E LA CHIAMANO MERITOCRAZIA...
di Lucio Garofalo
Con l'alibi della "meritocrazia" in salsa renziana, in
Italia, e persino nel mondo della scuola (rimasto a lungo una sorta di
"oasi felice"), stanno sdoganando ed istituzionalizzando definitivamente
il clientelismo, la corruzione e la mafia. Si pensi solo ad un tizio
come Schettino che un paio di anni fa ebbe l'onore di svolgere alla
Sapienza addirittura un "master" sul tema (udite udite!): "come gestire
il panico". Pare una barzelletta, invece non lo è.
Una lezione in un
ateneo così prestigioso, tenuta da un soggetto simile sulla gestione del
panico, a me suona come un ossimoro, una contraddizione terminologica.
Probabilmente, tale caso indica la sintesi più emblematica, il paradigma
perfetto, quanto parossistico, di un Paese assai scombinato, che si
muove alla rovescia.
Un Paese deformato da paradossi di carattere
politico, storture economiche ed antinomie sociali e culturali.
Un Paese
assai irrazionale e controverso, in cui i codardi e i banditi salgono
in cattedra per impartire lezioni, i mediocri, gli inetti e gli ottusi
governano le istituzioni statali, i mafiosi e i corruttori legiferano in
materia di mafia e corruzione, gli evasori fiscali fanno la morale a
chi paga le tasse, i farisei predicano male e razzolano persino peggio.
Tutto ciò risulta inconcepibile o inammissibile ad un intelletto appena
sano e ragionevole, o ad una persona intellettualmente onesta,
diversamente da chi è in perfetta malafede o mentalmente distorto.
Eppure, vicende così assurde e bizzarre (trattasi di eufemismi) sono
diventate la "normalità" nell'Italia "renzusconiana". I lacchè e i
"benpensanti", i cani da guardia fautori delle tecnocrazie e delle
oligarchie capitalistico-finanziarie al potere, chiamano (cinicamente)
"meritocrazia" simili aberrazioni. In tal modo, oltre al danno ci tocca
sopportare la classica beffa. Possono farlo liberamente, in quanto
detengono quel ruolo ideologico delicato che Gramsci definì "egemonia",
che consente di spararle clamorosamente grosse e rimanere impuniti.
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