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i Quaderni di Bandiera Rossa "La Storia è finita" di Norberto Fragiacomo
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sabato 8 dicembre 2012

06.12.2012: Il ritorno dei morti viventi, di Riccardo Achilli



Berlusconi è appena tornato dalla tomba politica in cui giaceva e già è riuscito a mettere a segno un piccolo capolavoro politico (dal suo punto di vista, ovviamente). Con la mossa di ritirare il sostegno all'esecutivo di Monti, con il meccanismo tecnico dell'astensione (che al Senato vale come voto contrario, a differenza della Camera) ha ottenuto una serie di obiettivi di breve e medio periodo. Nell'immediato, ricatta efficacemente il governo sulla bozza di decreto legislativo sull'incandidabilità, ottenendo alcune aperture che gli consentiranno di candidarsi senza problemi, in particolare ottenendo il passaggio per un voto parlamentare, al posto della decadenza automatica, qualora egli, o uno dei suoi sodali, fossero condannati in via definitiva ad una pena superiore ai 2 anni, dopo le elezioni. Ottiene poi di precipitare al più presto possibile lo scioglimento delle Camere (in pratica, un minuto dopo l'approvazione del ddl di stabilità - Berlusconi, che è servo dei poteri finanziari esterni tanto quanto il PD, non può certo permettersi di portare il Paese all'esercizio provvisorio) andando al voto prima della sentenza sul caso Ruby, che potrebbe essere devastante per la sua immagine elettorale, ed al contempo seppellendo ogni possibilità di riforma della legge elettorale, evitando quindi di dover perdere potere sulla parte degli eletti che sarebbero stati designati con le preferenze (è evidente che Berlusconi, nel marasma in cui versa il PDL, ha bisogno di avere mano libera nella compilazione delle liste, per premiare i fedeli e castigare gli infedeli - ha quindi bisogno del Porcellum).

Ottiene però anche il vantaggio strategico di essere lui a mettere fine all'esperienza del governo tecnico, presentandosi quindi ad un Paese disperato e, ci dice la recente ricerca CENSIS, arrabbiato ma reattivo, con l'ennesimo inganno da pagliaccio, l'inganno del salvatore della Patria, in grado di rimetterla sui binari della crescita, liberandoci da Monti (l'inganno consiste nel fatto che ci libera da Monti, e forse solo temporaneamente, ma non ci libera dalle politiche liberiste di massacro sociale, che proseguiranno dopo Monti, ed agli interessi del capitalismo finanziario internazionale cui egli stesso è prono). Naturalmente, gli italiani, di memoria notoriamente corta, non ricordano che fu proprio il Governo Berlusconi a negare pervicacemente l'esistenza stessa della crisi, facendola deteriorare, e poi, nel 2010, quando oramai era scoppiata la bolla dei debiti sovrani, con le prime pesantissime manovre finanziarie di Tremonti, avviò di fatto la macelleria sociale che poi il governo tecnico perfezionerà. Non ricordano che il Ministro Sacconi, di quel governo, dopo che Maroni aveva approvare la riforma-Biagi nel 2003, aumentando a dismisura il precariato sul mercato del lavoro, si è reso protagonista della proposta dello Statuto sui Lavori, che voleva semplicemente cancellare lo Statuto dei Lavoratori, e del famigerato articolo 8, che fornisce copertura legislativa ad un modello di relazioni industriali in cui i sindacati dissidenti possono semplicemente scomparire, ed a un modello di diritti del lavoro graziosamente ceduto alla contrattazione aziendale. Non ricordano che Brunetta, altro Ministro di quel Governo, ha impedito la stabilizzazione dell'enorme bacino di precari della P.A. Non ricordano che il federalismo fiscale in salsa leghista, messo in piedi da Berlusconi e Tremonti, è servito esclusivamente per azzerare i trasferimenti dello Stato a Regioni ed enti locali, per la gestione di servizi essenziali per il cittadino, abbandonando a loro stesse le Regioni del Mezzogiorno, a più bassa base imponibile. Tutto ciò sarà cancellato, e Berlusconi tornerà come il Salvatore che ci ha tolto di mezzo i tecnici. E ciò gli varrà una piccola manciata di voti, non tanti da impedire al centrosinistra di vincere le elezioni, ma abbastanza per rallentare la velocità del declino del PDL, e per ripresentare in Parlamento una forza di opposizione con la capacità di mettere autorevolmente sul tavolo la questione dei problemi personali di tipo giudiziario del suo leader.   

Al contempo, con la mossa di ieri il Cavaliere ottiene il risultato di smascherare la vera natura del centrosinistra, conducendolo a posizionarsi addirittura alla sua destra, a difesa del governo neoliberista dei professori. Lo stesso Vendola è stato costretto ad esporsi, dal vincolo di coalizione dal quale sta uscendo sempre più incolore politicamente, criticando la decisione del PDL di astenersi dal voto sul decreto sviluppo, e ciò dovrebbe porre più di un interrogativo ai sostenitori della SEL. Tale mossa di Berlusconi è particolarmente incisiva, perché inevitabilmente complica i rapporti fra il centrosinistra ed il suo elettorato più a sinistra. Intendiamoci: Berlusconi, come leader, è alla frutta. Gli anni pesano, così come le inchieste giudiziarie ed il gossip scandalistico, specie in un Paese perbenista ed esteriormente bigotto come l'Italia. Non può verosimilmente pensare di tornare a governare il Paese, però può ambire a serrare le fila di quella piccola borghesia produttiva distrutta dagli effetti dell'austerità montiana, priva di rappresentanza politica e quindi tentata da astensionismi o grillismi, e che da sempre rappresenta la base stessa del suo blocco elettorale. Lo farà promettendole lo stesso armamentario di carabattole di sempre: ritorno all'evasione fiscale e contributiva allegra, riduzione della spesa pubblica sociale e del peso dello Stato, riavvio di meccanismi di agevolazione alle piccole e medie imprese, ritorno ad un progetto di federalismo senza coesione, compensato, per i circoli economico/politici del Mezzogiorno, e per i loro addentellati, dalla garanzia intrinseca di laissez faire e di alimentazione dei meccanismi consociativi del consenso, che da sempre tengono in piedi le cricche di potere nel Meridione. Nel frattempo, come suo solito, Berlusconi strizzerà l'occhiolino al proletariato, ai disoccupati, alle vittime della ristrutturazione sociale in atto, promettendo roboanti quanto vacue illusioni di ripresa della crescita e del benessere, magari tramite vacue suggestioni di uscita dall'euro, che però non potrà minimamente contribuire a realizzare, sia perché queste vacue suggestioni di uscita dall'euro sono irrealizzabili, e se si realizzassero sarebbero il disastro finale per l'economia del Paese, sia perché si siederà all'opposizione esclusivamente per difendere i suoi interessi personali, sperando che il centrosinistra si dissolva rapidamente alla prova del governo, facendo esplodere le sue contraddizioni insostenibili fra un vertice di destra e liberista ed una base ancora, in alcuni settori, di sinistra (dissoluzione che avverrà quasi sicuramente nel giro di un anno-un anno e mezzo) e poter tornare a contare nel sostegno ad un nuovo governo tecnico, riproponendo il solito baratto. Un baratto che con Monti ha funzionato solo in parte, perché Monti stesso ed i suoi Ministri, dotati della tipica tendenza moralista dei liberali ad "educare i sudditi", non si sono dimostrati sufficientemente attenti (e forse hanno sottovalutato le capacità di recupero di Berlusconi stesso, considerandolo troppo rapidamente finito): il baratto è "io ti supporto, distruggi pure il Paese, tu mi aiuti a risolvermi i problemi personali". 

Tutto ciò che Berlusconi propone nel suo ritorno dalla tomba politica è assolutamente contrario agli interessi dei lavoratori e dei disoccupati, dei giovani senza prospettive di inserimento lavorativo e di futuro esistenziale, degli anziani alla fame, con pensioni da 450 euro al mese. Ma è chiaro che Berlusconi ha campo libero: la sinistra è inesistente, posto che il centrosinistra tutto, Vendola compreso, appoggia oramai platealmente (grazie a Berlusconi che ha svelato le ultime illusioni) Monti e le sue politiche liberiste, ed a sinistra del centrosinistra ci sono piccole frange ridotte a cifre elettorali inconsistenti, in parte impegnate in esercizi di costruzione di vaghe alleanze, fatte per riportare il culo di dirigenti oramai sputtanati in Parlamento (peraltro senza nemmeno molte speranze di riuscirvi) in parte impegnate a discettare sul rapporto da tenere con il centrosinistra, cambiando idea un giorno si e l'altro pure,  in parte impegnate a trovare forme di partecipazione politica che vadano oltre i tradizionali partiti novecenteschi, senza però fornire modelli alternativi convincenti, che vadano al di là di generici movimentismi senza leader né soldi o visibilità mediatica (a differenza di Grillo, che dal sodalizio con Casaleggio ha rimediato soldi e visibilità), oppure a coltivare, in splendida solitudine, purismi ideologici che lasciano il tempo che trovano. E se la sinistra non esiste, allora la soluzione per uscire da Monti (ma non dal montismo, che proseguirà sotto i vessilli del centrosinistra) deve necessariamente passare da destra. Non c'è niente di nuovo sotto il sole. Anche durante la grande depressione degli anni Venti e Trenta del secolo scorso, l'inettitudine della sinistra, l'opportunismo ignavo della sua ala governista, le divisioni interne della sua ala radicale, (e certo anche l'opportunismo stalinista, preoccupato di consolidare il suo potere all'interno dell'Urss più che ad aiutare le rivoluzioni negli altri Paesi), hanno aperto la strada al nazi-fascismo ed al franchismo come soluzione di uscita da governi liberali, piegati ad interessi esterni, e sordi rispetto alle istanze dei ceti popolari. In questo caso, però, la destra berluscon/leghista non ha vie d'uscita da proporre, perché troppo vecchia e logora per sperare di vincere, troppo compromessa e sporca per poter pensare veramente di imporre un modello diverso dal montismo, fosse anche un modello autoritario, demagogico e nazional/corporativo. Può solo sperare, grazie a trovate geniali come quella di Berlusconi di ieri (che perlomeno dimostra di essere anni luce avanti, quantomeno come capacità tattica, rispetto agli imbecilli che dirigono il centrosinistra) di salvarsi dall'estinzione definitiva, e continuare a dare testimonianza politica e parlamentare ad un modello di destra degenerativa tutto italiano, fatto di leaderismo mediatico, libertinaggio devoto e ipocrita di chi fa il baciapile di giorno e va a mignotte di sera, razzismo ed egoismo territoriale, liberismo spietato ed estremo nei confronti di chi non è dalla parte giusta, e corporativismo, ben oltre il limite di convivenze opache, con il proprio blocco elettorale e sociale di riferimento.

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