di Lorenzo Mortara
Sembra
che l’idea di far venire la frignante Frignero a discutere in
assemblea con loro, almeno stando a Landini, sia venuta ai lavoratori
dell’Alenia. E questo, purtroppo, già significa che né a lui né
ad Airaudo, responsabile auto per l’area di Torino, è venuto in
mente che forse era il caso di opporsi a una simile farsa. Se ai
lavoratori viene in mente un’idea cretina, non significa che i
dirigenti debbano subito darsi da fare per assecondarla. Tra le altre
cose, il compito di un dirigente è proprio a questo: mettere la sua
intelligenza, quando noi semplici lavoratori non mettiamo la nostra.
Noi lavoriamo anche otto, dieci ore al giorno, non abbiamo tanto
tempo per pensare, abbiamo quindi diritto a qualche cretinata,
i dirigenti no.
Questo ridicolo siparietto, non è un fulmine a ciel sereno, segue
tutta una serie di arretramenti della Fiom portati avanti dal gruppo
dirigente, Airaudo in testa, come fossero la quintessenza del
sindacalismo ragionevole, quando in realtà non è che l’ennesima
dimostrazione del sindacato che continua ad avere il torto di non
ragionare.
Si è cominciato col mettere il raffreddamento del conflitto nella
piattaforma per il rinnovo del Contratto Nazionale. Si è proseguito
cercando un’alleanza puramente formale con la Cgil, che non poteva
che portare alla capitolazione della Fiom agli accordi del 28 Giugno
che ora i metalmeccanici accettano, nonostante prevedano le deroghe.
Infine, dopo aver giustamente sconfessato il primo, si è riproposto
un secondo referendum in Fiat, per andare incontro a una sconfitta
sicura e avere così la scusa formale per rientrare nell’ordine
della concertazione.
Giorgio Airaudo, il lungocrinito che appartiene al numero interminabile dei
sindacalisti piagnucolosi e petulanti, e che si aggira attorno a
Sinistra Ecologia e Libertà, ovvero alla demagogia di
Vendola, altro eroe sinistro che ha firmato tutte le leggi
anti-operaie che ha potuto, è in prima linea nel ripiegamento della
Fiom.
Poco tempo fa ha offerto la testa in caso di sconfitta alla Fiat,
dimenticandosi però di dirci che fine farà da dimissionario, se il
secondo referendum, sempre che la Fiat voglia farlo per venire
incontro alle sue lacrime, dovesse concludersi come il primo. Perché
in effetti, se le dimissioni significano il rientro in fabbrica o in
qualunque posto di lavoro che non sia tra i quadri del sindacato,
possono anche essere rispettabili, se invece come è ovvio,
significano solo lo spostamento di Airaudo verso altri lidi e sua
sostituzione con un altro temibile Airaudo pescato tra gli uffici,
non vanno accettate perché non rappresentano un segno di rispetto
verso i lavoratori, ma quello inequivocabile della sua mancanza per
ossequio e venerazione della propria carriera. Le dimissioni, perché
siano reali, devono essere una retrocessione alla catena di
montaggio, non la promozione a qualche altro ufficio montato apposta per l’occasione.
Ora l’ultima trovata di Airaudo, è il rispetto degli accordi del
28 Giugno che prevedono, tra deroghe e altri arretramenti, una vaga
quanto improbabile certificazione degli iscritti. Siccome abbiamo
perso la battaglia in Cgil – è questo il profondo ragionamento di
Airaudo – come minoranza dobbiamo adeguarci alla maggioranza. E
questa è per lui la quintessenza della democrazia. Un tempo lontano
era solo la quintessenza dell’opportunismo. La democrazia,
in effetti, prevede che la minoranza accetti il programma della
maggioranza, accontentandosi di fare opposizione critica. Prevede
insomma che il nostro corpo cammini in linea con la maggioranza,
purché almeno la testa resti libera di pensare diversamente. La
democrazia versione Airaudo, al contrario, prevede che persa la
battaglia sugli accordi del 28 Giugno, siano proprio quelli che si
sono battuti contro, a portarli avanti. Invece di essere gli ultimi,
la democrazia di Airaudo ci vuole tra i primi. Insomma sconfitta una
linea, invece di provare a rafforzarla, ci si rialza dalla polvere
per salire immediatamente sul carro dei vincitori.
Sono queste due ultime ambiguità, a spiegare meglio di altre come si
sia arrivati al “civile confronto” con la Fornero, che di civile
non ha proprio niente, perché è solo la più incivile e barbara
delle umiliazioni. Non c’è niente di civile infatti, nel vivere
sulle spalle dei lavoratori, sfruttandoli e andando pure a prenderli
per i fondelli nelle loro assemblee. Bisogna proprio essere una
bestia di razza capitalista per farlo. Ma bisogna essere ancora
peggio per acconsentirlo.
Alla fine Airaudo ha detto che la Fornero non ha convinto i
lavoratori. Sembrava pure che ci sperasse o è solo una mia impressione.
Con la discussione ha comunque convinto Airaudo e quindi i lavoratori
a metterla sul piano delle opinioni. Da questo punto di vista,
l’unico che conti, la Fornero ha ottenuto una vittoria
schiacciante. E l’ha ottenuta proprio perché Airaudo appartiene ai
sindacalisti puerili convinti che si debba far cambiare idea al
Governo. Airaudo non capisce che non è questione di opinioni ma di
interessi economici, e noi potremmo avere anche tutte le ragioni del
mondo, ma non convinceremo mai il portafogli della borghesia. A meno
che al posto di discussioni ridicole si passi alla mobilitazione che
costringa i padroni a recedere, non con la forza delle idee, ma con
la debolezza del profitto mancato.
Il primo compito di un sindacalista dovrebbe essere quello di
togliere le illusioni che milioni di lavoratori hanno di poter
risolvere i loro problemi con le chiacchiere. Facendo venire la
Fornero a discutere con loro, Airaudo, invece di aiutarli a liberarsi
dei loro fantasmi, ha dato una mano a padroni e Governo perché la
classe operaia continui a sognare mentre loro la uccidono nel sonno.
E proprio per questo che dovrebbe dimettersi. Non vedo perché,
infatti, dovrebbe dimettersi per l’eventuale sconfitta alla Fiat
che sarebbe solo l’ultima tra le tante che ormai non si contano
neanche più. Alla Fiat possiamo anche perdere, purché si esca a
testa alta. All’Alenia non so se vinceremo, ma anche fosse, abbiamo
comunque perso la dignità. Ed è per questo che Airaudo dovrebbe
dimettersi. Solo per questo.
Per fortuna, non c’è solo l’incoscienza
dei nostri dirigenti, ma anche, in risposta, la grande maturità dei
lavoratori. La farsa all’Alenia non era ancora finita, che per il
Primo Maggio, i lavoratori di Mirafiori, hanno regalato a tutti i metalmeccanici, Airaudo compreso, il primo
sciopero dall’avvento del piano Marchionne. Oggi, nelle piazze
d’Italia, noi festeggiamo soprattutto questo. Domani speriamo che
Airaudo non ci rovini la festa invitando Marchionne a discutere
pacificamente fuori dai cancelli di Mirafiori. Se lo farà noi saremo
lì per ricordargli che lo sciopero è
scuola di guerra, e di conseguenza
l’assemblea non è che una lezione
in vista dell’esame. E questa
lezione non può essere tenuta dalla Professoressa Fornero,
altrimenti corriamo il rischio, davvero troppo grosso, che Airaudo
non lo passi mai. E non possiamo permettercelo...
Viva
il Primo Maggio!
Lorenzo
Mortara
Stazione
dei Celti,
P.S.
- segnalo a
questo link,
tutti i particolari della vicenda con le prime prese di posizione di
Cremaschi e Bellavita e il commento del Professor Moscato. Oggi a Torino, dalle 9 alle 13, vi invito a Piazza Castello a festeggiare il Primo Maggio come da volantino inserito tra le righe.
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