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sabato 6 settembre 2014

CHI E PERCHE' STA SCHERZANDO COL FUOCO IN UCRAINA di GIUSEPPE ANGIULI





CHI E PERCHE' STA SCHERZANDO COL FUOCO IN UCRAINA
di Giuseppe Angiuli


Nelle ore in cui scrivo, mentre dal Fronte di guerra della regione del Donbass (est Ucraina) giungono notizie di una disfatta clamorosa dell’esercito di Kiev e di un successo a 360° ottenuto sul campo dalle milizie dell’autoproclamata Repubblica di Novorossjia, negli ambienti U.S.A.-NATO-U.E. si moltiplicano le minacce di ogni tipo (da ultimo quelle della Mogherini) dirette alla Russia, messa sul banco degli imputati per avere fornito il proprio supporto alla popolazione delle regioni di Donetsk e di Lugansk, ormai inesorabilmente decise a staccarsi dall’Ucraina.
Per me che ho seguito la vicenda ucraina fin dai giorni della rivolta di Piazza Majdan (nello scorso febbraio), attingendo sempre a fonti di stampa estera o a testimonianze dirette provenienti dai luoghi del conflitto, risulta un po’ difficile fornire un resoconto aggiornato dei fatti senza partire un po’ da lontano, tenendo conto che, anche in questo caso, l’informazione italiana – se si guarda alla stragrande maggioranza delle grandi testate e TV – ha confermato ancora una volta di essere totalmente allineata alle veline propagandistiche dei comandi strategici di Washington e della NATO, gli unici veri responsabili dell’escalation militare oggi in atto nel cuore dell’Europa, le cui conseguenze potrebbero ben presto risultare irreparabili (Dio non voglia!) per noi tutti.
Agli italiani non è stato consentito di comprendere fin dall’inizio nessuno degli effettivi fattori scatenanti di questa drammatica crisi politica e militare ed è stata loro negata un’adeguata informazione su gran parte degli episodi che hanno scandito l’incedere del conflitto: l’appiattimento della nostra classe politica e dei nostri mass-media sulla visione del mondo proposta unilateralmente dagli strateghi di oltreoceano ha raggiunto ormai una gravità che supera i limiti sia del tragico che del grottesco. Mentre in queste ore l’intera Europa corre il serio rischio di precipitare verso un sanguinoso conflitto bellico con Mosca, voluto e fomentato testardamente da Obama e dai suoi consiglieri, nei nostri bar e nelle nostre spiagge si vive un clima non tanto distante – se ci si pensa bene – da quello che devono avere vissuto i nostri nonni a fine estate del 1939, quando ben pochi erano consapevoli dell’imminente deflagrazione della seconda guerra mondiale.

Per cercare di riannodare i fili della verità oggettiva dei fatti, va subito detto, tanto per cominciare, che ben pochi italiani sono a conoscenza di una fondamentale circostanza ben nascosta dai nostri mass-media: questi mesi stanno segnando per tutti noi la fine dell’era del dominio del petrodollaro, vale a dire di quel sistema economico-finanziario che, a partire dagli accordi di Bretton Woods siglati nel 1944, aveva consentito alla prima superpotenza del pianeta, gli Stati Uniti d’America (oggi in declino), di dominare in modo incontrastato i mercati energetici e, conseguentemente, di affermare la propria egemonia sull’intera umanità come forse nessuna altra potenza aveva mai fatto prima nella storia. Da qualche tempo, infatti, i Paesi BRICS (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica e i loro satelliti), in rappresentanza di circa 3 miliardi e mezzo di persone, hanno deciso di voltare pagina e si stanno accingendo a perfezionare degli accordi macroeconomici che, a partire dall’abbandono del dollaro nelle grandi transazioni energetiche e dalla nascita di loro organismi finanziari alternativi al Fondo Monetario Internazionale ed alla Banca Mondiale, segneranno l’inesorabile transizione verso un nuovo mondo multipolare, non più dominato unicamente dagli USA e dai loro alleati occidentali.
Cosa c’entra l’Ucraina in tutto ciò? Ebbene, fino ad oggi l’Ucraina aveva svolto il ruolo di Paese-cuscinetto che attutiva gli scontri politici tra l’occidente e la Russia di Putin (è bene rammentare che la Russia, da sola, è dotata di una quantità di riserve di petrolio e di gas così immani da poter sostenere la locomotiva economica di tutti i Paesi BRICS e, per l’avvenire, anche dell’intera Europa).
Perché allora si è giunti nel febbraio scorso al colpo di Stato filo-occidentale fomentato dalla rivolta di Piazza Majdan a Kiev, che ha disarcionato il legittimo Presidente Yanukovich (erroneamente presentato dai nostri mass-media come filo-russo, quando nella realtà il suo Partito delle Regioni aveva sempre mantenuto una politica “dei due forni” ondeggiando ripetutamente tra Mosca e Bruxelles)? La decisione cinica di provocare la destabilizzazione dell’Ucraina, supportando economicamente e militarmente i golpisti di Piazza Majdan, è stata decisa a freddo nelle segrete stanze della Casa Bianca, essenzialmente per realizzare due obiettivi strategici, entrambi di vitale importanza per gli americani, pena il loro inesorabile declino: innanzitutto portare a tutti i costi la recalcitrante Ucraina all’interno della NATO in modo tale da assediare la Russia di Putin fino a ridosso dei suoi confini e, in secondo luogo, erigere una barriera insormontabile tra la Russia e l’Europa, sancendo la morte di ogni tipo di intesa economica e politica interna al blocco eurasiatico, a cominciare dal tanto ostacolato gasdotto Southstream che – come i ben informati sanno - costò la carriera politica tanto a Romano Prodi quanto a Silvio Berlusconi, entrambi invisi all’amministrazione americana.
Tutti gli eventi che in Ucraina sono venuti dopo il golpe sanguinoso di Piazza Majdan (altro che rivolta pacifica!) sono stati dettati e imposti da Washington (con il falco neocon John Mc Cain tra i più attivi e spregiudicati sul terreno) e dai suoi ascari dell’Unione Europea con il deliberato intento di sospingere la Russia di Putin ad intervenire in una guerra prevista come lunga e sanguinosa, con il (neanche tanto bene) nascosto obiettivo di logorala ed isolarla dall’Europa.
Gli Stati Uniti e i loro scherani, per realizzare il loro piano di accerchiamento della Russia, non hanno esitato a sdoganare formazioni politiche ucraine di dichiarata ispirazione neonazista (come Pravy Sektor e Svoboda) le cui squadracce di paramilitari, dopo essere state ammaestrate in campi d’addestramento allestiti segretamente in Polonia, hanno seminato terrore e intimidazione per tutta l’Ucraina verso ogni forma di dissidenza, occupando le sedi politiche del Partito delle Regioni e del Partito Comunista (poi messi entrambi fuorilegge) e compiendo crimini inenarrabili tra i quali si è segnalato su tutti il terribile rogo di Odessa dove il 2 maggio scorso sono stati bruciati vivi i corpi di diverse decine di militanti antifascisti rifugiatisi all’interno del Palazzo della “Casa dei Sindacati”.
Al contempo, quando è apparso chiaro, fin dallo scorso aprile, anche a Obama e ai funzionari della CIA stabilmente impiantitisi a Kiev, che le popolazioni abitanti le regioni dell’est del Paese (storicamente vicine alla Russia per comunanza di lingua e di cultura) non avrebbero mai riconosciuto la legittimità di un Governo centrale di simpatie dichiaratamente neonaziste, allora è partito da Washington l’ordine di occupare militarmente il Donbass.
D’altro canto, non potevano certo lasciare adito ad alcun dubbio circa le reali intenzioni del neo-Governo golpista le prime mosse subito adottate a Kiev (come la messa al bando di alcuni partiti di opposizione e la subitanea abolizione della doppia lingua, in un Paese abitato da milioni di russi) così come devono essere apparse più che eloquenti le parole intercettate al telefono e sfuggite dalla voce di un altro storico ascaro di Washington, la criminale Yulia Timoshenko, la quale, poco dopo essere stata liberata dal carcere ove scontava reati di appropriazione indebita all’interno della compagnia di gas dello Stato, alla domanda di chi le chiedeva cosa si sarebbe fatto degli 8 milioni di russi che vivono in Ucraina, avrebbe risposto: “Devono essere uccisi con armi nucleari”.
In tale contesto, i nostri mass-media servi e prezzolati, conducendo una campagna di propaganda di guerra degna del Minculpop di mussoliniana memoria, hanno da subito presentato una situazione del tutto rovesciata rispetto alla realtà dei fatti, ascrivendo unicamente a Putin ed alle sue presunte manie di grandezza le responsabilità di questo conflitto, addebitandogli in un primo momento la proditoria occupazione della Crimea e, successivamente, il supporto politico-militare fornito alle milizie del Donbass.
Ma nessuna notizia è trapelata sui giornali e sulle TV italiane sul reale intento genocida della cosiddetta “operazione anti-terrorismo” promossa da Kiev sotto dettatura di Washington: non si è detto agli italiani che sulle città dell’est russofono dell’Ucraina sono piovute bombe al fosforo (vietate dalle convenzioni internazionali) e che si è proceduto ad un vero e proprio assedio militare della regione, costringendo migliaia di patrioti della Novorossjia a lasciare il lavoro delle miniere ed a imbracciare un fucile per salvare le loro case e le loro famiglie da un destino inesorabile, che per milioni di loro compatrioti prevedeva un esodo forzoso oltre i confini russi, onde realizzare quel piano di pulizia etnica della regione che è nella mente dei governanti neo-nazisti insediati a Kiev dall’occidente
Nessuno ha detto agli italiani che la multinazionale Shell non aveva perso tempo ad insediarsi proprio nelle regioni russofone dell’est dell’Ucraina al fine di avviare il suo mastodontico progetto di ricerca di gas di scisto, proprio quello stesso fantomatico shale gas proveniente dalle viscere della Terra che l’amministrazione Obama vorrebbe ora vendere a tutti gli (ex) clienti europei della russa Gazprom, dopo averli costretti (con l’unica eccezione della ferrea Germania) a tagliare i ponti con Mosca.
Nello scorso luglio, poi, non essendo riusciti fino a quel momento a trascinare la Russia direttamente nel conflitto, ben motivati indizi lasciano supporre che gli strateghi della NATO e del Governo di Kiev abbiano pensato di realizzare la clamorosa operazione falsa-bandiera dell’abbattimento del Boeing 777 della Malaysian Airlines: la frettolosa attribuzione della responsabilità a Putin doveva servire ad innescare un generale moto d’indignazione nelle pubbliche opinioni dei Paesi occidentali, onde fare loro accettare l’inevitabilità dell’escalation militare con la Russia.
Da ultimo, merita di essere accennato che le pesanti sanzioni economiche adottate verso la Russia – oltretutto inutili, visto che il grande Paese eurasiatico è ormai perfettamente integrato nel sistema dei Paesi BRICS – danneggeranno pesantemente l’economia dei Paesi europei (ad esempio, col crollo delle esportazioni del settore agroalimentare italiano verso la Russia) e ci costringeranno a rinunciare al gasdotto Southstream, rendendo del tutto incerte le nostre modalità di approvvigionamento energetico per i prossimi anni.
In fin dei conti, la guerra di Ucraina dimostra con evidenza due elementi su tutti: il totale asservimento della U.E. ai piani egemonici americani e l’autosufficienza della Russia e del sistema dei Paesi BRICS, ormai del tutto sganciati da ogni forma di sottomissione a Washington.
Del nostro Paese non val la pena finanche parlarne e, per carità di patria, ci limiteremo a rifugiarci nei versi del sommo poeta: “Ahi serva Italia! Di dolore ostello, nave sanza nocchiero in gran tempesta, non donna di province ma bordello!



4 settembre 2014 

dal sito Il Sud-Est.





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