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i Quaderni di Bandiera Rossa "La Storia è finita" di Norberto Fragiacomo
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mercoledì 29 maggio 2013

Un MoVimento all’indietro di Norberto Fragiacomo





Un MoVimento all’indietro
di
Norberto Fragiacomo




Vecchi politicanti e opinionisti di grido vi rigirano spudoratamente il coltello, ma la piaga, stavolta, sanguina sul serio: basta passare in rassegna i dati per rendersi conto che, per il MoVimento 5 Stelle, le amministrative di fine maggio sono state una caporetto.
L’annichilente 14% di Roma è uno dei risultati migliori, e questo dice tutto: in molte città capoluogo l’armata grillina ha visto le percentuali di febbraio ridursi ad un terzo, ma le perdite in termini di voti fanno ancora più male. Un esempio clamoroso: nella Siena di Montepaschi – simbolo del “malgoverno” piddino – al candidato dei 5 Stelle tocca la medaglia di latta, persino Laura Vigni (sostenuta dalla Sinistra propriamente detta) va più vicina al ballottaggio.
Grillo e il suo staff ripetono la solita solfa: le elezioni locali sono altra cosa rispetto alle politiche ecc. ecc. L’argomento è privo di pregio, per un semplice fatto: l’ascesa, apparentemente inarrestabile, dei 5 Stelle era iniziata proprio alle amministrative di un anno fa, con il trionfo di Parma ed un onorevolissimo terzo posto a Genova. Oggi sembra cambiato tutto, e la fiammata di febbraio si rivela un fuoco fatuo. Domandarsi il perché è sempre utile.
Tralasciamo il gongolo travestito da commento del vicedirettore Giannini – che approfitta dell’occasione per farla fuori dal vaso, sommando due falsità su Syriza nell’unico periodo «com’è accaduto in Grecia alla sinistra estremista di Syriza, anche il movimento di Grillo e Casaleggio ha subito l’enorme riflusso di chi l’aveva scelto per “dare un segnale”, e ora è rimasto deluso» - per cercare una spiegazione attendibile del fenomeno, che potrebbe coincidere con quella fornita dal senatore “dissidente” Adriano Zaccagnini. Secondo costui, le radici dell’insuccesso affonderebbero nella delusione dell’elettorato per una linea politica rivelatasi poco costruttiva: rinunciando a fare nomi per Palazzo Chigi – cioè a proporsi come forza di governo – il movimento avrebbe dimostrato di voler semplicemente lucrare su quel 25% e passa di voti piovuti dal cielo. Avendo criticato, a suo tempo, quella mossa “tattica”, siamo tentati di dar ragione al cittadino/parlamentare, ma permane il dubbio che un’altra lettura sia possibile.
A ben vedere, Beppe Grillo si è presentato ad elettori spaesati ed impauriti come un taumaturgo, un uomo capace di prodigi: anche l’attraversamento a nuoto dello stretto serviva a convincere le masse che “volere è potere”. Ebbene, questi tre mesi di bagarre parlamentare hanno riportato gli italiani con i piedi per terra: nessun miracolo, anziché cambiare la Storia (e l’Europa, e tutto il resto!), i grillini si perdono in piccinerie come la diaria, e nel gioco della politica restano fermi alla casella di partenza. Leziosi, ininfluenti, goffi, inutili. 
Può darsi che il giudizio sia prematuro e ingeneroso (probabilmente, anzi sicuramente è così), ma in tempi di crisi il Popolo sovrano non aspetta: un Dio che tuona soltanto sul blog non serve a niente – tanto vale abbandonarlo al suo fato. Forse non ha torto Bracconi quando ci ricorda, sempre su Repubblica, che «l’Italia è un paese popolato da elettori volatili, infantili, viziati e frettolosi. Se gli prometti la luna, almeno qualche stella gliela devi dare. E presto.»
In fondo, dai primi riscontri pare proprio che il voto grillino non sia andato a destra o a sinistra (se non in piccola parte, in città tradizionalmente “rosse”): semplicemente si è volatilizzato, è diventato non voto, astensione. Poco conta che, da febbraio ad oggi, la condotta del M5S sia stata irreprensibile a paragone di quella del PD, che ha preso in giro gli italiani su Presidenza della Repubblica, alleanze, governo e Berlusconi: allo stregone non si chiede di timbrare il cartellino o di esibire il conto del ristorante. 
Gli italiani, che votano quasi sempre a caso, si disamorano presto… e qualcuno, magari, si sarà pure spaventato per quell’onda anomala che, in febbraio, ha contribuito a sollevare. Adesso – si diranno in molti – meglio non alzare troppo la voce, e lasciar lavorare Letta che “conosce il mondo”, e magari, con qualche furbata, ci caverà dai pasticci.
Se mancano la luna e le stelle, ci si affida al sempiterno “stellone”. Attenzione, però, concittadini: presto tornerà a piovere, anzi a grandinare, e i nostri minuscoli ombrelli personali non basteranno a ripararci.

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