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i Quaderni di Bandiera Rossa "La Storia è finita" di Norberto Fragiacomo
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mercoledì 31 agosto 2011

MANOVRA E INTRALLAZZI di J-L. Roussely



di JEAN-LUIS ROUSSELY

La Cgil indice uno "sciopero generale di 8 ore" il 6 settembre. La commissione del senato esaminerà gli emendamenti il 29/08, il Senato in seduta plenaria dovrà cominciare i lavori il 5/09.

Oggi anche la Camusso tiene une conferenza stampa davanti al Senato.

Allora si può approvare l’argomento di G. Cremaschi, ex segretario nazionale della Fiom e leader della Rete 28 aprile?

" (...) E’ chiaro che uno sciopero generale di questa portata e con questa carica politica è una svolta di fatto nelle scelte della Cgil, che deve portare ai necessari cambiamenti di strategia. Non dovrà essere più possibile, in nessun momento, che la signora Emma Marcegaglia sia portavoce degli interessi comuni del lavoro e dell’impresa. E’ finita la stagione della concertazione e del patto sociale, distrutta dalla stessa ferocia della manovra. Ora tocca alla Cgil essere parte fondamentale e costitutiva di un’opposizione sociale che cambi radicalmente le cose." (Sul sito della Rete ).

Indipendentemente dal fatto, non trascurabile, che uno sciopero di 8 ore, senza chiedere una manifestazione di fronte al parlamento per impedire il voto, è come un coltello senza lama, concludere da questa parola d’ordine che per la direzione della Cgil "E’ finita la stagione della concertazione e del patto sociale" è una negazione pura e semplice della realtà.

Oppure G. Cremaschi ha letto o sentito che la direzione della CGIL rinunciava alla realizzazione di un patto sindacati – padroni ?

Al contrario, la direzione della CGIL ha pubblicato (il 23 Agosto, lo stesso giorno dell’indizione dello “sciopero generale”) un voluminoso documento (26 pagine!) sulla manovra con controproposte. A che scopo fare le controproposte? Per aprire a un « cambiamento generale delle cose » come G. Cremaschi vorrebbe farci credere?

A pagina 14 si legge :

"Per la CGIL è necessaria una manovra alternativa, che punti sulla crescita, sull'equità, sugli investimenti, sul lavoro. Una manovra diversa è possibile anche con i saldi previsti dal Governo per raggiungere nel 2013 il pareggio di bilancio."

La presa in carico da parte del sindacato operaio della riduzione dei deficit del bilancio : quale prospettiva di « cambiamento radicale » e quale “fine della stagione della concertazione e del patto sociale!” ! Ma su questo secondo aspetto dell’operazione di camuffamento di G. Cremaschi,(1) bisogna ancora leggere la seguente frase del documento della direzione della CGIL :

“Per la CGIL resta indispensabile sapere esattamente cosa sia stato richiesto all'Italia nella lettera della BCE. Solo in trasparenza le parti sociali e, più in generale, le forze sociali, politiche e culturali del Paese possono esprimere la propria opinione e formulare le proposte per risanare i conti, evitare il tracollo e rilanciare la crescita del reddito e dell'occupazione.”

Prendere per riferimento : "Le parti sociali "e "le forze politiche" senza alcuna esclusione, che altro è se non un appello alle "soluzioni condivise" care a Napolitano, alla chiesa, al Pd, ... in altre parole un appello ai "sacrifici condivisi ", in altri termini ancora alle "riforme" : sulle pensioni, la funzione pubblica, la sanità, ...

Esagerazioni? Vediamo (tra gli altri ) il punto (2) delle "controproposte" della Cgil :

"Per favorire politiche per la crescita e lo sviluppo si può lavorare con tutte le parti istituzionali e sociali ad una proposta attraverso la quale i fondi pensione possano diventare dei veri e propri investitori (istituzionali), con loro capacità interna di elaborazione e di decisione strategica, non subalterni alle logiche finanziarie e speculative dei gestori."

Pretendere che i fondi pensione potrebbero essere altro che un’arma per liquidare le pensioni a ripartizione attraverso la loro cogestione, legare i sindacati alla realizzazione del profitto massimo è una manovra grossolana. Evidentemente questo G. Cremaschi non lo vede, e tuttavia è firmatario (30 luglio) di un testo intitolato :

" 5 proposte per un fronte comune contro il governo unico delle banche", 5 proposte di cui la prima era : "Non pagare il debito" e un po’ più in là "vanno nazionalizzate le principali banche, senza costi per i cittadini(…)". Niente a che vedere col "programma" della direzione della Cgil per lo sciopero del 6 settembre.

E’ inutile proseguire, la direzione della Cgil non ha rotto con la sua politica di sottomissione agli interessi della borghesia. Ma la CGIL resta il sindacato di massa al quale si rivolgeranno i lavoratori (e anche una parte dei giovani) che cercano di resistere alla formidabile offensiva antioperaia contenuta nella "manovra". Per eliminare questa pressione, senza danno per la borghesia, deve darsi un’apparenza combattiva, indire uno sciopero (limitatissimo!!), eliminando ogni elementare parola d’ordine di difesa operaia :

- Questo déficit non è il nostro,

- Abbasso la manovra,

- Nessun cambiamento all’articolo 18, nessun contratto locale in deroga al contratto nazionale.

Più che mai l’intervento nella CGIL dei militanti della "lotta di classe" dovrebbe farsi sull’esigenza della denuncia di ogni velleità di "patto", di "concertazione" col padronato e col governo. Questo presuppone che si esiga :

- La denuncia dell’accordo con la Confindustria del 28 giugno che ha aperto la via al governo per rimettere in causa l’articolo 18.

- L'appello della Cgil per una manifestazione a Roma di fronte al parlamento per impedire il voto della manovra.

La dichiarazione di G. Cremaschi del 23 Agosto (come la decisione della direzione della Fiom di tacere fino al 6), introducendo nell’appello allo sciopero del 6 settembre un contenuto completamente estraneo, gira le spalle a questa lotta.

Questi problemi politici non sono riservati al proletariato italiano. Grecia, Irlanda, Portogallo, Spagna, Francia... più la crisi del capitalismo s’approfondisce, più i burocrati sindacali si fanno agenti di una politica d'unione nazionale. La lotta per la rottura dei "Patti" è il primo atto di un orientamento che miri a creare le condizioni di uno scontro delle classi per battere l’offensiva del governo della borghesia.

Jean-Louis Roussely

25 agosto 2011


1. Per la Cgil
Per la CGIL è necessaria una manovra alternativa, che punti sulla crescita, sull'equità, sugli investimenti, sul lavoro. Una manovra diversa è possibile anche con i saldi previsti dal Governo per raggiungere al 2013 il pareggio di bilancio.
Per la CGIL resta indispensabile sapere esattamente cosa sia stato richiesto all'Italia nella lettera della BCE. Solo in trasparenza le parti sociali e, più in generale, le forze sociali, politiche e culturali del Paese possono esprimere la propria opinione e formulare le proposte per risanare i conti, evitare il tracollo e rilanciare la crescita del reddito e dell'occupazione.
Il Paese si trova oggi costretto ad anticipare il pareggio di bilancio al 2013, cercando risorse complessivamente pari a circa 48 miliardi di euro complessivi nel 2013.

2. Un’altra manovra è possibile. La politica del Governo risulta tanto più grave in considerazione del fatto che l'obiettivo di porre in equilibrio il sistema previdenziale è stato ampiamente realizzato (da ben 5 riforme in due decenni). La CGIL propone di:
ristabilire il criterio della flessibilità, peculiare del sistema contributivo, ovvero lasciare la libertà di scelta per l'uscita attraverso una forchetta abbastanza ampia entro la quale il lavoratore può decidere di cessare l'attività in anticipo con un importo di pensione minore o più tardi con un importo maggiore (ovviamente salvaguardando i lavori usuranti).
prevedere soluzioni capaci di garantire una transizione soft tra lavoro e non lavoro anche attraverso forme di prolungamento parziale dell'attività lavorativa, scelta liberamente e non per obbligo di legge, in cui il lavoratore riceve parte della pensione dall'Inps integrata dalla retribuzione percepita dall'attività lavorativa svolta.
lavorare con tutte le parti istituzionali e sociali ad una proposta attraverso la quale i fondi pensione possano diventare dei veri e propri investitori (istituzionali), con la loro capacità interna di elaborazione e di decisione strategica, non subalterni alle logiche finanziarie e speculative dei gestori, per favorire politiche per la crescita e lo sviluppo.
Aprire un “cantiere” con tutte le parti istituzionali e sociali per rispondere alla necessità di una pensione contributiva di garanzia rivolta in particolare alle figure più fragili presenti nel mercato del lavoro e per un futuro previdenziale ai giovani.
lavorare con tutte le parti istituzionali e sociali ad una riforma degli ammortizzatori sociali e, più in generale, per un welfare universalistico.


di Giorgio Cremaschi

La decisione della Cgil di proclamare 8 ore di sciopero per il 6 settembre è un fatto positivo e necessario, cui deve seguire una svolta in tutti i comportamenti dell’organizzazione. Lo sciopero generale vero, che prova a fermare il paese e a far sentire al Parlamento e alle istituzioni la rabbia di un mondo del lavoro che non ne può più di pagare e che è arcistufo di questo governo, è una rottura sacrosanta con il teatrino delle parti sociali. Occorre costruire una grande opposizione sociale che travolga la manovra e faccia pagare la crisi a chi l’ha provocata, i ricchi, la finanza, la speculazione. (...)
Per questo la Cgil dovrà essere conseguente e questo chiederemo subito dopo lo sciopero. Occorre metter fine alla stagione del degrado della contrattazione e disdettare l’accordo del 28 giugno, che peraltro il governo, con il consenso di Confindustria, Cisl e Uil ha trasformato in un decreto legge liberticida. Occorre prendere atto che Cisl e Uil, hanno scelto la complicità con il governo e con il mondo delle imprese. Occorre invece riferirsi all’indignazione civile e democratica, ai movimenti sociali, civili e ambientali che hanno percorso il paese. E’ chiaro che uno sciopero generale di questa portata e con questa carica politica è una svolta di fatto nelle scelte della Cgil, che deve portare ai necessari cambiamenti di strategia. Non dovrà essere più possibile, in nessun momento, che la signora Emma Marcegaglia sia portavoce degli interessi comuni del lavoro e dell’impresa. E’ finita la stagione della concertazione e del patto sociale, distrutta dalla stessa ferocia della manovra. Ora tocca alla Cgil essere parte fondamentale e costitutiva di un’opposizione sociale che cambi radicalmente le cose.

traduzione di Michele Basso

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