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mercoledì 31 ottobre 2012

COME ANALIZZARE UNA SCONFITTA SENZA TAFAZZISMI di Riccardo Achilli




COME ANALIZZARE UNA SCONFITTA SENZA TAFAZZISMI

di Riccardo Achilli


Diceva il marchese De Sade: “se si ama il proprio dolore, esso diviene voluttà”. In molte analisi dei risultati (certo deludenti) della sinistra alle elezioni siciliane, fatte da pur ottimi compagni, emerge questa voluttà del farsi male. Per l’amor del cielo, il risultato finale consegna una sconfitta alla ottima e generosa compagna Marano ed ai partiti che la sostenevano. Cerchiamo però di guardare alle cose senza il piacere raffinato di prenderci da soli a martellate nei coglioni. Perché tanto c’è già il nemico di classe che lo fa abbondantemente.
Il risultato delle elezioni siciliane è in realtà chiaro, semplice e del tutto in linea con le previsioni: nessuno vince affinché niente cambi. Crocetta non ha la maggioranza assoluta nell'Ars e farà un accordo politico con l'autonomismo ex lombardiano ed ora rappresentato da Micciché, propiziato dai buoni uffici dell'Udc. Si ripeterà quindi l'assetto di potere già sperimentato in questi anni: autonomisti e cuffariani, con il PD lieto di rimanere dentro la stanza dei bottoni, dopo essersi sdoganato, nei confronti del blocco di potere che governa l'isola, con gli anni dell'appoggio alla Giunta-Lombardo. Con la crisi economica e a sostanziale bancarotta della Regione, il blocco di potere che governa la regione da sempre smotta verso il basso, per l'ingresso nell'area dell'astensionismo di aree di elettorato non più garantibili da meccanismi consociativi che sono saltati, e non possono essere ricostruiti. Mentre il voto di protesta si orienta verso la demagogia inutile e vuota di Grillo, per l'incapacità di una sinistra, pasticciona organizzativamente (vedi pasticcio-Fava), di dimostrarsi credibile, anche se il programma della Marano era intelligente e concreto. Non è bastata ovviamente la faccia onesta della Marano e la sua storia per compensare un grave errore organizzativo che ha di fatto eliminato il leader "naturale" a campagna elettorale iniziata, in una politica che dopo vent’anni di berlusconismo è degenerata verso un leaderismo carismatico sempre più importante per determinare i risultati elettorali (senza contare la scarsa copertura mediatica che la coalizione di sinistra ha patito).
Le ripercussioni a livello nazionale ci saranno, è evidente. Ha purtroppo ragione Casini, il modello pseudo progressisti/veri moderati, nell'assenza di una vera opposizione politica (non considero tale l'M5S, che, in presenza di problemi enormi, pensa di risolvere tutto portando a 2500 euro lo stipendio dei consiglieri regionali) si rafforza. La componente non allineata dell'elettorato siciliano ha spesso apprezzato la linearità e la semplicità quasi elementare delle proposte dei grillini, e le scelte nazionali di SEL, che ha preferito allearsi con il PD a differenza della scelta fatta su scala regionale, potrebbero aver influito nel creare qualche disorientamento nel bacino elettorale potenziale della Marano. Ma il modello SEL/Idv/Rc/Verdi appoggiato dalla FIOM ha ancora più di una carta da giocare, nonostante la sconfitta. In una regione certo non di sinistra come la Sicilia, ottiene il 6,5% dei voti, con punte dell'8-9% nell'area urbana di Palermo. Questo è un punto di partenza, sarebbe disonesto non ammetterlo.
Il prendersi a martellate sui gioielli di famiglia è peraltro una caratteristica della sinistra, da sempre. Il ragionamento disfattista sulla sconfitta andrebbe anche visto sotto un’angolatura diversa: se i partiti che sostenevano la Marano si fossero presentati unitariamente, anche in forma confederata, come ad esempio Izquierda Unida, con il 6,5% avrebbero avuto il loro gruppo consiliare dentro l’Ars. La sinistra italiana non può vivere, politicamente, in un eterno presente, in cui contano solo i risultati elettorali immediati. Non lo si può fare stante la situazione complessiva di sfascio e frammentazione della sinistra italiana, ed il debole radicamento di classe, messo a repentaglio da decenni di riformismo debole, confusione politica e programmatica, opportunismo carrieristico, personalismi e leaderismi, e da una degenerazione della spinta ideologica provocata da vent’anni di politica/marketing berlusconiana e dagli effetti da “pensiero unico” attivati dalla caduta del Muro di Berlino.
Occorre lavorare duramente per:
  1. ricostruire forme organizzative unitarie di una sinistra che, di fronte a leggi elettorali che impongono soglie di sbarramento sempre più alte, non può più continuare a bearsi dell’illusione della coltivazione di praticelli partitici identitari o personalistici,
  2. rilanciare proposte programmatiche all’altezza dei problemi della società,
  3. ricostruire un radicamento di classe e una nuova consapevolezza diffusa della gravità ed eccezionalità della fase attuale (aiutando il proletariato a rifuggire dai “rimedi” grilleschi, che sono un pò come voler riparare un bullone di una paratia del Titanic mentre la nave spezzata in due affonda a velocità incredibile. In fondo le proposte "rivoluzionarie" di Grillo non sono altro che richieste di normalità - costi della politica non stratosferici, onestà degli amministratori, ascolto dei cittadini, attenzione all'ambiente ed alla green economy - che in Paesi diversi dall'Italia sono regole comune condivise da tutte le forze politiche).
Allora, anziché continuare ad analizzare dolorosamente sconfitte del presente, la sinistra ha il dovere di lavorare per il futuro. Nessuno ha detto che è facile, nessuno ha detto che è un lavoro appagante nell’immediato, nessuno può pretendere risultati oggi, dopo il dissesto dal quale veniamo. Ma lo dobbiamo, prima di tutto, ai 122.633 elettori siciliani che hanno votato per la Marano. Anziché ripartire dal cilicio, ripartiamo dal futuro. 

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