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i Quaderni di Bandiera Rossa "La Storia è finita" di Norberto Fragiacomo
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giovedì 9 giugno 2011

Miseria dell'anticomunismo: Norberto Bobbio di Stefano Zecchinelli

1.In altri miei interventi, mi sono preso la briga di decostruire gli argomenti forti degli anticomunisti, partendo dalle loro concezioni filosofiche e politiche di base. Questo intervento non fa eccezione, e da una parte vuole riprendere i miei studi sul superamento della coppia dicotomica destra/sinistra, mentre dall’altra parte, vuole completare il discorso sulla critica alla ideologia borghese della convergenza fra gli opposti estremismi.
Quindi ripropongo (alla luce degli ultimi dibattiti) con le dovute aggiunte questo mio lungo articolo, dove critico il testo di Bobbio ‘’Destra e sinistra’’,cercando di marcare il filo nero, che lo collega al lavoro, di marca Arendt/Brzezinskj, sui totalitarismi.
Il filosofo torinese in questione, nel saggio ‘’Destra e sinistra’’, cerca di ribadire, subito dopo la fine delle Repubbliche Socialiste (che poi di socialista non avevano un bel niente) Sovietiche, l’attualità di una contrapposizione che poi invece si è rivelata inesistente.
Il libro di Bobbio è stato tradotto in molte lingue e gode di una grande fortuna negli ambienti accademici; purtroppo tutto questo ha generato una confusione ideologica su cui è bene dire qualcosa.
Il mio lavoro da anti-Bobbio, premettendo meglio, analizza la parte del testo del ‘’nostro’’ (riferito a Bobbio) dedicata alla convergenza fra gli opposti estremismi (estremisti e moderati), anche se non mancheranno riferimenti al saggio nella sua interezza, come alla cultura accademica (quella che io chiamo mafiosissima corporazione universitaria), e alle sue falsificazioni.

2.Dirò subito, come del resto ho chiarito in altri scritti 1, che il Marxismo non c’entra nulla con la sinistra; il primo vuole trasformare la società capitalistica in socialista, e la seconda vuole rendere ‘’giusto’’ il capitalismo, riformandolo a favore delle classi più deboli.
I comunisti attraverso una analisi razionale (il termine razionale rappresenta al meglio,il vero significato del comunismo scientifico) della società di mercato, dimostrano come progressivamente la classe operaia (volendo utilizzare i termini ‘’classici’’ del movimento operaio) si appropria del processo produttivo e riorganizza la società su basi differenti.
La sinistra può essere ricondotta al revisionismo socialdemocratico e alla nascita di quella che Lenin chiamò l’Internazionale ‘’due e mezzo’’.
Se il lettore non ha chiara questa prima differenza è inutile andare avanti.
In questi miei contributi ho detto che tale dicotomia si è esaurita perché appartiene al capitalismo borghese, che poggia su basi diverse rispetto al capitalismo degli agenti del capitale finanziario, o sarebbe meglio dire, capitalismo manageriale.
Ricordo, per c’entrare il punto debole del nemico di classe, come i governi nazionali stanno perdendo importanza davanti a organi moralizzatori dell’economia, tipo la Bce o il Fmi; tutto questo ovviamente non lascia spazio alle grandi ideologie novecentesche. La stessa corporazione universitaria si adegua, quindi è bene osservare (da marxisti) come muta tutta la sovrastruttura, introducendo insegnamenti come Finanza etica o Etica economia; insomma, cerca di creare una nuova egemonia culturale, attraverso cui realizzare, per dirla con Gramsci, il blocco storico.
Adesso, sono pronto, a passare ad esaminare il breve (ma importante) scritto di Bobbio.
Come ho detto in altre occasione, mi tappo il naso, e mi addentro nelle miserie umane dell’anticomunismo.

3.’’Il nostro’’ (riferito a Bobbio) inizia a rapportare l’interesse per un autore, da parte di studiosi proveniente da schieramenti politici contrapposti, alla dicotomia moderatismo-estremismo.
Cediamogli la parola:

‘’Nietzsche ispiratore del nazismo (che questa ispirazione derivasse da una cattiva interpretazione, o, come io credo da una delle interpretazioni possibili, è un problema che non ci riguarda), è ormai spesso affiancato a Marx come padre della nuova sinistra; Carl Schmitt che fu per un certo periodo non solo ispiratore ma anche guida teorica dello Stato nazista, è stato, per lo meno in Italia, riscoperto e rimesso in onore soprattutto da studiosi di sinistra, in quanto avversario durante il grande dibattito costituzionalistico dell’epoca di Weimar, del maggiore teorico della democrazia del tempo, Hans Kelsen; Heidegger, le cui simpatie per il nazismo sono state più volte ed abbondantemente documentate, eppure sempre o smentite o attenuate dai suoi ammiratori (di destra o di sinistra), ora viene assunto ad interprete del nostro tempo non solo in Italia ma anche in Francia, da filosofi che si considerano di sinistra’’. (Norberto Bobbio ‘’Destra e sinistra. Ragioni e significati di una distinzione politica Ed. Donzelli 1994 pp. 23-24)

Prima di dire qualunque cosa è bene che rilevi un falso storico: Carl Schmitt non è stato affatto la guida del nazismo (e le mie simpatie sono lontanissime da Schmitt), i suoi rapporti con il regime furono brevi (1933-1936), e poi fu allontanato.
Una serie di equivoci ha destato il suo saggio di geopolitica ‘’Terra e mare’’, ma questo scritto (cosa che non si è voluto capire) evidentemente alludeva all’espansione verso est della Germania di Guglielmo II, se poi, ha premesso alla ‘’teoria degli spazi’’ di Hitler, l’argomentazione doveva essere più completa.
La contrapposizione Schmitt e Kelsen era figlia del contesto sociale differente che viene esaminato dai due filosofi del diritto; Kelsen viveva negli Usa, e per quanto se ne dica, il conflitto sociale in quel paese veniva (e viene) gestito con metodi, molto poco rispettosi delle persone umane (Es. Gli indiani reclamano diritti politici e civili; benissimo, democraticamente vengono presi e massacrati nelle riserve).
Mettendo in chiaro le cose, su questo punto, la ripresa a sinistra di Schmitt, è stata portata avanti da Gianfranco Miglio (con cui Bobbio polemizzò a metà anni ’70), che poi diventerà ideologo della Lega Nord (oltre che seguace del neoconservatore Leo Strauss); sono convinto che non c’è altro da aggiungere (Miglio era, fra l’altro, uno degli obiettivi della polemica Bobbiana).
Secondo equivoco da far cadere: il fascismo come involuzione nazionalistica del capitalismo.

4.Il Fascismo non deve essere confuso con un regime simile a quello di Napoleone III, ma al contrario, ha rappresentato una riforma progressiva del capitalismo (come ho già detto in altre sedi, riprendendo le tesi della Sinistra Comunista italiana); inoltre, è bene ripetere, che le multinazionali yankee hanno fatto grandi affari col regime nazista anche durante la guerra (morale del capitalismo: niente di ciò che è disumano mi è estraneo).
Il nazismo era il migliore dei mondi possibile per qualunque borghesia (vedi gli elogi di Ford); una dittatura del gran capitale, senza partiti di sinistra, sindacati e comunisti, questo è necessario che entri nelle zucche.
Per dare forza alle mie affermazioni, è istruttivo cedere la parola a Bordiga:

"Quando il primo esempio del tipo di governo totalitario borghese si ebbe in Italia col fascismo, la fondamentale falsa impostazione strategica di dare al proletariato la consegna della lotta per la libertà e le garanzie costituzionali nel seno di una coalizione antifascista manifestò il fuorviarsi totale del movimento comunista internazionale dalla giusta strategia rivoluzionaria. Il confondere Mussolini e Hitler, riformatori del regime capitalistico nel senso più moderno, con Kornilov o con le forze della restaurazione e della Santa Alleanza del 1815, fu il più grande e rovinoso errore di valutazione e segnò l'abbandono totale del metodo rivoluzionario".

Il fondatore del Partito comunista d’Italia è di una chiarezza tale, che non ammette repliche.
Tornando a Bobbio, accenno soltanto, a come l’irrazionalismo tedesco (di cui fanno parte sia Nietzsche, che Schmitt e Heidegger) è la matrice ideologica dei fascismi, o come dice Sossio Giametta (faccio parlare un liberale, per mettere in ulteriore imbarazzo gli anticomunisti!): il loro nucleo metafisico.
Altrove ho abbastanza argomentato come la posizione di Nietzsche, davanti la Comune di Parigi, sia significativa: il filosofo dell’ ‘’oltre uomo’’ sceglie la reazione borghese, e non la classe operaia emergente; è per la conservazione, e non per il divenire storico.
Chi oggi va ad affiancare Marx a Nietzsche? Si tratta di esperimenti condotti dalla corporazione universitaria: in questo modo si proclama il superamento delle classi con le moltitudini (Nietzsche diventa il pensatore delle libere individualità), e dell’imperialismo con l’impero.
Saranno proprio i pensatori liberali ad usare Nietzsche per smantellare la categoria della totalità, affiancandolo senza problemi ad un apologeta del Liberismo come Popper.
Gyorgy Lukàcs, eminente filosofo marxista, dirà su ciò:

‘’ Questa forma mitica favorisce l’azione del pensiero di Nietzsche non solo perché è destinata a diventare sempre piú la forma di espressione filosofica dominante del periodo imperialistico, ma anche perché offre a Nietzsche la possibilità di formulare i problemi culturali, etici e spirituali dell’imperialismo in termini cosí generali da consentirgli di restare sempre, nonostante il vario mutare della situazione e della corrispondente tattica della borghesia reazionaria, il filosofo-guida di essa. Lo era già anteriormente alla prima guerra mondiale imperialistica e lo è rimasto dopo la seconda’’. 2

E ancora:

 ‘’ Questa durevole influenza, di cui abbiamo delineato la possibilità oggettiva, non sarebbe tuttavia mai diventata realtà senza i tratti specifici del talento non trascurabile di Nietzsche. Egli possiede un particolare intuito anticipatore, un particolare senso dei problemi per ciò di cui abbisogna l’intellettualità parassitaria del periodo imperialistico; sa cogliere ciò che intimamente la commuove e la turba e il genere di risposta che può meglio appagarla. Egli può quindi abbracciare campi assai vasti della cultura, illuminarne, con aforismi pieni di spirito, le questioni scottanti, appagare gli istinti insoddisfatti, e a volte perfino ribelli, di questo parassitario ceto intellettuale, con gesti apparentemente affascinanti e ultrarivoluzionari, e insieme rispondere, o almeno accennare una risposta a tutti questi problemi in modo che, da tutte queste finezze e sfumature, sorga il contenuto saldamente reazionario della borghesia imperialistica’’. 3

L’autore di ‘’Così parlò Zarathustra’’, diventa il filosofo della concorrenza capitalistica, e come ho già scritto altrove, la meritocrazia (lotta per appropriarsi del capitale culturale) diventa una proiezione nel capitalismo post fordista dell’etica aristocratica.
Su Schmitt non dico altro: rientra a pieno titolo nella ‘’distruzione della ragione’’, ma attenti a non confondere questi due concetti: matrice ideologica/nucleo metafisico e teorizzazione di un regime, i cani da guardia del liberismo ci giocano spesso.
Poco più avanti Bobbio parlerà (senza argomentare!) di un gramscismo di destra; che dire, cara mafiosissima corporazione universitaria, siamo alla psicopatologia politica.

5.Anche questa volta mi imbatto nella figura di Sorel.
‘’Il nostro’’ ci diletta in questo modo:

‘’L’autore delle ‘’Riflessioni sulla violenza’’  ebbe politicamente funzione e ruolo di ispiratore di movimenti della sinistra:da lui nacque la corrente del sindacalismo rivoluzionario Italiano che ebbe un quarto d’ora ,o poco più,di celebrità nelle vicende del socialismo del nostro paese;negli ultimi anni egli stesso diventò contemporaneamente ammiratore di Mussolini e Lenin,e molti dei suoi seguaci italiani confluirono nel fascismo;i due suoi maggiori ammiratori italiani furono due onesti conservatori,Pareto e Croce,rispetto ai quali mai e poi mai,pur tra le diverse etichette che sono state loro attribuite,troverebbe alcun posto quella di <<uomini di sinistra>>’’. (Norberto Bobbio ‘’Destra e sinistra. Ragioni e significati di una distinzione politica’’ Ed. Donzelli 1994 pag. 24)

I rapporti di Sorel con l’estrema destra francese durarono solo tre anni, e vanno dal 1909 al 1912, dopo di che il teorico francese si schierò contro la guerra imperialistica mondiale (a differenza di molti socialdemocratici), e a favore della Rivoluzione bolscevica.
Il maggior testo di riferimento di Sorel è ‘’Le illusioni del progresso’’ in cui lui definisce ‘’ciarlatanesco’’ Cartesio,contrapponendogli il credente Pascal.
Sorel, inoltre, sulla scia di Bergson e Spengler, oppone l’intuizione alla ragione, cercando di colpire l’immaginario popolare attraverso miti che muovano il sentimento, ma non la razionalità.
Nemico della ragione, Mussolini divenne discepolo di Sorel, proclamando la fine del lavoro intellettuale, perché minaccioso per la nazione.
E’ bene chiarire (e allora si capirà come mai Sorel viene dalla sinistra ‘’revisionista’’ della Seconda Internazionale), che questi autori sono per natura dei critici (anche Nietzsche era un critico per molti aspetti), ma la loro critica rigetta le trasformazioni (strutturali) della società.
Il loro metodo è a-dialettico, e quindi ha la sfiducia che le forze vive del corpo sociale, possano sviluppare il fattore produttivo, e passare ad un modello sociale superiore.
Anche in questo caso, per far cadere definitivamente le argomentazioni di Bobbio, è bene citare Lukàcs, che con la sua mannaia, ha letteralmente massacrato i pensatori nazi-liberisti:

 ‘’Numerosi pensatori provenienti dagli orizzonti più diversi non esitano a operare questo matrimonio’’interessante’’del contenuto reazionario e del gesto rivoluzionario: Lagarde, Nietzsche, Sorel, Ortega y Gasset e molti altri. E alla vigilia della presa del potere da parte del fascismo, Freyer lancia il grido di adunata della rivoluzione di destra’’. 4

Aggravo la situazione, facendo notare che parte di questi autori si rifugeranno nell’ateismo ‘’religioso nuovo’’ (Schopenhauer, Nietzsche ed Heidegger), altri invece troveranno una giustificazione dell’esistenza proprio nella religione (e già con Pascal, Lukàcs incalza).
Ateismo ''religioso nuovo''? I liberlconservatori, da Tocqueville a Leo Strauss, dal pinguino Cavour alla immonda palla di lardo Giuliano Ferrara, ribadiranno la necessità della religione, pur essendo atei, come collante ideologico. Le masse sono cattive, il popolo è plebaia, quindi solo pochi eletti possono sapere la verità, mentre ''quelli che stanno in basso'' è bene che vengano moralizzati, con racconti sul Dio buono.
In questo Bobbio dice ''buon viaggio'' a Kissinger, quando quest'ultimo, va a fare visita a Pinochet, subito dopo il colpo di stato in Cile. Ottima cosa mafiosissima corporazione universitaria, complimenti!
La filosofia dell’epoca imperialistica deve fare un grande compromesso con le forze reazionarie; infatti molti di questi filosofi sono stati ripresi da intellettuali liberali, in particolar modo a seguito dell’ultima crisi sistemica (si veda ‘’La paura e la speranza’’ di Giulio Tremonti).
Le borghesie nei momenti di crisi, non hanno problemi a ripudiare il loro passato razionalistico e libertario, riprendendo le armi del loro vecchio nemico: l’aristocrazia.
Non sono forse i cantori del libero mercato a rivendicare ‘’la ragion di stato’’ di Carl Schmitt? Il discorso di Bobbio non corrisponde con gli sviluppi del capitalismo europeo.
‘’Il nostro’’ continua ad intrattenerci, facciamolo parlare:

‘’La verità è un’altra: ciò che gli autori rivoluzionari e controrivoluzionari, e i rispettivi movimenti, hanno in comune è l’appartenenza, nell’ambito dei rispettivi schieramenti, all’ala estremista contrapposta a quella moderata. La diade estremismo-moderatismo non coincide con quella destra-sinistra in quanto ubbidisce, anch’essa,come vedremo, a un criterio ultimo di contrapposizione dell’universo politico diverso da quello che connota la distinzione tra destra e sinistra’’. (pag. 25 sempre del saggio di Bobbio in questione)

Questa per il filosofo torinese è la spiegazione della convergenza di interessi per teorici di provenienza politica contrapposta (la verità, per l’appunto!); penso di aver dimostrato ampiamente il contrario.
E non si ferma qui, il nostro cantore del libero mercato (citando sempre Bobbio in polemica con Ludovico Geymonat):

‘’Già da queste due citazioni appare chiarissimamente che un estremista di sinistra e uno di destra hanno in comune l’antidemocrazia (un odio,se non un amore). Ora l’antidemocrazia li accumuna non per la parte che rappresentano nello schieramento politico ma solo in quanto in quello schieramento rappresentano ali estreme. Gli estremi si toccano’’. (pag. 27)

Purtroppo il livello non è dei migliori; meglio dire, una volta per tutte, perché la destra tradizionalista critica la democrazia, e poi dire due parole sulla concezione della democrazia di Lenin (e non di certo dell’estrema sinistra).

6.La destra tradizionalista fa capo ad autori come Pound, Evola, e Junger,considerati: ‘’rivoluzionari conservatori’’.
Questi pensatori rivendicano delle gerarchie sociali che non siano fondate sulla proprietà (in questo ci può essere un'apparente convergenza con l’estrema sinistra, magari di matrice mazziniana).
Quindi, la loro critica si concentra principalmente su concetti astratti come l’usura, proprio perché il denaro ‘’dovrebbe’’ dare la spinta, a quella società democratica che loro disprezzano.
In questo concordo pienamente con Costanzo Preve il quale dice:

‘’ In modo molto acuto questa destra tradizionalista capisce bene che il denaro di per sé è un principio democratico ed egualitario, cui tutti possono accedere purché accettino le semplici regole dell’accumulazione capitalistica. Il regno del denaro, gli Stati Uniti d’America, sono anche il regno della democrazia’’. 5

Al lettore più accorto dovrebbe essere chiaro l’interesse di questi filosofi per la religione, dato che (la religione) pone delle gerarchie che sfuggono alla temporalità, e assumono delle caratteristiche assolutamente atemporali.
L’impotenza di questa destra (che è la destra culturale contrapposta da Marcello Veneziani alla destra politica e capitalistica) è davvero impressionante.

7.La critica alla democrazia dei comunisti (già il Movimento comunista fondato da Marx poggiava su basi democratiche) parte da analisi razionali, e quindi, utilizzando il linguaggio di Engels,posso ben dire scientifiche.
Lenin (come Marx e Trotsky) contestava alla democrazia borghese, proprio il fatto di non essere una vera democrazia (ricordate la critica di Rosseau a Locke?).
In effetti nella democrazia rappresentativa (ed è questo il punto centrale di ‘’Stato e rivoluzione’’) gli organi governativi non sono quelli elettivi, ma sono gli apparati burocratici (Pubblica amministrazione, esercito, magistratura), che appartengono alle classi egemoni.
Anche Galvano Della Volpe, con grande onestà intellettuale, da Rousseau arrivò a Lenin, rinvenendo, al contrario di Bobbio, il carattere democratico del socialismo.
Non posso soffermarmi su questo argomento per ragioni di spazio, ma ‘’Rosseau e Marx’’ di Della Volpe, è una lettura importante per tutti coloro che non vogliono cedere all’illusione bobbiana.

8.Per ciò che inerisce il gradualismo evoluzionista, Bobbio affianca stranamente Kant ad Hegel, e Comte a Marx (si veda il Paragrafo 3 del capitolo estremisti e moderati).
Da marxisti come Della Volpe fino ad antimarxisti come Colletti, Kant rappresentava l’opposizione reale, ed Hegel la contraddizione dialettica; il primo (Kant) era un cultore dell’economia di mercato (come Hume del resto), il secondo (Hegel) del primato della comunità politica sull’economia (come Aristotele o Fichte).
Ma la cosa che più stupisce è all’accostamento di Marx a Comte.
‘’Il nostro’’ non spiega un bel nulla, come al solito suo del resto (infatti chiude subito il Paragrafo), ma io dirò qualche parola a riguardo.
Marx, nel senso bobbiano, potrebbe essere un ‘’autore profetico’’ (evidentemente il filosofo torinese lo separa dai marxisti), dato che proprio in polemica con i fondatori della scienza sociale (fra cui c’è anche Comte), ha rivendicato il ruolo del proletariato nella storia.
Da una parte c’è l’armonizzazione dei rapporti sociali (Comte), dall’altra il superamento del capitalismo, in quanto questo perde la necessità storica.
Il cambiamento principale, deve essere operato dal proletariato (categoria filosofica,altrimenti come categoria storico-economica avrei detto classe operaia), che caccia di mezzo la borghesia.
Ancora una volta riemerge la distinzione fra la sinistra e i comunisti; Comte è la sinistra e Marx il comunista.

9.L’ultimo punto di questo articolo è dedicato al noltismo strisciante del filosofo torinese.
La tesi di Ernst Nolte (filosofo conservatore, e falsamente ostile al turbo capitalismo) considera il fascismo come una conseguenza della Rivoluzione d’ottobre, stabilendo, fra questi, un rapporto di causa ed effetto.
Questa teoria fu ripresa alla fine degli anni ’70, proprio a sinistra, da pensatori come Luciano Pellicani, e il Colletti antimarxista; da una parte si insisteva sul carattere totalitario del Bolscevismo, mentre dall’altra, si rivendicava il gradualismo evoluzionistico di cui sopra.
Il novecento diventa il secolo dei grandi totalitarismi (poco importa del carattere borghese del fascismo), a cui l’unico rimedio è la libertà individuale intesa come libertà di mercato. 6
Vediamo cosa dice il filosofo giuridico, da me, in questa sede criticato:

‘’Alla catastrofe Rivoluzione d’Ottobre (evento prodotto da una volontà collettiva cosciente) non si può porre rimedio se non con la <<catastrofe>> controrivoluzionaria (non a casa i prodromi del fascismo in Italia sono le <<squadre d’azione>>):comunismo e fascismo si rovesciano l’uno con l’altro’’. (Vedi punto 2 dello stesso capitolo).

Ma non gli basta, poveri noi:

‘’Il fascismo prima di diventare per la prima volta regime in Italia come risposta alla minacciata Rivoluzione bolscevica, nasce come ideologia conservatrice radicale in Francia alla fine del XIX, in parte anche come reazione alla rivoluzione non solo minacciata ma anche tentata,se pure come prova generale di una rivoluzione che non si farà, dei comunardi’’. (vedi paragrafo 5).

L’analisi di Bobbio non mi sembra molto rigorosa.
La Rivoluzione d’ottobre fu la risposta della classe operaia alla guerra imperialistica, scatenata dalla borghesia per la spartizione delle risorse; la catastrofe come è chiaro porta la firma del liberismo economico.
Vediamo di far capire una volta per tutte, la ragione della guerra e di quello che ci fu dopo,quindi mi permetto di citare Lenin (cito un pezzo già, citato altre volte, che sintetizza l’analisi marxista della Prima guerra mondiale):

 ‘’ Da ciò si vede come i popoli i quali, negli anni 1789-1871 lottarono, per lo più, alla testa degli altri per la libertà, si siano trasformati, dopo il 1876, sul terreno di un capitalismo altamente sviluppato e "ipermaturo", in oppressori e asservitori della maggioranza della popolazione e delle nazioni di tutto il globo terrestre. Dal 1876 al 1914, sei "grandi" potenze depredarono 25 milioni di chilometri quadrati, cioè una superficie due volte e mezzo l'intera Europa! Sei potenze tengono soggetti più di mezzo miliardo (523 milioni) di uomini nelle colonie. Per ogni 4 abitanti delle "grandi" potenze si contano cinque abitanti delle "loro" colonie. E' noto a tutti che le colonie sono conquistate col ferro e col fuoco, che nelle colonie la popolazione è trattata bestialmente, sfruttata in mille modi (per mezzo dell'esportazione del capitale, delle concessioni, ecc., con la frode nella vendita delle merci, con la sottomissione ai poteri della nazione "dominante" e così via). La borghesia anglo-francese inganna il popolo, affermando di condurre la guerra per la libertà dei popoli e del Belgio: in realtà, essa conduce la guerra per conservare le colonie che sfrutta senza misura. Gli imperialisti tedeschi avrebbero subito liberato il Belgio ecc., se gli inglesi e i francesi avessero "cristianamente" diviso con loro le proprie colonie. L'originalità della situazione sta nel fatto che, in questa guerra, i destini delle colonie vengono decisi dalla lotta armata sul continente''. 7

Capisco come questa citazione a molti non piacerà ma le analisi si fanno con rigore, e allora si capiranno davvero le ragioni storiche degli eventi, prescindendo da patologie emotive a difesa di un ordine dato.

10.Bobbio arriva alla fine del suo discorso (e meno male che siamo alla fine!) in questo modo:

‘’Un’alleanza fra comunisti e fascisti è un assurdo storico.
Nella contrapposizione fra estremismo e moderatismo viene in questione soprattutto il metodo, nell’antitesi fra destra e sinistra vengono in questione soprattutto i valori.
Il contrasto rispetto i valori è più forte che quello rispetto al metodo’’.

Il metodo gli avrebbe imposto di spiegare (come ha fatto Trotsky) i motivi che impedivano a Mussolini di ricorrere al capitalismo di stato per fronteggiare la crisi economica del 1929,ma purtroppo ‘’Il nostro’’ ha proceduto su un binario differente.
Le congiunture storiche del capitalismo ci hanno portato in una direzione opposta da quella indicata da Bobbio e ancora per ragioni di metodo dobbiamo rilevare che il suo studio attraverso dicotomie interne al ’’regime’’ capitalistico  è quanto meno superato.
Sulla democrazia totalizzante vi rimando ai miei precedenti articoli, invece per ora possiamo cominciare a discutere un contributo intellettuale, santificato dalla mafiosissima corporazione universitaria ma che in realtà presenta molte contraddizioni.

Note:

1)Stefano Zecchinelli ‘’Per una storia della sinistra. Dalla riforma sociale alla distruzione del sociale’’, pubblicato nel Blog Trotskologia

2)Gyorgy Lukàcs ‘’La Distruzione della Ragione’’ Ed. Einaudi 1959 pp. 313-314

3)Ibidem

4)Gyorgy Lukàcs ‘’Esistenzialismo o marxismo’’ Ed. Acquaviva 1995 pag. 37

5)Costanzo Preve ‘’Sinistra e destra, tradizione, identità, appartenenza, esaurimento, superamento''
Fonte: Blog Kelebekler

6)Si veda, pubblicato sul Blog Bentornata Bandiera Rossa, sempre di Stefano Zecchinelli ''Note critiche alla ideologia borghese della convengenza fra opposti totalitarismi''

7)Vladimir Ilic Lenin ''Il Socialismo e la guerra''
Fonte: Archivio Marxista Internet


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