di Gioacchino De Candia
Alla caduta dell’Impero
romano d’occidente (intorno al 476 d.C.) seguì un periodo che gli
storici hanno chiamato Medioevo, che durò quasi un millennio, fino
all’avvento di un altro periodo, che gli stessi storici hanno
identificato col nome di Umanesimo e Rinascimento.
Il Medioevo è stato
caratterizzato dal feudalesimo (o età feduale) nel quale, in assenza
di un potere centrale abbastanza forte da governare le varie forze
centrifughe territoriali, il Re (o l’Imperatore, a seconda dei
casi) per meglio reggere determinati territori li dava in gestione a
questo o quel dignitario, che di volta in volta godeva della sua
fiducia.
Questi territori, appunto
chiamati feudi, venivano governati, inizialmente e secondo la loro
importanza, da un Vassallo (direttamente investito dal Re) da un
Valvassore o da un Valvassino (per i territori più piccoli).
Tra i primi monarchi a
suddividere il proprio territorio tra i vassalli più fedeli e
meritevoli, fu Carlo Magno, che all’indomani della conquista di
buona parte dell’Italia centro-settentrionale e dopo aver cinto
anche la corona ferrea, decise appunto per tale suddivisione, dato
l’enorme territorio che aveva conquistato con le sue campagne.
Compito dei vari vassalli
era quello di far rispettare le leggi del Re, di governare di
conseguenza il territorio e di riscuotere i relativi tributi. In più,
questa società era fortemente rigida, basata su di una ferrea
strutturazione in classi, ordinata per sangue e nascita.
Successivamente, questi
feudi ed i loro rispettivi occupanti e dignitari presero nomi
diversi, tra cui Marca (da cui Marchese) Ducato (da cui Duca) Baronia
(da cui Barone) e Contea (da cui Conte) nomi e titoli nobiliari che,
quantomeno in Italia, sono rimasti inalterati nel loro contenuto e
nel loro potere, fino alla fine della II Guerra Mondiale quando, con
l’avvento della Repubblica, tali titoli sono divenuti puramente
simbolici e decorativi.
Finora…
Nell’ultimo decennio il
continuo verificarsi di crisi finanziarie, che hanno finito per
minare l’economia fin nelle sue fondamenta, stanno portando a galla
antichi e mai del tutto sopiti movimenti aristocratici.
Se un tempo il potere di
questo o quel dignitario, a cui veniva concesso un feudo, derivava
direttamente dal Sovrano, oggi queste investiture avvengono
all’interno delle lobbies finanziarie, che suddividono tra
loro il territorio in base a logiche monetarie e, in generale,
finanziarie.
I nuovi Duchi, Conti e
Baroni si chiamano Amministratori delegati, Presidenti e Direttori
generali, che hanno quasi lo stesso potere di vita e di morte sui
loro sottoposti che avevano gli antichi dignitari sui territori che
amministravano.
In effetti, le società
ed i relativi Governi stanno evolvendo in una struttura
politico-amministrativa, che ricorda molto da vicino l’antico
feudalesimo, con le attuali accezioni relative alla globalizzazione
e, quindi, alla maggiore e più pervicace capacità di governo del
sistema, che risulta sempre di più diviso in rigide classi e sempre
di più basato sul sangue e sulla nascita.
Nel Medioevo, una
popolazione che si vedeva vessata dal feudatario di turno poteva
ricorrere all’arma della rivolta per liberarsi dall’opprimente
vassallo, tant’è che spesso un feudo, dopo la periodica e
perentoria ribellione, rimaneva senza un “signore” per diverso
tempo, proprio per cercare di sedare gli animi locali.
Oggi, questa capacità di
ribellione è sopita innanzitutto da una società decisamente più
opulenta del passato, oltre che da una serie di valvole di sfogo
massmediatiche, che ne riducono le possibilità di rivolta.
Quando, in quei rari
casi, le rivolte esplodono, i coordinamenti tra i vari governi del
sistema sono prontissimi ad inviare la forza (anche letale)
necessaria a “pacificare” la situazione, o quantomeno a
circoscriverla per evitare ulteriori e più pericolosi “contagi”.
Difficile dire, ad oggi,
come evolverà la situazione, anche se è certo che “indietro non
si torna!”.
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