FCA:
MAGGIORANZA E MINORANZA SECONDO GLI EMENDATARI E SECONDO NOI
di Lorenzo Mortara
La
minoranza ha tutto il diritto di esprimere le sue idee e il suo punto
di vista alternativo, ma una volta che si è votato deve adeguarsi
alla maggioranza. È
questo in sintesi il pensiero, che va appunto per la maggiore, in
Fiom, sulla vicenda dei delegati in FCA. In questa maniera tutta la
vicenda diventa un semplice problema di regolamento interno, e la
questione nel merito viene saltata a piè pari.
Di
norma chi ha torto tende a parlare d’altro, a spostare questioni
particolari su temi generali: basta
divisioni interne; ognuno faccia un passo indietro; così si fa il
male dei lavoratori…
A questo campionario di frasi fatte e buoniste, se ne aggiunge un
altro, di opposta matrice, più cattivo e becero: c’è
sempre qualcuno che deve essere più a sinistra degli altri; se non
vi sta bene andatevene via; facile fare l’opposizione coi soldi
della Fiom, avete rotto le cosiddette…
Entrambi
questi modi di approccio, indicano la scarsa propensione al pensiero
critico, l’incapacità di pensare davvero a fondo un problema,
aggravandolo. Scalzato dai suoi binari, tutto viene ridotto a slogan,
a vuote banalità, e di conseguenza distorto da una miriade di
cavilli che non c’entrano nulla.
Nessuno
della minoranza ha mai messo in discussione gli elementari principi
democratici. La minoranza è sempre presente alle iniziative della
maggioranza. Ma sempre con la sua testa. Mai con quella della
maggioranza, anche perché non si sa bene cosa pensi la maggioranza.
Un giorno pensa una cosa, il giorno dopo l’altra, e un altro ancora
l’opposto.
Appellarsi
però ai principi democratici, senza tener conto di che razza di
sindacato è la Cgil e quindi la Fiom, significa appellarsi a
principi sbagliati. Si appellano al formale principio democratico i
superficiali della Fiom, i quali scordano che al congresso si sono
scontrati due documenti che hanno riconosciuto entrambi la profonda
burocratizzazione della Cgil. La Cgil per dirla con Lenin è un
sindacato democratico con una grossa deformazione burocratica. Di
più, dopo anni di concertazione e di contratti di restituzione, oggi
si può dire che Cgil e Fiom sono sindacati fortemente
burocratizzati, con qua e là qualche oasi democratica. E l’oasi
democratica per antonomasia siamo noi Il
sindacato è un’altra cosa.
Siamo noi, infatti, e solo noi che abbiamo subito quello che abbiamo
subito al congresso e ci ritroviamo con una rappresentanza
sottodimensionata e dimezzata in Cgil. Ne segue che sono maggioritari
ed emendatari (camussiani e landiniani) ad esser sovradimensionati
negli organi dirigenti. Non siamo noi ad essere parassiti della FIOM,
anche perché tra l’altro abbiamo pochissimi distacchi, sono i
lavoratori che ci hanno votato che vedono la quota delle loro tessere
dirottata verso le casse già gonfie oltre misura della maggioranza.
E questo non è democratico, i soldi della Cgil dovrebbero essere
divisi proporzionalmente ai voti ottenuti dalle Aree congressuali. Ma
la Cgil è burocratizzata, e la burocrazia si mangia molto di quello
che spetterebbe a chi le ha votato contro.
La
Cgil, come la Fiom che non fa eccezione, ha un gruppo dirigente quasi
tutto selezionato e cooptato dall’alto. Le elezioni al nostro
interno, formalmente sono democratiche, ma in realtà sono
addomesticate dai centri regolatori che propongono i dirigenti. Ciò
ha determinato un ceto dirigente che di democratico, inteso come
eletto e controllato dal popolo, ha poco e niente, e questo vale in
particolar modo per tutte quelle istituzioni interne, come il
Collegio Statutario, di cui i lavoratori non sanno neanche
l’esistenza. Un segretario provinciale di categoria o nazionale, ha
ancora un legame per quanto mediato coi lavoratori, un Collegio
Statutario esiste solo perché esiste la burocrazia, e chi si batte
per la democrazia interna o si appella ad essa, non dovrebbe mai
contare su di lui, dovrebbe combatterlo con tutte le forze e
smascherarlo come uno dei massimi ostacoli sulla strada di una
maggiore democrazia interna. Un Collegio Statutario di un sindacato
cooptato e burocratizzato come il nostro, non è il garante della
democrazia interna, men che meno dello Statuto della Cgil. È il
garante della burocrazia contro lo Statuto e la democrazia interna.
Infatti, sentenzia senza neanche sentire gli accusati come nelle
peggiori dittature. Anche per questo, le sue sentenze dovrebbero
essere avvertite, da chi è ancora vivo in Cgil, come le campane a
morto del nostro sindacato, tanto sono astratte e fuori dalla realtà.
Cos’ha sentenziato infatti il Collegio? Chi lotta in FCA contro
Marchionne, non può unirsi a chi lotta come lui sotto un’altra
bandiera. Altrimenti è incompatibile con la Cgil. Il Collegio
Statutario non ha mai avuto una parola da dire contro chi, in Cgil,
si è unito ai sindacati padronali di Cisl e Uil, ma non appena
qualcuno ha provato a far fronte comune con chi è sfruttato come
lui, ha subito messo il veto. Agli emendatari della Cgil, maggioranza
in Fiom, tutto questo non interessa, quel che conta è che la
maggioranza così ha deliberato e la minoranza si deve attenere.
Tanto meno interessa sapere che lo scontro in Molise e Basilicata tra
i delegati Fiom e i loro dirigenti non è sull’intersindacale coi
cobas, ma sulla proclamazione degli scioperi in FCA.
Ed
è proprio in Molise, a Termoli, che la maggioranza, il principio
democratico, dimostra di conoscerlo un tanto al chilo, quando fa
comodo. Infatti maggioranza e minoranza, oltre a non essere stabilite
per sempre, in un sindacato grosso come il nostro, non sono nemmeno
uniformi. Capita che in alcune parti si invertano. Così come a
Reggio Emilia, la Camusso non ha la maggioranza, a Termoli non ce
l’ha Landini. A Termoli le RSA di FCA si schierano a maggioranza
per lo sciopero, sciopero che oltre tutto è un diritto individuale
sancito, per quel che vale, dalla Costituzione. Ma a Termoli non vale
né la Costituzione né il principio democratico di maggioranza,
perché quando la maggioranza va sotto, invoca il Collegio Statutario
con un pretesto.
Che
senso ha discutere quindi di maggioranza, minoranza e regole
democratiche quando sono rispettate solo quando fa comodo? La
maggioranza sembra interessarsi a comando alla democrazia, a noi
invece, in sé e per sé, non interessa nemmeno quando ci dà
ragione. Perché il vero problema è: maggioranza per che cosa? Avere
la maggioranza per stroncare gli scioperi, significa sprecarla. Per
noi il problema non è tanto che rischiamo l’espulsione, ma che la
rischiamo perché lottiamo. Se il Collegio avesse deliberato la
nostra incompatibilità in quanto crumiri, sarebbe stato altrettanto
da biasimare, perché sta alle RSA decidere cosa fare in FCA e a
nessun altro, ma non avrebbe fatto chissà quali danni.
Quel
che sembra sfuggire ai discorsi “democratici”, è che il problema
in questione non è il rapporto tra maggioranza e minoranza, ma tra
una linea della Fiom più arrendevole e una più combattiva. E la
linea arrendevole della Fiom potrà avere anche il 100% dei consensi,
non sarà per questo più giusta. Appoggiarla solo perché è
democratica, ammesso che lo sia, è da ingenui perché ci porterà ad
un’altra sconfitta. Se poi come abbiamo visto tanto democratica non
è, si dovrebbe almeno avere l’accortezza, scelta la strada più
arrendevole, di non pretendere che si arrendano anche i più
coraggiosi, visto che nel peggiore dei casi faranno male a sé
stessi, ma certo non alla Fiom, che ne trarrà solo vantaggi.
Quel
che che è certo è che la si può girare come si vuole, ma i casi
sono due: o siamo colpevoli di aver interloquito con chi è
schiacciato da Marchionne come noi, oppure di aver scioperato contro
di lui. In nessuno dei due casi, nemmeno se fossimo stati l’infima
minoranza di una minoranza, c’era bisogno di invocare il Collegio
Statutario. E una maggioranza che lo interpella per una roba simile e
che non comprende che il problema reale, sta in chi tra noi ha
denunciato gli scioperanti davanti al padrone, lasciandoli in balia
della repressione, è una maggioranza che vale poco e non andrà da
nessuna parte, perché ha perso la testa, ammesso ne abbia mai avuta
una, e comunque non sul collo.
Lorenzo
Mortara
RSU
FIOM YKK
IL
SINDACATO È UN’ALTRA COSA
Vercelli,
domenica 13 Marzo 2016
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