ESISTE O NO UN FASCISMO ISLAMICO?
di Amedeo Maddaluno
Il dibattito tra gli studiosi
“(…) E’ il caso della categoria di
“Islamo-fascismo” coniata ai tempi della guerra dell’Afghanistan e
disinvoltamente usata da intellettuali come Cristopher Hitchens, Oriana
Fallaci, Giuliano Ferrara. Una delle più colossali fesserie che siano mai state
dette. (…) Forse quelli di BokoHaram o del Califfato sono anche peggiori dei
nazisti, ma hanno caratteristiche proprie e parlare di fascismo serve solo a
confondere le idee. Le categorie di fascismo ed antifascismo non sono
universali, ma europee. (…) L’antifascismo è una categoria culturale importantissima
ed ancora vitale per l’Europa, ma dice molto poco al di fuori, a meno di non
far rientrare a calci nella categoria di fascismo il regime nazionalista del
Mikado, il peronismo, il regime Kemalista, il Kuomintang, i regimi castrensi di
Asia ed America Latina, ed, appunto, il fondamentalismo islamico, che sono
fenomeni peculiari dotati ciascuno di propria definizione. Usare la categoria
di fascismo come “generalizzante” non è altro che il solito peccato
eurocentrico.”1
Vale la pena di aprire un confronto sul tema “fascismo
e islam” con una lunga citazione di un brano del professor Aldo Giannuli della
Statale di Milano. Il Professor Giannuli è un eminente studioso di storia
contemporanea ed uno dei massimi esperti del ruolo dell’Intelligence nella
storia recente del nostro paese e negli anni di piombo: è quindi una figura che
vale la pensa ascoltare, soprattutto se esprime un giudizio così netto da
risultare senza appelli. Eppure, tra gli studiosi non tutti la pensano così – e
parliamo di studiosi, non di giornalisti assai alla moda, tromboni e tuttologi come i tre che Giannuli cita (e non li cita per proprio
torto ma perché ahinoi nella civiltà della comunicazione è il giornalista e non
lo studioso a orientare il pensiero – quello straccio di non pensiero che
circola oggi sui media).
Tra gli storici sostenitori della teoria del fascismo
islamista figura lo statunitense Walter Laqueur2 con la sua opera
“Fascismi. Passato, presente, futuro” edita in Italia da Tropea nel 2008. Tra
gli studi di esordio del celebre storico di oltreoceano vi fu proprio la
fondamentale opera “Comunismo e Nazionalismo nel Medio Oriente”, pubblicata in
Italia negli anni ‘50. La lettura di Laqueurè meno netta di quella di Giannuli e
ci ricorda i lavori sul fascismo del nostro De Felice: la ricerca delle
sfumature e delle complessità di un fenomeno politico, ideologico, culturale e
storico tutt’altro che monolitico.
Non il fascismo dunque – e qui l’opera dello
studioso americano completa e va oltre quella del maestro italiano – ma i
fascismi. Non un’ideologia dogmatica, ma elementi comuni che permettono di
inserire nella cornice del fascismo correnti di pensiero e di azione diverse e
distanti, persino antecedenti – come l’Action Française3 - al
fascismo italiano che pure è il movimento eponimo. Laqueur vede un fenomeno:
l’islamismo – non l’Islam religione ma la politicizzazione di questa – può
diventare e diventa humus per una nuova forma di fascismo contemporaneo.
Dai fascismi internazionali a quello islamista
Ma
quali sono questi elementi di fascismo che ritroviamo nell’islamismo?
In un mio
studio intitolato “Influenze occidentali e autonomia ideologica nel panorama
politico arabo: una proposta di lettura nel contesto geopolitico”4
presentavo una brevissima carrellata di attori, leaders, partiti ed ambiti
culturali che nel mondo arabo – che non è solo islamico – avevano subito il
fascino delle varie ideologie occidentali.
Il lavoro era sostanzialmente
un’introduzione al tema che mi permetteva però di prendere posizione: sostenere
che le ideologia europee – socialismi e nazionalismi in primis – si siano
diffuse fuori dall’Europa non è “peccato di eurocentrismo” ma è semmai l’esatto
contrario, cioè la convinzione che il mondo non sia fatto a compartimenti
stagni. Possiamo dunque ravvisare nell’islamismo tracce più o meno marcate di
fascismo per influenza diretta e “storica” ma anche per affinità.
Si pensi che
un unico Fascismo non è mai esistito e sono stati invece i fascismi nella loro
eterogeneità a lasciare traccia nel novecento in tanti luoghi, modi e momenti
differenti. Il fascismo come modello e i fascismi come declinazione furono
correnti ideologiche sospese tra l’estremo conservatorismo e l’estremo
reazionarismo, teorizzatrici della società gerarchica e sempre caratterizzati
dall’ultranazionalismo (nazionalismi persino contrastanti perché irredentisti,
imperialisti, pan-nazionalisti o separatisti) e spesso da un razzismo e un
antisemitismo spinti all’ossessivo, interclassisti come diffusione ma non certo
organici agli interessi del popolo lavoratore quanto invece della borghesia o
addirittura dell’aristocrazia, moderni quando affascinati dal industrialismo
applicato alla guerra e alla potenza della Nazione ma in realtà profondamente
antimoderni perché refrattari ad ogni emancipazione sociale, venati da un
misticismo presente sia nei fascismi atei che in quelli religiosi che
sconfinava nell’esoterico e nel magico.
I fascismi furono questo, appunto, sia
quando conservatori che quando reazionari, quando atei e quando religiosi,
quando irredentisti e quando separatisti, quando socialisteggianti e
corporativisti (i fascismi di “sinistra”) e quando aristocraticisti, quando
repubblicani e quando monarchici, quando affascinati dal mito del progresso
industriale e quando nostalgici della pura vita agreste, quando vitalisti e
quando dediti al culto della morte. Se queste furono le eterogeneità e le
omogeneità del fascismo, perché non denunciare chiaramente come l’islamismo possa
essere certo conservatore, autoritario, reazionario ma anche fascista?
L’islamismo
wahabita presenta moltissime di queste caratteristiche (direi quasi tutte,
incluso un nazionalismo non rivolto alla Nazione ma alla comunità dei Credenti
che si fa Stato) e lo stesso pensiero della Fratellanza Musulmana, pure più
moderato, specialmente nel passato è stato segnato da forti coloriture
fascisteggianti e questo non può essere scisso dalla simpatia e dai desideri di
alleanza nutriti da Hassan Al Banna (fondatore della Fratellanza) verso il
Duce.
Prospettive politiche
Ebbene:
una volta ravvisate concrete – e pericolose! - tracce di fascismo
nell’islamismo che si fa? Ci si accoda alla petulante geremiade degli
islamofobi da prima serata, dei neoconservatori all’americana – o
all’amatriciana, dei populisti europei come delle destre israeliane? Questo è
ovviamente fuori discussione.
Anzi, una volta preso conto del pericolo
fascista proveniente dal mondo islamista (sottolineo ancora islamista e NON
islamico) si devono andare a ricercare i complici, i finanziatori ed i mandanti
che si trovano proprio nelle cancellerie e negli stati maggiori atlantici ed
israeliani e che durante la Guerra Fredda hanno investito sui fondamentalisti
islamici in funzione anticomunista, antisovietica, antisocialista,
antipanarabista ed antiterzomondista.
Peggio: il caso siriano dimostra che non
hanno certo cessato di farlo. Quante sono state nel mondo le Gladio alimentate
da Washington? Quante le strategie della tensione che hanno coinvolto movimenti
reazionari? Di quali connivenze possono ancora godere i fondamentalisti? I pensatori
liberi, non inclini all’occidentalismo e appiattiti sull’atlantismo devono
riconoscere e denunciare la componente fascista dell’islamismo e non
confonderlo con un romantico terzomondismo o meno ancora con una forma di
antiimperialismo.
Non può esservi resistenza al necolonialismo laddove vi sono
i petroldollari delle monarchie del Golfo, da sempre ispirate ed ispiratrici dell’Islam
politico più retrivo e violento nell’ambito sunnita. Quasi un “fascismo di
sinistra”, corporativo e socializzante è d’altro canto quello che si rifà
all’Iran e alle proprie propaggini sciite, stranamente considerato un pericolo
esiziale da un’Israele che convive benissimo con i paesi cui fa capo l’estremismo
sunnita, il tutto a riprova del rapporto ambiguo e strumentale che sussiste tra
potenze occidentali e islamismo.
Post Scriptum
Giusto
per raccogliere i temi posti da Giannuli, mi assumo la responsabilità di dire
che a nessuno studioso serio di Medio Oriente e Turchia e meno ancora di storia
del fascismo salterebbe in mente di associare al fascismo il kemalismo che fu
certo nazionalista, autoritario e militare, ma non fu totalitario e tanto meno
antimoderno.
Lo stesso vale per il Kuomintang cinese, che insieme al Baath
arabo realizzò quella strana sintesi tra nazionalismo e socialismo patriottico,
tra destra nazionale e socialismo anticolonialista che caratterizza buona parte
del terzomondismo ma che pure – eccoci ancora al rifiuto del mondo a
compartimenti stagni! – fu fortemente influenzato dalle idee nazionaliste e
stataliste di marca europea.
Il peronismo fu simile a questi ma con in più una
componente populista spiccatamente latina.
Sul regime nazionalista del Mikado
in Giappone mi assumo ancora la responsabilità di affermare il contrario: fu
(come tutte le altre) una forma peculiare di fascismo, ultranazionalista oltre
il razzismo, misticheggiante e religioso, reazionario ed aristocraticista,
militarista ed esaltatore della violenza, bellicista, tradizionalista e bigotto
nei fini ma industrialista negli strumenti, reazionario ed antimoderno.
NOTE
3) Sul
“fascismo prima del Fascismo” in Francia si veda l’opera fondamentale “Neither
Right nor Left: FascistIdeology in France” di Zeev Sternhell, Princeton
University Press, che accredita come più propriamente fascisti e non più come
semplicemente ultranazionalisti i seguaci dell’Azione Francese. Personalmente
classifico come pre-fascisti anche alcuni movimenti popolari russi come le
famigerate Centurie Nere – qui si vedano Vittorio Strada e SergejKuleshov ne
“Il fascismo russo”, Saggi Marsilio.
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