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i Quaderni di Bandiera Rossa "La Storia è finita" di Norberto Fragiacomo
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martedì 26 marzo 2013

GRILLO REAZIONARIO? NON PIÙ DI BERTINOTTI E FERRERO



GRILLO REAZIONARIO?
NON PIÙ DI BERTINOTTI E FERRERO
- risposta a Franco Grisolia e Luca Scacchi del PCL sui “risultati elettorali”-

di Lorenzo Mortara
Rsu Fiom-Cgil Rete28Aprile 


Sommario - Preambolo; Niente per cui esultare?; Grillo le masse e gli operai; Syriza e il M5S; Grillo il leninista; Grillo il razzista fascista; Grillo il sindacalista; Conclusioni.


Cremaschi sembra uno dei pochi ad aver avuto parole buone per la vittoria dei grillini. Buon segno, la Rete28Aprile ha qualche speranza in più di giocare nel prossimo futuro un qualche ruolo che non sia quello di spettatore che, senza ombra di dubbio, le varie sette con cui si accompagna da un po’ di tempo a questa parte le faranno fare non appena seguirà le loro pessime analisi sul M5S.

Prima della vittoria dei grillini, per costruire il sindacato di classe, la Rete28Aprile sembrava avviata, sul piano sindacale, all’alleanza coi vari arcipelaghi del sindacalismo di base, e sul piano politico a subire l'influenza un po' di Rifondazione e un po' del Partito Comunista dei Lavoratori i cui militanti sono in gran numero tra le nostre fila. In breve a lottare sindacalmente con qualcosa sopra lo zero, e politicamente tra lo zero e dintorni. È ovvio, invece, almeno per chi scrive, che il sindacato di classe la Rete28Aprile lo costruirà quando concentrerà i suoi sforzi per prendere il potere nella Cgil, non quando li sprecherà, per tre quarti come adesso, alla ricerca dell’alleanza coi quattro gatti di base, che vogliono fare la lotta di classe al contrario, cioè costruendo il fantomatico sindacato di classe fuori dalla classe! Alla stessa maniera, la condizione per la ricostruzione di una sinistra di classe, passa, oltreché dalla distruzione di tutto il centro sinistra completo, dirigenti attuali di Rifondazione compresi, anche dalla distruzione sistematica di tutte le velleitarie illusioni di chi continua a presentarsi come alternativa immaginaria all’unica reale opposizione attualmente presente in Italia: il M5S appunto, anche se non è l’opposizione di classe che vorremmo noi, ma un’opposizione interclassista radicale.
Ora, con la vittoria di Grillo, la sconfitta di Bersani e quindi della Cgil maggioritaria, unita all’ennesima batosta di Rifondazione, per la Rete28aprile si aprono insperate possibilità di avanzamento sia sindacale che politico, ma solo a condizione di non sbagliare le prossime mosse sui due versanti. Per prendere la testa della Cgil occorre farla finita con l’autonomia sindacale, che è sempre finta, e costruire un partito cinghia di trasmissione della Rete che scalzi il PD dal ruolo di padre e padrone della Cgil. Mentre costruisce questo partito dentro Rifondazione (un partito sull’orlo del baratro ma comunque reale) dando una mano ai compagni di FalceMartello perché prendano le redini della direzione, è necessario che la Rete28Aprile non bruci all’istante i rapporti proficui che può e deve instaurare con il M5S, unico partito attualmente che ha la concreta possibilità di aiutarci a far fuori tutta la vecchia sinistra, da Bersani a Ferrero, passando per Vendola, Diliberto eccetera. Se invece la Rete28Aprile s’incamminerà sulla strada su cui già vogliono incanalarla i tanti settari che si porta appresso, non solo non ci sarà alcun futuro per lei, ma anche per una qualche sinistra per i prossimi cinquant’anni. Se al posto di provare ad aiutare un movimento appena nato e fragile come un bambino, si metterà a fucilarlo per ogni suo passo sbagliato o a dargli addirittura del “movimento reazionario”, per la Rete28Aprile non ci sarà speranza. Lasci dunque ai disperati del PCL, ai compagni Grisolia e Scacchi, dire simili mostruosità. Ma che lo facciano sul loro giornale di Partito che non legge nessuno, non sul nostro sito. La Rete28Aprile, per quanto piccola sia, è una realtà, il PCL non esiste e noi non possiamo permetterci di pubblicare i pensieri irreali dei suoi fantasmatici compagni. Mi spiace dirlo, per la stima enorme che porto per il compagno Ferrando – per sempre mio maestro, assieme a tanti altri grandi marxisti di cui sono seguace – e per tanti altri generosissimi compagni del PCL, compreso il compagno Grisolia, ma noi non siamo niente come gli iscritti al PCL, e non possiamo permetterci di rimanere niente come loro distruggendo tutto ciò che c’è di buono in quello che ci sta attorno. E definire Grillo e i grillini come reazionari o fascisti di sinistra ci taglierà sul nascere ogni possibilità di collaborazione costruttiva con loro e ci farà apparire agli occhi delle masse come dei burocrati a tutela del sistema o come dei settari che a furia di spaccare il capello in quattro si ritrovano a spaccarlo da soli perché al solo sentirli le masse si ritirano disgustate.
È facile definire il M5S reazionario, riportando tutte le frasi infelici dette da Grillo. Sarebbe più difficile se si riportassero anche le tante, in numero nettamente superiore, di quelle felici. Grisolia e Scacchi non solo non ne riportano alcuna, ma scompongono fino alla nausea ogni virgola del Grillo pensiero storpiandone per lo più il senso. Infatti, nella maggior parte dei casi, probabilmente per il loro settarismo congenito, Grisolia e Scacchi non hanno capito niente dei limiti del grillismo, e ce li mostrano al contrario di come in effetti sono. Vediamo le cose un po’ più nei dettagli.


NIENTE PER CUI ESULTARE?

Secondo i due compagni non ci sarebbe niente da festeggiare per la vittoria dei grillini, in quanto sarebbe il risultato della sconfitta del Movimento Operaio. E certo, se il Movimento Operaio si identifica con il PD, con SEL o con Rifondazione-Ingroia, allora è vero che abbiamo preso una batosta. I due compagni, almeno da questo punto di vista, non sono certo tra coloro che identificano il Movimento Operaio con quelle tre cariatidi a forma di Partito di sinistra o di centro-sinistra. Per loro disgrazia però, identificano il Movimento Operaio col PCL e con altre chissà quali avanguardie che si conteranno presumo sulle dita di una mano monca, la stessa mano monca, che basta e avanza per contare anche i quattro voti del PCL. E certamente se così stessero davvero le cose, dovremmo convenire che anche il PCL le ha prese sonoramente (ma è in crescita, almeno così diranno i suoi generali: «dallo 0,0000 siamo passati allo 0,00... siamo metà del nulla di ieri, champagne compagni!»). Per quanto mi riguarda sono molto più generoso col giudizio sulla loro tornata elettorale. Il PCL – state tranquilli compagni militanti – non ha affatto perso le elezioni, per la semplice ragione che non era nemmeno in gara. È stato iscritto per pietà istituzionale e per mancanza di senso del ridicolo dei suoi capi. Ma allora abbiamo vinto o abbiamo perso? Per capirlo bisognerebbe spiegare ai compagni Grisolia e Scacchi che, in termini marxisti, non può esistere una cocente sconfitta del Movimento Operaio che non sia al contempo anche una entusiasmante vittoria del Capitale. Eppure ci si domanda: han vinto i padroni? E la risposta è semplice: no! Su chi avevano puntato, infatti, i padroni? Ma sull’accoppiata Monti-Bersani naturalmente. E invece Bersani e Monti le han prese, e pure secche, e senza Berlusconi o i grillini, e quindi senza Berlusconi, non possono governare. Di qui la rabbia schiumante dei giornali padronali. Perché un Governo con Berlusconi che riproponga il temibile trio è pur sempre possibile, ma anche se alla fine in un modo più o meno nascosto si farà lo stesso, nascerà già logoro e impossibilitato davvero a proseguire allo stesso ritmo di prima. Si ridurrà dunque a qualche riforma insignificante prima di spianare la strada a Grillo con le prossime imminenti elezioni. In breve, per ora, il Capitale non può governare come vuole, cioè continuando il massacro degli operai. Grillo, reazionario o meno, ha fermato Monti e la Confindustria. Non ci ha dato la vittoria, ma ha tolto dal Governo il Capitale per darci lo Stallo al Governo. E non è mica poco. Perché prima di cominciare a fare passi in avanti, bisogna smettere di farne all’indietro. E anche se ora tutte le comari che abbiamo tra l’intellighenzia di sinistra piagnucolano perché senza qualcuno che le governi sentono la loro vita da serve in gravissimo pericolo, noi sappiamo che è meglio un anno o giù di lì senza un governo, che vent’anni di governi padronali e antioperai come abbiamo avuto dalla nascita della loro Seconda Repubblica ad oggi. A noi non serve un Governo, ma un Governo degli operai. E in mancanza di un Governo nostro, possiamo benissimo stare senza un qualunque governo loro. Perciò, seppur con molta moderazione, noi possiamo festeggiare. Tocca ai padroni piagnucolare, in attesa di farli piangere davvero con tutte le loro lacrime presenti, passate e future.
A questo punto la critica critica potrebbe confondere l’apertura ai grillini come l’apertura al meno peggio, ma a parte che il meno peggio porta di fatto al peggio, resta il fatto che almeno per i suoi teorici il meno peggio consiste nel votare il partito che ti dovrebbe far fare meno passi indietro. Ma con Grillo non si tratta di fare meno passi indietro rispetto agli atri partiti, ma di avere qualche speranza di farne, per la prima volta da tanto tempo, qualcuno avanti. Grillo perciò non è il meno peggio, ma il meglio presente attualmente sulla piazza, anche se non è il meglio del meglio, vale a dire il partito rivoluzionario.



GRILLO LE MASSE E GLI OPERAI

I compagni Grisolia e Scacchi non festeggiano perché il M5S non fa parte del Movimento Operaio a differenza di Syriza, di Isquerda Unida e del Front de Gauche. E perché mai il M5S non ne fa parte e loro sì? Ma naturalmente perché Syriza e Front de Gauche hanno la patente operaia assegnata dall’ufficio rosso del PCL per il quale Grillo non ha passato l’esame. E ce l’hanno nonostante le infinite dichiarazioni riformiste e “compatibiliste”, come si esprimono in modo terrificante i due compagni del PCL, che i dirigenti greci, spagnoli e francesi hanno fatto e continuano a fare esattamente come Grillo. Quando Tsipras, una specie di Bertinotti greco, dice ai burocrati di Washington «Spero di convincervi che non sono così pericoloso come certuni provano a dire», non è forse molto simile al Grillo che dice che dovrebbero ringraziarlo, perché senza il M5S ci sarebbe la rivolta? E cosa c’è di diverso rispetto al Bertinotti fulminato dalla non-violenza per entrare nella catodica iperviolenza da salotto di Porta a Porta? Però, a detta dei due compagni del PCL, se sono Bertinotti, Tsipras o altri come loro a rassicurare il sistema, lo fanno per conto di masse anticapitaliste magari anche solo in maniera confusa, se lo fa Grillo lo fa per conto di masse reazionarie!
È difficile definire le masse, dentro di loro ci possono essere gruppi piccoli borghesi o proletari o misti o altro ancora. È certo però che le masse non sanno a memoria Das Kapital di Karl Marx. Le masse non votano programmi. Hanno problemi materiali e si orientano verso quei partiti che ai loro occhi danno segni di poterli risolvere. Possono quindi dare la fiducia sia a partiti progressisti sia a partiti reazionari, specie se i primi non fanno quello che loro sentono più urgente. E lo fanno anche nel giro di poco tempo. Si sono rivolte alla Lega vent’anni fa dopo 50 anni in attesa che la democrazia regressiva del PCI si trasformasse in quella progressiva propagandata sistematicamente durante le campagne elettorali per essere messa a cuccia subito dopo. Già questo, visto il fallimento leghista con relativa delusione di massa, dovrebbe far capire che ancora più a destra era difficile che le masse si spostassero. In questa crisi, dunque, hanno dato come sempre il voto alle prime forze politiche che hanno trovato sotto il naso e che davano segni di essere alternative. La risposta alle politiche massacra-popoli, in Grecia ha preso la forma di Syriza, esattamente come qua ha preso la forma del M5S. Si invertano infatti le masse greche e italiane, e gli italiani in Grecia voteranno Syriza e i greci in Italia voteranno il M5S. Infatti, se invece di parlare in astratto di masse anticapitaliste o reazionarie, Grisolia e Scacchi avessero provato anche a dirci dove si sono orientate le masse operaie, forse avrebbero avuto delle difficoltà a espellere il M5S dal novero dei patentati del Movimento Operaio. In effetti, come hanno votato gli operai? Gli operai hanno votato in massa Grillo, tanto è l’odio imperituro che il PD s’è guadagnato nelle fabbriche con la controriforma Monti-Bersani delle pensioni e tutto il resto. Grillo sbanca dove si lotta, in Val Susa (il No-Tav, tipico movimento reazionario ha avuto un solo partito che l’ha appoggiato senza riserve: il M5S, movimento dunque più reazionario dei reazionari No-Tav giustamente incarcerati da quello sporco comunista del procuratore Caselli!) nel Sulcis, a Taranto nel quartiere operaio più legato all’Ilva, e dulcis in fundo nella cintura rossa che orbita attorno a Mirafiori e che va da Rivalta a Grugliasco. Il M5S è il primo partito tra gli operai. Dunque, Grillo non fa parte del Movimento Operaio, in compenso il cuore del Movimento Operaio batte per i grillini. Ne viene che il M5S potrebbe anche far parte del Movimento Operaio Reale, se poi non farà parte del Movimento Operaio Mistico, quello di Grisolia e Scacchi, pazienza, se lo tengano pure, è perfetto per i compagni metafisici come loro. Eppure – obietterà Tommaso il Santo Settario – chi l’ha detto che solo perché è stato votato dagli operai il M5S debba essere dalla loro parte? Gli operai potrebbero aver anche votato un movimento reazionario. In fondo l’hanno già fatto ieri perché oggi dovrebbero aver più coscienza che in passato? Chi ce lo garantisce? Nessuno ce lo garantisce, ma siccome è dai tempi in cui Moretti chiese a D’Alema di dire una cosa di sinistra che, Nanni di sicuro no, ma tutti gli operai si aspettavano senz’altro da lui come da Prodi come da Bertinotti o da chi per loro, non solo che la dicessero – questo per la verità interessava solo ai registi di partito – ma soprattutto che la facessero, o ne facessero anche solo mezza, ebbene proprio per questo, per il semplice fatto che una battaglia vera e di sinistra, senza ambiguità e tentennamenti come quella contro la TAV, il M5S l’ha fatta, possiamo essere sicuri che se proprio non è interno al Movimento Operaio, quello di Grillo è comunque il movimento più a sinistra presente sulla piazza, quello più democratico, più progressivo e meno reazionario di tutti. Gli operai proprio per questo l’hanno votato, perché hanno capito subito col loro senso pratico, che non ha nulla a che vedere col realismo doppiogiochista di sinistra, che non avevano nessun’altra alternativa se volevano fare un progresso e non, come al solito, un regresso, condito però dalla fede mistica nella Costituzione e dalla retorica sul valore del lavoro e su altre sinistre corbellerie. Gli operai han fatto benissimo perché se si sottolineassero gli altri aspetti positivi del programma grillino, dall’abolizione delle leggi sul precariato fino alla riduzione dell’orario di lavoro e alla pensione a 60 anni, tutti punti emersi nei momenti più ispirati dello Tsunami Tour ma già presenti in tutti gli spettacoli di Grillo degli ultimi anni come nel suo blog, si capirebbe che i grillini non sono affatto un movimento reazionario, ma uno dei tanti movimenti democratico-progressisti in giro per il mondo, movimenti cioè sostanzialmente di sinistra. E per la verità sono probabilmente il movimento più avanzato. E non potrebbe essere diversamente visto che gli attivisti del M5S provengono per la maggior parte dall’arcipelago no-global, dai movimenti per l’acqua, dal volontariato e dal mercato equo e solidale. Dal mondo insomma di sinistra. E difatti, lo stesso Grillo, grande amico di De André, nei suoi spettacoli, pur con qualche ambiguità, ha sempre sostenuto temi sostanzialmente di sinistra, dall’ecologia alle reti televisive pubbliche senza spot eccetera. È vero, ha sostenuto anche cose reazionarie, ma non troppo come vogliono far credere Grisolia e Scacchi, e certamente non più reazionarie di tutte quelle sostenute e appoggiate, magari senza dirlo esplicitamente, da Bersani, Bertinotti, Vendola e Ferrero, vedi missioni di guerra, gulag per immigrati chiamati Cpt eccetera. Se i due compagni del PCL lo vedono come un miscuglio tra Casa Pound e Scientology (con che coraggio una setta di tre gatti che non contano un tubo accusi di settarismo il primo partito del Paese, è tra le cose più straordinarie e al tempo stesso inquietanti dell’articolo di Grisolia e Scacchi) è solo perché hanno invertito destra e sinistra. Infatti la cosa più esilarante, addirittura grottesca dell’intero articolo dei compagni del PCL, è il passo in cui si dice che gli aspetti più reazionari del programma grillino verrebbero fuori una volta al potere da soli, mentre ora in accordo con Bersani potrebbe portare persino «a qualche riforma positiva». Ne viene che è quel che resta di sinistra nel PD a frenare il cuore fascista, reazionario e destrorso del M5S. E che cosa resti di sinistra in Bersani e soci lo sanno solo Grisolia e Scacchi. Chiaro dunque? Non è il M5S che fa spostare leggermente a sinistra il PD, il quale offre 8 miserabili punti di briciole sperando che bastino per accontentarlo, no è il PD l’argine di centro-sinistra contro l’avanzata delle camice nere grilline sponsorizzate da Scientology! Ecco perché il M5S è reazionario per i compagni del PCL, perché riescono nell’impresa di metterlo più a destra del PD. Ma se così fosse, con un partito in ascesa e che alla Camera pesa in termini di voti più degli ex comunisti, la Confindustria non l’avrebbe già scelto come erede naturale del morente Partito Democratico? Il Corriere della Sera non avrebbe già detto che gli interessi del Paese coincidono con quelli del M5S e che chi dice il contrario, come lo stesso Corsera del giorno prima, dice solo delle calunnie? Eppure, allora, come spiegare tutte le rassicurazioni al sistema che Grillo fa e il credito a singhiozzo che i giornali padronali gli fanno? Il M5S è un movimento piccolo borghese, e come tutti i movimenti di questo genere è un miscuglio di aspetti di sinistra e di destra, proprio per questo non si sente né di destra né di sinistra, perché oscilla continuamente tra l’una e l’altra. Perciò, aspettarlo al varco per ogni frase reazionaria che emerge significa perdere tempo a rimarcare l’ovvio. Prepariamoci, dunque, tante altre ne sentiremo, ma se non siamo sordi sentiremo anche tante altre cose più che buone, musica per le nostre orecchie rosse. Dipenderà anche dal contributo che l’estrema sinistra che non conta un tubo saprà dare, se il M5S penderà più a sinistra che a destra. Il continuo approcciarsi ai grillini come dei dotti tangheri che rimarcano con spietatezza da suore di clausura ogni loro passo falso è il modo migliore per contribuire al fallimento della prima forma organizzata in Italia di opposizione alla casta e a tutto il suo sistema. Per fortuna per ora la sinistra radicale conta talmente poco, che possiamo stare tranquilli che il suo pessimo contributo non scalfirà minimamente il M5S. C’è il rischio che a dargli credito, però, distrugga quel che resta di noi. Per fortuna, mi pare che da Cremaschi a tanti altri intellettuali meno ottusi dei compagni del PCL, qualcuno ha già capito che l’approccio ai grillini deve essere diametralmente opposto, e cioè orientato a sottolineare con forza gli aspetti di sinistra per aiutare i grillini a prendere slancio nella loro radicalizzazione. Infatti, se la borghesia un giorno sì e l’altro no sta sdoganando il M5S, è proprio perché a differenza dei settari di sinistra ha scelto l’identica tattica dei nostri intellettuali migliori, girata però dalla sua parte, ovvero vellicare i grillini sulle cose di destra o apparentemente di sinistra affinché possa integrarli nel suo sistema dandogli pure l’illusione di essergli contro. La borghesia, che a differenza dei settari, di tattica, se ne intende, ha subito messo nel piatto le quisquilie del programma minimo dei grillini: taglio dei camerieri parlamentari, dei loro stipendi, innocue leggi sul conflitto d’interessi, eccetera, eccetera. La borghesia non vede l’ora di risparmiare un po’ di quattrini tagliando un po’ dei parassiti che deve pur mantenere nel Parlamento. Perché così, una volta mandati a zappare metà dei parlamentari e usati i soldi risparmiati per pagare a sé stessa i suoi interessi sul debito, il gioco delle tre carte le sarebbe riuscito un’altra volta alla perfezione. È per questo che apre apparentemente ai grillini, perché spera si freghino da soli col loro minimalismo, da quattro soldi letteralmente, che farà fare il giro dell’oca al denaro per spostarlo dalla tasca destra alla tasca sinistra ma sempre della Signora Borghesia. Ma la borghesia teme anche che questo giochetto non basti, e infatti non si fida e non fa parola sul resto del programma grillino, quello dedicato al lavoro e al quale non ha concesso la minima apertura. Tocca appunto a noi incalzare i grillini perché lo tirino fuori subito, per giunta irrobustito, ogni qual volta qualcuno provi ancora a spronarli verso l’inciucio. I grillini chiedano la riduzione dell’orario di lavoro da 40 a 30 ore, e la cancellazione in blocco di tutte le controriforme delle pensioni e delle leggi sul precariato, e vedranno subito che più nessun rappresentante padronale, né Bersani, né la Repubblica né la Stampa né il Corriere né altri servi tenteranno più di convincerli ad alcun inciucio. Di fronte alle riforme vere, quelle di classe (operaia), tutta la borghesia si ritirerà disgustata. Più nessun servo della borghesia dalle colonne infami dei suoi giornali, chiederà ai grillini di essere ragionevoli e di sentirsi responsabili. I grillini saranno totalmente liberi di essere finalmente quello che tutti noi dobbiamo spronarli ad essere: completamente irragionevoli e del tutto irresponsabili verso i borghesi e il loro Paese.
Certo finché si dirà che il M5S non ha un programma per il lavoro, non potremo mai approcciarci in questa maniera ai grillini. Ma la verità è che non è il M5S a non avere un programma per il lavoro, sono gli altri che non ce l’hanno. Il programma del M5S è solo una linea guida, è un cantiere aperto, determinato più dagli umori di piazza che dal pezzo di carta scritto. Non c’è niente di più idiota quindi che giudicare il M5S solo dalle tre pagine di canovaccio sul programma. Per altro se le si leggono emerge comunque una bozza in cui è prevista la fine del precariato e il reddito di cittadinanza. Poca roba, ma certo manna, in questi tempi di magra, se venissero applicati. Inoltre, durante lo Tsunami Tour, il programma si è già spostato decisamente a sinistra con l’abolizione della riforma Fornero e la riduzione dell’orario. E il programma si sposterà ancora più a sinistra se troveremo il modo di interagire coi grillini in maniera costruttiva. In questo modo non solo indeboliremo la casta e il suo sistema, ma avremo anche la possibilità di costruire una nuova sinistra di classe. Viceversa per la sinistra classista non ci saranno speranze. Per i grillini invece un po’ meno, ma comunque, azzerata la sinistra dalla stupidità del suo settarismo, tutte dovranno essere risposte in loro.


SYRIZA E IL M5S

Se in Grecia votando Syriza le masse esprimono confusamente il loro anticapitalismo e in Italia invece il loro lato reazionario, ne viene in primis che gli operai in Grecia sono più avanti di quelli italiani, e in secundis che Syriza è meglio del M5S. Ma siamo proprio sicuri che sia così? Da che cosa stabiliamo che Syriza sia meglio del M5S? Dalle bandiere rosse che sventolano in Piazza Syntagma? Per i compagni del PCL in fondo è un problema secondario avendo scelto sia in Grecia che in Italia di non appoggiare né l’uno né l’altra, per non rischiare di affossare sul nascere la crescita imminente, nei due paesi, del partito rivoluzionario fantasma. Per noi le cose sono un po’ più complesse. La Grecia è senz’altro in uno stadio molto più avanzato della crisi. Inoltre, in Italia il Movimento Operaio è ancora sotto il peso enorme di quel che resta dell’ex più grande partito stalinista d’Europa, il vecchio PCI. A questo si aggiunga il tallone di ferro di ben tre burocrazie sindacali, due completamente al servizio del padronato, e una in mano al suo principale partito, il PD appunto, che schiacciano e soffocano sul nascere tutte le iniziative di lotta. La devastazione ideologica prodotta dallo stalinismo in nessun Paese pesa così tanto come in Italia. Basterebbe questa semplice considerazione per capire che non si poteva pretendere di più dalle masse italiane. Il M5S era l’unica possibilità concreta per le masse di aggirare tutte queste insopportabili cappe e aprire pian piano una nuova via. Il successo del M5S non prova l’arretratezza degli operai, ma la loro grande maturità. Maturità che è ancora più grande se si pensa alla figura penosa che quasi tutti gli intellettuali riformisti keynesiani, Landini in testa con tutto il suo codazzo di Gallini e Revelli, hanno fatto al momento del voto, rifugiandosi chi fra le braccia mortali di Sel, chi fra quelle di Bersani, chi pure fra quelle di Ingroia, e cioè di fatto fra le braccia di Monti e Marchionne e le politiche antioperaie contestate fino al giorno prima. Con delle zucche del genere, incapaci letteralmente di pensare, l’unica cosa che si può dire con certezza di queste elezioni, è che per fortuna ci sono ancora gli operai che sanno usare la testa.
La visione in base alle quale il voto a Syriza sarebbe un voto più cosciente rispetto a quello per i grillini, è una visione del tutto meccanicistica, che tiene conto solo delle etichette. Il M5S non è più reazionario di Syriza, al contrario è molto più avanti. I dirigenti delle due compagini mostrano suppergiù gli stessi limiti piccoli borghesi, la vera differenza tra i due sta nel personale politico. Mentre l’apparato di Syriza è in tutto e per tutto un apparato burocratico con difetti simili a quelli del centro sinistra italiano, quello del M5S è invece composto pressoché in blocco da gente nuova. Il M5S si segnala per un ceto dirigente estremamente giovane e con una forte presenza femminile. Un ceto scelto attraverso una selezione on-line che, pur con mille difetti, è molto più democratica della selezione burocratica di Syriza. Il gruppo dirigente di Syriza è molto più compromesso col cretinismo parlamentare greco, di quanto lo sia il M5S col cretinismo parlamentare italiano. La sua opposizione non nasce da alcuna vera e propria visione alternativa, ma solo dalla situazione esasperata che si è creata. Se non ci fosse stato il crac greco, Tsipras starebbe facendo le stesse cose che hanno tentato di fare Ferrero, Diliberto eccetera. Questo significa che per il sistema sarà molto più facile risucchiare al suo interno Tsipras e il suo apparato piuttosto che i grillini. Difficilmente Syriza potrà combinare qualcosa di buono senza sostituire l’attuale dirigenza con una nuova, integerrima. Il M5S invece non ha questo problema. I suoi parlamentari saranno molto più intransigenti e irreprensibili rispetto ai burocrati di Syriza. Da loro potremo ottenere molto di più, anche se non hanno una visione classista, come del resto non ce l’ha Syriza. Ma mentre Syriza tenderà a spostarsi al centro, cioè a moderarsi, la maturità del gruppo dirigente del M5S è più probabile che segua la via inversa, quella dell’ulteriore radicalizzazione. In breve i “reazionari” del M5S potrebbero portare le prime riforme progressiste che i “rossi” greci non saranno in grado di fare una volta al potere.
In sintesi: l’Italia, se si esclude il Venezuela prima della morte di Chávez, è il Paese più vicino alla rivoluzione, perché qua da noi c’è il movimento probabilmente più avanzato del mondo, nettamente più avanzato delle primavere arabe che ancora non hanno prodotto una qualche direzione seria, e nettamente più avanzato rispetto alla Grecia dove l’ambiguità di Tsipras sta già bruciando Syriza che perde colpi.




GRILLO IL LENINISTA

Persi dietro al microscopio, al compasso, al goniometro e a tutti gli strumenti con cui hanno squartato il Movimento a 5 Stelle, i compagni Grisolia e Scacchi non si sono neanche accorti che nelle viscere delle loro critiche si ritrovano parecchi tratti della critica borghese. Bel marxista, quello che per attaccare Grillo usa gli stessi argomenti dei tanti editoriali che tutti i pennivendoli della stampa di regime usano da un mesetto a questa parte per screditarlo.
Non appena i grillini hanno cominciato a imporsi in qualche comune, tutta la casta, quella parlamentare e la sua appendice giornalistica, ha scoperto improvvisamente l’amore per la democrazia e il necessario pluralismo all’interno dei partiti, non i loro ovviamente, ma solo quello di Grillo, l’unico chiamato immediatamente a rispondere della mancata trasparenza e della dittatura spietata esercitata dall’alto, contro i dissidenti, dai due guru, Grillo e Casaleggio. E come la borghesia invoca la democrazia per i poveri sudditi grillini, anche i compagni Grisolia e Scacchi riconoscono che alcuni grillini potrebbero non essere reazionari, se solo non fossero subordinati in tutto e per tutto a quei “leninisti” dogmatici di Grillo e Casaleggio. Eppure con quanta rabbia la borghesia ha appreso la notizia che i suoi inviti a lasciare fare ora ai cittadini eletti, a usare la propria testa sono caduti nel vuoto insieme con altri, numerosissimi e interessatissimi consigli. Solo Grisolia e Scacchi sembrano non essersene accorti. Siccome però i consigli non sono stati presi in considerazione, dai consigli non richiesti i borghesi sono passati alle provocazioni. Con 165 grillini tra le mani, vuoi che non ci sia quella che cita il Duce a sproposito o quello che non sa la Costituzione? Ecco che i grillini sono ignoranti e incompetenti nel loro complesso, come se il massimo dell’ignoranza e dell’incompetenza politica non fosse quella dimostrata ampiamente da lor signori sia nella Prima che nella Seconda Repubblica, nonostante tutte le lauree prese a rate e i corsi di Master fatti e, spesso, non fatti. E come se sapere quello che dice la Costituzione fosse sapere qualcosa, quando l’unica cosa da sapere è che, se ai padroni serve, in Parlamento si può fare qualunque cosa, anche calpestare ad uno ad uno tutti i suoi articoli, come in effetti è sempre avvenuto e ancora avviene, non solo con le missioni di pace in Afghanistan, ma anche con tutto il resto. Perciò, ha tutte le ragioni il grillino inesperto che invita Bersani a fare il Governo per votare poi singolarmente le proposte, e nessuno è più ignorante e idiota del sapientone piccolo borghese che inveisce contro l’ignoranza grillina che non sa che senza il suo appoggio Bersani non può fare il Governo perché la Costituzione lo vieta. Falso! Infatti, il bacchettone non sa per troppa supponenza che in verità la Costituzione ha vietato tante cose, ma di fatto non ha mai vietato di violare la Costituzione. Solo l’intelligenza artificiale dei sapientoni è rimasta inviolata, non solo dalla Costituzione ma anche da chi la calpesta. Ed è rimasta inviolata per la semplice ragione che non c’è.
È passato quasi un mese dal giorno delle elezioni. Per qualcuno il M5S si sarebbe spaccato subito, alla prima offerta di Bersani. Eppure a tutt’oggi, possiamo parlare di un unico peccato veniale dei grillini: il voto di una decina di loro per mettere alla guida del Senato il procuratore antimafia meno temuto dalla mafia, vale a dire il procuratore Grasso, quello per capirci che ha ringraziato Berlusconi per aver fatto tantissimo contro la mafia! Se escludiamo questa prima piccola sbavatura, per il resto i grillini si sono già dimostrati di una maturità impressionante, dei giganti al confronto dei nanerottoli che gli stanno attorno che hanno già concordato e riconcordato tre quarti di Camera, in cambio di mezzo etto di Presidente per due quarti di anticipo sul suo terrificante discorso natalizio farcito di retorica come un panettone. E poiché è ai grillini franchi tiratori che Grasso deve la presidenza del Senato, Grisolia e Scacchi non potranno che complimentarsi per il primo risultato ottenuto dalla base progressista contro i vertici reazionari dei Cinque Stelle! E di conseguenza non potranno che difenderli, proprio come farà la borghesia, dalla scomunica che già serpeggia, tra le frasi sibilline che Grillo ha postato sul suo blog a commento della vicenda.
Io non voglio la scomunica per il primo peccato commesso dai grillini, altri ancora ne faranno, giovani e inesperti come sono, mi basta che gli vengano tirate le orecchie e che migliorino, e son sicuro che miglioreranno. Inoltre, vorrei ancora di più che almeno i marxisti capissero che la democrazia per noi non si esaurisce una volta che si sia stabilito se debba andare dall’alto in basso o viceversa. Per noi resta sempre da chiedersi, democrazia per chi, per quale classe? Ed è evidente che tutta la manfrina stucchevole che la borghesia va facendo sulla democrazia a Cinque Stelle non la fa certo per dare la libertà ai grillini, ma perché scosso il giogo di Grillo si sentano finalmente liberi di essere schiavi di Bersani e giulivi come le oche per essere sotto la dittatura feroce della democrazia per soli borghesi. Ed è proprio perché non finiscano in bocca al lupo, che anche se Casaleggio parla di leaderless per il M5S, noi sappiamo bene che l’unica speranza di democrazia al suo interno, dell’unica democrazia che ci interessa, quella operaia al nostro servizio, passa dal ferreo controllo, dall’alto in basso, che i due capi scelti Grillo e Casaleggio devono fare sul Movimento. Perciò, che qua e là avvengano casi di espulsioni non ci deve allarmare troppo. Epurandosi delle male marce o mezzo bacate, la pianta del M5S resterà sana. I casi Favia, almeno per ora, non devono preoccupare più di tanto. Non esiste partito che possa evitare simili intoppi. E per un caso negativo come Favia, il M5S può esibire mille casi positivi di trasparenza. Finché il rapporto sarà questo, un singolo caso non inciderà nell’andamento generale. Inoltre, non bisogna dimenticare che Favia, il paladino della democrazia a 5 Stelle, è uscito dal Movimento grillino per farsi eleggere deputato, poi trombato, per conto della lista Ingroia, la lista più burocratica mai apparsa in Italia dall’avvento sia della Prima che della Seconda Repubblica. Dopo la cooptazione tra i forchettoni rossi di Diliberto e Ferrero, il caso Favia è uscito alquanto ridimensionato, e anche se per l’espulsione dal M5S aveva in fondo più ragione che torto, non possiamo avere troppa simpatia per chi mette i suoi sogni di democrazia in mano agli apparati burocratici e stalinoidi gestiti da Ferrero e Diliberto.
La democrazia telematica è alquanto fragile e forse illusoria. Ma non si possono mettere sullo stesso piano le finte primarie del PD, le cooptazioni a valanga di SEL, i giochi di potere all’interno della Fed per spartirsi la lista Ingroia, e il metodo scelto dal M5S. I grillini sono stati votati e scelti on line con un metodo mille volte più democratico e trasparente di tutti i metodi antidemocratici e finti scelti da tutti gli altri partiti della casta. Non è detto che il metodo cinque Stelle sia la soluzione, ma la differenza tra i grillini e gli altri è che i primi stanno provando davvero a instaurare un metodo più democratico, gli altri, tutti gli altri, stanno provando solo ancora una volta a simularlo.



GRILLO IL RAZZISTA FASCISTA

Siccome abbiamo visto che il M5S è il partito di gran lunga più democratico presente sulla piazza, la cui democrazia è in grande pericolo se non viene controllata dall’alto da Grillo e Casaleggio, i due compagni del PCL non potevano che rincarare la dose attribuendo ai pochi aspetti progressivi del M5S gli stessi caratteri del fascismo di sinistra. Addirittura!

A parte il fatto che ogni controrivoluzione borghese all’inizio, per camuffarsi, è costretta ad adottare un linguaggio apparentemente di sinistra. Di conseguenza in sé e per sé avere i caratteri del fascismo di sinistra non vuol dire granché. Il Programma Fascista del 1919, tanto per fare un esempio, è per la «eliminazione di ogni specie di speculazione; soppressione delle banche e delle borse; credito statale per la creazione di un organismo nazionale per la concessione del credito; confisca dei redditi non impiegati; imposta straordinaria progressiva sul Capitale...». Questo aspetto del programma fascista si trova anche nel Manifesto del Partito Comunista di Marx ed Engels con l’accentramento del credito nelle mani di una banca di stato e una tassa fortemente progressiva. Ne viene che anche per i comunisti si può parlare di fascismo di sinistra. Ma sono solo analogie superficiali che non tengono conto, né per i comunisti né per i grillini, delle reali differenze. Gli aspetti sinistri del fascismo, infatti, vengono soppressi una volta che Mussolini giunge al potere. E la stessa cosa fa Hitler. Con la «notte dei lunghi coltelli», le istanze apparentemente sinistre del fascismo tedesco vengono amputate, e il programma nero-bruno si mostra per quello che è, la risposta padronale controrivoluzionaria all’attacco rivoluzionario dei lavoratori. I grillini non dovranno amputare un bel niente per la semplice ragione che nessun padrone li ha finanziati per mettere fine a una rivoluzione che non c’è. Al contrario è più probabile che se vorranno sopravvivere e non sgonfiarsi con la stessa rapidità con cui sono saliti alle stelle, dovranno irrobustire precisamente la parte debole del loro programma, quella dedicata al lavoro. L’esatto opposto del fascismo.
I settari non saranno contenti, perché per loro Grillo ha aperto a Casa Pound, quando in realtà s’è messo solo a parlare con loro, più o meno come può fare un sindacalista rosso con un operaio di estrema destra. Quello che ha fatto Grillo non è molto diverso da quello che diceva Pasolini quando sosteneva che coi fascisti bisognava parlarci perché erano per lo più recuperabili. Se si leggono infatti le due paginette che Grillo dedica alla questione nel libro “Il Grillo canta sempre al tramonto”, l’accusa si sbriciola in due secondi. I fascisti potrebbero entrare nel M5S, ma come grillini, non come fascisti, per la semplice ragione che Grillo non ha «aperto a nessun partito» e non è «fascista né simpatizzante del fascismo». Quanto alla portavoce dei deputati alla Camera, il M5S è eterogeneo e al suo interno può avere le più svariate opinioni. Le sue aperture non sono le aperture di tutto il Movimento, e durano solo tre mesi, poi potremo scordarcele. Le aperture all’equiparazione di repubblichini e partigiani fatte da destra a sinistra, invece, continueranno, e non saranno disinteressate come quella della grillina, saranno molto più ipocrite e violente. Da loro abbiamo tutto da temere, dall’altra quasi niente, a parte l’ingenuità.
L’ultima prova dell’antifascismo di Grillo è quella che i settari di regola prendono come prova della sua appartenenza al sistema. Grillo ha più volte detto che senza il M5S ci sarebbe la rivolta. Ecco la prova che è un controrivoluzionario, che è lì per tutelare il sistema. Grillo è un argine contro il comunismo. E che non sia un bolscevico, purtroppo per lui, è indubbiamente accertato. Ma la rivolta di cui parla se non ci fosse lui, e se solo i settari lo ascoltassero senza sparare subito a zero, non è la rivolta rossa, ma il suo esatto opposto: quella nera. Dice infatti Casaleggio: «In Grecia c’è Alba Dorata, che opera con un doppio registro, uno è quello aggressivo che si appoggia a una retorica nazista e antiparlamentare, l’altro è invece di tipo patriottico, sociale, demagogico». Continua Grillo: «Sì, sono le solite leve […] Non bisogna lasciare possibili spiragli a queste forze. Molti nostri avversari non capiscono che il Movimento 5 Stelle, è un argine democratico contro questi gruppi, se non ci fossimo noi avrebbero senz’altro più spazio». Ed è evidente che non si possono arginare queste forze col fascismo di sinistra o con qualcosa di reazionario, ma solo con qualcosa di democratico-progressivo come è appunto il M5S. Che poi ci riesca è un altro discorso, ma non cambia la sostanza del giudizio.
Ci sono, ancora, immagini abbastanza disgustose di prese di posizione razziste di Grillo contro gli immigrati, dal pestaggio al marocchino alla negazione del diritto di voto per gli extracomunitari. Ma questi aspetti non è detto che non vengano superati o che già lo siano. Può darsi insomma che restino semplici battute cattive d’arresto, nel percorso progressivo del Movimento. Non è vero infatti che per Grillo gli immigrati debbano morire di fame nel loro Paese come scrivono Scacchi e Grisolia. Per arginare il fenomeno degli sbarchi di immigrati Grillo propone progetti che finanzino le rinnovabili nei Paesi del Terzo Mondo, creando occupazione in loco. Come si vede la prospettiva non è così autarchica e menefreghista come la si dipinge. Anzi, l’orizzonte grillino non è affatto angusto e volgare. Non è internazionale come lo vorremmo noi, ma dalle contraddizioni di Grillo possono uscire soluzioni molto più avanzate di quelle usate fino ad oggi dagli esponenti del centro-sinistra, che certo non hanno mai fatto prese di posizione pubbliche gravi come quelle di Grillo, ma ciò non gli ha impedito di votare le missioni di guerra e di istituire i campi di concentramento per immigrati. È incredibile come si punti il dito su quello che esprime il Movimento 5 stelle senza guardare minimamente alle cose che ha fatto. Ciò è doppiamente strano se si pensa che sui punti dove ha predicato male, per ora il M5S ha razzolato bene. Ed è già un enorme progresso rispetto ai forchettoni rossi che di regola in questi anni hanno predicato bene per poi razzolare come sappiamo. Se Grillo è reazionario e fascista, dunque, Bertinotti e Ferrero cosa sono? A Grisolia e Scacchi la risposta...

GRILLO IL SINDACALISTA

È sulla questione sindacale che Grisolia e Scacchi mostrano la più totale incomprensione del grillismo. Secondo loro Grillo vorrebbe abolire i sindacati e non la burocrazia come è invece evidente per chiunque non misuri con riga e compasso ogni parola del comico per poi non capirne un tubo lo stesso. Non c’è stato infatti alcun tardivo e strumentale recupero della Fiom e dei sindacati di base. Chi segue il blog di Grillo sa che infatti si è sempre schierato con la Fiom contro Marchionne fin dal famoso referendum a Mirafiori e anche da prima. Grillo ha cioè semplicemente detto nel suo linguaggio, semplice e immediato, quello che tutti gli operai avanzati sanno da tempo: le burocrazie sindacali stanno dall’altra parte e vanno quindi abbattute perché non sono altro che la rappresentanza padronale in seno alla classe operaia. Che non lo capisca la burocrazia è normale e nel suo interesse, ma che non lo capisca l’estrema sinistra è un guaio serio, perché anche per l’estrema sinistra l’attacco di Grillo, che esprime obiettivamente una difesa dei lavoratori, diventa il suo esatto opposto. Da questo punto di vista Grillo e la Rete28Aprile hanno lo stesso programma. Il compito nostro è dunque affinarlo e usarlo come testa d’ariete per i nostri scopi. L’attacco di Grillo è infatti molto più morbido di quello che dovremo fare noi. Lo si capisce da altre prese di posizione del comico. Quando nel 2009 Rinaldini cadde dal palco, Grillo pur rimarcando tutti i tradimenti della triplice, lo definì un galantuomo. Ecco dove s’arresta la critica al sindacato di Grillo: al capo della finta opposizione alla Cgil maggioritaria. Più in là di un onesto burocrate non va, ma ci dovrà andare per forza la Rete28Aprile, altrimenti anche noi verremo buttati giù dalla torre, e non da Grillo ma dai lavoratori che lo supereranno abbondantemente.

Grillo si ferma a Rinaldini per la semplice ragione che non sa molto di concertazione sindacale, di lotte intestine alla burocrazia. Non conosce insomma tutte le meschinità dell’apparato sindacale. Alla stessa maniera si illude che la soluzione sia la cogestione alla tedesca o all’americana. Non sa che anziché dare il potere a chi lavora, lo dà tutto a chi lo sfrutta. La cogestione alla tedesca, tanto per fare un esempio, toglie il diritto di sciopero politico. È difficile dunque che venga sostenuta da un movimento di “cittadini” che è il significato originale del termine politica: la tecnica o arte di essere appunto tali! Senza sciopero politico non si può fare alcun sciopero da cittadini.
Anche se la confonde con la cogestione alla tedesca o alla americana, l’idea di Grillo è molto semplice e chiara: le fabbriche a chi lavora, slogan urlato a squarcia gola dai palchi dello Tsunami Tour. Anche se non arriva come noi ad espropriare i padroni, la sua intenzione è quella di una rappresentanza interclassista il più possibile diretta e senza intermediazioni. Senza concertazioni governative o cappelli delle burocrazie sindacali. Tutto qui. In attesa di eliminare i padroni, levarsi dalle balle governi e burocrazie sindacali per vedercela “alla pari” con loro sarebbe già un enorme passo avanti. Non è detto che Grillo riesca a farcelo fare, ma sarà ancora più difficile se sulla strada, oltre ai burocrati, si troverà ad intralciarlo chi invece dovrebbe aiutarlo come i compagni Grisolia e Scacchi, i quali, se ancora non l’hanno capito, si sono di fatto schierati a protezione della Camusso e della sua burocrazia al seguito.



CONCLUSIONI

La vittoria di Grillo alla elezioni non è la vittoria della rivoluzione, ma il primo stop democratico imposto alla reazione di Monti, Bersani, Berlusconi e di tutti quelli che in una maniera o nell’altra li hanno appoggiati. E siccome tra costoro c’è anche la Camusso con tutta la burocrazia piddina della Cgil, ovvero la burocrazia sellina della Fiom di Landini, il successo grillino è anche il colpo più duro che sia stato assestato da vent’anni a questa parte agli eredi del PCI di tutte le latitudini. Grillo non inganna gli operai perché non promette la rivoluzione socialista. È intenzionato seriamente a spazzare il sistema partitocratico che ha governato l’Italia della Seconda Repubblica. Il compito della Rete28Aprile è dargli una mano perché porti a termine l’opera di bonifica che solo lui può fare, visto che per ora non c’è nessun altro in grado di sostituirlo. Infatti, radere al suolo PD e centro sinistra, se Grisolia e Scacchi intendono, significa anche togliere le stampelle parlamentari alla Camusso e a Landini. La fine di Bersani e Vendola, è anche la fine della linea maggioritaria della Cgil e della Fiom che non avranno più pezze d’appoggio sotto cui accucciarsi. In breve sarà la vittoria della Rete28Aprile, specie se nel frattempo sarà stata in grado di allacciare rapporti stretti e costruttivi con i grillini. In caso contrario sarà solo la vittoria dei compagni Grisolia e Scacchi, la vittoria del PCL, la quale però, senza alcun seguito di massa, non sarà la vittoria del nulla, ma di metà del nulla.



Stazione dei Celti
Marzo 2013


5 commenti:

mario capecchi ha detto...

Mortara come "Dandini"

"Come un'ape ne' giorni d'aprile
va volando leggera e scherzosa;
corre al giglio, poi salta alla rosa,
dolce un fiore a cercare per sé.
Fra le belle m'aggiro e rimiro;
ne ho vedute già tante e poi tante;
ma non trovo un giudizio, un sembiante,
un boccone squisito per me".

Gianpi ha detto...

Sono un giovane universitario di sinistra. Da un po' di tempo seguo il vostro blog, ma è la prima volta che commento per dire che condivido in pieno questo post. Alcune persone che conosco e che hanno votato M5S alle elezioni se ne sono pentite perché il movimento non vuole dare la fiducia al governo Bersani. Ma io non condivido il pensiero di queste persone perché sarebbe come dire "mi fido del centrosinistra". Cioè, in campagna elettorale Grillo lo ha definito "morto che parla" e Bersani a sua volta ha risposto definendo Grillo "fascista", e adesso volete che il movimento dia la fiducia a Bersani? Ma perché non avete votato PD? Sono contento di aver votato M5S e spero vivamente che non diventi un partito filo-governativo ma che rimanga il più radicale possibile, anche più radicale di così. Per questo penso che piccoli partiti estremisti come il PCDL debbano avvicinarsi al movimento e non allontanarsi. PS: Se il M5S non si fosse presentato alle elezioni avrei votato tranquillamente PCDL (anche con lo 0,0000001% di voti) perché ritengo che l'unico voto utile sia quello dato al partito o movimento che si avvicina di più alle tue idee e non quello dato al meno peggio come dicono molti elettori del PD (che poi non è meno peggio del PDL).

Lorenzo Mortara ha detto...

Sono completamente d'accordo con lei, finalmente. Un caro saluto, Lorenzo

Unknown ha detto...

Condivido la sostanza di tutto l'articolo, un approccio tattico corretto al M5S è oggi necessario da parte della sinistra (sebbene -a mio avviso- debba essere critico e "pungolante"). Tuttavia non condivido affatto il giudizio su Syriza che innanzitutto ha un legame saldo con la classe operaia (al contrario del M5S che al momento ha un legame elettorale) e in secondo luogo si è divincolata dalla stretta del "centro-sinistra" ben dieci anni fa!
Inoltre bisogna spingere perché il M5S adotti una struttura DEMOCRATICA (con un congresso innanzitutto).
Per il resto bisogna soprattutto puntare sulla MOBILITAZIONE popolare, quello che dice Grillo è comunque relativo.

Lorenzo Mortara ha detto...

Ha ragione sul fatto che Syriza abbia un legame non solo elettorale con la classe operai, non so invece quanto l'essersi divincolata dal centro sinistra sia vero e apparente. legga l'ultimo articolo di Alan Woods

http://www.marxismo.net/grecia/la-lotta-di-classe-in-grecia

Mi pare ci sia molto di cui essere pessimisti sull'indipendenza di Syriza. Certo la mobilitazione popolare è tutto, ma esiste una relazione tra la mobilitazione e la politico, il M5S può innescarla. Vedremo, io sono moderatamente fiducioso. Saluti Lorenzo

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