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i Quaderni di Bandiera Rossa "La Storia è finita" di Norberto Fragiacomo
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giovedì 31 maggio 2012

Il sansepolcrismo di ritorno, di Riccardo Achilli - con nota finale di Alfredo Mazzucchelli



La situazione attuale ha diversi punti di convergenza con quella del 1919: una dirigenza politica liberale totalmente avulsa dalle esigenze e dai sentimenti del Paese reale (persino nelle cose più banali, come l'opportunità di evitare una parata militare autocelebrativa dopo un disastroso terremoto, anche in considerazione dei sacrifici economici delle famiglie, o nella tirata moralistica fatta l'altro ieri da Monti sul mondo del calcio, in un Paese che di calcio è drogato, questa classe dirigente liberale mostra la sua lontananza dal Paese reale, oltre che la sua miopia politica, posto che piccoli gesti come la soppressione di una parata, o giochini come il calcio, servono al potere come valvola di sfogo per evitare esplosioni sociali) nonché una crisi economica e sociale profonda e che durerà per molti altri anni, apparendo irrisolvibile con i normali rimedi del liberismo.
E, esattamente come nel 1919, quando con il sansepolcrismo il fascismo inaugurò la sua nascita politica ed il suo programma fondamentale, anche oggi avanzano istanze di pseudo-socializzazione (che si intravedono nel rifiorire di proposte di compartecipazione agli utili delle imprese da parte dei lavoratori, fatte ad esempio da Marchionne, che sono mirate ad estinguere la lotta di classe, e che, in cambio della pace sociale legano una parte significativa del reddito del lavoratore a fattori per lui incontrollabili, come l'andamento esogeno del mercato o le decisioni del management di distribuire o non distribuire eventuali utili; ovviamente nessuno sostiene proposte realmente efficaci per i lavoratori, ad esempio in direzione del modello di cogestione tedesco, in cui, nonostante i limiti di tale modello, i sindacati hanno un indiscutibile potere di controllo effettivo sulla gestione aziendale e hanno una capacità reale di tutela del lavoratore). 
Esattamente come nel programma fascista delle origini, affiorano tendenze terzoposizioniste, alimentate da un fasullo interclassismo: come ignorare quel filone sociologico che tende a negare l'esistenza stessa delle classi sociali, affogandole in una indistinta classe media, e che in ambito politico si ritrova fra quelli che vogliono spacciarci l'idea che sinistra e destra non esistano più, superate da categorie interclassiste come il riformismo ed il conservatorismo; gli stessi che poi arrivano a dire che il programma politico della Le Pen, imbrattato di xenofobia e nazionalismo gretto, è un esempio da seguire per difendere i popoli europei dall'aggressione del capitale finanziario, omettendo però di dire che l'azione politica della Le Pen, esattamente come quella di Mussolini e dei suoi stolti ammiratori, è tutta quanta interna agli interessi della borghesia, poiché, confondendo ad arte le carte e ingarbugliando l'analisi politica e sociale, sottrae quote di consenso proletario e popolare a quelle istanze realmente di sinsitra che sono interessate alla sua difesa.
Così come, proprio in coerenza con quanto verificatosi nel 1919, avanzano istanze nazionalistiche (mascherate dietro proclami meramente formali di antimperialismo, esattamente come fece Mussolini nel 1919; ricordo che nel discorso di Sansepolcro, Mussolini proclamò L'adunata del 23 marzo dichiara di opporsi all'imperialismo degli altri popoli a danno dell'Italia e all'eventuale imperialismo italiano a danno di altri popoli; accetta il postulato supremo della Società delle Nazioni e presuppone l'integrazione di ognuna di esse; naturalmente pochissimi anni dopo, Mussolini avrebbe aggredito, in forma perfettamente imperialista, l'Abissinia, sancendo il fallimento definitivo di quella stessa Società delle Nazioni che a parole, nel 1919, diceva di difendere).
E persino il superamento della forma-partito tradizionale, in nome di associazioni prive di piattaforma ideologica ed identitaria, costruite soltanto in base ad un rapporto falsamente egualitario fra base e vertice (ed in realtà genuinamente autoritarie, perché, in asssenza di una piattaforma politico-ideologica e di una organizzazione si reggono soltanto sull'autorità ed il carisma personale del leader, che assume la veste del Vate) è uno dei punti del programma di Sansepolcro.
Questo programma, falsamente rivoluzionario, perché in realtà perfettamente inscritto dentro le logiche dominanti del capitalismo, e mirato esclusivamente ad estinguere la lotta di classe e le dinamiche di interesse divergenti tipiche di una società sana, è in realtà un programma autoritario, costruito per conto ed in nome delle classi dominanti. Non abolisce la proprietà privata e la distribuzione ineguale dei redditi, non riportando i redditi percepiti da ciascun produttore verso una coerenza rispetto al lavoro socialmente astratto da lui impiegato nella produzione, indebolisce (spacciandolo per elemento pericoloso per la competitività del sistema) il confronto, anche antagonistico, fra classi sociali, che però rappresenta il sale della democrazia economica e politica, in nome di un preteso "interesse nazionale superiore" (che poi è la giustificazione di ogni fascismo, che azzera l'individuo e la classe in una superiore Collettività Nazionale). Costruisce una politica anti-identitaria, dove il confronto non avviene più fra distinte visioni del mondo, ma fra leader individuali più o meno carismatici (il che è l'anticamera del peronismo, che in fondo, al suo inizio alla fine degli anni quaranta, altro non è che una forma di esperimento di fascismo sociale). E dove il "riformismo" può diventare tipicamente di destra, mentre ciò che resta della sinistra, che vuole difendere lo status quo dei diritti dei lavoratori, viene relegato, sprezzantemente, nel conservatorismo (come chi dice che il Welfare europeo è oramai morto, e che quindi difenderlo è da reazionari). I rigurgiti di nazionalismo, camuffati dietro ad un antimperialismo di facciata (che però difende autentici despoti come Assad o Gheddafi) si traducono nella difesa del principio dello Stato-nazionale o della comunità nazionale, che, oltre che essere un principio fascista, è la base ideologica di ogni guerra e di ogni imperialismo.
Intendiamoci: chi scrive è assolutamente certo del fatto che nella guerra alla Libia, e in quella che si sta preparando per la Siria, non vi sia alcuna "difesa della democrazia e dei popoli", ma vi siano soltanto gretti moventi imperialistici, collegati sia a motivi economici (la Siria, con il memorandum of understanding sottoscritto con l'Iran a luglio del 2011, di fatto entra a pieno titolo nella guerra globale per la fornitura di gas naturale, consentendo all'Iran di diventare player mondiale nella fornitura di gas naturale all'Europa, tramite un futuro gasdotto che partirà dal giacimento iraniano "South Pars": http://www.noaweb.it/index.php/2010/06/07/non-ce-solo-il-nucleare-liran-nella-partita-dei-gasdotti/) sia a motivi geopolitici (la Siria è il ponte fra l'Iran ed il partito Hezbollah, e dà fastidio, ora che l'intero scenario politico medioerientale, dopo la primavera araba, sta virando verso un islamismo moderato alleato con l'Occidente, sul modello-Erdogan, e che Hamas sta adottando una politica molto più morbida e negoziale). Tuttavia, il giusto e necessario contrasto all'imperialismo occidentale non può giustificare, come linea "del minimo danno", un supporto a dittatori dalla mano pesante nella repressione del dissenso politico e sociale. 
Quello che occorre fare, se ci si richiama alla sinistra, è denunciare l'operazione imperialistica fatta sulla Libia ed in atto sulla Siria, lottare per evitare un intervento armato della NATO, che ben presto sfocerebbe in una guerra contro l'Iran (perché la Siria diverrebbe la piattaforma ideale per lanciare un attacco a quest'ultimo Paese, con conseguenze disastrose ed imprevedibili, cfr.http://bentornatabandierarossa.blogspot.it/2012/01/i-rischi-non-calcolati-dello-scacchiere.html) MA NON DIFENDERE ASSAD, QUANTO PIUTTOSTO SOSTENERE LA PARTE SANA DELL'OPPOSIZIONE SIRIANA DEMOCRATICA, quella cioè non eterodiretta dagli interessi occidentali, al tempo stesso denunciando le operazioni terroristiche condotte dal Cns, vera marionetta di Washington, per impedire un processo di riconciliazione nazionale in Siria. In questo modo si coniugano diritti democratici dei popoli ed antimperialismo. Non difendendo despoti. E questa è già una prima differenza fra sinistra e nuova destra sansepolcrista, altro che uguaglianza fra destra e sinistra.
Questo sansepolcrismo di ritorno può affermarsi perché, come nel 1919, la sinistra è disunita e conflittuale (allora fra le varie tendenze del socialismo, e poi nella spaccatura fra PSI e PCI nel 1921, oggi fra una miriade di sigle caratterizzate da notevoli difficoltà di dialogo reciproco) e non sempre in contatto con il Paese reale (allora la sinistra faticò a dare rappresentanza politica alla massa di ex combattenti smobilitati e privati di reinserimento nella società civile, oggi fatica ad abbandonare una tendenza all'interclassismo ed una fascinazione culturale per il modernismo ad ogni costo, che la ostacola nel dare piena rappresentanza agli interessi degli oppressi e dei perdenti del sistema). 

NOTA DI ALFREDO MAZZUCCHELLI

Se voi mi portate un solo esempio di un governo autoritario o sedicente democratico che abbia portato giustizia, fratellanza, solidarietà e piena partecipazione alla vita politica del suo paese, allora posso seguirvi nelle vostre analisi, altrimenti ripeto che a me non interessa il meno peggio in queste situazioni, poichè tra Stati e governi, il meno peggio finisce sempre per essere la soluzione più disastrosa. CHI POSSIEDE LE COSE HA IL DOMINIO SUGLI UOMINI, sia questo uno Stato sedicente progressista che uno sedicente socialista! E chi ha il dominio sugli uomini, tutt'alpiù è un dittatore "legalizzato": escremento da buttare nel cesso. Stò aspettando che mi indichiate un esempio di democrazia diretta, perchè è di questo che si dovrebbe parlare. DOVE ESISTE ? ( FORSE SOLO NELLA SELVA LACANDONA !!!, DIFATTI SIA FIDEL CHE CHAVEZ COI ZAPATISTI NON HANNO MAI INTESSUTO RELAZIONI !!!!!!!!! )
Sui San sepolcristi avrei da aggiungere qualche curiosità : c'è chi scrisse che il loro programma, al termine di ogni "marcia" verso il manganello e l'aspersorio, perdesse strada facendo un item "rivoluzionario", ma, come tutte le gramigne, la sua tela continuò a tessersi come quella di Penelope, fino al 1937 quando l'allora PCI, col suo comitato centrale allora in esilio a Parigi, propose al fascismo, che ormai aveva addormentato le coscienze (proprio come oggi) un patto di pacificazione nazionale partendo proprio dalla condivisione del "manifesto" dei san sepolcristi! Adesso non mi direte mica che tutti i partiti in lizza oggi, nessuno, e dico proprio nessuno, non ha già da tempo firmato ed accettato il "manifesto" dei sansepolcristi ?

1 commento:

Unknown ha detto...

Niente appunti da fare, per quanto mi riguarda bella riflessione che avrei potuto scrivere tranquillamente io dicendo le stesse cose, massima condivisione sulla parte "esteri" in cui a livello mediatico(tv, ma anche la "d€mocratica" rete della "contro-di$informazione") sembriamo(per me lo siamo) prigionieri di uno scontro ideologico e d'interessi tutto interno alla borghesia e a opposti imperialismi!

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