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i Quaderni di Bandiera Rossa "La Storia è finita" di Norberto Fragiacomo
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domenica 18 marzo 2012

Un mondo socialista più vasto e senza ambiguità

Il tempo stringe e dopo l'impegno sul campo per testimoniare con la FIOM la necessità di tutelare i valori fondamentali della civiltà del lavoro, oggi credo sia necessaria una analisi della situazione contingente che riguarda la sinistra ed, in particolare, la Sinistra Socialista così come la Lega dei Socialisti.
La Sinistra in Italia continua a non esserci, nelle istituzioni e nella rappresentanza della società civile, l'unica forza organizzata a livello nazionale che rappresenti oggi concrete istanze di sinistra non è più nemmeno un sindacato, ma una sua componente interna: la FIOM.
Se poi, sull'art.18, si consumerà in una settimana il liberticidio dei diritti fondamentali dei lavoratori, che non sono da contrarre ma da estendere a tutti, e con la complicità della firma della CGIL, allora temo che anche all'interno del sindacato più grande e rappresentativo oggi del mondo del lavoro in Italia, la spaccatura sarà inevitabile e rischierà di diventare una insanabile voragine. Se invece assisteremo ad un ricompattamento del fronte unitario sindacale per la difesa di principi sacrosanti di libertà, democrazia e civiltà, sanciti dalla nostra Costituzione, allora forse avremo piuttosto una sana inversione di tendenza che potrà anche trascinare il mondo politico, almeno quello che ha ancora una percezione di cosa voglia dire mettere al primo piano i diritti e non i privilegi, verso altri orizzonti.
Il PD ha firmato in pompa magna il cosiddetto “manifesto di Parigi”, che, in buona sostanza non è altro che un megaspot elettorale nei confronti del candidato socialista francese Hollande.
Un manifesto che dice palesemente di essere contro le politiche messe in atto dai partiti conservatori e che è firmato da un PD il quale però vota la fiducia ad un governo che mette in atto tali politiche, in maniera anche più “dura” e impopolare, rispetto a quando i cosiddetti conservatori italiani governavano da soli.
La priorità data in esso al risanamento dei conti ed al pareggio di bilancio, inoltre, non può che mettere in secondo piano equità sociale, crescita, creazione di occupazione, lasciando intendere che la questione dei cosiddetti conti in ordine non può che prevalere su ogni altra decisione politica, con la conseguenza che gli elementi recessivi del ciclo economico oggi in atto, non solo non saranno affatto rimossi, ma persino accentuati.
Altro sarebbe rendere le politiche di austerità, soprattutto salariale, proporzionali alla crescita economica, e cioè metterle in atto solo quando si fossero seriamente riscontrati segnali di crescita, almeno nel medio termine.
Unico segnale confortante di tale manifesto è l'incoraggiamento al varo dei cosiddetti eurobonds, che però non è di facile attuazione e potrebbe essere messo in opera solo in seguito ad una netta sconfitta della Merkel in Germania che non è affatto scontata.
Ma la questione più spinosa che tale manifesto non solo non affronta, ma addirittura ignora, è quella sociale: ancora si punta l'attenzione sulle politiche monetaristiche, sul ruolo della Banca Centrale e c'è scarsissima attenzione verso le politiche sociali, verso gli indirizzi di politica internazionale volti a prevenire i conflitti, le crisi internazionali e l'instabilità geostrategica soprattutto nel bacino del Mediterraneo, con vaghi accenni ad una governance del tutto priva tuttora di strumenti efficaci di concreta attuazione, e ad una stretta sui paradisi fiscali che, senza un ridimensionamento della posizione inglese e del ruolo delle banche svizzere, risulta alquanto velleitaria e inconcludente.
I cittadini, i popoli europei, ancora una volta, restano privi di risposte su questioni cruciali che li investono direttamente: servizi sanitari, assetto formativo, politiche abitative, integrazione e regolazione dei flussi migratori destinati ad accentuarsi con le situazioni di crescente disagio sociale , politico ed economico di svariati paesi del Mediterraneo.
Manca del tutto una linea efficace di indirizzo del cosiddetto “rinascimento europeo” nell'area del Mediterraneo ed in particolare in Medio Oriente. Mancano completamente i riferimenti a ciò che la UE dovrebbe fare nell'ambito della NATO e dei conflitti in cui tale alleanza militare sembra sempre più coinvolta, con obiettivi espansivi geostrategici, piuttosto che di contenimento del terrorismo internazionale.
Apprezziamo invece alcuni punti come la richiesta di mutualizzare i debiti pubblici nazionali, o l'accento sulla green economy, che però vanno bene articolati con efficaci politiche di investimento le quali, mettendo sempre in primo piano la questione del pareggio di bilancio, difficilmente saranno attuabili non solo a breve, ma anche a medio termine.
E noi, in quanto sinistra italiana, come ci posizioniamo rispetto a tutto ciò?
Certamente non possiamo “bocciare” in toto questo manifesto, ma ritenerlo significativamente inefficace ed inconcludente sì.
Specialmente se a farsene un vanto sono forze politiche che tuttora agiscono in Italia contraddicendo certi suoi principi.
Innanzitutto è palesemente falso quanto vi è scritto nella intestazione: “Nel novembre 2011 il governo conservatore italiano ha rassegnato le dimissioni” Perché noi, in Italia, abbiamo tuttora un governo conservatore in carica anche se guidato da un premier diverso dal precedente.
Il persistere delle politiche tese a colpire prevalentemente i ceti medio bassi e a mantenere intatti i privilegi di quelli medio-alti, la continuazione di monopoli senza pari in Europa e nel mondo nel settore mediatico e pubblicitario, la perdurante riduzione dei servizi accompagnata da un incremento della tassazione, le spese militari esorbitanti, il privilegiare progetti mastodontici rispetto ad altri più utili nelle varie sedi locali, dimostrano che in Italia nessun governo conservatore, di fatto, ha ancora rassegnato le dimissioni.
In Italia oltretutto si continua, con l'assenso del PD, a privilegiare la “la deflazione salariale” che il manifesto imputa alle politiche conservatrici.
Quindi non crediamo che il PD e i suoi rappresentanti possano essere validamente credibili firmando al contempo un manifesto di tal genere, e continuando a sostenere un governo conservatore che contraddice i suoi principi.
Per essere credibile infatti, il PD dovrebbe sfiduciare il governo Monti e reclamare l'immediato ricorso alle urne, presentando un programma politico fortemente teso a ridimensionare certi provvedimenti messi in atto solo in seguito al ricatto dei mercati speculativi, e rifiutati persino da componenti importanti del governo precedente, come la Lega Nord, sulle pensioni.
Di fronte a tale palese schizofrenia aggravata per altro da esorbitanti fenomeni di corruzione interna come quello che ha colpito di recente la Margherita e chi era responsabile dei suoi bilanci, il PD si presenta tuttora come un partito denso di posizioni ambigue e difficilmente conciliabili, destinate a non incrementare la fiducia dei suoi elettori.
Abbiamo dunque l'arduo compito di creare una alternativa politica che possa restituire dignità e credibilità alla sinistra italiana, che sia “plurale” nelle sue anche eterogenee componenti, ma fortemente unitaria negli obiettivi generali da conseguire: tutela del lavoro a partire dall'art.18, investimenti per i servizi sociali, riduzione delle spese militari, integrazione e regolazione dei dei flussi migratori, forte riduzioni dei privilegi della politica e dei monopoli commerciali, tutela dei salari e delle pensioni, lotta alla corruzione e ai suoi stretti legami con la politica e via dicendo.
Interessanti testimonianze di validi esperimenti di tale intento, associato al proliferare di liste civiche che rivendicano la voglia dei cittadini di non subire perdurantemente i diktat di una politica verticistica ed autoreferenziale, già stanno sorgendo a macchia d'olio.
A BITONTO si è deciso di scegliere validamente una alleanza a sinistra simile a quelle di VERONA , LA SPEZIA , PIACENZA.
Questo può e deve essere un segnale importante e decisivo per la costruzione di nuovi equilibri in ambito politico nazionale, in vista delle prossime elezioni per il rinnovo del Parlamento.
Nel frattempo la Sinistra Socialista non può che agire su due fronti: uno interno portando a maturazione certe contraddizioni ormai palesi, come il fatto che il PSI si faccia rappresentare in Parlamento da un ex membro della maggioranza dello schieramento conservatore precedentemente al governo, che tutto ha fatto, fuorché mettere in atto politiche da “compagni”. Un rappresentante, che pur nel rispetto delle sue legittime posizioni, non crediamo possa essere in alcun modo assunto come punto di riferimento anche solo per chiedere una astensione dal voto sul pareggio di bilancio, proprio perché la sinistra socialista non ha alcun motivo né alcuna giustificazione per chiamarlo “compagno”.
La Lega dei Socialisti, nella prossima riunione del 21 Aprile, dovrà discutere delle sue prospettive, del suo assetto e del suo radicamento all'interno della sinistra italiana.
E' auspicabile, per questo, che essa continui ad adottare una struttura snella, federativa e rappresentativa di più componenti politiche: PSI, SEL, FED e di altri movimenti e partiti della sinistra, senza che per questo uno di essi possa né debba diventare un suo “organo ufficiale”, in contraddizione con gli obiettivi di costruire una alleanza trasversale di forze politiche che abbiano nel socialismo europeo e globale il loro principale punto di riferimento
Come abbiamo visto già, osservando in senso critico il Manifesto di Parigi, gli orizzonti del Socialismo mondiale sono assai più vasti e molto meno riduttivi di come certe alleanze riformiste pienamente integrate nell'ambito di una globalizzazione a senso unico neoliberista possono mostrare di voler “aggiustare”.
Basti pensare soltanto ad un altro manifesto che ci appare ben più significativo: quello ecosocialista che in America Latina è preso molto più sul serio e che, tra l'altro recita:
L’obiettivo, al contrario, consiste in una trasformazione delle necessità e in un cambiamento profondo verso la dimensione qualitativa, prendendo le distanze da quella quantitativa. Dal punto di vista della produzione delle merci, questo si traduce in una valorizzazione dei valori d’uso piuttosto che dei valori di scambio – un progetto di vasto significato, basato sull’attività economica immediata.
La generalizzazione della produzione ecologica sotto condizioni socialiste può fornire la base per superare la crisi attuale.
Una società di lavoratori liberamente associati non si ferma alla sua democratizzazione. Al contrario, deve insistere sulla liberazione di tutti gli esseri umani come sostegno e come obiettivo. In questo modo supera l’impulso imperialista tanto nell’obiettivo quanto nel soggettivo. Nel raggiungere questa meta, lotta per superare ogni forma di dominazione incluse, in modo particolare, quelle basate sul genere e sulla razza. Supera le condizioni che danno origine alle distorsioni fondamentaliste e alle loro manifestazioni terroristiche.”
Allargare quindi i nostri orizzonti credo resti la nostra meta più importante, quella che, immancabilmente, potrà non solo restituirci una più piena e credibile identità, ma anche motivarci verso un impegno più ampio, duraturo e sicuramente più credibile
C.F.

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