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i Quaderni di Bandiera Rossa "La Storia è finita" di Norberto Fragiacomo
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mercoledì 9 maggio 2012

La spending review de'noantri




di R. Achilli

Personalmente reputo veramente scandalosa l'iniziativa del Governo-Monti di far arrivare dai cittadini, via mail, le proposte per la spending review (la spending review, come noto, è la procedura, messa in campo da monti, ed affidata adesso a Bondi, per rivedere e tagliare le spese delel pubbliche amministraizoni giudicate inutili). Intanto perché ovviamente tali proposte, in larga maggioranza, sono figlie dell'emotività del momento, per cui vengono indicate non le cose più utili per mettere la pubblica amministrazione in efficienza, ma gli argomenti più in voga sui giornali (rimborsi elettorali, auto blu, tetti agli stipendi dei dirigenti). Infatti, nell’articolo odierno di Repubblica, si evidenzia che la prima analisi degli “sprechi” segnalati dai cittadini si concentra soprattutto sulle seguenti voci:
-         - Rimborsi elettorali;
-         -  Auto blu;
-         - Stipendi dei dirigenti pubblici;
-         - Spese per consulenze.
Tutte cose molto gonfiate mediaticamente, ma che nel bilancio del settore pubblico allargato pesano, ciascuna, lo zerovirgolaqualcosa, e che quindi non incidono realmente sugli sprechi veri. Il finanziamento ai partiti pesa per lo 0,03% sul totale delle spese correnti delle amministrazioni pubbliche al netto degli interessi. Il settore di spesa più rilevante fra quelli individuati dai cittadini è quello delle auto blu, che, dopo i tagli già operati nel 2010/2011, vale un paio di miliardi all’anno, ovvero lo 0,3% del totale delle sole spese correnti delle amministrazioni pubbliche al netto degli interessi del 2011. Le consulenze, tanrto sbandierate da Repubblica come lo scandalo degli scandali, valgono circa 700 Meuro all’anno ed incidono per l’astonomica percentuale dello 0,1% della spesa corrente al netto degli interessi. E fra l’altro ci si dimentica di dire che ci sono casistiche in cui il ricorso alle consulenze non soltanto è obbligatorio per legge, ma è necessario per ordinario buon senso (cioè in casi in cui sono necessarie attività di controllo e valutazione dell’operato della P.A., che per l’ovvio motivo che il controllato non può essere controllante, vanno demandate ad enti esterni alla P.A.).
In sostanza, ciò che propone a Bondi la stragrande maggioranza dei cittadini che, volonterosamente, si sono messi al computer ed hanno mandato i propri suggerimenti via mail al Ministero, incide per meno dell’1% sul totale della spesa corrente dell’insieme delle amministrazioni pubbliche italiane. E non ha quindi alcun impatto significativo sui saldi di finanza pubblica. Inoltre, la “manovra” sui conti suggerita dai cittadini incide soltanto per lo 0,2% sul PIL, quindi non ha alcun effetto apprezzabile in termini di impatto sull’economia, o anche in termini redistributivi. 
Ben altri sono gli sprechi che incidono realmente sul bilancio dello Stato, e che richiedono però un minimo di informazione e di competenza per essere conosciuti, e che quindi i cittadini, disinformati, non hanno generalmente segnalato via mail al Governo. Si possono fare alcuni esempi: la presenza di quasi 6.000 piccoli Comuni con meno di 5.000 abitanti, ognuno con i suoi organi politici ed i suoi uffici amministrativi, che non hanno alcun obbligo di realizzare fusioni fra loro al fine di unificare gli organi politici. Tali comuni hanno infatti soltanto l'obbligo - peraltro nemmeno sanzionato in caso di inosservanza - di mettere in gestione associata i servizi comunali entro il 2013, senza però fondersi fra loro, ma con la forma dell’Unione di Comuni (o addirittura con una semplicissima convenzione per i comuni fra 1.001 e 5.000 abitanti), che mantiene in vita i singoli sindaci, i singoli assessori, i singoli consigli comunali, ecc. Oppure la presenza di 110 amministrazioni provinciali che, tranne alcuni casi virtuosi, in genere non svolgono il ruolo fondamentale di programmazione di area vasta per cui sono state istituite, e che anche rispetto ai servizi che vengono loro specificamente conferiti, come le politiche del lavoro, svolgono spesso un mero ruolo di attuatori e non di programmazione. O ancora, la scarsa diffusione, specie al Sud, della raccolta differenziata dei rifiuti solidi urbani, che costa un fottio di soldi agli enti locali per il conferimento in discarica, i miliardi spesi per acquistare i cacciabombardieri F-35, il miliardo e mezzo circa che costano, ad ogni giro di rifinanziamento, le cosiddette missioni di pace, le centinaia di milioni spesi ogni anno per finanziare le scuole private cattoliche, quando esistono quelle pubbliche, le scandalose ed enormi convenzioni erogate alla sanità privata dalle regioni, che invece lasciano mano libera, nella sanità pubblica, all'intramoenia, e l'elenco potrebbe continuare.
Inoltre tali proposte, fatte ovviamente, nella maggior parte dei casi, sull'onda emotiva di cittadini non bene informati sulla realtà delle questioni, rischiano di diventare armi di distruzione di massa in mano al Governo. Prendiamo il costo delle consulenze, indicato da miglialia di mail arrivate dai cittadini: in larga misura tale costo serve per pagare stipendi a precari sottopagati che non hanno alcuna speranza di un lavoro pubblico stabile, e che in molti casi hanno addirittura vinto una selezione pubblica per andare a fare i precari. Il Governo, forte dell'appoggio popolare, potrà quindi decapitare migliaia di poveracci perché è la gente che glielo ha suggerito. Tra l'altro, questa modalità rischia anche di dare adito a vendette: l'imprenditore multato perché faceva lavorare in nero i suoi addetti potrebbe scrivere che gli ispettorati del lavoro sono inutili e costosi. Infine, ritengo che un Governo abbia il dovere di essere lui ad indicare la strada da intraprendere, in una logica di interesse generale, eventualmente consultandosi con i cittadini dopo avere però intrapreso un percorso di diffusione dell'informazione piena e consapevole, e non chiedere al singolo cittadino, che molto spesso ha una visione parziale delle questioni, o addirittura sviata dalla propaganda mediatica.
Vorrei chiedere a Mario Monti, che da buon liberale dovrebbe apprezzare le modalità decisionali tipiche delle imprese private, se secondo lui quando una impresa privata deve fare un intervento di ristrutturazione dei costi, si affida a opinioni, sensazioni, giudizi emotivi da parte dei propri dipendenti. O se invece, nel decidere dove tagliare, non si affidi ad un esame approfondito dei conti, dei bilanci, dei rapporti del sistema di controllo di gestione, ecc., per verificare dove effettivamente si riscontrano voci di costo più elevate, e quindi prioritarie rispetto ai risparmi da realizzare.
Mario Monti, con questo sistema di consultazioni pubbliche, si è inventato un modo astuto per evitare che si affrontino gli sprechi veri della P.A. quelli dove si annidano i veri interessi dei poteri forti della politica e del business, utilizzando una opinione pubblica disinformata ed emotiva per andare a tagliare laddove ci sono soltanto i deboli, oppure per tagliare su voci assolutamente ininfluenti sui saldi finali di finanza pubblica. Riuscirà quindi a condurre un esercizio di spending review sostanzialmente inutile ed iniquo, evitando di esserne responsabilizzato, poiché potrà dire di aver agito in nome del popolo sovrano. Ma attenzione con il metodo dei Cahiers de Doléances: se si sceglie di ignorare i suggerimenti dei cittadini, si scatena una reazione rabbiosa dagl iesiti imprevedibili (Luigi XVI, che non applicò i suggerimenti contenuti nei cahiers de doléance, diede la spinta decisiva all’avvio della rivoluzione francese). Se si sceglie di seguire i suggerimenti dei cittadini, i risparmi ottenibili su quisquiglie come le auto blu o le consulenze sono del tutto insufficienti a realizzare gli obiettivi sottesi al fiscal compact (ovvero al nuovo patto di tabilità europeo, molto penalizzante per le potenzialità di crescita del nostro Paese, recentemente firmato dal Governo-Monti).

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