ALITALIA: IL CAOS CONTINUA
di Renato Costanzo Gatti
L’Alitalia della CAI e dei capitani volonterosi in quattro anni ha perso 1.200 milioni; la bad company Alitalia è costata ai contribuenti italiano circa 4.000 milioni. Il patrimonio netto e sotto zero. Le cose erano note da tempo e un governo che ambisca ad avere questo nome avrebbe dovuto affrontare per tempo questo problema. Invece c’è voluta la minaccia di ENI di bloccare il rifornimento di cherosene per costringere il governo alle solite soluzioni presciolose (che si sa, come le gatte, fanno i gattini ciechi).
Prima considerazione quindi è quella di un governo che non sa affrontare i problemi per tempo (vedasi ad esempio Telecom) e vive nell’emergenza, senza una strategia, senza un disegno chiaro. E vivendo nell’emergenza e non avendo un disegno chiaro ha imboccato una strada che tende a tenere a galla il cadavere vivente per poter meglio trattare con Air France.
Da una parte fa terrorismo sulle condizioni poste da Air France circa il ruolo che Alitalia avrebbe nel salvataggio di Air France, operazione sterile perché purtroppo, per causa di Berlusconi e dei volonterosi italiani, l’unica alternativa alle proposte penalizzanti di Air France è il fallimento.
Dall’altra parte costruisce un progetto tutto passeriano che prevede:
aumento del capitale di 300 milioni cui se ne aggiungerebbero 200 delle banche;
i componenti del Cda propongono questo aumento, che pure i soci approveranno, ma approvare un aumento di capitale significa che la società necessita di nuovo capitale MA NON SIGNIFICA SOTTOSCRIVERLO, non significa cioè che al voto favorevole del socio corrisponda l’effettiva assunzione di impegno a versare i soldi per il capitale;
il consorzio bancario di garanzia anticipa 100 milioni come “bridge to equità”. Poiché i soci hanno tempo fino al 31 dicembre a sottoscrivere e versare il capitale, il consorzio anticipa 100 milioni che poi gli saranno restituiti con i soldi versati dai soci per onorare l’aumento di capitale.
I soci che già dovrebbero sottoscrivere il capitale sono: le poste italiane per 75 milioni, Benetton 50 milioni e conseguentemente Air France per altri 75 milioni. Il versamento di Benetton si spiega con il fatto che essendo Benetton cointeressata in Adr, perdere Alitalia significa far fallire gli aeroporti di Roma. Si raggiungono così 200 milioni;
il consorzio bancario di garanzia si è impegnato a sottoscrivere 100 milioni di eventuale inoptato, cosicchè i 100 milioni di “bridge to equity” diventano capitale sociale a tutti gli effetti.
In totale 200 milioni dai volonterosi rimasti e le poste, e 300 dalle banche tra capitale inoptato e nuovi prestiti.
Chi investirebbe in una prospettiva simile? Le FFSS di Moretti, richieste di partecipare avevano subordinato il loro ingresso ad un previo azzeramento delle perdite e relativo capitale sociale. Richiesta responsabile e che denota la volontà di fare una cosa veramente costruttiva.
Ma l’azione pare destinata all’insuccesso perché Air France non si fa intimorire dal nuovo azionariato ed è disposta, in assenza di un piano industriale, a scendere dal 25 all’11 per cento non sottoscrivendo il capitale sociale. Mancherebbero allora 75 milioni da trovare tra i vecchi soci volonterosi. Con la prospettiva che Air France inizi un percorso di disinteresse alla nostra compagnia, prelusiva ad un probabile fallimento. E chi può essere disposto a gettare i suoi soldi?
IL GOVERNO
Con il ricatto fatto dai capitalisti di Alitalia, che oggi usano il pericolo licenziamenti per mungere soldi allo Stato, il governo si commuove e rischia di gettare in una gora senza fine 75 milioni di euro.
Un governo responsabile, con una prospettiva industriale e antirecessiva dovrebbe investire ogni singolo euro in investimenti produttivi o sinergici alla produzione. Stiamo vivendo un ciclo schumpeteriano, dove avanza un nuovo modo di produrre tecnologico e ad alta tecnologia; la cultura del governo, l’inanità dei capitalisti e l’incapacità degli imprenditori (fatte le dovute eccezioni) stanno clamorosamente perdendo la battaglia innestata sul ciclo schumpeteriano che stiamo attraversando. Occorrono altre premesse ed altre culture. Questi temi vorrei veder affrontati dal congresso del PD, dai movimenti per la Costituzione, dalla sinistra in genere per poter pensare che il nostro paese ce la possa fare.
Certo fa male veder 12.000 persone che rischiano il posto, ma scelte impopolari sono talora necessarie; dimostrerebbero che chi governa ha idee chiare, progetti credibili, determinazione di perseguirli e non l’andreottiana arte di tirare a campare (che puzza di caritatevole compassione cristiana).
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