioni sulle forze dell’ordine per registrare le denunce e trovare i responsabili degli stupri, “rieducare” mariti violenti verso mogli e figli, contrastare i matrimoni infantili, offrire formazione e scolarizzazione alle giovani donne. Le loro azioni puntano sempre più alla difesa di tutte le fasce sfruttate della società, come dimostra l’occupazione dell’ufficio di una compagnia elettrica contro i distacchi programmati di corrente in cambio di mazzette o gli interventi per assicurare la corretta distribuzione degli aiuti ai poveri.
Tali mobilitazioni devono essere collegate a quelle del movimento operaio, che ha in India una grande tradizione e che si è reso protagonista di diversi scioperi generali contro le politiche di austerità del Congress .
Questi sono solo i primi segnali degli sconvolgimenti di massa che avverranno non appena la classe operaia indiana si solleverà contro il sistema capitalista, ormai incapace di offrire qualsiasi forma di progresso sociale.

25 Giugno 2014

dal sito FalceMartello


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