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i Quaderni di Bandiera Rossa "La Storia è finita" di Norberto Fragiacomo
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martedì 14 ottobre 2014

I DOLLARI CLONATI di Patrizio Paolinelli




I DOLLARI CLONATI 
di Patrizio Paolinelli

E’ possibile che sul pianeta circolino miliardi di dollari stampati clandestinamente in Corea del Nord con la complicità dei servizi segreti statunitensi? A leggere “Supernotes” (Mondadori, 389 pagg., 19,00 euro) parrebbe proprio di sì. Gli autori del libro sono l’Agente Kasper e Luigi Carletti. Quest’ultimo è conosciuto da molto tempo come giornalista e scrittore. Kasper invece è dagli anni ’90 una celebrità nei ristretti ambienti degli 007 ma ignoto al grande pubblico, almeno fino a ieri. Fino a quando, avvalendosi dell’eccellente penna di Carletti, non ha deciso di pubblicare il resoconto romanzato dei suoi 373 giorni di prigionia in Cambogia, dal 27 marzo 2008 al 4 aprile 2009. 
Ma andiamo con ordine. Da ragazzo Kasper vive la stagione degli anni di piombo e simpatizza per il Fronte della Gioventù. Per evitare che scivoli nell’eversione nera la madre lo fa entrare nell’arma dei Carabinieri dove assolve agli obblighi di leva. E’ la svolta: da lì passa nei servizi segreti italiani, prima il Sismi e poi il Ros. Per circa trent’anni svolge il ruolo di agente sotto copertura collaborando per molto tempo con Pier Luigi Vigna, procuratore nazionale antimafia dal 1997 al 2005. Ufficialmente Kasper è un pilota dell’Alitalia. Mentre nell’oscuro mondo dell’intelligence è un eccezionale infiltrato capace di portare a termine missioni particolarmente audaci contro il narcotraffico. Una delle sue operazioni più brillanti, denominata “Pilota”, ha ispirato una fiction in due puntate andata in onda su RaiUno nel 2007.
A metà degli anni ’90 in Indocina stanno affluendo ingenti capitali mafiosi per essere ripuliti attraverso società di comodo. E così Kasper nel 1994 apre un locale a Phnom Penh, lo Sharky’s bar, in società con due americani. Uno dei quali, Clancy, è un agente della Cia con cui Kasper ha un rapporto di profonda stima e amicizia tanto da chiamarlo “zio Clancy”. Il locale è frequentato principalmente da diplomatici, funzionari delle ambasciate, spie e trafficanti vari. Insomma un buon punto di osservazione per partire a caccia dei soldi della mafia. Proprio durante questa caccia Kasper si imbatte nelle supernotes, ossia in dollari che sono dei veri e propri doppioni di quelli legalmente in circolazione. A un certo punto zio Clancy mette in contatto Kasper con un agente americano. Il quale gli chiede di indagare sull’uscita di grandi quantità di verdoni dall’ambasciata nordcoreana di Phnom Penh. Tramite un senatore cambogiano Kasper riesce a entrare in contatto con i nordcoreani. L’esca consiste nella vendita di tre aerei da trasporto passeggeri aggirando le sanzioni americane. L’affare sembra ormai concluso quando all’improvviso arriva una telefonata. E’ il senatore che esorta Kasper e Clancy a lasciare subito la Cambogia: “Leave town now”. I due fuggono precipitosamente, ma alla frontiera con la Thailandia vengono arrestati per reati fiscali. Un pretesto che dà il via al lungo calvario di Kasper.
Per oltre un anno un mito dell’intelligence italiana marcisce nelle fetide prigioni cambogiane dove viene ripetutamente picchiato e torturato. Sopravvive solo grazie alla sua eccezionale tempra psico-fisica e ai soldi che la famiglia gli invia dall’Italia e con cui riesce a tenere buoni i suoi aguzzini. In Italia nessuno si occupa di lui. Non i Carabinieri, non la magistratura, non la Farnesina. Insomma per le istituzioni il caso Kasper non esiste, neppure ufficiosamente. Esiste solo per la sua famiglia, che a Roma contatta un avvocato, Barbara Belli, nel disperato tentativo di far uscire Kasper dall’inferno in cui è precipitato. Ma come è possibile un tale disinteressamento? Kasper ha ficcato il naso in questioni troppo scottanti: le supernotes. E’ venuto a conoscenza che le zecche degli States sono tre: due si trovano negli USA e la terza in Corea del Nord, nei dintorni di Pyongsong, una città chiusa agli stranieri. La zecca orientale fa parte di una struttura della Divisione 39 appartenente ai servizi segreti della Repubblica popolare. Lì si producono dollari con carta, matrici e inchiostri che non sono una perfetta imitazione di quelli americani: sono gli originali. Ma perché gli Usa avrebbero dovuto impiantare una zecca in casa dei loro arcinemici?
La spiegazione dell’intrigo arriva alla fine del libro per bocca di un diplomatico francese, Louis Bastien, che con uno stratagemma riesce a far evadere Kasper dal famigerato Centro rieducativo di Prey Sar. Il budget dell’intelligence americana è di 85 miliardi di dollari. Ma ne occorrono molti di più per spiare tutto e tutti in ogni angolo del mondo e per sostenere finanziariamente infinite operazioni illegali. Dunque è qualcuno da oltreoceano che ha incastrato Kasper. Ricostruendo il puzzle il nostro agente comprende che è stato proprio zio Clancy a tessere la rete in cui è caduto. Perché questa trappola? Forse Kasper è rimasto vittima di uno scontro tra le diverse agenzie degli States. O forse, come sostiene Bastien si è trattato di un “test di tenuta” per mettere alla prova l’affidabilità dei nord-coreani e la loro impenetrabilità. E se qualcuno ci rimette la pelle fa parte del gioco. D’altra parte che una verifica vada fatta è nell’ordine delle cose perché, seppur senza alcun seguito, nel 2006 l’Interpol si era occupata delle supernotes. Successivamente, nel 2010, un giornalista tedesco, Klaus Bender, pubblicherà un lungo e dettagliato articolo sull’argomento.
Stranamente Kasper-cavia la pelle riesce a portarla a casa. Stranamente perché da queste situazioni non si esce vivi. Sta di fatto che addirittura pubblica insieme a Luigi Carletti un libro di successo sull’intera vicenda. Un libro già tradotto in Francia e con buone chance per arrivare sul grande schermo. Ma è un libro che ha anche un contenuto personale. Tradito da coloro che riteneva suoi fratelli, gli americani, abbandonato dai suoi compatrioti, gli italiani, il mondo è crollato addosso a Kasper. Tutto ciò in cui credeva, le istituzioni e i miti dannunziani, si sono sgretolati. E forse è anche per questo che Kasper si toglie alcuni sassolini dalle scarpe: conferma l’esistenza di Gladio (di cui faceva parte), ci informa di un piano dei servizi statunitensi per eliminare uomini di Nelson Mandela in Europa, denuncia la subalternità della nostra intelligence agli interessi d’oltreoceano. C’è da aggiungere che se le supernotes raggiungono davvero giganteschi volumi esse ci rivelano quanto le leggi dell’economia siano storicamente determinate e quanto sia diventata opaca la nostra democrazia.

Patrizio Paolinelli, VIAPO, inserto culturale del quotidiano Conquiste del Lavoro, 4 ottobre 2014.





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