BEIT FURIK: CORAGGIO, COLLERA, CUORE
di Samantha Comizzoli
Oggi in Palestina era venerdì, ma era anche un altro giorno di rabbia
contro l'occupazione nazista israeliana.
Da Nablus, con 3 autobus, arriviamo al campo profughi di Balata. Da qui
partiremo tutti assieme, marciando, fino a raggiungere il checkpoint di Beit
Furik.
Quando arriviamo a Beit Furik è già l'inferno. Al checkpoint sapevano che
saremmo arrivati oggi perchè la manifestazione era stata annunciata. Cerchiamo
di usare i blocchi di cemento per proteggerci dagli spari. Fino a quando
sparano gas lacrimogeni e sound bomb va ancora bene, perchè vedi la
traiettoria. Quando però sparano proiettili veri il discorso cambia. Senti il
sibilo, ma non li vedi. I cecchini si sono appostati fra i cespugli. Sparano su
persone con le braccia alzate o che tirano pietre.
Sono davanti al checkpoint e in piedi, dietro ad un blocco di cemento.
Sparano, davanti a me c'è uno shebab con una kheffia bianco/nera che sta
camminando verso di me per cercare altre pietre. E' ad un metro davanti a me
quando sparano, io mi abbasso, lui no. Quando mi rialzo mi si inginocchia
davanti e piega la testa. Gli hanno sparato dietro alla testa, dalla kheffia
una macchia di sangue si spande. Urlo, urlano e corrono gli shebab, che lo
prenderanno in braccio per caricarlo sull'ambulanza. Da lì in poi è un
susseguirsi di feriti da proiettili veri, quasi tutti alle gambe; tranne uno
negli occhi. Un ragazzo giovane che, sapremo poi dall'ospedale, ha perso un
occhio.
Seguo uno dei feriti alle gambe fino all'ambulanza perchè continuano a
sparare e, anche questa volta, sparano sull'ambulanza.
C'è stato un momento durante la manifestazione che si è dovuti arretrare
parecchio. Così mi sono messa davanti agli shebab, con le braccia alzate e
senza kheffia. Per fargli capire che avrebbero sparato ad un'internazionale. E'
andata bene per un po', poi, una merda di cecchino ha iniziato a “giocare”...
Mi puntava, sparava, io mi abbassavo e quando mi alzavo sparava di nuovo. Dopo
tre volte ho scelto di arretrare e non “rimanere in piedi e fermare il gioco”
per un solo motivo: ho avuto paura che ferisse qualcun altro vicino a me,
magari uno shebab.
Un altro “gioco” di oggi è stato attaccare la stampa presente. Dapprima
spintonati per farli spostare ed evitare che documentassero; e dopo, quando
avevano scelto un'altra postazione, presi di mira dalla “skunk water”. La skunk
water l'hanno fatta arrivare assieme ai rinforzi (altre 5 jeeps), spara un
liquido non identificato che provoca forti pruriti e un odore che riesce a
farti vomitare e ti rimane addosso per 15 giorni. Insomma, un'arma chimica.
Gli shebab oggi sono stati strepitosi. Hanno lottato per quattro ore, con
un caldo atroce, senz'acqua (perchè è finita a tutti nella prima ora) contro a
dei cecchini che sparavano proiettili veri.
Il bilancio finale è di 15 feriti, nessuno grave, tranne il ragazzo che ha
perso l'occhio. Sono proiettili molto piccoli che quando ti colpiscono fanno un
buco enorme, ma non penetrano in profondità da trapassarti.
Lo so che è orribile che io ne parli in questo modo così tecnico e poco
umano, ma oramai sono convinta che nessun messaggio umano possa trasmettervi
quello che si vive e si prova qui.
A me, che lo vivo, vedere uno shebab che mi si accascia davanti con la
testa che sanguina; cambia la vita. Per voi, voi che state leggendo o guardando
il video, sentirete un pugno allo stomaco (forse), ma non dovete fare i conti
con il problema.
Dopo la manifestazione, solitamente corro a montare il video perchè ci
metto circa 4 ore. Oggi gli shebab mi avevano invitata a Sama Nablus, un parco
sopra alla città da dove c'è una vista bellissima.
Già da tempo sto facendo uno sforzo enorme per restare umana, mi sto piano
piano macchinizzando, sto diventando orribile. E' il mostro che come un cancro
ti entra nel cervello. E ti occupa. Così ho pensato che avere una bella serata
a Sama Nablus avrebbe tolto un po' di quel nero che sta crescendo dentro di me.
Ma non ce l'ho fatta. Dopo un paio di ore sono tornata qui a montare il
video e a scrivervi questo report.
Per annullare almeno una parte del mostro, avrei bisogno di una bellezza
così travolgente che qui non ho.
8 agosto 2014
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