BANCHIERI,
ECONOMISTI E AGENTI SEGRETI: TUTTI CLONI DI ZENO L’INETTO?
di
Norberto
Fragiacomo
Non è quello di
essere “antieuropeisti” - pienamente a ragione! - il rimprovero che fa più
male, di questi tempi, alle (poche) schiene dritte della sinistra italiana:
molto più imbarazzanti appaiono le accuse di “rossobrunismo” e “complottismo”.
La prima,
tuttavia, è una bastonata che lascia il segno solo in scaramucce civili
pateticamente di nicchia, e resta ignota al 99,99%; la seconda, al contrario, precipita
sulla testa del malcapitato dritta dritta dai media di regime, e procura pertanto
ferite profonde, oltre a un senso di inadeguatezza e vergogna. In cosa si
sostanzia – chiediamocelo per la millesima volta – una visione del mondo
“complottistica”? Nell’immaginare che dietro
ogni singolo evento ci sia una macchinazione ordita da non meglio precisati
“poteri forti” – e già definirli “forti” è riduttivo, perché dovrebbero essere onnipotenti e onnipresenti per
ingerirsi, vincolandola, in qualsiasi attività umana. Ora, deificare l’èlite è
peccato mortale, anche perché spinge all’inazione: se costoro possono e sanno
tutto, allora resistere è una palese perdita di tempo. Non è così, ovviamente:
soltanto un dio biblico potrebbe architettare “piani esecutivi” ogni giorno che
passa, e se lo facesse non gli resterebbe un minuto per occuparsi d’altro.
C’è anche chi sostiene,
però, che sia complottismo figurarsi l’esistenza di una strategia di lungo
periodo, di una regia occulta che condiziona gli avvenimenti senza determinarli
– e, di conseguenza, nega che ciò che sta succedendo (crisi, guerre,
recrudescenza del terrorismo) sia addebitabile alla volontà di un determinato
gruppo umano. Per taluni già chiamare in causa un’èlite è roba da eretici:
questi marxisti pseudo-ortodossi concepiscono il Capitale come una specie di
Satana, un’Entità sovrumana capace di prendere possesso dei corpi dei padroni e
manovrarli come fossero burattini di legno. Fantasie preadolescenziali, su cui
non vale la pena dilungarsi.
Altri avanzano
critiche in apparenza più serie, ma – come scopriremo – non meno insensate.
Dunque: non esisterebbe alcuna “cupola” (e giù risatine di sufficienza alla
prima, timida allusione a Bilderberg, Trilateral ecc.), se le cose vanno come
vanno il motivo è da ricercarsi nella cecità e nell’egoismo umani, punto e
basta. Multinazionali e grandi imprese bancarie – si argomenta – risultano
incapaci di far lega fra loro: ognuna persegue il proprio utile (verissimo) e
tratta i concorrenti come avversari da schiacciare non appena se ne presenti
l’occasione (molto meno vero…). Così, se il mondo della Finanza elargisce un
miliardo a Hillary Clinton per la sua campagna e il miliardario newyorchese Bloomberg
scende in campo per contrastare l’ascesa di Donald Trump (l’outsider fuori controllo), la vicenda va
letta in questi termini: ciascuno dei finanziatori, tribuno compreso, ha di
mira esclusivamente l’approvazione della leggina che gli sta a cuore, un
incarico a Washington per il figlio/a e magari qualche sussidio pubblico. Nessun
disegno strategico, nessuna “solidarietà di classe”: mero opportunismo, ricerca
di un vantaggio individuale a brevissimo termine. Ognun per sé, la moglie di
Bill per tutti…
E che dire dei
supermanager di FMI e BCE, dei tecnocrati UE, dei Mario Monti che ovunque
spuntano come funghi velenosi? Perché mai continuano a propinare al paziente in
agonia ricette che aggravano il male? Nessun mistero: sarebbero semplicemente una
massa di inetti, di intossicati cronici da ideologia neoliberista! Le regole
dell’economia (quelle che impongono austerità, precariato e privatizzazioni)
non funzionano, o generano frutti mefitici? Colpa della realtà: le teorie non
si discutono, prima o dopo se ne verrà fuori, perché quello che hanno studiato
e scritto nei libri dev’essere giusto! Avvoltoi
ciechi e chierici fanatici: chi manca alla conta? Ah, sì: il funzionario
svagato, che anziché darsi da fare pensa alle faccende private. A Nizza un tale
parcheggia un tir in divieto di sosta per un paio d’ore (spacciandolo, a quanto
si favoleggia, per il camioncino del gelataio) e poi piomba indisturbato sul
lungomare affollato di gente per la festa nazionale francese? A Rouen un
guerrigliero dell’IS con tanto di bracciale elettronico assolda un altro deficiente fanatico e va ad ammazzare un
povero vecchio prete senza che nessuno provi a fermarlo? Incuria, evidentemente: non ci si è preoccupati della fregola
omicida di un esule dal califfato, né di posizionare qualche umile barriera in
cemento a protezione del boulevard… forse, visto che siamo in luglio, i
funzionari si scervellavano su dove trascorrere le vacanze estive e adoperavano
il computer d’ufficio per raccogliere informazioni sui voli in offerta.
Forse, anzi: sicuramente stanno così le cose – lo
spergiurano anche i mezzi di informazione, e certa seriosa sinistra si accoda.
Che conclusioni possiamo trarre? Che se costoro fossero nel giusto, la civiltà
odierna sarebbe “il treno senza macchinista lanciato a tutta velocità” di cui
Massimo Fini preannuncia un prossimo, distruttivo deragliamento[1] – o un
ufficio di qualche sperduta amministrazione, in cui funzionari sprovvisti di nozioni,
competenza e strumenti aggiornati continuano a seguire una prassi
sclerotizzata, contando sull’elevata probabilità che nessuno sottoponga a verifica
il loro operato. Vogliamo dirlo? Per chi la pensa così la società contemporanea
è un informe termitaio impazzito, i suoi reggitori dei dilettanti allo
sbaraglio che si ingegnano – e non sempre a tempo pieno – di differirne il
rovinoso crollo, sacrificando senza acredine le strutture messe peggio.
Basterebbe uno
scrollone, allora, per abbattere un sistema fondato su un’iniquità “oggettiva”!
Piano con gli entusiasmi: questo concetto del mondo e dell’umano implica
conseguenze. Stanno asserendo che gestire ed amministrare una società complessa è impossibile, perché gli uomini
– per pigrizia o inadeguatezza, o per un miscuglio delle due – non ne sono punto
capaci. Accogliendo il postulato, dovremmo concludere che qualsiasi lotta per
cambiare il mondo è futile, vana[2]: se
persone che, al di là di ipotetiche fissazioni, hanno una preparazione
acquisita nelle più costose università non sono in grado di combinare alcunché,
potendo al massimo ambire alla funzione di “puntello”, non vedo come noi
socialisti – poveri di mezzi e costretti ad occuparci d’altro per sbarcare il
lunario – potremmo riuscire nella gigantesca impresa di edificare una società a
misura d’uomo. Mi spiego: se tutto quanto sta capitando fosse ascrivibile al
caso, o al limite a colpe diffuse e indifferenziate, non vi sarebbe niente e
nessuno contro cui reagire, sarebbe inevitabile rassegnarsi al destino.
Ora, un essere
ragionevole non può prestar fede all’inverosimile e insidiosa favoletta dell’inettitudine: se gli uomini non fossero
buoni a progettare, agire e amministrare non starei scrivendo al pc, non udirei
il rombo del bus che, puntuale, parte dal capolinea, non vedrei, velate dalle
tende, case ben costruite e con i coppi
in ordine in questo rione suburbano.
In breve: se
l’èlite non fosse in grado di elaborare una strategia “di classe”, non sarebbe
un’èlite – non sarebbe nulla.
Aggiungo che i presunti inetti riservano spesso delle sorprese: il loro
prototipo, lo sveviano Zeno Cosini, rivelerà un talento insospettabile quando,
sotto l’incalzare degli eventi, dovrà abbandonare l’abituale occupazione di
sfaccendato per quella di imprenditore. Per quanto la vita sia breve e le
nostre risorse limitate, considerarci dei poveri pupazzi equivarrebbe a mancare
di rispetto a noi stessi: l’uomo, se non padrone assoluto, è “comproprietario”
del suo destino. Il problema è che, oggi, un’esigua minoranza si è appropriata
della sorte di tutti; se ci lasciamo persuadere del fatto che tutto questo è avvenuto
casualmente è inutile che poi si dia fiato, nei convegni, alle trombette della
“rivoluzione”: sarebbe più saggio e dignitoso seguire l’esempio dei catari[3].
NOTE
[1] Fini è comunque coerente: dal domani non si attende
alcuna palingenesi, l’unico consiglio che dà al lettore è quello di occupare un
campo e munirsi di due kalashnikov. Prospettiva bucolica, non troppo realistica
e ancor meno attraente per chi, avendo fatto il servizio militare in Italia, un
kalashnikov manco saprebbe caricarlo e avrebbe già i suoi problemi a maneggiare
un vetusto MAB…
[2] Sembra paradossale, ma l’”anticomplottismo” risulta
non meno frustrante per l’oppositore del complottismo hot: combattere contro le ombre e lottare con gli dei è egualmente
assurdo!
[3] Costoro, convinti che il mondo fosse irrecuperabilmente malvagio, rinunciavano alla procreazione e si abbandonavano alla morte per inedia. Il Papato trecentesco si rese disponibile a velocizzare il processo, ammazzando mezza Provenza.
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