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i Quaderni di Bandiera Rossa "La Storia è finita" di Norberto Fragiacomo
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sabato 8 ottobre 2011

Le macerie di Barletta e quelle dell'Europa


Parliamoci chiaro: le lacrime versate sulla tragedia delle lavoratrici in nero di Barletta che lavoravano prive di ogni standard di sicurezza e di legalità, senza un contratto di lavoro e sottopagate, sono incompatibili con le reiterate litanie sulla «giustezza» delle regole imposte dalla BCE. Chi piange le lavoratrici sfruttate di Barletta e applaude alla lettera della BCE è solo un povero coccodrillo idiota.

Tonini ci spiega che la UE, tra l'altro, è fondata sul «ripudio della guerra», proprio mentre i bombardieri europei, in violazione delle deliberazioni dell'ONU, hanno continuato a bombardare obiettivi civili in Libia.

Ma questa è una delle tante ipocrisie di chi non vuole rendersi conto che le tragedie come quella di Barletta saranno sempre più «annunciate» e concrete in una Europa strozzata dalla difesa ad oltranza del monetarismo e dell'oligopolio bancario. Giustamente Orfini replica che l'autentico europeismo è «la difesa del modello sociale europeo, vera carta di identità del continente», che la soluzione non è ridurre lo stipendio degli statali ma far pagare le tasse a chi non lo ha mai fatto. Il modello Marchionne a che cosa ha portato? Basta leggere i fatti: declassamento FIAT da parte delle società di rating, diminuzione drastica delle vendite, calo vistoso del titolo aziendario in borsa. E tutto questo dovrebbero pagarlo gli operai e non un dirigente industriale che in qualsiasi Stato moderno, anche a conduzione neoliberista, sarebbe stato licenziato con la velocità della luce? E che qui invece addirittura pretende di orientare le manovre finanziarie?

Come ho già specificato in una mia precedente nota, in Italia abbiamo una classe di inetti e di «barbari» che però esercitano un potere smodato in quanto sono fiduciari di chi vuole che il nostro Paese permanga in una realtà marginale, che non sia più protagonista né del suo futuro e nemmeno del suo spazio geografico e politico.

La UE impone regole assai rigide persino sulla altezza delle grate che circondano gli ascensori e non riesce ad imporre regole altrettanto ferree sul rispetto della vita dei lavoratori, sui loro diritti, sulla dignità del loro salario, sui sistemi fiscali, sulle norme che riguardano la tutela della salute. Anzi, fa esattamente l'opposto, come con la Grecia, alla quale si vorrebbe imporre anche la riduzione del salario minimo. Cosa può fare uno stato in queste condizioni se non tollerare e forse addirittura incrementare lo sfruttamento ed il lavoro nero?

E poi dove andrebbero tutti questi soldi che dovrebbero essere risparmiati o accumulati con quel meccanismo perverso di cosiddetta stabilità, chiamato ESM, e che prevede strumenti di controllo e sanzioni per i cosiddetti paesi «spendaccioni», i quali cercano sempre più disperatamente di finanziare, con risorse sempre più scarse, stipendi da fame e servizi sempre più fatiscenti? Andrebbero allegramente, nell'Eurozona, alla ricapitalizzazione delle banche, senza che esse debbano minimanente rispondere del loro operato, più o meno come si è fatto in America, dopo il fallimento della Lehmann.

Giocare con il destino degli stati e dei loro popoli per far rimpinguare le banche e «premiarle» anche quando buttano denaro in manovre speculative, è peggio che dar soldi ad un dittatore che, in un modo o nell'altro, non può sfuggire dalla rabbia popolare.

Le lavoratrici di Barletta sono vittime di questa logica crudele e spietata con cui anche gli imprenditori vengono strozzati di debiti e balzelli, oppure agiscono da pescicani senza che nessuno si prenda la bega di controllarli, o fungono da gettoni di lavatrici sempre più grandi in formato centro commerciale, istituto finanziario o ristorante, per ripulire soldi di mafie nostrane e globali. E tutti tacciono, perché anche lo sporco lavoro nero incrementa il PIL, fa vendere, crea profitto, viene riciclato e poi «riemerge», magari pagando pure un misero contentino di obolo al 3%, sempre che decida di tornare dalle parti nostre, giusto per corrompere qualche politico compiacente e in vena di arricchirsi velocemente.

E' un circolo chiuso e perverso: banchieri corrotti e corruttori che si autofinanziano attraverso istituzioni rette da politici altrettanto corrotti e corruttori, che governano territori in cui la corruzione e l'illegalità sono strumento di sfruttamento e di ferreo dominio assolutistico, legittimati da giornalisti pennivendoli e marchettari al soldo di chi li paga meglio..

Le macerie di Barletta non sono soltanto le rovine dell'impero neoliberista, sono quelle della nostra civiltà crollata sotto i colpi dell'indifferenza e dell'inedia.

Oggi coprono i più poveri e disgraziati, ma tra non molto, se l'Italia e l'Europa non troveranno un modo di presentarsi e di essere più credibili, con una classe politica vera ed efficiente e dall'autentico mandato popolare, che in Italia non esiste per palese incapacità e in Europa non c'è per un pauroso vuoto istituzionale, tali rovine sommergeranno un intero continente..e allora non resterà davvero che il «si salvi chi può», ma non è detto che a «salvarsi» concretamente siano, come sempre, i più furbi o i più ricchi.

C.F.

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