DALLE 5 STELLE ALLA DERATTIZZAZIONE DELLE BORGATE:
TRACCIA IDEALE DELLA PARABOLA DI UN POPULISMO
di Riccardo Achilli
La visita del sindaco Raggi di stamattina a
Tor Bella Monaca è per molti versi illustrativa delle contraddizioni interne al
M5S. Da un lato, è un fatto importante, e non affatto scontato, che un sindaco
di Roma ribadisca, anche con la sua presenza fisica, la centralità delle
periferie. Da questo punto di vista è un segnale politicamente rilevante (la
politica si fa anche con gesti a valenza simbolica) e, a mio avviso, senz’altro
positivo. Nella sua prima sortita ufficiale, la Raggi non va veltronianamente ad
inaugurare qualche vetrina pseudoculturale nel centro storico, ma si reca nel
cuore del degrado della periferia romana, in quella borgata che lo rappresenta
in pieno, dicendo che i problemi esistono, che non c'è una astratta bellezza da
retorica alla Nanni Moretti in motorino.
D'altro canto, su un
tema come quello della raccolta differenziata, che per definizione richiede una
stretta collaborazione con i cittadini, chiede questa collaborazione non avendo
nient'altro da offrire che la retorica dell'onestà e della trasparenza, che si
traduce in qualche irrigidimento delle pene pecuniarie per chi sversa rifiuti
ed in qualche imminente licenziamento di dirigenti inefficienti (o presunti
tali) dell'AMA. Cioè in fondo offre la normalità in una situazione sociale e
urbana che è al collasso, dove la normalità non rientra più nemmeno fra i sogni
più arditi dei suoi abitanti.
Il problema però non
si risolve così, i topi in mezzo alla strada sono soltanto la punta di un
iceberg per cui a Roma, in questi anni, le giunte rutellian-veltroniane hanno
parteggiato dentro una lotta di classe vera e propria, che, nel privilegiare il
centro alla periferia, ha favorito la borghesia commerciale e turistica della
città ai suoi strati popolari, rinchiusi in periferie sempre più allo sbando.
Allora non basta la "normalità", qualche centinaio di euro in più di
multa per chi non fa la differenziata o butta per strada il frigorifero. O il
rispetto teutonico di un contratto di servizio con AMA. Serve una scelta di
campo. Se si chiede la collaborazione dei residenti di Tor Bella Monaca, questa
collaborazione, dopo decenni di abbandono, di incuria, di insulti, va meritato,
va conquistato. E la loro collaborazione non si ottiene soltanto con promesse
di eliminare qualche sorcio e mettere qualche linea in più di autobus, ma
offrendo loro una integrazione piena dentro il tessuto socio-lavorativo della
città, rendendoli cittadini titolari dell'intera dignità della cittadinanza.
Significa offrire prospettive di lavoro, di servizi sociali, di una scuola
pubblica all'altezza di quella di corso Francia o di viale Parioli. In questo
risiede l'eredità politica dei sindaci comunisti che la stessa Raggi ha citato
nel suo discorso inaugurale.
Ma per dare un
progetto, sul quale coinvolgere gli strati popolari (foss'anche per la
differenziata) occorre avere una cultura politica. Ed è esattamente questa che
manca ai pentastellati, che, come ogni movimento demagogico ed interclassista,
la sostituisce con parole d'ordine socialmente neutre, quindi innocue ed in
grado di attrarre tutti i segmenti sociali, come l'onestà (e chi mai sarebbe
contrario all'onestà, tranne ovviamente i delinquenti veri e propri?) Questo
atteggiamento culturalmente equilibrista si ritrova, prima o poi, a fare i
conti con la dura realtà, ad esempio con il fatto che la battaglia politica non
si fa con il codice penale in mano e una retorica della trasparenza, ma con le
regole della politica, che non di rado richiedono l’intrigo, la tattica, il
compromesso. O con il fatto che la politica, che è lotta di classe (benché non
lo si voglia più dire) non ha bisogno di un arbitro che faccia rispettare le
regole. Questo è solo il sogno neoliberista di una politica sostanzialmente
impotente nel suo ruolo di cambiamento del mondo, che si limita a far
rispettare regole minime di convivenza e correttezza agli individualismi. E’
una abdicazione. La politica ha bisogno del sogno di un mondo diverso da
condividere con gli strati sociali cui ci si rivolge. Altrimenti ci si riduce
al fare una ditta di derattizzazione. Ma poi non si urli allo scandalo se il
borgataro rimarrà borgataro, e continuerà a comportarsi come tale, e non
collaborerà come auspicato dal civismo astratto dei pentastellati.
Il M5S può avere una
evoluzione? E’ possibile. Questi movimenti, quando si scontrano con la realtà
andando al potere, e misurano l’inefficacia sostanziale del loro equilibrismo,
si trasformano, in varie direzioni possibili. O diventano perfettamente
integrati nel sistema, finendo per sparire, oppure si spaccano alle estreme, e,
dal sogno impossibile di rappresentare il punto di equilibrio generale del
conflitto sociale, si spaccano alle estreme, per via della loro eterogenea
composizione sociale di base, finendo per rappresentare tutto ed il contrari
odi tutto. Un po’ come il peronismo, che ha un Menem rappresentante del
neoliberismo estremo, ed un kirchnerismo che ha generato, sia pur in salsa
demagogica e nazionalista tipica del peronismo, una socialdemocrazia molto
radicale. Ma è chiaro che in queste evoluzioni, tali movimenti si perdono, si
sfilacciano e si indeboliscono. Non reggendo alle fasi storiche di particolare
complessità, lasciano sul campo macerie di sogni infranti e rivoluzioni mai
veramente avviate. In fondo, è il destino degli ingenui, onesti ma ingenui.
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