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i Quaderni di Bandiera Rossa "La Storia è finita" di Norberto Fragiacomo
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mercoledì 12 ottobre 2011

ADDIO STEVE JOBS di G. De Candia



di Gioacchino de Candia



Sono passati pochi giorni dalla morte di Jobs che i messaggi di cordoglio e le notizie relative sul “fondatore” della Apple rimbalzano e si sprecano dai quattro angoli del mondo.

Tutte queste notizie hanno il medesimo fondo: Jobs era un sognatore, un grande del ‘900, un innovatore, ecc. ecc.

C’è poco da fare: in ogni angolo del pianeta puoi aver fatto di tutto (del bene, del male o quasi niente) ma quando lasci questa valle di lacrime al tuo funerale difficilmente troverai qualcuno disposto a parlar male di te o anche solo a dissertare su chi eri veramente.

Perciò, andiamo per ordine e cerchiamo di capire chi era Steve Jobs.

Steven Paul Jobs (questo il suo nome per esteso) nasce nel 1955 da madre americana e padre siriano; non viene cresciuto dai genitori naturali (troppo giovani) e viene affidato ad una coppia di coniugi: Paul e Clara Jobs, che lo cresceranno e gli daranno il proprio cognome (e questo è stato detto anche da alcuni notiziari nazionali).

Poco si sa della sua vita fino all’iscrizione al College, che Jobs di fatto non frequenterà, ritirandosi dopo pochi mesi e cominciando a lavorare per ATARI, dove conoscerà uno dei suoi amici più cari e collaboratori più stretti: Steve Wozniak. Mentre Wozniak si affermava come sviluppatore hardware e software di alto livello, non è ben chiaro di cosa si occupasse Jobs alla ATARI. Comunque, nel 1976 i due decidono di mettersi in proprio e di fondare la Apple Computer. Il lavoro iniziale è di tipo artigianale (e tale può essere solo un manufatto nato nel garage di casa) e dà origine al primo personal computer (di marca fondamentalmente Wozniak) che i due riuscirono a vendere ad un’azienda del settore.

Ma la vera svolta nella vita di Jobs e Wozniak si avrà l’anno successivo, quando i due conosceranno Mike Markkula, che porterà nelle casse della neonata Apple la somma non indifferente di 250.000 $. Lo stesso Jobs, in seguito, encomierà pubblicamente l’operato di Markkula, definendolo il principale fautore del successo dell’azienda di Cupertino. Infatti, Markkula non solo riceverà, in cambio di questo apporto finanziario, un terzo del pacchetto azionario Apple, ma comincerà anche a lavorare all’espansione dell’azienda, mentre Wozniak lavorava al computer Apple II (grosso successo tecnico e commerciale). Markkula diverrà anche il secondo CEO (sorta di amministratore delegato) di Apple e continuerà a lavorare proficuamente per l’azienda fino al 1988, quando deciderà di lasciare il duo Jobs – Wozniak per fondare una nuova e fiorente società: Echelon Corporation (ma questa è un’altra storia).

Nel frattempo dai “cantieri” Apple nascono altri prodotti fino alla fatidica data del 1985, quando viene licenziato Macintosh (prima interfaccia grafica per PC) e grande rivoluzione nel mercato dell’informatica (fino a quel momento tutti i sistemi operativi erano “a caratteri”).

Proprio in quel momento il sodalizio Wozniak – Jobs si scioglie, senza un ben definito perché: forse Wozniak si sentiva appagato dalla esperienza con Apple e volle iniziare una nuova attività? (come poi fece) oppure Wozniak era stanco di lavorare indefessamente allo sviluppo di hardware e software, vedendosi riconoscere meno di ciò che meritava da Jobs? (in effetti il vero sviluppatore dei progetti Apple era stato Wozniak, non Jobs, che mediaticamente cominciava ad essere visto come “guru” dell’informatica mondiale dopo il lancio di Macintosh).

Invidie? Gelosie? Niente di tutto ciò o ben più di tutto ciò?

Sulla questione aleggia un velo di mistero che, ancora oggi, meriterebbe di essere approfondito e svelato.

Ad ogni modo, Jobs, rimasto “solo” alla Apple comincia ad avere i suoi dissapori con il CEO dell’epoca (John Sculley, che lo stesso Jobs aveva nominato!) e decide di uscire dall’azienda per fondare una nuova compagnia: NeXT Computer. Alcuni dicono che tale attività fu fruttuosa per Jobs, altri dicono che NeXT non raggiunse mai le aspettative dello stesso Jobs. Il punto fondamentale della questione è che Apple, nel frattempo, grazie a Macintosh diviene un vero colosso mondiale nel campo dell’informatica, rivaleggiando con la già potente Microsoft.

Jobs, dal suo canto, dimostra sempre più di essere un figura simbolica del mondo dei computer, più che uno sviluppatore e si lancia in una nuova avventura commerciale che porta il nome di Pixar (la oggi notissima casa di produzione cinematografica di film di animazione, poi acquistata dalla Disney, che ha rischiato di mettere letteralmente “in ginocchio” l’animazione classica della vera Disney e reale motore dell’azienda di Burbank per decenni, con valanghe di licenziamenti tra le file di disegnatori “con la matita”, ma anche questa è un’altra storia).

In questo caso, non tutta la “colpa” va al “nostro”, dato che nel frattempo Jobs esce dalla Pixar.

Arrivano gli anni ’90 ed a seguito di numerose scelte sbagliate dall’allora direttivo della Apple (scarsa attenzione al potenziamento di Macintosh e scarsa potenza del nuovo sistema OS) l’azienda di Cupertino è letteralmente in crisi. Microsoft gongola, non solo perché a metà di quegli anni lancerà Windows 95 (primo sistema operativo multitasking) ma anche perché quel volpone di Bill Gates caccia letteralmente fuori dal mercato altri competitors come Netscape includendo Internet Explorer nello stesso sistema operativo, più altre applicazioni che rendono Windows sempre più appetibile, riuscendo anche a contenere il prezzo di vendita! Successo mondiale assicurato, ma che porta la Microsoft nell’occhio dell’antitrust americana.

A questo punto nella vita di Steve Jobs subentra Bill Gates con un nuovo colpo di genio: per togliersi un po’ di fiato dal collo dell’antitrust decide di “salvare” Apple con un buon investimento personale e di rimettere Jobs in azienda, ma questa volta come CEO (carica che Jobs non aveva mai ricoperto prima, nonostante fosse tra i fondatori). Jobs non si fa pregare ed accetta. È il 1999 e di lì a poco parte la rinascita della Apple con il lancio di iPod e iTunes, che nel giro di poco tempo sbancano il mercato della musica multimediale con attualmente l’80% del mercato relativo ed oltre 10 miliardi! di brani venduti. Il resto è storia recente: nascono iPad e iPhone, che consentono anche a chi il computer non lo ha “mai acceso in vita sua” un facile accesso al mondo del multimedia, oltre al potenziamento dei sistemi OS.

Jobs diventa così il personaggio più famoso in assoluto (anche più di Bill Gates) del mondo dell’informatica e del multimediale, ma non è lui lo sviluppatore di tali progetti, né il vero mentore: dietro c’è sempre quella “vecchia volpe” di Bill Gates che presta “in segreto” alcuni dei più bravi sviluppatori della Microsoft per far rinascere l’azienda di Cupertino. Infatti, a Bill Gates sono riusciti tutti i colpi da lui pensati da quel momento in avanti: si è scrollato di dosso l’antitrust (anche con altre manovre aziendali ben note e che non è il caso di approfondire in questo contesto), ha realizzato un investimento personale, che gli è tornato indietro moltiplicato ed ha alleggerito la pressione mediatica che per lui stava diventando insopportabile, riportando sugli scudi il buon Jobs.

Nel mezzo di questo cammino recente, nel 2004 per l’esattezza, a Jobs diagnosticano un tumore al pancreas non operabile (tutto il denaro e la fama del mondo non possono nulla contro la natura, è bene ricordarlo). Resta in sella stoicamente e riesce a sfruttare questa malattia anche sotto il profilo mediatico (questi mali, si sa, commuovono spesso la gente); fino all’immancabile conclusione.

Le sue ultime parole pubbliche, pronunciate verso la fine di giugno di quest’anno, sono state “siate folli” e “abbiate sempre fame”.

Dette da un’altra persona ed in un contesto diverso, avrebbero scatenato un vero putiferio: “Siate folli”? francamente, più folle di come è il mondo oggi ci vorrebbe una guerra termonucleare globale! (Dio non voglia, gli uomini non vogliano); “Abbiate sempre fame”? alla velocità con la quale consumiamo le risorse di questo pianeta (soprattutto da parte americana) se la fame aumenta non ci resta più niente da consumare da qui al 2020!

Una maggiore moderazione si impone e… pace a te Steve Jobs.




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